Titre : Il Messaggero d'Algeri / direttore Federigo Giolli
Éditeur : [s.n.] (Algeri)
Date d'édition : 1935-06-13
Notice du catalogue : http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb328153248
Type : texte texte
Type : publication en série imprimée publication en série imprimée
Langue : italien
Description : 13 juin 1935 13 juin 1935
Description : 1935/06/13 (N24). 1935/06/13 (N24).
Droits : Consultable en ligne
Identifiant : ark:/12148/bpt6k32526412
Source : Bibliothèque nationale de France, département Droit, économie, politique, JO-94687
Conservation numérique : Bibliothèque nationale de France
Date de mise en ligne : 10/09/2019
Un numero : QUARANTA centesimi
MESSAGGERO
ABBONAMENTI — PUBBLICITÀ
REDAZIONE — AMMINISTRAZIONE
Francia e Colonie (un anno) ........ franchi 20
Italia e Colonie (un anno) lire 25
f) A f
« Casa degli Italiani »
Abbonamento sostenitore franchi 100
16 bis, rue Denfert-Rochereau — ALGERI
Per la Pubblicità rivolgersi all’Amministrazione
Si pubblica il giovedì
Tariffa : 1 fr. per cmq. Minimum 30 cmq
Lo storico discorso del Capo .;
del Governo a Cagliari in occasione
della partenza delle truppe della
divisione sabauda per l’Africa Orientale
AAAtAtiÀAÀ aaaàaaìaaaìaaaaaaaàìàaaàaaaaaàààààaaaaaaàaàaaaaàaaaàaààaaaììàaaààààaààìààààààààààaààààaaàaàaaaààaàaààaaaaaaàààà àààAAA,
Recatosi a Cagliari per ispezionarvi le truppe della Divisione « Sabau
da » partenti per l’Africa Orientale il Capo del Governo ha pronunciato,
tra il delirio acclamante della folla, il seguente discorso che riportiamo inte
gralmente perché sia letto in italiano e meditato da tutti gli italiani .
« Camicie Nere di Cagliari !
« Voi avete assistito ad una superba manifestazione di forza e di disci
plina in tutto degna della eroica e guerriera stirpe di Sardegna.
« Le truppe della « Sabauda » hanno nel loro nome la migliore parola
d’ordine.
« Abbiamo dei vecchi e dei nuovi conti da regolare. Li regoleremo. Non
terremo nessun conto di quello che si possa dire oltre frontiera, perchè
giudici dei nostri interessi, garanti del nostro avvenire siamo noi, soltanto
noi, esclusivamente noi e nessun altro.
« Imiteremo alla lettera coloro i quali ci fanno la lezione. Essi hanno
dimostrato che quando si trattava di creare un Impero o di difenderlo non
tennero mai in alcun conto l’opinione del Mondo.
« Se il Regime delle Camicie Nere chiama la gioventù d’Italia alle armi
lo fa perchè è suo stretto dovere e perchè si trova dinanzi ad una suprema
necessità. Tutto il popolo italiano lo sente e tutto il popolo è pronto a scat
tare come un sol uomo quando si tratti della potenza e della gloria della
Patria ».
DUCE, DUCE, DUCE !!.
PIAVE
Non vogliamo fare commenti. Il Duce
ha parlato e nel suo discorso non si é ri
volto soltanto ai soldati pronti a salpare
per l’Africa Orientale, ai soldati che af
fermeranno domani in quelle terre lontane
il diritto della nuova Italia ad un maggio
re respiro, bensì a tutti gli italiani, a tutti
i cinquatadue milioni di italiani che nel
mondo affermano la potenza civilizzatrice
della stirpe.
Il clima storico ed eroico creato dal Fa
scismo ci trova uniti, dovunque.
E rispondiamo fascisticamente col grido
delle nostre piazze, col grido di tutto il po
polo meravigliosamente italiano e fascista:
DUCE! DUCE! DUCE!
Lanciamo tre volte, alto nel Cielo, il no
stro grido che é vita, che é passione, che
é tutto per noi. Lontani della Patria l’ab
biamo nel cuore. Ed un’unica cosa voglia
mo : servirla.
Servirla con animo puro, con animo
grande, degno delle tradizioni nostre che
hanno sempre avuto per simbolo il Litto
rio imperiale : la giustizia e la forza!
L’ora eroica ci troverà pronti con ani
mo eroico.
Abituati al ritmo svelto e cadenzato
delle nostre legioni gli eventi ci troveran
no uniti e compatti, intorno ai nostri ga-
glardetti e alle nostre bandiere, decisi a
vincere ad ogni costo.
Le generazioni dei primi Balilla sono
pronte e vicina ad esse é tutta la falange
delle Camicie Nere della vigilia.
L’italiano nuovo é fatto. E’ fatto di pie
tra dura, ha l’animo di acciaio, conosce
quali sono e quali debbono essere i destini
d’Italia.
Abituato a vivere duramente e peri
colosamente sa quale missione lo attende:
marciare e vincere.
La camusa é bella !
Duce, siamo, ai tuoi ordini. Comanda,
noi ti seguiremo ! Senza reticenze e sen
za timori. La visione di Roma imperiale
ci conforta.
L’Italia che prima ha compiuto un’ope
ra di civilizzazione mondiale, vuole e deve
continuare la sua opera. E la continuerà.
G.
L’annuale dell’Arma
dei RR. Carabinieri
La celebrazione del 121° annuale della
fondazione dell’Arma dei R.R. Carabinie
ri ha avuto quest’anno un particolare si
gnificato per l’intervento del Duce, Mi
nistro delle Forze Armate.
L’anniversario della fondazione — 5
giugno 1814 — coincide anche con la data
del giorno nel quale, nel 1920, S.M. il Re
conferiva all’Arma Benemerita la meda
glia d’oro al valor militare.
L’aureo segno col quale il Sovrano ha
voluto fregiare la bandiera degli eroici
combattenti di Pastrengo, Sommacampa-
gna, Santa Lucia, per non parlare del Pod-
gora e degli altri gloriosi fatti d’arme,
porta la seguente motivazione :
« Rinnovelló le sue più fiere tradizioni
con innumerevoli prove di tenace attaca-
mento al dovere e di fulgido eroismo dan
do validissimo contributo alla radiosa vit
toria delle Armi d’Italia (1915-1918) ».
Ed in pace come in guerra, sempre, in
ogni ora memorabile della Storia della
Patria, i Carabinieri sono stati all’altez
za della loro ardua e perigliosa missione.
Ne sono prova le tre medaglie d’argen
to al valor militare, le sei d’argento e 1
di bronzo al valor civile consegnate que
st’anno, personalmente dal Duce, ai valo
rosi insieme ai quattro premi in denaro
della « Fondazione del Monumento al Ca
rabiniere ».
La cerimonia che ha avuto luogo nella
Caserma della Legione allievi a Roma, si
é svolta alla presenza delle più alte Auto
rità Civili e Militari.
Il Duce ha passato in rivista lo schiera
mento dei militi accolto al passagio da
vanti ai reparti col « Saluto al Duce »
15-23 Giugno 1918.
L’Italia é di nuovo ip piedi — ha rico
stituito l’insormontabile frontera di petti
e sopratutto di spiriti.
Dopo il ripiegamento che mise a nudo
l’infame propaganda disgregatrice e anti
nazionale di elementi ben definiti e indi
viduati (elementi he nella « Marcia su
Roma » trovarono poi la disfatta che cie
camente avevano augurato alla Patria) ;che
rivelò la necessità di un nuovo riordina
mento di carattere interno e militare, dopo
un momento di smarrimento in cui l’Italia
tremò e dubitò quasi del valore dei suoi fi
gli, rieccola in piedi con tutte le sue ar
mi, si é ritrovata e la potente ripresa,
già prontamente affermatasi nella prima
battaglia del Piave e degli Altipiani (di
cembre 1917), si chiama adesso con un
unico nome « Piave ».
Battaglia difensiva, battaglia manovra
ta, battaglia in cui il Comando Italiano
con un impiego razionale e meraviglioso
delle riserve, costituite in previsione del
l’attacco nemico, seppe fulgidamente mo
strare e dimostrare le sue grandi capa
cità di comando.
Ma il grande eroe fu di nuovo il Popolo
Italiano che in grigio verde seppe scrive
re ancora una volta le più belle pagine del
nostro eroismo. E sulle rovine delle case
dove infuriò la battaglia si trovarono
scritte che sublimarono la grandezza dei
nostri fanti. « Tutti eroi ! O il Piave
o tutti accoppati! » « Meglio vivere un
giorno da eroi che cento anni da peco
ra ! »
Questà é l’Italia !
E se vengono a dirvi che, nel tempo,
« Vittorio Veneto » viene dopo altri suc-
cui facevano eco gli scroscianti applausi
della folla.
Salito sul Palco d’Onore il Capo del Go
verno ha proceduto poi alle premiazioni
dopo di che i reparti, inquadrati, hanno
impeccabilmente sfilato davanti al Duce.
cessi, quasi a sminuirne la grandezza, ri
cordate che il « Piave » viene avanti a
tutti, fu la prima vittoria, fu anzi la vit
toria determinante, quella che fece capire
dov’era il punto vulnerabile, quella che
scardinando le forze militari austro-unga
riche segnò l’inversione delle sorti delle
armi dell’Intesa.
Rivendichiamo quanto ci appartiene. E’
il nostro patrimonio più sacro, quello che
é costato il sangue dei nostri padri, dei
nostri fratelli, dei nostri figli. Il sangue
della Patria.
E ricordiamo.
La nostra situazione, nonostante la rior
ganizzazione operata dai nostri comandi e
voluta dal popolo intero, non era militar
mente felice.
Il feldmaresciallo Conrad ci paragonava
ad « un naufrago aggrappato con le mani
ad una tavola di salvezza (gli altipiani ed
il Grappa) al quale sarebbe bastato moz
zare le dita con un colpo d’ascia per farlo
precipitare nei flutti ».
Ed il « colpo d’ascia » era stato poten
temente preparato !
Preponderanza di forze e di mezzi. Pia
no strategico intelligente : « unico attac
co condotto su due fronti (urto principale
sugli altipiani ed urto secondario sul basso
Piave) per colpire nel vivo l’avversario ».
Obbiettivo immediato il Bacchiglione e
successivamente, forse, il Mincio. Azione
dimostrativa sul Tonale.
Il morale del nemico era altissimo. L’e
sercito nemico aveva una sola mèta :
dare il colpo più violento, forse decisivo,
ed ultimo contro gli italiani, per imporre
la pace.
Il Comando Italiano, grazie anche al
suo ottimo servizio d’informazioni, potè
sapere, già prima, la c|ata approssimativa
dell’offensiva e si preparò all’urto.
Piano strategico : difesa ad oltranza
sulle posizioni occupate mirando, in ogni
caso, a contenere il nemico nel minimo spa
zio e logorarlo reagendo con pronte con
troffensive nelle direzioni riconosciute più
13 GIUGNO 1935 — ANNO XIII
Ricordiamo che le
sottoscrizioni per le
COLONIE ESTIVE
si ricevono presso la
Segreteria del Fascio e
che é dovere di tutti offrire
il proprio contributo.
opportune . nelle studio delle operazioni
offensive.
La IV e la VI Armata (Grappa e fronte
Astico-Brenta) dovevano integralmente
mantenere la continuità della fronte. Sulla
zona del Piave la difesa poteva essere ela
stica per mettere l’avversario col fiume
alle spalle.
E sopratutto : sagace impiego delle ri
serve.
L’Esercito Italiano, ormai ricostituito
moralmente aspettava di piè fermo e po
teva sostenere l’urto.
. Lo sostenne e lo fiaccò.
L’azione dimostrativa sul Tonale (12-15
giugno) segnò il primo insuccesso e quan
do alle ore tre del 15 giugno, dagli alti
piani al mare, l’Esercito austro-ungarico
scattò mirando a Venezia, e, perché no,
forse più lontano, la reazione italiana fu
potente.
Ed ebbe nome gloriosi ! Cima Echar e
Busa del Termine dove i difensori alza-
roni una tabella con la fiera scritta « Di
qui non si passa », e non si passò, Col del
Rosso, Cai d’Echele, Pizzo Razea — nomi
per la storia.
Gli altipianti resistettero, le dita tennero
solidarhente la tavola di salvezza, le un
ghie si conficcarono nel legno fino a san
guinare.
La IV Armata scrisse un solo nome, e
bastò : Grappa ; la IX: Montello, e la III,
l’« Isontina » : Meolo !
Fu una gara epica, una corsa alla glo
ria. Otto giorni durò !
Ma già il primo poteva chiudersi a no
stro vantaggio : « Conservata quasi inte
gralmente la fronte sull’Altipiano d’Asia-
go ; arrestata l’avanzata dell’avversario
nel settore del Grappa, tenacemente con
trastate le potenti spinte nemiche nel set
tore del Montello e sul Basso Piave, a
Ponte di Piave ed a Musile ».
E per quattro giorni l’avversario sotto
sto alla nostra « azione di logoramento » ;
tre parole che racchiudono una delle pagi
ne più belle della storia della stirpe !
Ogni filare, ogni canale della tormen
tata zona del Piave fu un solo baluardo di
petti italiani. Piccoli gruppi resistettero
e morirono dopo giornate di combattimen
to circondati dal nemico. Unico grande
-Eroe il Soldato Italiano, quello che sull’Al
tare della Patria doveva poi trovare il Se
polcro più augusto. « Milite Ignoto ! »
Il 19 giugno, contenuto e fiaccata l’of
fensiva avversaria, il nostro Comando
passò alla controffensiva per ricacciare il
nemico oltre il Piave.
« La lotta — scrisse lo stesso avversa
rio — toccò la violenza delle più grandi
battaglie carsiche, in certi punti gli ita
liani spinsero sei volte innanzi le loro co
lonne d’assalto. »
« La lotta — é sempre il nemico che
parla — si svolse ovunque in una mischia
corpo a corpo. Su di un fronte di due chi
lometri, gli italiani lanciarono truppe di
assalto di otto reggimenti ! »
Erano reggimenti di fanteria che furo
no scambiati per Reparti di Assalto : qua
le maggiore lode per i nostri reparti ?
Sul Basso Piave la lotta ebbe i nomi di
Capodargine, Losson, Candelu, fosso Pa-
lumbo, Casa Martini.
Dopo sei giorni di battaglia, aspra e
mai interrotta, il nemico si decise alla ri
tirata.
Il fiume, che per volontà divina aveva,
con la sua piena iniziale, collaborato con
le nostre armi, quasi a dimostrare la non
inferiore clemenza divina si calmò per
rendere meno dura la fatica all'Esercito
disfatto, costretto a rinunciare ai suoi so
gni di vittoria, costretto a riconoscere la
sua impotenza offensiva.
Il nostro Comando potè poi scrivere :
« Le enormi perdite del nemico resero
questa battaglia, come quella della Marna,
una delle più importanti e risolutive della
guerra ed in essa si infransero le energie
e le speranze dell’Impero Austro-Unga
rico. »
( segue in seconda pagina )
MESSAGGERO
ABBONAMENTI — PUBBLICITÀ
REDAZIONE — AMMINISTRAZIONE
Francia e Colonie (un anno) ........ franchi 20
Italia e Colonie (un anno) lire 25
f) A f
« Casa degli Italiani »
Abbonamento sostenitore franchi 100
16 bis, rue Denfert-Rochereau — ALGERI
Per la Pubblicità rivolgersi all’Amministrazione
Si pubblica il giovedì
Tariffa : 1 fr. per cmq. Minimum 30 cmq
Lo storico discorso del Capo .;
del Governo a Cagliari in occasione
della partenza delle truppe della
divisione sabauda per l’Africa Orientale
AAAtAtiÀAÀ aaaàaaìaaaìaaaaaaaàìàaaàaaaaaàààààaaaaaaàaàaaaaàaaaàaààaaaììàaaààààaààìààààààààààaààààaaàaàaaaààaàaààaaaaaaàààà àààAAA,
Recatosi a Cagliari per ispezionarvi le truppe della Divisione « Sabau
da » partenti per l’Africa Orientale il Capo del Governo ha pronunciato,
tra il delirio acclamante della folla, il seguente discorso che riportiamo inte
gralmente perché sia letto in italiano e meditato da tutti gli italiani .
« Camicie Nere di Cagliari !
« Voi avete assistito ad una superba manifestazione di forza e di disci
plina in tutto degna della eroica e guerriera stirpe di Sardegna.
« Le truppe della « Sabauda » hanno nel loro nome la migliore parola
d’ordine.
« Abbiamo dei vecchi e dei nuovi conti da regolare. Li regoleremo. Non
terremo nessun conto di quello che si possa dire oltre frontiera, perchè
giudici dei nostri interessi, garanti del nostro avvenire siamo noi, soltanto
noi, esclusivamente noi e nessun altro.
« Imiteremo alla lettera coloro i quali ci fanno la lezione. Essi hanno
dimostrato che quando si trattava di creare un Impero o di difenderlo non
tennero mai in alcun conto l’opinione del Mondo.
« Se il Regime delle Camicie Nere chiama la gioventù d’Italia alle armi
lo fa perchè è suo stretto dovere e perchè si trova dinanzi ad una suprema
necessità. Tutto il popolo italiano lo sente e tutto il popolo è pronto a scat
tare come un sol uomo quando si tratti della potenza e della gloria della
Patria ».
DUCE, DUCE, DUCE !!.
PIAVE
Non vogliamo fare commenti. Il Duce
ha parlato e nel suo discorso non si é ri
volto soltanto ai soldati pronti a salpare
per l’Africa Orientale, ai soldati che af
fermeranno domani in quelle terre lontane
il diritto della nuova Italia ad un maggio
re respiro, bensì a tutti gli italiani, a tutti
i cinquatadue milioni di italiani che nel
mondo affermano la potenza civilizzatrice
della stirpe.
Il clima storico ed eroico creato dal Fa
scismo ci trova uniti, dovunque.
E rispondiamo fascisticamente col grido
delle nostre piazze, col grido di tutto il po
polo meravigliosamente italiano e fascista:
DUCE! DUCE! DUCE!
Lanciamo tre volte, alto nel Cielo, il no
stro grido che é vita, che é passione, che
é tutto per noi. Lontani della Patria l’ab
biamo nel cuore. Ed un’unica cosa voglia
mo : servirla.
Servirla con animo puro, con animo
grande, degno delle tradizioni nostre che
hanno sempre avuto per simbolo il Litto
rio imperiale : la giustizia e la forza!
L’ora eroica ci troverà pronti con ani
mo eroico.
Abituati al ritmo svelto e cadenzato
delle nostre legioni gli eventi ci troveran
no uniti e compatti, intorno ai nostri ga-
glardetti e alle nostre bandiere, decisi a
vincere ad ogni costo.
Le generazioni dei primi Balilla sono
pronte e vicina ad esse é tutta la falange
delle Camicie Nere della vigilia.
L’italiano nuovo é fatto. E’ fatto di pie
tra dura, ha l’animo di acciaio, conosce
quali sono e quali debbono essere i destini
d’Italia.
Abituato a vivere duramente e peri
colosamente sa quale missione lo attende:
marciare e vincere.
La camusa é bella !
Duce, siamo, ai tuoi ordini. Comanda,
noi ti seguiremo ! Senza reticenze e sen
za timori. La visione di Roma imperiale
ci conforta.
L’Italia che prima ha compiuto un’ope
ra di civilizzazione mondiale, vuole e deve
continuare la sua opera. E la continuerà.
G.
L’annuale dell’Arma
dei RR. Carabinieri
La celebrazione del 121° annuale della
fondazione dell’Arma dei R.R. Carabinie
ri ha avuto quest’anno un particolare si
gnificato per l’intervento del Duce, Mi
nistro delle Forze Armate.
L’anniversario della fondazione — 5
giugno 1814 — coincide anche con la data
del giorno nel quale, nel 1920, S.M. il Re
conferiva all’Arma Benemerita la meda
glia d’oro al valor militare.
L’aureo segno col quale il Sovrano ha
voluto fregiare la bandiera degli eroici
combattenti di Pastrengo, Sommacampa-
gna, Santa Lucia, per non parlare del Pod-
gora e degli altri gloriosi fatti d’arme,
porta la seguente motivazione :
« Rinnovelló le sue più fiere tradizioni
con innumerevoli prove di tenace attaca-
mento al dovere e di fulgido eroismo dan
do validissimo contributo alla radiosa vit
toria delle Armi d’Italia (1915-1918) ».
Ed in pace come in guerra, sempre, in
ogni ora memorabile della Storia della
Patria, i Carabinieri sono stati all’altez
za della loro ardua e perigliosa missione.
Ne sono prova le tre medaglie d’argen
to al valor militare, le sei d’argento e 1
di bronzo al valor civile consegnate que
st’anno, personalmente dal Duce, ai valo
rosi insieme ai quattro premi in denaro
della « Fondazione del Monumento al Ca
rabiniere ».
La cerimonia che ha avuto luogo nella
Caserma della Legione allievi a Roma, si
é svolta alla presenza delle più alte Auto
rità Civili e Militari.
Il Duce ha passato in rivista lo schiera
mento dei militi accolto al passagio da
vanti ai reparti col « Saluto al Duce »
15-23 Giugno 1918.
L’Italia é di nuovo ip piedi — ha rico
stituito l’insormontabile frontera di petti
e sopratutto di spiriti.
Dopo il ripiegamento che mise a nudo
l’infame propaganda disgregatrice e anti
nazionale di elementi ben definiti e indi
viduati (elementi he nella « Marcia su
Roma » trovarono poi la disfatta che cie
camente avevano augurato alla Patria) ;che
rivelò la necessità di un nuovo riordina
mento di carattere interno e militare, dopo
un momento di smarrimento in cui l’Italia
tremò e dubitò quasi del valore dei suoi fi
gli, rieccola in piedi con tutte le sue ar
mi, si é ritrovata e la potente ripresa,
già prontamente affermatasi nella prima
battaglia del Piave e degli Altipiani (di
cembre 1917), si chiama adesso con un
unico nome « Piave ».
Battaglia difensiva, battaglia manovra
ta, battaglia in cui il Comando Italiano
con un impiego razionale e meraviglioso
delle riserve, costituite in previsione del
l’attacco nemico, seppe fulgidamente mo
strare e dimostrare le sue grandi capa
cità di comando.
Ma il grande eroe fu di nuovo il Popolo
Italiano che in grigio verde seppe scrive
re ancora una volta le più belle pagine del
nostro eroismo. E sulle rovine delle case
dove infuriò la battaglia si trovarono
scritte che sublimarono la grandezza dei
nostri fanti. « Tutti eroi ! O il Piave
o tutti accoppati! » « Meglio vivere un
giorno da eroi che cento anni da peco
ra ! »
Questà é l’Italia !
E se vengono a dirvi che, nel tempo,
« Vittorio Veneto » viene dopo altri suc-
cui facevano eco gli scroscianti applausi
della folla.
Salito sul Palco d’Onore il Capo del Go
verno ha proceduto poi alle premiazioni
dopo di che i reparti, inquadrati, hanno
impeccabilmente sfilato davanti al Duce.
cessi, quasi a sminuirne la grandezza, ri
cordate che il « Piave » viene avanti a
tutti, fu la prima vittoria, fu anzi la vit
toria determinante, quella che fece capire
dov’era il punto vulnerabile, quella che
scardinando le forze militari austro-unga
riche segnò l’inversione delle sorti delle
armi dell’Intesa.
Rivendichiamo quanto ci appartiene. E’
il nostro patrimonio più sacro, quello che
é costato il sangue dei nostri padri, dei
nostri fratelli, dei nostri figli. Il sangue
della Patria.
E ricordiamo.
La nostra situazione, nonostante la rior
ganizzazione operata dai nostri comandi e
voluta dal popolo intero, non era militar
mente felice.
Il feldmaresciallo Conrad ci paragonava
ad « un naufrago aggrappato con le mani
ad una tavola di salvezza (gli altipiani ed
il Grappa) al quale sarebbe bastato moz
zare le dita con un colpo d’ascia per farlo
precipitare nei flutti ».
Ed il « colpo d’ascia » era stato poten
temente preparato !
Preponderanza di forze e di mezzi. Pia
no strategico intelligente : « unico attac
co condotto su due fronti (urto principale
sugli altipiani ed urto secondario sul basso
Piave) per colpire nel vivo l’avversario ».
Obbiettivo immediato il Bacchiglione e
successivamente, forse, il Mincio. Azione
dimostrativa sul Tonale.
Il morale del nemico era altissimo. L’e
sercito nemico aveva una sola mèta :
dare il colpo più violento, forse decisivo,
ed ultimo contro gli italiani, per imporre
la pace.
Il Comando Italiano, grazie anche al
suo ottimo servizio d’informazioni, potè
sapere, già prima, la c|ata approssimativa
dell’offensiva e si preparò all’urto.
Piano strategico : difesa ad oltranza
sulle posizioni occupate mirando, in ogni
caso, a contenere il nemico nel minimo spa
zio e logorarlo reagendo con pronte con
troffensive nelle direzioni riconosciute più
13 GIUGNO 1935 — ANNO XIII
Ricordiamo che le
sottoscrizioni per le
COLONIE ESTIVE
si ricevono presso la
Segreteria del Fascio e
che é dovere di tutti offrire
il proprio contributo.
opportune . nelle studio delle operazioni
offensive.
La IV e la VI Armata (Grappa e fronte
Astico-Brenta) dovevano integralmente
mantenere la continuità della fronte. Sulla
zona del Piave la difesa poteva essere ela
stica per mettere l’avversario col fiume
alle spalle.
E sopratutto : sagace impiego delle ri
serve.
L’Esercito Italiano, ormai ricostituito
moralmente aspettava di piè fermo e po
teva sostenere l’urto.
. Lo sostenne e lo fiaccò.
L’azione dimostrativa sul Tonale (12-15
giugno) segnò il primo insuccesso e quan
do alle ore tre del 15 giugno, dagli alti
piani al mare, l’Esercito austro-ungarico
scattò mirando a Venezia, e, perché no,
forse più lontano, la reazione italiana fu
potente.
Ed ebbe nome gloriosi ! Cima Echar e
Busa del Termine dove i difensori alza-
roni una tabella con la fiera scritta « Di
qui non si passa », e non si passò, Col del
Rosso, Cai d’Echele, Pizzo Razea — nomi
per la storia.
Gli altipianti resistettero, le dita tennero
solidarhente la tavola di salvezza, le un
ghie si conficcarono nel legno fino a san
guinare.
La IV Armata scrisse un solo nome, e
bastò : Grappa ; la IX: Montello, e la III,
l’« Isontina » : Meolo !
Fu una gara epica, una corsa alla glo
ria. Otto giorni durò !
Ma già il primo poteva chiudersi a no
stro vantaggio : « Conservata quasi inte
gralmente la fronte sull’Altipiano d’Asia-
go ; arrestata l’avanzata dell’avversario
nel settore del Grappa, tenacemente con
trastate le potenti spinte nemiche nel set
tore del Montello e sul Basso Piave, a
Ponte di Piave ed a Musile ».
E per quattro giorni l’avversario sotto
sto alla nostra « azione di logoramento » ;
tre parole che racchiudono una delle pagi
ne più belle della storia della stirpe !
Ogni filare, ogni canale della tormen
tata zona del Piave fu un solo baluardo di
petti italiani. Piccoli gruppi resistettero
e morirono dopo giornate di combattimen
to circondati dal nemico. Unico grande
-Eroe il Soldato Italiano, quello che sull’Al
tare della Patria doveva poi trovare il Se
polcro più augusto. « Milite Ignoto ! »
Il 19 giugno, contenuto e fiaccata l’of
fensiva avversaria, il nostro Comando
passò alla controffensiva per ricacciare il
nemico oltre il Piave.
« La lotta — scrisse lo stesso avversa
rio — toccò la violenza delle più grandi
battaglie carsiche, in certi punti gli ita
liani spinsero sei volte innanzi le loro co
lonne d’assalto. »
« La lotta — é sempre il nemico che
parla — si svolse ovunque in una mischia
corpo a corpo. Su di un fronte di due chi
lometri, gli italiani lanciarono truppe di
assalto di otto reggimenti ! »
Erano reggimenti di fanteria che furo
no scambiati per Reparti di Assalto : qua
le maggiore lode per i nostri reparti ?
Sul Basso Piave la lotta ebbe i nomi di
Capodargine, Losson, Candelu, fosso Pa-
lumbo, Casa Martini.
Dopo sei giorni di battaglia, aspra e
mai interrotta, il nemico si decise alla ri
tirata.
Il fiume, che per volontà divina aveva,
con la sua piena iniziale, collaborato con
le nostre armi, quasi a dimostrare la non
inferiore clemenza divina si calmò per
rendere meno dura la fatica all'Esercito
disfatto, costretto a rinunciare ai suoi so
gni di vittoria, costretto a riconoscere la
sua impotenza offensiva.
Il nostro Comando potè poi scrivere :
« Le enormi perdite del nemico resero
questa battaglia, come quella della Marna,
una delle più importanti e risolutive della
guerra ed in essa si infransero le energie
e le speranze dell’Impero Austro-Unga
rico. »
( segue in seconda pagina )
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