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Titre : Verona illustrata. Parte Ia [-IIda].... Partie 4

Auteur : Maffei, Scipione (1675-1755). Auteur du texte

Éditeur : J. Vallarsi e P. Berno (Verona)

Date d'édition : 1731-1732

Sujet : Vérone (Italie)

Notice d'ensemble : http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb308567512

Type : monographie imprimée

Langue : italien

Format : 4 parties en 1 vol. : fig., pl., frontisp. gr. ; in-fol.

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Description : Contient une table des matières

Description : Avec mode texte

Description : Ouvrages avant 1800

Droits : Consultable en ligne

Droits : Public domain

Identifiant : ark:/12148/bpt6k5408379v

Source : Bibliothèque nationale de France, département Philosophie, histoire, sciences de l'homme, K-471

Conservation numérique : Bibliothèque nationale de France

Date de mise en ligne : 16/12/2009

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TAVOLADEL LIBRO PRIMO

In cui fi tratta quanto appartiene ait Iftoria

de gli Anfiteatri

Capo primo Origine de' Gladiatori, e principio in Roma.

Capo Jecondo Spettacoli di Fiere , e prima idea degli Anfiteatri.

Capo ter%p Primi Anfiteatri , che fi ediflcaffero.

Capo quarto Anfiteatro di Tito. Perche chiamato ColofTeo.

Capo qiïinto Riftaurazioni dell' Anfiteatro , e Medaglie con effo. ,

Capo fefto '

Corne puo dirfi non foffe in Roma che un Anfiteatro folo, e quanto ne dnrafle l'ufo. Capo fettimo Malamente crederfi, che fofTe Anfiteatro in ogni Città dell' Imperio. Si fa prima offervazion nella Grecia.

Capo ottavo Si fa ricerca nell' a ltre parti Orientali.

Capo nono Non molti effere ftati gli Anfiteatri di pietra anche in Occidenté, e helPItalia lleffa. Capo dechno Donde 1' error veniiTe di credere Anfiteatro in ogni Città. Capo undecimo

IPoterfi sbagliar facilmente ne' monumenti antichi figurati , credendo vedere Anfiteatro, dov'è tutt' altrô.

Capo duodecimo Anfiteatri de' quàli reftano in oggi fuor di Roma grandi, e fleure reliquie.

Capo decimoterxp

Si va inveftigahdo 1' età, e I' autore

autore Veronefe.

Capo decimoquarto

Ifcrizioni al Veronefe Anfiteatro

fpettanti.

Capo decimoquinto Kfotizie dell' Arena Veronefe ne 1 tempi inferiori.

TAVOLA DEL LIBRO SEGONDO

In cui fi tratta quanto appartiene ail

Arcbitettura

Capo primo j

Si fa ftrada alla deferizione di co- [

sî fatti edifiz).

Capo je con do Mifure totali dell' Arena di Vero»

na


na, e del Colifeo di Roma> e prime notizie dell'efteriore. Capo ter%p Primo fecinto dell'Arena»

Capo quarto Sopraornato Tofcano non olfervato finora da' Maeftri in Architettura.

Capo quinto Effer fa vola le ftatue delLigorio.

Capo fefto Pianta dell' edifizio . Vie , ed ingrefïi nella piazza.

Capo fettimo Campo dell' Anfiteatro : come vi foflero introdotte le Fiere. Muro intorno.

Capo ottavo Gradi.Vomitorii. Precinzioni. Scale. Cunei.

Capo nom Spiegazione délia prima Cinta al

pian terreno.

Capo decimo Secondo piano dell' Anfiteatro, e fua pianta.

Capo undecimo Corridor! interni, e Cinta di mezo.

Capo duodecimo Piani fuperiori nel di dentro.

Capo decimoter%p Ordine , e diftribuzion degli fpettatori nel fédère.

Capo decimoquarto Velario.

Capo decimoquinto Pianta fotterranea. Si aggiunge una indicazion meccanica del campo elittico.

Capo uk'tmo Si dà fine con la relazione del Teatro di Pola^ creduto Anfiteatro finora.

INDICE DE RAMI

Tavola I. Medagîie-i che tnoftrano P Anfiteatro. a carte 13.

Tavola IL Medaglie con Città , e Vorte di Città* a c. 55.

Tav. III. Arena di Verona come Jht al présente. a f. 89.

Tav. IV". Vrofpetto del Colifeo di "Borna. a c. 97.

Tav. V. A\a delf Arena in m'aura, a c. 101. Tav. VI. Ter%p piano in grande.

a c» 107. Tav. VII. Varii architettonkhe con le mifure. a cm.

Tav. VIII. Viantc del T&mano An-\

fiteatro », e delVeronefe. ac.\t\. Tav. IX. Vortici interiori^ e Cunei.

a c. 141. Tav. X. Spaccato con le (cale interne* ac. 145* Tav. XI. Vianta del fecondo piano

a c. 149. Tav. XII. Interna faccia dell' Anfiteatro^ com era anticamente. a c. 17 3 • Tav. XIII. Velario ac.ijT|

ac.ijT| XIIII. Vianta fotterranea .

a c. 179Tav. XV. fecinto di Vola, a c.i%9Tav. XVI Varti nel detto recinto.

a c* 201.

DE


D E G L I

ANFITEATRI

E SINGOLARMENTE DEL VERONESE

L I B 1(0 P % im 0

CAPO PRIMO

Origine de Gladiatori , e principio in Roma.

R A le cofè, in cui gli Antichi ammirar più tofto fi poffono che i mi tare, dee fingolarmente computarfi la fontuofità, elaperfezione d'alcuni cdifizj. Tra gli edifizj fuperioreaogn'altro sî permagnificenza nella mole, e si peringegno nell'arte fu b Anfiteatro. Proficuo adunque non meno che dilettevole potrà riufcir lo ftudio per inveftigarne l'iftoria, e 1' ufo, e per ben cornprenderne la ftruttura. Stimafi per verità non reftar più che dire in queft'argomento, dopo tanti che hanno di efïb fatto parole, e dopo Giufto Lipfio, che lo trattb di propofito, e dottamente , e dopo Carlo FODtana, di cui ampiflimo volume fi è pocofa publicato oltra' monti fopra tal foggetto. Ma fenza detrarre alla Iode, che a ciafchedun fi dee, io credo di poter fare afTai âgevolmente conofcere, corne l'intendimento di cosl nobil fabrica nelle parti appunto ov' è più ingegnofa, non è ftato penetrato ancora;e corne la materia giace in ofcuro tuttavia, non ricercata ne'punti fuoi più eflenziali, non trattata ordinatamente, e non depurata da moite falfe opinioni, che regnano in tutti i libri, e che a più altre cognizioni fan danno. Dipendc certamente da quefte notizie l'intelligenza di più luoVer.Illufi. Parte IV.

ghi d' antichi Scrittori e facri, e profani ; onde a più che non fi crederebbe giovar pub tal ricerca. Ripiglieremo la cola dal fuo principio .

Motivo precifo d'inventare, e di coftruire gli Anfiteatri non fu veramente lo fpettacolo de' Gladiatori, ma si quello délie Fiere . Gran tempo corfe in Roma 1* ufo de'Gladiatori, che non pcrb fi pensb a tal fabrica; ben vi fi pensb, quando la conquifta di remoti paefi, e la potenza, e dovizia nuovo compiacimento introdufiero, di vcder beflie incognite al nofiro clima , e di vederle fèrocemente combattere. In fatti il più famofo de gli Anfiteatri fu intraprefo da un Imperadore, che non amb i Gladiatori , corne abbiam da Dione . Quindi è, „ xipiu. che il primo nome dato ail* Anfiteatro ïnVefp. quando da prima fi fecey fu di Teatro Cacciatorio, corne vedremo apprefio, il quai nome anche da Caffiodorio poi fi rifenne; e Vsr.ub.%. Caccia, non fi chiamb da Romani il giuo- 43co de' Gladiatori, ma bensi quello de gli v,'™ttr"m animali. Poichè perb ail' uno, e ail'altro rium. fervl, e poichè l'ufo de'Gladiatori fu tanto anterior di tempo, di effi alçuna cofa diremo prima.

Fece ftrada a cosi fàtto inftituto un motivo di rcligione ; cioè 1' antichiflïma credenza di moite genti, che l'anime de' trapaflàti, deificate in certo modo per la feparazione dal corpo, gradiflero \\ fangue umano, e fi rendeflero propizie dall* ucciA

ucciA


DE GLI ANFITEATRI

lion d' uomini, quafi a loro per onore fa- i grificati ; o fi placaflèro almeno, appagandofi, corne fe folTero fvenati per lor vendetta. Queft'opinione fece cader moite volte fu i prigioni di guerra tal crudeltà ; e Wad.+. quanto d* antico, fi vede in Omero , nel cui maggior Poema Achille uccide dodici nobili giovani Troiani alla pira di Patroclo. Troppo inumano parendo poi, corne nota ad JEH.X. Servio, l'ammazzar uomini in si fatta guilZiPT«-&> & introdotto di confeguir l'iftefTo per dru vifurn via di combattimento : il che fembra acVe' cennarfi da Erodoto ne'Traci; ma quel luogo

luogo fbrfe diverfb fenfo, parlandofi quivi di que' certami , e giuochi funerali in cui pfoponeafi premio, onde non crederei foffe s*t- da pigliar di là l'origine de'Gladiatori detti Serm. i. t. Trec^ come parve a Lipfio. Scrive Diillo

preflb Ateneo, aver Caffandro nel feppelire Atbm. i. 4. Arideo Re di Macedonia , e la moglie , fatto duellare quattro fbldati : ma non credafi avverata per quefto l'opinione di chi tiene paffaflero i Gladiatori a Roma da' Greci. Singolare è il fâtto da Diillo mentovato,nè in Grecia allignb tal'ufo, e molto meno in maniera di fpcttacolo vi prefe piede. Sappiamo, che fra tanti generi di certami praticati ne' giuochi Olimpici, gladiatorie pugne non f'uron mai. Leggefi in /. %• c. t. Vitruvio, che nell'Italia fi faceano le piazze délie Città in différente maniera da' Greci , per 1* ufo ch' era qui tramandato da Maggiori, di fare in elle cosi fatti fpcttacoli . Non fi videro perb alcuna volta in Grecia, fe non per eflervi paflati da Roin TeX. ma. Un luogo fovvienmi di Luciano, che ha fatto credere a più d* nno, Gladiatori, e Fiere eflèrfi coftumate ad Atene in Teatro fin ne'tempi antichi; ma quel racconto di Toffari è favolofo, e finto, come ognun pub conofcere. Sappiamo da Tito Livio, che il primo a far vedere in Grecia Gladiatori fu Perfeo ultimo Re di Macedonia, il /;&.4i.'w/»quale gli fece venir di Roma, con /mwpiù

terrorc ko- toft0 cJje CQn piaCere ^cl pOpoh TlOTl tlVVeZfuttorum

tlVVeZfuttorum a taie jpettacolo. JNe continué r ufo quel

"siJ"1'^'' > ma non Per °iueft 0 dopo lui, ne in al" "'"'* tra parte délia Grecia fiflàronfi ; il che fe fbfïè avvenuto, frequenti ne farebbero le menzioni negli Scrittori, e fi vedrebbero ne' monumenti Greci si fatte immagini . Gli ricevè procedendo i tempi la Città di Corinto; ma perché? perché quella Città diftrutta già interamente da Lucio Mummio, fu ripopolata da Cefâre con Colonie Dio. i 43. di Romani, come fi ha in Dione ; talchè v*uf. in diffe Paufania, che a fuo tempo niun CoCir- rintio era in Corinto, ma Romani, e mandati da effi. Per l'emulazione con Corinto chiamarongli dipoi alcuna volta gli Ateniefi,

Ateniefi, che diffuafegli Demonatte, come fi ;„vit D vede in Luciano, e Dion Crifoftomo biafi- "">"■ mb gli uni, e gli altri altamente d' avergli ""• ^ ammefli.

Non da i Greci adunque prefero i R0, mani quefto coftume, mada gl'Itali primi, tivi, o fia dagli Etrufci, de 1 quali immemorabil fu e fpeziale inftituto. Perb diffe /. Vitruvio di tali fpcttacoli, effere in Italia "' tramandati da' Maggiori. Apparifce quefta verità fingolarmente da' monumenti fepolcrali Etrufci, nelle figure de' quali niente più fpeflb s'incontra di cosi fatti certami e d'uomini che s'ammazzano con coltelli e fpade, e ancora con armi varie, e ftrane; come pub olTervar ciafcuno nella gran raccolta publicatane ultimamente in Firenze. Ne folamente in ufo funerale , ma coftumarono di far duellare per diletto, e per traftullo fin ne'conviti, come de gli abitatori délia Campagna, che pur furono Etrufci, narra Ateneo. Dice Eratoftene preffo M 4. 1' ifteffb , come folean gli Etrufci pugnare afuon di flauto: la voce quivi ufata parreb-'&T^,' be doverfi intender de'Pugilli, ma il con-^'T"iT tefto indica Gladiatori, e cosi intefela il Cafaubono. Quivi ancora rifêrifce Ateneo le feguenti parole di Nicolb Damafceno antico Storico : gli fpettacoli de' Gladiatori fi fa- T,p 7. ceano da Romani non folamente nelle publiche 1'''•*>% radunan^e, e ne'Teatri, prefone dagli Et rujet il cojiumeyma ne'conviti ancora. Sofpettoff '»■ Lipfio a quefto paifo, Greco ne fbffe in origine l'inftituto, per aver detto Ermippo, che de'Duelli inventori furono i Mantinei : ma chi potrebbe dire, qual'autorità al detto di coftui debba defèrirfi , e cofa volefs' egli intendere, per Duellanti in quel luogo ? • « u: tutt'altro certamente che gladiatorii fpetta- !"v" coli. Si è già per noi dimoftrato a baftanza nel Ragionamento fopra gl' ltali primitivi anneffo ail* Iftoria de* Diplomi, come gli Etrufci non ebbero altramente gl* inftituti, c l'arti da" Greci. Aftèrmb Ifidoro , anche il no-Orh.i me di Lanifta, dato da' Latini a chi com- j'^) perava, nodriva, ed efercitava Gladiatori, »M. effere Etrufco, e fignificare in quella lingua carnefice.

Affermb îfidoro parimente,di creder de- /. is. nominati da una Città Etrufca i Gladiatori c. 57Veliti. Sfuggirono quefti a Lipfio, dove le fpezie di coftoro eruditamente annovera, e illuftra; ma fi veggono indicati con 1' altrc clafïi in una Lapida del Fabretti, e gli trovo chiaramente nominati da Ovidio, ove <jJ*' ferive: p„«/

Quai da principio alfuol, di gialla arena ««mJ" Coperto l'ajia va del non ancora l'a.

Rifcaldato Velite: W;«*

Doveano quefti dar principio al Giuoco,"^' ' come


1

L1BRO PRIMO.

.,. /,,;. corne i Velki militari aile hattaglie, ed ef: ' «m » fere fpediti corn' cfli, e leggieri, pero difle ••dc- ifidoro, riufcire la lorpugna, e il lor vibrar dell' afte più graco a gli fpettatori: 1' arena gialla indica 1* ufo mentovato da Pli]i nio, di mifchiar talvolta crifocolla conl'arena. Io credo ancora non mancare quefta fpezie di Gladiatori in quel luogo d' Arte( 3. midoro dove le nomina partitamente ; fol che in vece di 7rpo/S«*Top , che portano le (lampe , fi legga 7rpo/3c;carop Provacatore . Cosi doverfi leggere pareami chiaro , per non efler la prima voce ne Greca, ne Latina ; ma me ne fon poi con piacere accerta;i.5.5. to in Venezia per unbuon Manufcritto délia publica Libreria di S. Marco, in cui cosi ho trovato Ieggerfi. La gladiatoria claflè T-iS.-p- de' Provocatori è nominata da Cicérone, e ,;. :j*- in due iferizioni del Fabretti . Che quefti fbflero gl'iftefli detti anche Veliti, e deflero principio allô fpettacolo, provocando a pugna, l'indica il nome: pero poichè non pugnavanodi piè fèrmo, ma volteggiando, e feorrendo, dice Artemidoro , che dinotavano in fbgno moglie lubrica, e facile. Proprio adunque fu de piii antichi abitatori dell'Italia l'ufo de'Gladiatori, non folamente in grazia de' morti, ma ancora per piacer de'vivi; ben'adattandofi alla lor* indole bellicofa e féroce, e parendo fbrfe loro, che poterie molto contribuire a fomen*!'. tar valore, e bravura , Difle Plinio il gio'3- vane di cosi fatti fpettacoli, efler' atti a infpirar fortezza, e difprezzo délie ferite, e délia morte, facendo vedere anche in gente vile amor di vittoria, e di Iode.

Paflato il coflume a* Romani, ne ampliarono in progreflb di tempo olrre mifura c la frequenza, e la pompa. La prima volta che ii fàceue in Roma dimoftrazion folenne di Gladiatori fu nell' anno VarroniaP,>. no 49o,quando i due fratelli Bruti tre copU.1.16 pie ne fecero publicamente combattere in memoria del lor défonto padre, e per onorar le fue ceneri. Dali' onor de' morti paflakfyn. ronbentofto, corne dice Tertulliano, ail' onor d<r viventi cotefti fpettacoli ; perche riufcendo gratiflimi alla moltitudine , cominciarono a fargli celebrare a proprie fpefe tutti coloro, che falivano a certe primarie dignità, quafi in regalo, e per rerribuzione al popolo d'avergli eletti, onde fi difMa„,„. fero Donativi. Il luogo, ove faceanfi queftepugne, lafeiando i pri mi tempi, quando fi combatteva dinanzi a* fcpolcri, eran d'ordinario le piazze , corne lito più arapio,e più adattato per diftribuirvi gli fpet'<>./. j. tatori: pero ne'portici di efle fi faceano gl* ' 3' intercolonii piîi fpaziofi, acciochè la vifla ne venifle tanto meno impedita . Il primo Ver. Illufi. Parte IL

''Ultra.

Giuoco accennato poc'anzi de"*Bruti, fi ha da Valerio M^ffimo , corne fu nel Foro Val. .'■;, 1. Boario, cosi detto. dal mercato, cui fervi- f-s'- va de'buoi. A tempo di Polibio, che vuol Pti. ,-x dire nel fefto fecolo di Roma, il me (lier ^;..M de'Gladiatori era già ridotto in arte, onde gvfwT>,* non fi pugnava più con la mera forza, anzi ve n' erano già più fpezie , e varie ma^ niere.

CAPO SECONDO

Spettacoîi di Fiere, e prima idea degli Anfiteatri.

PRimo fpettacolo d'animali fu , quando l'anno di Roma 501 vennero in- PHn.it-. trodotti nel Circo gli Elefânti prefi a' Car- "' 6taginefi con la vittoria di Lucio Meteîlo in Sicilia: ma combatter non fi fecero che alla meta del fu/Teguente fecolo nell' Edilità di Claudio Pulcro, fe ne fliamo a Feneftella riferito da Plinio: anzi folamenteintem- '• s. po di Pompeo, fe ne fliamo a Seneca , e Se» Rr. ad Afconio Pediano. Ne d'altre beflie co- v"- £•£?.; minciarono combattimenti fe non dopo la çonian. féconda guerra Punica , ridotta 1' Africa D»'». MÎ. Cartaginefe in una fpezie di fervitù, In fatti laprima menzione,ch' io ne trovi nell 1 Iftoria Romana, è nell'anno $68 , quando Marco Fulvio celebr6 con maggior' apparato che mai per l'addietro i Giuochi nella guerra Etolica promefli in voto. Narra Tito Livio, che allora oltreal certaine de gli Atleti veduto in Roma la prima volta, fu data una Caccia di Leoni, e di Pantere. Che quefta foflè la prima, l'argomento d« Livio fteflb, che diligentiflimo nel riferire i Giuochi di tempo in tempo , non ne fa anteriormente menzione alcuna , quando pero ne' libri che mancano non l'avefle fatta. Ben la fa egli dell' eflerfi vent' anni dopo ne giuochi Circenfi cominciato ad accre- ta. 43. icer la pompa con efporre 6.3 Pantere, 40 Orfi, ed alcuni Elefânti. Ma ampliandofi il luflb, e la ricchezza di mano in mano, Marco Scauro nella fua Edilità fece moftra vim.u 1. di 150 Tigri , e di cinque Cocodrilli, e faP- * 6" dell'Ippopotamo: Silla nella fuaPretura di l 7' * * cento Leoni, e quefti feiolti, dove prima foleano introdurfi nel Circo legati , after- _ . mandolo Seneca. Ma vinfc di gran lunga c. x. tutti gli oltrepaflati Pompeo Magno ne' Giuochi cel,ebrati per la dedicazione del fuo Teatro. Dopo tutti gli altri fpettacoli furono impiegati nelle Cacce gli ultimicin- Vflâ/ % que giorni. Vi fi videro 41Q Tigri , $oo viùt'i» Leoni, Elefânti faettati per uomini d' A- %°mf frica, Lupocerviero, Rinoceronte, e ftra- ^'1/* ne befHe fin d'Etiopia. Cefare altre^î diviA

diviA fe


DE GLI ANFITEATRI

8

fe in cinque giorni le Aie Cacce dopo la

guerra civile, facendo veder per la prima

Dio.i. 43. volta il Camelopardo, e facendo combatc7f.c^9.

combatc7f.c^9. nell'ultimo cinquecent'uomini a piedi.

Pli».), s. trecento a cavallo, e venti Elefanti, indi

e- 7- altrettanti con le lor torri difefe da feflant'

uomini. Nel numéro parimente de 1 Gladiatori

Gladiatori fbrpafsb di molto quanto fino allora

s'era veduto, avendone pofti infîeme quanîn

quanîn ; do fu Edile 3 20 paia, corne fi ha da Plutarco.

Plutarco.

Ridotti in tal magnificenza quefti fpettacoli, fu neceflario penfare ad un nuovogénère d'edifizio, per potervegli celebrare con piùdiletto . Atempi di Cicérone i Giuochi Ve le&g- publia fi facean tutti ancora o nel Teatro, o iib. %. nej çirco Dj Gladiatori nel Foro fa perb cnp. 39. menzione Svetonio in tempo di Cefare: aile Mumrt in beftie era deftinato il Circo . Preffo Sifilino Foro. leggefi veramente , che le gran Cacce di Pompeo fbpramentovate fifaceffero in Teatro ;• ma compendiatore poco accurato fu egli in quel luogo, fe da lui venne , il tagliar quattro verfi neceffarj alla coerenza, PhJ. 39. ed al fentimento, ne'quali efprime Dione, che in Teatro fu la mufica , ma le Fiere nel Circo. Il Circo pero per 1'ampiezza fua, e per la lunghezza, corne ordinato al corfo délie Bighe, c délie Quadrighe , dovea moite volte rendere in altro génère di fpettacolo poco godibile ail' una parte cib che il facea dall'altra; cfl'endo (lato il CirTï'H.-i 36. co Maffimo lungo tre fladii ( ch' erano otta*' 15" yi di miglio) e largo uno, intendendo dell' area fblamente,e fênza gli edifizj al circuito anneffi. Impedita ancora ne rimanea in qualcheparte la vifta dalle Mete, dall'Obelifco, dall* are, colonne, figure, e più akre cofe, che in mezo fu la Spina pofavanfi: in $v»t. fatti ne' Giuochi di Cefare fbpraccennati Ca<. 93- Convenne levar le mete. Non cosï agevole métal riufciva in oltre 1' afficurarvi il popolo fpettatore, onde abbiam da Plinio, corne peri/. 8. t. 7. colb ne* Giuochi di Pompeo dagli Elefanti , che tentaron fortita : perb Cefare volendo poi far 1* ifteffa moftra, fece cavar délie fbffe intorno. Convenne adunque architettare un edifizio, che in aflai minor giro, fenza che gli occhi rimanefsero da veruna parte impediti, defse luogo aquantità grandifïima di fpettatori, e avendo il campo libero e aperto, potefse perb aflicurar facilmente da ogni forte di belve chi ftava intorno. Non fu difficile prenderne idea da' Teatri che in Grecia, e in Roma erano da gran tempo in ufo. Si facean quefti fpazioû, e feoperti, e con un femicerchio di gradi, ne' quali fedeano in grandiffimo numéro gli udicori. Facil cofa fu perb il penfare, che facendo in vece délia Scena pofta a rincontro

rincontro i gradi, un altro femicerchio di efli, e fi raddoppiava il fito a gli fpettatori, e fi lafeiavain mezoampio, e libero campo a i combattimenti,

La prima volta che fi vedefle di cib l'ef fetto , fu nel maravigliofo e bizarro fpet, tacolo di Caio Curione, che mori poi nelle guerre civili partigiano di Cefare ; quell' ifteflb, che fu Tribuno délia plèbe, a cui più lettere fi hanno di Cicérone, e che un CÙ. altro Teatro pur fece nominato da Marco "• v Celio. Il cognome 1' indica délia gente Scri- c'<T bonia: quel Curione Maffimo, ch'è nominato da Livio,fi dice poi da lui fleflo altrove Caio Scribonio Curione Maffimo. Ora m. î7i volendo coftui nella morte del padre fupe- '; 33 rare quanto finalloraera ftato fatto, e non potendo con alcuni di gran lunga competere per ricchezza, fi rivolfe ail 1 invenzione, ed usb l'ingegno. Bafia fbrfe una tal* opéra, per dar faggio di cib, che in fatto d'Architettura, e d' arti mecaniche valefler gli Antichi. Fece adunque edificar Curione due ampiffimi Teatri di legno contigui fra fe, ma in modo taie, che gh fpettatori venifTero a federfi a fchiena gli uni degli altri, fituate nelle parti oppoite le Scène. Quefti Teatri non erano fbndati in terra, ma fof pefi, e librati in aria, cioè pofanti ciafcheduno fbpra un cardine, o perno, e perb atti a efler mofli, e fatti girare attorno con tutto l'inhnito popolo che vi era fopra. La mattina fi rapprefentavano azioni feeniche: dopo mezo giorno fi facean d'improvifb girare i Teatri, finchè veniffero a eflèrfi in faccia:di poi precipitando i tavolati, fi congiungevano i corni dell' uno e b altro, e fi fbrmava un recinto intero, e perfetto, ch' è quanto dire un Anfiteatro, nell' area dcl quale venivano a combattere i Gladiatori. Tanto fi legge in Plinio, a cui corne di cent* va»- altre, fiamo unicamente debitori di quefta 3<u bella notizia. Efaggerb egli contra la temerità del fatto, per eflèrfi fatte penfili ie Tribii tutte, e pofto in machina, quafi fopra due navi, il popolo dominatore dell' Univerfb; applaudendo egli ftefïb al fuo pericolo, benchè affidato a due cardini, e m tal rifchio di morte, che parve al tumulo del padre di Curione pugnafîèro quai Gladiatori i Romani tutti. Con tutto cib non ne fegui alcun danno ; e fblamente 1' ultimo giorno indeboliti, o feompofti alquanro gli ordigni, non fi fidarono di far più andare attorno, ma ritenendo la forma d' Anfiteatro délia fera innanzi, furon portate nel mezo le Scène, e fopra effe fatti veder gli Atleti; indi rapiti via d' improvifb i palchi, fatta moftra de' Gladiatori, ch' avean vinto i giorni innanzi. Quanto defiderabil fareb] be,


LIBRO PRIMO.

IO

be, che non ci fofle Plinio ftato cosi avajo I di parole, ma 1'artinzio ci avefle diftintarnente defcritto, ed il modo! e cou quai contrafti di travature reftafle afficurato 1' immenfo pefo ; e con quali circofpezioni collocati i perni, talchè non cedeflero, ne profondafTer punto; e con quali argani refe ubbidienti, e girevoli machine si inufitate ; e Ce andaflero attorno le fcene ancora, o levandofi quefte, folamente i femicerchi de' gradi. Bel campo avean qui di farfi onore quegli eruditi, i quali hanno dato fuori, e illuftrato Plinio . Daniel Barbaro nel fuo comento a Vitruvio, afferma, che un Francefco Marcolini, pronto e felice nello fciogliere ogni quefito, gli fece beniflimo comprenderc, corne poteflero i due Teatri muoverfi ingiro, e in quai (ito dovefle farfi il centro, e porfi il perno di ciafcheduno: il che ancora fu dal Barbaro dimoftrato alla fin del libro con due carte fciolte, e foprapofte, che fi fanno girare, corne fecondo quel valent uomo i due Teatri faceano . Ma non baftano si pochi verfi a fpiegare un lavorio si ftrano,nèa rifolver ledirficoltà ,che fi prefentano a chi s'interna in tal fatto Percio fbrfe Io fteflb Barbaro nell' edizion fua riveduta del 1567, e nel Latino da lui publicato dell' iftefs' opéra, levô quelle due carte girevoli nel fine, e la menzione dal Marcolini. Credibile per altro è, che i cardini non a reggere tutto il pefo, corne Plinio dice, ma ferviflero principalmentea tenere nella divifata linea i Teatri, quando volgeanfi , pofandoefli la maggior parte fu ruote di métallo,e nongià fopra un perno folo.

CAPO T E R Z O

Vrimi Anfiteatri che fi édifie aftero.

IL fudetto bizarro ritrovamento prelufè più tofto a gli Anfiteatri, cheveramente lor défie principio. Quando effiprincipiaf*»'!•■ fero , e quando altresi le Cacce di Fiere, ;,;,.f" ferive Giufto Lipfio , aver lui molto tempo •■■Âr,,. ïndagato in vano . Ma délie Fiere 1' abbiam veduto poc anzi, e degli Anfiteatri infegna chiaramente, quai foflè il primo, un paflb £;*;■ _ di Dione addotto da Lipfio fteflb, ma non t,J,' ben confiderato.Dice quell'efimio Storico, ; ' "'^v che Cefare nella dedicazione del fuo Foro, :Lt';'J"e del Tempio di Venere da lui eretto, mol".Ti *:•'- ti, e varj certami diede, avendo edificato un 'X'^'Teatro Cacciatorio di le?no. cbe fu anche chiac**î

chiac**î F F // *

ma10 Anfiteatro, per aver jed'di tutto air tntornofen^a Scena . Appar manifeftamente da quefte parole, corne nacquero allora e la cofa, e 'lnome. I primi Autori, incui la

voce dl Anfiteatro io ritrovi, fbno Strabone, eDionigi, ambedue de i tempi d'Augu-»»""«"'? fto: mapreflb Dionigi nell' uno e nell' altro JjyJ/"" luogo credo fi legga per error de' copifti. Parlando lui dell' opère da i due Re Tarquinj fàtte, nomina una volta ràv A^ç/QU- Str. /.y. rpou' i7T7rô^Qfiov e un' altra çcctv Ar{À.<pi9ia,Tpop. D' Hu!- Or ficcome non ben fonerebbe in volgare *' Portico Anfiteatro , ne Anfiteatro Çirco % cosî non pare, che molto ben fi accoppino que* due foftantivi in Greco. Seconda me potrebbe rimediarfi con nulla più, che con cavare una Iettera,leggendo à(x<piQia.Tov. Portico , e Circo, ney quali poteaftarfi a veder da ogni parte. Cosi uno fpettacolo. fu detto per 1' iftefla ragione JfjKptôiapa negli Atti di S. Taraco Martire. Se 1* emendazion fuflifte, il primo, ch' ufi tal nome in Greco dopo Strabone farà Giofeffb. Potrebbe renderfi in noftra lingua Circonviforio, cioè luogo, ove d* ogn' intorno fi vede, e a quel raguaglio che da udire facciamo Udîtorio, Veditorio da noi direbbefi. Cosi fu detto Viforium in Latino Var. t. ^ da Caffiodorio ; onde inquel pafso di S. Gioan f^p,-^ Grifoflomo, aAAo QutTpov ûSi, >(gj) a?\Ào àapoa. 49. ràpioifty re{b in tutte le (lampe, aliud efi beic Theatrum, aliud auditorium, molto più propria mente direbbefi, aliud efi beic viforium, aliud auditorium, perché Tbeatrum ci fa in Latino intendere e viforio, e uditorjo. Tornando a Dione, fegue eglinet luogo.fopradetto, dicendo che; Cefare per quelle dedicazioni, e in memoria délia defbnta. figliuola, fece vedere ucc'tfioni di befiie, e combattimenti d" uo- m, 4Jt mini'y iodiçando cosi il doppio ufo, per cui la nuova. fàbrica fu impiegata. In Roma adunque, e non in Grecia, nacque 1' Anfiteatra con la gloria di vantar per au tore il gran fondator dell* Imperio,e del nuovogoverno Romano. Di legno il fèce fabricar Cefare> corne di legno erano fempre ftati i Teatri avanti Pompeo, che primo fece il fuo di pietra per teftimonio di Tacito. A»». 1:14.

Ma paflata in Augufto la- fuprema amminiftrazione délia Republica , ed eflendo lui per detto di Vittor giuniore, comed'indole amena e gioviale-, ftato molto amante degli fpettacoTi, e fingolarmente di beftie ftrane, onde leggefi nelle Lapide Ancirane, Gmt. p. che intorno a 3500 Fiere fi uccifero nelîe fue XJÎCacce, ed a lui attribuifee Dione l'aver fat- nb. s*. to vedere la prima volta l'Ippopotamo, e il Rinoceronte ; concepi il difegno d' ergere un Anfiteatro di pietra, corne fi raccoglie da Svetonio nella vita di Vefpafiano; ma^-io. non 1' efegui. Sotto di lui per6, e forfe per fare a lui cofa grata, l'intraprefe Statilio Tauro, ftato poi Confole,e Prefetto di Ro- ^'JX itm ma. La nottzia fi dee a Dione: prima che™ A'fsi'. terminale il quarto Confolato d'Augufto, Stati- ^;IJ""

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DE GLI ANFITEATRI

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l'to Tauro édifie o a fae fpefe nel Campo março un Teatro Cacciatorio di pietra, e lo dedicb con pugna dy uomini armati. Secondo Strabone ncl fbpraccennato Iuogo parrebbe nonfoffe propriamente ftato nel Campo marzo , ma vicino ad effo. Quell' Anfiteatro perb certamente non fu gran cofa ; e benchè la novità meritaffe in premio dal popolo il privilegio d'elegger lui ogn' anno 1' un de'Pretori; ne credo riufciflè quell* edifizio degno d' un tanto nome, ne adattato al bifogno di Roma. ScrifTe Ifidoro, che Curione prima farvum d'ogn' altro fece di due Teatri di legno un iapidtum An£teaîro e che di poi Statilio Tauro un piccol ne fece di jajji. JNon ii vede veramente quefto paftb nell' Ifidoro, che abbiam dalle ftampe, ma corne di lui vien citato da GuP"i< *s- glielmo Paftrengo Scrittor Veronefe coetaneo al Petrarca, il quale anche in altri luoghi moftra d* avère avuti i libri fuoi délie Origini più ampj ch' or non gli abbiamo. Io argomento perb la tenuità di quell' edifizio con più ficurezza dal vedere, che ne" folenni Giuochi celebrati due anni dopo, benchè decretati avanri per la vittoria Aziaca, combatterono i prigionieri in uno Stadio di D<9 W.53. legno , coftruito a tal fine pur' in Campo &'} *' marzo : cosï le Cacce date per la Pretura di Drufo, e pel giorno natalizio d' Augui\o furon nel Circo : lo fpettacolo d' acque, in cui furono uccifi 36 Cocodrilli, lo diede Augufto nel Circo Flaminio: tutto da Dione ; il quale délie pugne funerali prima da corpo a corpo, poi a truppe d' ugual numéro per la morte d* Agrippa, narra altresï, r»T.,-Çï:i- che fi fecero nel Serraglio de* Comizii; cosl """*• per onor dell' ifteiTo Agrippa, che avea dato il compimento , e gli ornamenti a quel lib luogo, corne a motivo, che non pote a darfi

nel Foro per i incendio feguito di molti edifixj ally intorno : dove ben'apparifee, che ail' Anfiteatro di Tauro ne pur fi penfava. Confèrmo la congettura nell' ofTervare, corne dopo quefto, Anfiteatri fi fecero ancora di legno . E' credibile in oltre non fbfïe di pietra tutto, ma i gradi forfe , ed altre interne p. 709. td parti di legname ave/Te ; poichè leggefi in Ltiwd Dione compendiato, che fotto Nerone fi T«y?» aobructo^ne m occafione di tanti Giuochi da îxaje». Storico alcuno fè ne fa mai più ricordanza. Non ofta 1' effer detto lapideo da Dione, Xîpb. perché cosi chiamb quello Storico anche il jâT" *'" Ponte di. Traiano fui Danubio, benchè non aveffe di pietra fè non le pile, e la parte fuperior di legname, corne nella colonna Traiana ben fi riconofee, e dal contefto dell* îiteffo Dione pub trarfi. OlTervifi finalmente, che d' Anfiteatro punto non parla Vitruvio, il quale délia flruttura de' Teatri si 3 lungo tratta; dal che fi pub argujre, che

Anfiteatro di confiderazioae, e tutto (labjle, non fi fofle veduto ancora: e pure ely egli dopo quel di Tauro i fuoi libri deflè fuori, fi pub arguir dalla Prefazione, in cui parla con Augufto> corne già ftabilito nel pofTefïb del Principato, e già rivolto ad abbellir Roma con gli edifizj . Che in tempo d' Augufto per altro più d' un Anfiteatro fi vedefle in Roma di legno, pub raccogli- çr.„, erfi daldirlui nelle Lapide Anciraned'avcr "•''■' dato fiiperbi fpettacoli nel Circo, nel Foro, ,^ù ed in Anfiteatri. D'alcun di efii pare faceffe ufo una vol ta Tiberio, per quanto accenna Svetonio,nel paflb del quale perb LipnoT' <■ ,- legge in Sept if y forfe da qualche mf )"[' '

Dopo i tempi d* Augufto altro Anfiteatro incomincib Caligola, ma nol condufle c-/.,.: a fine. Per gladiatorii certami, e per altri ^ sSflmili ferive Sretonio, ch' or fi valfc quell' Imperadore de i Septi, cioè del Serraglio de i Comizj, or dell' Anfiteatro di Statilio Tauro ; ma afferma Dione ail' incontro, af fai meglio concordando con 1* altre notizie , corne Caligola ora diede i fuoi fpettacoli ne i Septi, ora in luoghi ch' egli faceaa tal fine circondare di palizate, abbattendo ove occorreflè per far piazza molti e grandi edifizj, e cib perche del Teatro di Tauro ei non •'• ivfece eonto. Claudio, che fi dilettb di ipet-'|v.-:0; tacoli grandemente, il gladiatorio più fo--- -; lenne lo diè ne i Septi. Afièrmafi per al-ç"■""'' quanti moderni Scrittori, che ne'Septi Anfiteatro fabricb Claudio, e ne citano Sveto--fi:- c"- nio: ma dice Svetonio ail* incontro in Cali- 11' gola ,com*egli due opère intraprefe, Acque- CRIC.W dotto, ed Anfiteatro ne* Septi, délie quali Claudio poi altra ne compi, altra ne tralafcib.e dice in Claudio, corne la daluicom-c/. r.u pka fu 1' Acquedotto; per confeguenza fu 1* Anfiteatro la tralafeiata. Nerone, che^'/' amo gli fpettacoli parimente , edificb per,/,,; efli ua nuovo Anfiteatro di leono nella re-.1:" /'

O t un".''

gione del Campo marzo, e lo terminb deu-,...,, , tro un anno: che avellè buoni fbndamenti, f---■ •' ■ e foffe di gran mole, e con travature gran- ;,!'.,< di folidamente lavorato, fi pub raccoglier/•,•-•■;'.■•'•■••• da Tacito. Acccnna Plinio, corne vi fu -.'':;.^', impiegata anche una trave di laricc, lunga Pi.i. >> 120 piedi,e groffa due da un capo ail'altro•'• 33ugualmentc; quale dal Paefe a noi proflimo, cioè dalla Rezia, era infieme con altre ftata condotta a Roma per ordine di Tiberio, quando fece rifare il ponte alla Naumachia, e fu dall' ifteffo Imperadore fatta efporre in publico per maraviglia, e confervata poi tanto tempo per rarità.

A intraprendere anche in altre Città Anfiteatri , dopo 1' efempio di Roma poco fi ftette. Sotto Tiberio uno capaciflimo ne fu edificato da certo Attilio preffo Fidena,cui

cin-


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LIBR.0 PRIMO.

*4

cinque miglia lontana da Roma diflc Dio.''■*■ nigi;ma per non effervi ftati fatti i fondamenti concinuati, eper non efler la commettitura de i Iegni ftata incatenata ficurajnente, nel çelebrarvi lo fpettacolo précipité tutto a un tratto dal pefo de gli fpettatori > con morte di fopra ventimila perfbne ,, 41. dice Svetonio,e di cinquanta mila tra moru# ti, eferiti, diceTacito. Fuor délie mura f. /, i- di Piacenza altro ne fu eretto bellifftmo, e più capace di qualuiique altro d' Italia per det*

to dell* iftefïb Storico : più altri adunque ve n* erano : ch* eflb ancora foflè di legno, fi raccoglie, perche nel tumultuario aflalto, quai per la guerra civile di Vitellio, e à* Ottone fu dato a quella Città, accefofi per le faci e fuochi fçagliati di parte, e d'altra, avvampb, es'incenerï. Fu fbfpettato, gii venifle in quell' occafione malignamentepofto il fuoco per invidia, che le vicine Colo* niç n* aveano.

G A P O Q^U A R T O

An^te^tro di Tito H Çbiamato Colofsèo non per Colora di T&eronc*

MA finalmente intraprefe Vefpafianoil '( portento délie fabriche nell' Anfiteatro di tutta pietra, che gênera ançor rnaraviglia con quel pezzo délia corteccia, che nefuflifte . Fu quefto il più fuperbo, e il meglio intefo edifîzio del Mondo , e non fuor di ragione diflc Marziale, dovergli cedere anche le Piramidi, e i Maufolei, e dovçr la fama. parlar di eflb folo per tutti

gli altri. Aflêri Gafïïodorio, che con taie v„ f fpefa fi farebbe potuto fabriçare una Città *%■ <Hvicapitale. Nel bel mezo di Roma Yefpafia- *£?%%£ no il voile, dove fapeva aver deftbato di »* ™5.wt farlo Augufto. Sotto di lui perô. ne fu con- *<tlfic>um dotto a fine, ne forfe moltoavanti. Perfe-f^â'",*,! zionato fotto Vefpafiano converrà crederlo,um />•»•"/- fe vorremo aver fede aile Medaglie f che^'* vanno in giro di qucft* Imperadore con 1*

An-


i>

DE GLI ANFITEATRI

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Anfitcatro bello e intero ;ma tali Medaglie io non le ho vedute mai fe non falfè, ne altro che falfe pofTon vederfi. Il Mezabarba fu 1* altrui fede ne regiflrb una col Confolato terzo, ch' ognun vede quanto fia vana: fu la fede d* Occone regiftrb 1' altra più ricevuta col Confblato ottavo , alla quale preftb credenza anche Giufto Lipfio: io 1* ho belliffima quanto poffa lavorar 1* impoflura. Ma con I' ottavo di Vefpafiano fi accoppib il fefto di Tito, nel qual'anno, o nel fufïeguente, diè compimento alla fua opéra Plinio, corne dalla Dedicatoria a Tito fi riconofce, dicendolo fei volte Confole : or chi potrà mai credcre, che Te in quel tempo, o terminata, o preflo al termine fbffe ftata tal fàbrica, non ne avefse fatto TUi. 1.16. parola quefto Scrittore tanto parziale délia c- 15- gloria di Vefpafiano? e fpezialmente dove tratta degl' infigni edifizj di Roma, e mette traprimi il Tempio délia Pace da Vefpafiano eretto? C' è chi rifponde, poterfi creder la Medaglia coll' Anfiteatro battuta dopo la morte di lui per memoria d' averlo lui cominciato ; ma in tal cafb l'ifcrizione lo direbbe Divo, non Confole. Che veramente fbtto Tito per la maggior parte 1' Anfiteatro fi lavorafîè , pub raccoglierfi ancora da Eutropio, e da i Cronici Eufebiano, e di S. Profpero, e di Caffiodorio, che auolutamente lo dicono edificato da lui ; e da Dione compendiato, che in Vefpafiano nol nomina, ma ben' in Tito, e dice, che Vefpafiano non efïèndo inclinât© a i Giuochi de' Gladiatori, diede le Cacce di Fiere ne'Teatri; dove fblendo Sifilino confbndere quefti nomi, è da intender ne' Ci rchi. Cosi Marziale n' efalta Tito. Vittore ne* jmt>/>;. Cefari dice cominciata da Vefpafiano cosi tir,ur, n mo]e e finita da Tito, e accenna eflèr

tinta vis y . t t , ,-

©v. perfe- lui morto poco dopo d' averla perfezionata.

a* opère ços\ Svetonio afferma morifTe terminati gli

fpettacoli, che furon quelli délia Dedicazione;

Dedicazione; fi pub dedurre , che vi fàceffe

lavorare quafi tutto il tempo del fuo Principato.

Principato. Dedicazione fu fatta da Tito in

nome fuo, e non del Padre. Nella folennità

folennità Eutropio fi ammazzafsero 5000

Fiere, e Dione 9000 con quattro Elefanti,

e vi fi fàcefsero pugne navali ancora, introUb.

introUb. dottainun fuh'tto nell" Anfiteatro /' acqua\ e

ç^x»?»'. m efsa prima animah, poi fatte combatter

r«f, più. navi, che fingeano efser di Corintii, e

di Corfiotti, l'antica guerra de' quali è fcritta

fcritta Tucidide. Gente vi concorfe da ogni

parte délia terra allor conofciuta , fe abEp-

abEp- biam fede a Marziale.

Quefta mirabil mole chiamafi in Roma per tradizione immemorabile il Colifeo; in Latino fitrova fcritto CotiJfeum,e Cohjjeum.

Il comunc confenfo de* moderni Scrittori ha già fifsato da gran tempo, che cosi fi denominafse 1' Anfiteatro dal popolo , perche in poca diflanza da efso ftefse il Colofso di Nerone : ma alcune confiderazioni io proporrb, perch' altri giudichi, fe cosi debba continuarfi a credere. Il Colofso di Nerone Su. ^ alto izo piedi, opéra di Zenodoro, fu col-^ " locato nel veftibolo délia fua Cafa a urea. <•„,""

t ' 7.

Abbiamo un epigramma in Marziale, per Es;.. : cuifi Ioda Titod'aver reftituita ail' ufo pu, blico, e convertita in benefîzio comune quella gran parte di Roma, che Nerone avea occupata con la fua cafa. Vediamo in efso, corne ov' era prima 1' Atrio , Tito feceftrada, ir poca diflanza dalla quale era il Colofso, e vediamo corne la venerabil mole del? Anfiteatro non fu alzata nel fito dell' Atrio, o fia del veftibolo , ma in quello délie Pefcbiere, che dovean certamente efser dal/^» veftibolo afsai lontane. Prefso ail' Anfitea- *''°n' tro , overan prima orti, e pafseggi, fece Terme, chiamateda Marziale veloci doni\v.'.. . la ragione appar da Svetonio, che dice fu- '!£'''■ ;■' rono edificate in fret ta. Altre ofservazioni a :;,,-,- ancora par cheperfuadano, rimanefse in non "'^ piccola diflanza dall' Anfiteatro il Colofso di Nerone,fu efsomofso poi dal fuo luogo, e fatto trafportar da Adriano : fecondo Sparziano fu allora dedicato al Sole; ma fappiam da Plinio, che cib era già fatto fin da vr<n.>. fuoi tempi, in odio délie fceleraggini di Ne- ';;^J;.. rone, e perb quando il fece riftorar Velp.i-y;,-<^ fiano, di che parla Svetonio: Comodo poi y^'/V. lo tramutb di nuovo, fattagli levar la telta con riporvi la fua.Ora dice Sparziano,che P' «• nel fito, ov* era prima il Colofso, fu poi fat- TX\.,. to il Tempio délia Dea Roma, quale non Urh, 0 farà certamente ftato pofto a ridofso dell' Anfiteatro; anzi convien dire ne fbfse afsai lontano, s'è il mentovato da Vittore in Re- £ -J' :';• gion diverfa. L* ifteffo Autore mette pure tw„- in Région diverfa dall* Anfiteatro un Co *""••• loffo, diftinto tra gli altri , e di confimil grandezza , che per quello appunto,di cui fi parla, par fi palefi dall' avère avuto fette raggi intorno al capo, che lo dinotavanofacro al foie. Non potè adunque denominarfi 1* Anfiteatro da Statua, che non gli era profnma, ne attinente perniffun conto.Che fe proffimo ancora foffe ftato un Coloffo a cosi vafto, e dominante edifizio, anzi che dato il nome, è afsai più credibile 1* avefse prefo: e n' abbiam chiaro 1' efempio overiferifee Plinio, ch' un Colofso di Giove, gran- l-J^r de corne una torre , fatto porre nel Campo lh..,;;r; marzoda Claudio, per efser vicino alTea- w£* tro di Pompeo, acquiftb il nome di Pom- T/,'ia;r; peiano.

Che 5'altri mirichiede, donde adunque

ori-


LIBRO PRIMO.

©riginata io penfi tal dehominazione , dirb che da null'altro, fe non dal comparir quefto edifizio tra tutti gli altri, quel cfr era tra le ftatue un Coloflb, e dall* ufo antico di chiamar cosi tutto cib, ch' eccedefse in grandezza. Vennemi quefto penfiero gran /U.J5. tempo fa nel leggere in Svetonio, come a V'?'"_ tempo di Caligola Efio Proculo per l'infgne J,'J;. ampiezZ", ? betta forma del fuo corpoy veniva .,«« chiamato Colojfero; o Coloffeo ; corne fbrfe in i.$% quel luogo dee fcriverfi. Offervai parimen%i- te nell'Epiftole di Caflîodorio, come un ~,J'.n»- Perfonaggio per nome Coloffeo vien detto ■»:- n- prepotente di for^e, cioè robuftiflimo ; onde w". appare, che per l'iftefïb motivo era ftato ''" cosi cognominato. In oltre Vitruvio chiaic f-4- xnape/ipiù coloffei i peu" maggiori; con che *p dimoftra, che fi ufava il nome di coloflb per "'■ cfprimer cofa grande , appunto come in *■-,„ Greco ufanfi talvolta nelle voci comporte •M" i nomi di cavallo, e di bue. Mi acccrtai del f""' tutto fcorrendo poi Mftoria d' Erchemperto Monaco dell'edizione di Camillo Pellegrini, replicata ora nel tomo fecondo délie Cofe Italkbe; perché due volte in efsa chiamafi Coloffo ( fbrfe è da legger Coloffeo ) 1' Anfîteatro di Capua, dove non era certamente il Coloflb di Nerone . Appar perb manifeftamente, come fi dava tal nome a gli Anfiteatri dal popolo, per la lor maravigliofa altezza: di quella del Romano af:i. 7. fermb Calpurnio nell' Egloghe, che fuperava la cima del monte Tarpeo, e parca giungefse al Cielo. Tanto io avea fcritto mefi fbno ; quando mi arriva da Capua , fpeditomi gentilmente dal Magiftrato degniflîmo di quella Città, e dal nobil Capo di efsoGiufeppe di Capua Capece , il libro novamente ufcito delCanonico Alefiio Mazochio fopra quell" Anfîteatro. Quefto libro è cosi dotto, e cosi élégante, che debbon rallegrarlene quegli animi nobili, i quali godono in vedere a quai fegno fian* oggi in Italia le lettere. Ora nel punto del nome di Colofséo dato ail' Anfîteatro Romano, trovo tener quell' Autore tal" opinione aflertivamente, e provaria co' pafli di Vitruvio , e d' Erchemperto, e fingolarmente coll'interpretazione data da Efîchio délia voce xoMo-o-t'ct, per lo che mi fono ampiamente confermato in quefta fentenza.

Poichè perb non farebbe anche del tutto incredibile , che da un Coloflb, come volgarmente ftimafi, avefle per qualche accidente defunta l'Anfîteatro fua denomiftazione, aggiungerb qui, che quando pur cosi fofse, non certamente di Nerone, ma l'avrebbe più toflo prefa da Colofso di Tito . Ne abbiam forfe un indizio dinanzi agli occhi nelle due prime Medaglie dellft . Ver. IUufir. Parte IV.

premefsa tavola, che ci dtmoftrano figura con ramo d'ulivo in mano, fcdente in fediacurulc, e quefta collocata fopra varie armî. E' probabile rapprefentarfi per efsa un Colofso di Tito. Figura fimiliflima , e pur fedente fopra fédia curule fi vede nella Medaglia battuta a onor di Tiberio, con le parole Civitatihis Afioe Refitutis; nella quale il volto di Tiberio ottimamente fi riconofce, folendofi trovar tal Medaglia d* ottimo e valente artefice ; onde credo maniiefto rapprefentarfi in efsa una Statua,erettagli per aver fovvenute le Città d'Afiaruinate dal terremoto- Che taie ftatua fofse colofsefca, fi pub arguire dalla bafe marmorea d" altra fi'mile fcoperta nel 169? in Pozzuolo , con le immagini di quelleCittà fcolpite ail" intorno, e Ifcrizione in fronte I data fuori dal Bulifone , e dal Fabretti, e fopra la quale un libro fcrifse Lorenzo Gronovio. Non crederei perb da porfi in dubio, che Colofso non fofse anche la ftatua fomigliante di Tito. Tornava bene agli arteiîci di fàre i Coloffi fcdenti, potendo. in taî modo dar più facilmente confîflenzâ a quelle machine-, e ficurezza: d' un Colofso di Marte fedente fa menzion Plinto. Potrà /. ^s.r 5. intenderfi con quefto lume il fignificato in Ma-r efl aïcune Medaglie délie figure fedenti. Una ',['£%?'£ fi mile pur con ramo in mano, e con infegne hjftm. di divinità, corona radiata,ed afta, o debba dirfi fcettro, ha intorno Divas Augujlut Vejpaftanus; onde par chiaro , rapprefentt una ftatua di lui, erettagli per decreto d«l Senato, come indica il riverfo, che non altro ha in mezo, fe nonSC. e chefbrse- colo£ fea pub arguirfi da chi l'ordinb, e in grazia di chi flx ordinata. In quella tanto volgare d* Augufto, ove fimil figura fi vede, e pur come quella di Tito fopra fêdia curule, e con ramo d* ulivo in mano, quando fia confervata perfèttamente, la faccia d* Augufto fi ravvifa ; ondv è chiaro ,che una ftatua di lui ci moftra parimente confecratagti dopo morte confenfr Sénat us et Equeflrit Ordinis, Popttlique Romani. Cosi gliehe furono erette lui vivente ycontribuendo ognuno il denaro, come fi ha in E>ione. Colofso d* /. s4. Augufto nomina Marziale, di Domiziano Stazk). Tra di marmo, e di métallo ottantotto Coloffi afièrma foffero in Roma Publio Vittore; e tali furono per lo più le folenni ftatue degl% Imperadori. Cosi avea ordinato Caligola, che Ci ponefîe a lui nel Tempio di Gerufalemme, e cosi in Giam- L«g»t. »é nia alrra Città di Giudea, come riferifce £• Filone. Ad Elio Vero coraandb AdrianOj ji"",'*, fi poneffero fiatue colofffcbe da per tutto . Coller I Che tal fofle la ftatua di Tito figurata dall' j akra parte dçll* Anfiçeatro, e che foffecoB

foffecoB fa


DE GLI ANFITEATRI

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fa molto notabile, c fingolare, ed aveffe particolar relazione con 1* Anfiteatro, par û riconofca dal vederla replicata in due Medaglie différend, 1* una battuta lui viventc, che non fi era veduta ancora, l'altra dopo morte, come nella premeffa tavola fi pub ofTervare, e fempre unitamente coll' Anfiteatro. Per ultima conferraa di quanto ho detto, addurro un paffo ancora molto ftringente. Leggefi in Dione compendiato, che a tempo di Vefpafiano fa collocato nella via Sacra, fu la quale appunto era 1' in v.-fp. Anfiteatro, un ColofTo di cento piedi, quax*/ TS ti. ie ajcun-t diceano aver avttto /' effigie di NeroTÔ-TSW- ney altri ai Tito. Ecco pero che d' un Cof»voî, o,' j0fjQ fc Tito m qudla parte c' era mémoTillvY- ria, e di Tito èpiù verifimil foffe, mcntrc x-" • fu inalsato da Vefpafiano . Non oftante pero tutte quefte confiderazioni ftimo affai più verifimile, e meglio fbndata intorno al nome cft Coliséo la prima fcntenza.

CAPO QUINTO.

Tfyftattraction) dell' Anfiteatro, e Medaglie con ejfo.

GRand* ufo del nuovo Anfiteatro fece Domiziano , e con bizarri fpettacoli, Svrt- come di pugna navale, e di Fierc, e Glacm. c. 4. ^]atorj m temp0 JJ notte co' lumi, e non

d' uomini folamente,ma di donne ancora, il che fu poi rinovato, e proibito fotto SeXiph. in vero. Délie maravigliofe fontuofità di Trai(V- iano, Adriano, Antonin Pio, Marco, Comodo,

Comodo, de* Gordiani, e di Probo, e d* altri parlano gli Autoridell* Iftoria Augufta, ne' pafli perb de' quali non fiamo in conl'h. 41. feienza tenuti fempre a credere efattamenZ7™,K,L te il numéro degli uomini, e délie beftie, IV/W,«Ù per una falutare avvertenza, che ci dàDio^»v"""-ne, ^ella fama amplificatrice, e dell' ufo che correa d* ingrandir si fàtte cofe nel riferirle. Settimio Severo fèce veder per la prima volta la Corocotta animale Indiano, e fece nella piazza dell' Anfiteatro coftruire un ricettacolo in forma di nave,dalla quale disfatta in un fubitofî videro ufeir quattrocento Fiere d* ogni fpezie : credo perb doverfi legger quaranta in Sifilino, perché fegue che fe n' uccifero in tutto cento al giorno, onde non quattrocento in un folo. Si rapprefenta quella nave'in una Medaglia di Severo rifèrita dal Mezabarba.

Ma venendo aile riftaurazioni, prima fur quella d'Antonin Pio rammentata da Capitolino . Troppo libéral con quell' Imperadore fu !• Autor del libretto, premeffo a tal materia nelle Antichità Greche del Gronovio, attribuendo a lui la fabrica del

Colifeo, ma colui ferive ancora, che Terenzio fece recitare una fua Comedia nell* Anfiteatro. Segue la riftaurazion d' Elaga- M ,„ balo notata da Lampridio dopo abbruciamen- il'°"<« to\ cioè a dire, dopo il gran danno patito dal fulmine, che avea defbrmato 1' Anfiteatro fui principio dell' Imperio di Macrino, come fi ha ne' frammenti di Dione. Forfe tai rifarcimento non fu compito da Elagabalo, ma ben dal fucceffore Severo Aleffandro, poichè di effo Medaglia abbiamo con 1' Anfiteatro. Dice in fatti di lui Capitolino, che più fabnche ei riftorb degli anteriori Principi; e dice Lampridio, chi deputb aile riflorazioni de gli edifizj deftinati a fpettacoli la gabella che pagavano le meretrici, fbrfe perché a tai luoghi abitar foleano. Dice quefli altresi, che dopo uccifi i due Gordiani, fu riprefo da chi primo parla va inSenato il proporfi dal Confo- ;» le in tempo dital rivoluzione cofe di m'mor "s"! rilevo; una délie quali fu, non de tedificatio- A^\, ne, come citano quefto paffo Lipfio, e Spa- bPr K. nemio, che farebbe diverfo fénfb, ma de D,/.;.. exoedificatione, cioè del dare I' ultimo ftabilimento ail' Anfiteatro . Credibil cofa è, che quefl' ultima mano alla fua reintegrazione fbffe poi data fotto Gordian Pio per l'infigne Medaglione, che di lui abbiamo con 1' Anfiteatro, c benchè la parola, ch'è in effo , di Munifcen^a, fembri alludere a Giuochi fatti, la corrifpondenza perb dell' altre Medaglie con tal' edifizio fa, chepiii tofto debba intenderfï come ho detto: e tanto più che non fa menzionc Capitolino nella vita di Gordiano di fpettacoli da lui celebrati, ma fblamente di preparati, con mille coppiediGladiatori ,e quantitàdi ftrane beflie, délie quali poi ne* Giuochi fecolari fi fervi Filippo. Nel Cronico Eufebiano oltre ail' incendio fopramentovato nell' Anfiteatro, altro fe ne regiflra avvenuto in tempo di Decio; délia riparazion del quale niente fo veder notato negli Scrittori. Cofa fofïé cib, che in tali incontri s'incendiava, e perché di cosi fpeffi rifarcimenti bifogno aveflè 1' Anfiteatro, moflreremo altrove. Ultima memoria di danno patito è quella, che abbiamo in una legge di Coflantino dell'anno 321 , quando Maflïmo ç^ Prefetto di Roma dinunzib , effere flato ],') tocco dal Cielo 1* Anfiteatro, cioè percoflb tf« j dalla faetta; di che fi dava avvifo perla ^-[c forza di prefagio creduta ne' fulmini, con neceffità d'interpretazione. Di rifarcimento fi avrebbe l'ultima menzione in una Lapida , ch' è flato feritto poffedeffe già in Roma Monfignor Ciampini, ove menzion fi faccia d* aver già rifîaurato il Colofféo Teodorico. Non è inverifimile,che cib avveniffe,

avveniffe,


1

2.1

LIBRO PRIMO

22.

venifîe , mentre quel Re ebbe particolar cura degli edifizj fingolarmente in Roma, corne fi vede nelle Varie di Caffiodorio : ma tal Lapida tra quelle del Ciampini non fu mai, di chem'affleura il noftro Monfignor Bianehini, che fu fuo amiciffimo, e che dopo la fua morte ando con fomma diligenza a raccoglierle, per far le acquiftare ail' incomparabil Mufco del Cardinale Aleffandro Albani. In una lfcrizion di Fabretti fî ha Ville us Amphïtheatrï\ ufizio nonperavanti veduto, e vuoî dir celui, che n'aveacuftodia, ecura. Per difênfore, e confervatore fi trova ufato il nome di Vilico a' tempi di Caffiodorio. Unzio di Subvïlicus Sottoeujîode vedefi in una infïgnc lapida , publicata dal pur' or nominato Bianehini nel fine délie Ifcri^ioni Sepolcrali d' Ufciali délia ctrfa d' Auguflo.

Averà già offervato il Lettore accorto quanto fi ricavi dalle Medaglie in quefta materia , e avvertirallo nel decorfo altre volte ancora . Da quefte pero dovea far principio chi ne ha trattato , benchè il folo Panvinio, il quale avea in animo ditrattarne, di cio fi avifaffe, ponendo infieme nel Trattato de' Giuochi Circenfi non folamente quelle ,ch' hanno il Circo, ma quelle diTito, di Domiziano, e d'Aleffandro con l'Anfiteatro: 1* altra di Gordiano non cra in quel tempo ancor datafuori. Niuna ne rcgiftrb egli di Vefpafiano vivente, ma bciv una di lui già deificato, che non èpunto incredibile, benchè non fi vegga inoggi. Ho dunque creduto a propofito , già che d'Anfitcatri non cireftano più chereliquie, di mettere primad'altro innanzi a gli occhi l'immagine dell'edirizio intero, e di metterla in tutte quelle Medaglie, ove firitrova, perche fi poffa anche per 1' iftoria ritrarne lumi. Sono nell'iftc/fa grandezza de gli originali. La prima, che apparilce nella premeffa tavola, non è più ftata veduta, ne publicata. Qj.iella di Tito Divo confervafi in non pochi Studj , ma quefta fu coniata lui vivente, c nell'ultimo fuo Confolato, che fu 1'ottavo . E' groffa più dell' ordinario, talchè farebbe Medaglione 3 fe corrifpondeflc la larghezza, ma in queftoè ail' incontro minore dell* altre grandi. Per fincerità è indubitata, ed è unica per quanto finor fi fappia, degnamente poflèduta in Venézia dal NobiluomoCriftinMartinelli, alla gentilezza del quale dovranno averne 1* obligo gli eruditi. La féconda di Tito,che trovafi anche mezana, benchè affai rara , è pero la men rara d'ogn'altra: ma rarifîimo diventa l'originale, ch'io confervodélia qui rapprefentata per l'incomparabil confervazione, per cfTere alquanto più grande Ver. Jllufir. Parte IV.

dell' altre, e per efler di piombo. Il piïificuro Pratico, che forfe a noftri giornifi fia veduto, nella ftima, che per femplice inftruzione del pofTeffore, e non già per occafion dicontratfo, fece d'uno Studio, apprezzo quefta aflai più d'altra belliffima di métallo, che pur vi era. Primo e infallibil teftimonio di verità è la leggerezza ia paragone d'altrettanto piombo non antico; fecondo è la patina inimitabilc, che la vefte. A tal patina dee attribuirfi la confervazione contra l'ufo de'piombi veramente antichi ; e altresi il non cfïer pero la Medaglia tanto ieggera , corne altre fono, avend'io. un Mitridate di piombo, la cuileggerezza è incredibile; ma in quel la di cui parllamo fi è dalla patina impeditain parte l'evaporazione.

L* altre tre Medaglie fi euftodifeono nel Mufco del Gran Duca, che fenza dubbio è il più depurato e ficuro, che fi trovi in niflu-na parte,e che ha pero anche la féconda di Tito, ma non quella in Vefpafiano, ne altre che fi vantano. A'difegni ha affiftito il Signor Baftiano Bianchi, degno cuftodediquel teforo, e non men commendabile per l'intelligenza, che per la cortefia. So che molti fi maraviglieranno, perche quefte foie io abbia pofte, mentre più altre fe ne veggon ne'libri: undici ne regiitro il Mezabarba. Ma abbiafi per indubitato, che fuor di quefte cinque dirficilmente fi troverà l'Anliteatro in Medaglia fincera; e che l'altre finora pretefe, o fono impofture, o fono equivoci di chi vede 1* ! Anfiteatro dove non è. In alcuni mi fon' • avvenuto, che dando nell'eftremo oppoi flo, per la quantità di copie che vanno in 1 giro, e che anche in famofë raccoltefi tenj gono, hanno opinione, che non fi trovi 1* Anfiteatro in Medaglia antica. MaRaftael di Volterra, il quai fiori avanti che la feeleraîa generazion de'falfarii a railavoriponeffe mano, aftermb d'avere offervato nel Comm_ riverfb d* antica Medaglia 1' Anfiteatro .Urb.i.6. Le qui efibite fbn paflato per la trafila de* pratici più rinomati. Le quattro di Firenze furono approvate, e regiftrate tutte anco dal Vaillant, e fpezialmente quella di Domiziano rarifïima, che fi rende incontraftabile per una forte patina quafi nera, délia quale non hanno i fàlfarii trovato ancora il fecreto. Il Confolato fettimo, e il non vedervifi iltitol d'Augufto, la moflrano battuta avanti la morte di Tito , comunicato anche a lui l'onor delffatello per tanto edifizio. L'altre due moftrano 1' arIti

arIti decadute. Si fa in eflè veder la piasza, e nell' una uomo che combatte con-belva, nell* altra toro, ed elefante con uomo

B i fopra,


*3

DE GLI ANFITEATRI

24

fbpra. Quel la di Severo Aleflandro ha due figure, che fembrano andar nell' Anfiteatro, e una terza indietro, cheparcuftodifca 1* ingreflb, e fie bene ofcura per corrofione,dàindizio d'eflcr' Ercole. Ercole in fatti con la clava par fi rapprefenti anche dal Coloflb che fî vede nell' ultima . Meda.glione pur di Gordiano, illuftratodal Senator Bonarroti, moftra un Circo in Eraclea di Ponto, e in cflb altresî una ftatua d' Ercole . Ho chiamata la noftra Coloflb , perche taie apparifce, ed è notabile, che appunto nell 1 iftefso fito tefta coloffefca di marmo fi è difotterrata anche ail' ingrefso del noftro Anfiteatro di Verona queft' anni addietro,

L' ultima è di Gordian Pio, Medaglione dato fuori parimente fu l'ifteflb originale di Firenze, e celebrato dallo Spanemio, il quale perb non moftrb in eflb flatue fotto le arcate, ma le fece vacue. D' altro coniô, e con qualche cofii di più, e molto confervato pofliede quefto nobiliflimo Medaglione il Sig. Cardinale Aleflandro Albani. Eflendofi lui degnato di mandarmene un'efatto difegno, e con 1" afliftenza dilui fteflb lavorato, l'hoaggiuntonella Tavola. E' oflervabile quella figura, che fi vederra gli fpettatori, e da cm fembra dinotarfi 1' Imperador fedente. Che un' ombra di efla fi veda anche in quello del Gran Duca, ricavo dallo Spanemio, il quai pero men bene difle , che vi {\ veggano î Senatori, e quefti nell' Qrcheflra, di che fi parlera a fuoluogo. II coloflb, ch' è da una parce, ha raggi intorno al capo, onde moftrerebbe efler d' Apollo; ma non pero è da credere, che fia il coloflb di Nerone mutato in Apollo da Vefpafiano, perche a quello era già ftata levata la tefta da Comodo, che vi ripofe in cambio la fua. Singolarmente oflèrvo, corne flatue non ci fi veggono ail' intorno, ma bensi colonne indietro nel mezo, quafi fi prendefle la veduta da un lato, e fi moflrafferQ anche quelle de' fecondi Archi, il che fi compruova dalle féconde porte nel pian terreno, che fi moftrano in ifeorcio : l'interno perb fi rapprefênta in facciata. Forfe tali féconde colonne furon credute flatue da chi difegnb alcun' altro originale men confervato di quefto bel monumento. Molto oflervabile ancora è lo feudo, che non fi ha in quel di Firenze, Vedefi in eflb l'Imperadore che marchia a cavallo, con la Vittoria innanzi, quale ha corona in mano, e un foldato dietro, che lo feguita. In altro Medaglione da me veduto dell" iftefso Gordiano tali figure fervono di rovefcio , ed appare, che di qua fu prefo 1' efempio per figurarle

figurarle nell-iftefso modo anche nel clipeodi Probo.

Non è da tacere dell* edifizio, che fi ve, de nelle tre prime da una parte ,€ délia Meta dall' altra : per due fontane le prefe il Volterrano. Di quefte cofe non fi pub per verità render ficuro conto. L'una è ftata da gli Antiquarj comunemente riferita alla Metafudante, cui attribuifeono quel torfo di muro per dir cosi, che ancor rimane a Romain poca diflanza dall'Anfiteatro, e credono ne fgorgaffe acqua . La figura certamente che fi vede qui, è molto fimile a quella çhecampeggia nel riverfo d'uua Medaglia di Tito coï Conlolato ottavo: con tutto cib non ardirei d'afserir cofa alcuna, mentrela Meta fudante fi mette da Vittore, e da Rufo in Région diverfà dall' Anfiteatro. Aggiungafi, che nel Cronico di Cafliodorio fi computa la Meta fudante con infignijjimi e principali edifizj, onde maggior cofa par che fofse, e fi annovera tra le fatte, o riftorate nel nono Confolaco di Domiziano: fe fatta allora, non potrebb' efsere in Medaglia di Tito, e fe riftorata,non dovrebbe crederfi erctta si di récente. Bofio, c Arringhi citano Atti a penna di S. Reftituto, in cui fi nomina la Meta fudante; ma fenza dire in quai fito (bise . E'ftata veduta quefta Medaglia con una figura in cima délia Meta in vece del giglio.

Ma délie colonne fovrapofte, quafi Portico a due piani, che fi veggon dall' altra parte, nulla finora è ftato detto. La prevenzion comune, che moftrino edifizio feparato, corne véramente talvolta nelle Medaglie apparifce, tirando me ancora feco, in varj penfieri già mi condufse. Pareami prima gran fimilitudineaver'efsocon leBa- ; filiche, corne dalla Emilia di Paolo, che abbiam nelle Confolari, fi fa chiaro: eran quefte publici, e fontuofi Porticali, dove concorrevano i Cittadini, per confèrire, e î trattar negozj. Sofpetto perb mi nacque, che pafsafsero talvolta in quefto luogo dall' Anfiteatro le perfone di maggior conto, quando il Sole era più ardente facendoquivi combattere qualche coppia di Gladiatori; il che parea favorirfi dall' infegnarDio- m,. .-> ne, corne quando il Sole fi rendea infoflribile, folean valerfi del Diribitorio in vece ; del Teatro . Il Diribitorio , ampio e coperto luogo, ferviva per le raflegne de' foldati : all'ufo fteflb ferviva 1' edifizio detto Villa public a per teftimonianza di Varrone. R «••' Ma la Villa publica fi vede nelle monete '• '■ '' ■ délia Famiglia Didia in afpetto aftatto fimile ail' Edifizio, che veggiam proffimo ail' Anfiteatro. Penfaida poi, fe potefle tal coperto luogo aver fervito di ritiro a chi

voka


LIBRO PRIMO.

volca iollevarh aicun poco dall' incomodo di ftar nell' Anfiteatro si lungo tempo, e tornarvi tofto : fors' anco a chi volea riftorarfi, perché ne'publici fpettacoli indécente cofa era ftimata per fino il bere ; lo ricae(.î. vo da un paffo di Qiuntiliano, ove narra, trattando délie facezie, come a colui che bevea, motto pungente mandb Augufto, dicendo, ch' egli volendo definare, fe n'andava a cafa; e Lampridio a grand' impuçlenza afcrive di Comodo, ch'egli nel Teatro , e nell* Anfiteatro publicamente beveffe, Penfai ancora, fe la noilra fabrica poteffe crederfi alcuna di quelle machine, quah per ufo degli fpettacoli fi tenean fu la j.,7. flrada prefïb il Colifeo, come da Marziale : &•*< e fe poteffç çonfiderarfi per Apoditerio, che vien* a dire Spogliario; non già mortuale, ma in cui fpogliati gli Attori de gli abiti ufuali, veftiffero i gladiatorii, e preparati per la folennita di quel giorno, e dove fi rnettefle ordine alla pompa dell* ingreffo: Lapida trovata l'anno fcorfo preflb 1' Anfiteatro diCapua,e nel prenominato nuovo volumeilluflrata,mi ha mofïbquefto dubbio, fucendo memoria d' Apoditerio inquel fito.

Ma final mente rigcttando tutti i fudetti divifamenti, ho per verifimile, che non edifiziofeparatoci moflrinoquelle colonne, ma una fpezie di veftibolo, detto Propilèo, .■■■:■..■in ^ cioè Antiporta, da' Greci; quale innanzi ''■'■'■ alla più frequentata fofse inalzato, Molto in ufo çra anticamente ne' più infigni edifizj alcuna forte di frontifpizio, quafi difefa, e ornamento al maggiore ingrefso. In alcune Medaglie apparifce in fatti attaccatoj c quel ch' è più, l'ultime due moftrano 1* iftefso fito coperto, ma in molto diverfa faccia : onde fembra, che nel tempo infèriore caduto il primo, fofse rifatto il Propilèo in altra forma. Mi ha con fer m ato in quefl:'opinione lo fcavamento, che ho fatto fare in Verona innanzi quella porta, che corrifponde al fito délia Medaglia; poichè pezzi vi fi fon difotterrati d' alqliante colonne grandi di marmo Africano, quali non altrove, ne altrimentepotrebbero efsere ftate nell' Arena impiegate. Aggiungafi, che a Capua ancora nell' iftefso luogofi fon trovate colonne. Ho veduto una volta la féconda Medaglia con due figure fu la cima dell' Antiporta; ma come era tocca dal bulino, cosinon ne ho fatto conto. Non farà difcaro a gli amatori délie cofe belle, poichè tanto fi è in queflo Capo di Medaglie favellato, il vedernequi una fingolare per ogni conto, anziunica perquantofinor fi fappia, nella quale la fronte d' un edifizio fi rapprefenta con colonne parimente

foprapofte , e ifolate, come innanzi ail' Anfiteatro fi vede.

Al Vaillant parveun portico,avendolaegli rifêrita da quefto ftefso originale tra le fue Greche; ma fu molto mal fervito neldifegno. Meffalina, detta qui nuova Giunoney non fi vedrà altrove tanto vivamente erfigiata, rendendofi la bella maniera tanto più offervabile per efïère in Medaglia Greca. E' battuta in Nicea, e porta il nome del Proconfole Gellio Rufb.Confêrvafinel teforo Pifani, già Corraro, e dal grande e nobil'animo delSignor' Almorb, Senator preflantiffimo,e délie lettere per la fontuofa Libreria, e per altri titoli in più modi benemerito, dovrà il publico, riconofcerla.

CAPO SESTO.

Come pub dirfi^ nonfo(fe in Roma che

un Anfiteatro fo/o j e qiianto ne

durafie /' ufo «

DA quanto finor fi è detto una verità pue» raccoglierfi molto importante, non efïère flato in Roma altro Anfiteatro che queldi Tito, volendo intendered'Anfiteatro perfetto,e ne'folenni Giuochiadoprato Non d*altro pero fu fatta memoria nelle Medaglie, ne d'altro fi vede vcfligio nella pianta di Roma antica, figurata già nel marmoreo pavimento d'un tempio, confervata ora in gran parte nel Pala.zzo Far- f^'yy. nefe, e publicatadal Bellori: bencifiveggono tre Teatri. Troppa abbondanza fuppofe in Roma d* Aniiteatri Filandro fbpra *' nh-.y Vitruvio, tali credendo efsere ftat't fettepù«pro Teatri lapidei, ch' egli annoverbx benchè Ampiiti**- per verità ne pure i Teatri ftabili fofser più '%&*"'*"' di tre. Pofe in quelF ordine quel di Caffio riferito da Patercolo, che troppo, fu anterior di tempo a gli Aniiteatri, e a'Teatri di pietra ancora, ne fi terminb; vi pofe quel di Caligola, che fu Anfiteatro, ma non fi compi, e fu di legno, come altresl quel di Nerone; quel di Cornelio Balbo fu Teatro: di Claudio ne Teatro , ne Anfiteatro mentova Svetonio ; Teatro Efquilino, e Filandro, ed altri dicono ricordato da Marziale, il quale un um'ido Teatro nominb folamçnte nella Suburra, che molto

ragio-


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DE GLI ANFITEATRI

■Rr'K* ragionevolmente dubita il Padre Donati, 1 vf''[(\ '■ 3 • non altro foffe che una fonte in forma di Teatro. Finalmente computb Filandro per Anfiteatro l'edificato da Traiano nel Campo marzo, e ben tofto dal fucceïfore Adriano diftrutto, di che fa memoria Sparziano. AnMontf. che I' ultimo raccoglitore d' Antichità ha ».3.p.iss. computato tra gli Anfiteatri di Roma quel di Traiano : il quai veramente potea con qualcberagione fbfpettarfi, che fofse taie, i;b. 5. perché chiamollo Paufauia Teatro grande , etarfo» circolare dogni parte. Non per tanto di TeaX>.OTEFJ'Ç tro dee pure intenderfi, benchè non delnravra^. ja pju comUne .ftruttura . Non il erano in quel tempo cominoati ancora a confondere quefti nomi, onde perche chiamerebbefi Teatro , non fblamente da Paufania, ma da Sparziano ancora , il quale col fuo nome mentova pur quando occorre 1* Anfiteatro nell'ifteflâ vita? Ma di queilo daremo in altro luogopruova più certa, emoilrcrcmo, quai forte di Teatro quel di Traiano fofle. Non di tutti quefti adunque, che Anfiteatri non furon mai, ma nel prefente propofito è da ragionar folamente di quel di Statilio Tauro , e del Caftrenfe, attcfo che da Vittorc fono annoverati, e da Rufo nclla defuizione, che ci hanno lafeiata délie quattordici Regioni di Roma, onde di tre Anfiteatri fanno menzione.

Ma quel di Tauro abbiam già veduto , corne in poca confiderazionc, e di pochifliîno ufo fu anche nel fuo primo tempo, e corne /btto Nerone fi abbrucib. Gli avanzi di e/îb, e il nome ad efïi rimafo ne avranno fatta far menzione a Vittore, non dovêndofi già credere, che gli edifizj, e le cofe da lui nominate foffero a fuo tempo ancora tutte in eflère, e in ufo. Del Gaitrenfe forza è credere, che affai minor cofa foffe, non trovandofene altrove menzione alcuna. Imperadori furono, che per gratificare i foldati Pretoriani diedero tal volT>;<>. i- 54. tagiuochi Gladiatorii nel loro Alloggiamen«•^aoVoîî to> al che fèce efempio Augufto: vi farà "Zu^*™" Pero ^ata cretta una fpezie d* Anfiteatro; forfe da Tiberio, che a giuochi Cafirenfi SV.T;. I4. intervenne, e vi faettb egli fteffo unCigna"'**"''\ le; ma com'egli per altro fu nimico degli in cUud. fpettacoli, cosi è più facile, che da Clau'nivèrfl-' ^°> il quale pugna gladiatoria negliAllogrium in giamenti Pretoriani fece fare ogn' anno ; tApts use. ma come facenda di poca confiderazionc , nonmerito talfabrica, d' effere mentovata da Storico, ne da Scrittore alcuno . Credefi in oggi effer refiduo di taie Anfiteatro quel recinto non di pietra ma laterizio, che fi vede comprefo nelle mura preffo il Monaftero di S. Croce in Gerufalemme

Gerufalemme Strada a quefta cognizione correggendo 1' errore di molt' altri, fece il Panvinio nella fua Carta di Roma, porta poi col trattato de' Circenfi. Da quanto fbpravanza fî pub arguire, che l'interno foffe di legno, e dall'effere fin da tempi dj Aureliano flato inclufo nelle mura, e fatto fervir come di baftione, fi pub conofeere quanto d'antico ne ceffaffe l'ufo. Non cosj pub additarfi dove foffe quel di Tauro, poichè ficuro vefligio non ne rimane, e poco aiuto in cib ci preftano gli antichi Autori. Il Panvinio attribui ad effo le muraglie , ch'ora foftentano ilgiardinoSpada nel monte Palatino , ma quelle indicano Teatro , non Anfiteatro. Io crederei perb, che quel di Tauro non aveffe molto lunga vita , e non lafeierb di proporre il fofpetto natomi da un' Epiftola di Cafïiodorio , che a tempi di Teodorico fbfse già atterrato, e Var. ;. H il luogo di efso refo privato. Ordinb quel *"- Re di reftituirc a due nobili pupilli Turrem Cira, aï que loeum Ampbiteatri, che il padre loro avea poffeduto , e che altri avea lor toi to. Quefto pafîb intendefi da me d* Anfiteatro diroccato , il luogo del qualc fbiîc perb divenuto privato; c cosi di torre eretta forfe nel fito d'alcun Circo parimente disfatto. L* Autore del Diario Italico intefe quelle parole d'un luogo diftinto per'"'' vedere i Giuochi nell'Anfiteatro, e d' una torre nel Circo, affegnata a quella famiglia Scnatoria per rimirar da eflà gli fpettacoli, il che dicc era onor grande. Ma in tanta quantità d'Autori Latini, e Grcvi, che parlano del Circo, niuno mai ha fatto menzione di torri , che in eflb foflèro , e fe vi foffero ftate, il rimirar da elle farebbe ftato dcll'ultima gente , perché i luoghi Senatorii erano i più bafïi, e più viciai al campo. Le logge , o palchetti (coirror fi direbbe) del Circo furono bensi detti fpecïaatla, e fort, ma non mai tivres: quelli de' Confoli , e de'primi Magi-/,/,, „., ftrati gli chiama Livio foros publïcos . L' m'y.- lmperador Claudio affegnb a' Senatori in comune il luogo di feder nel Circo , non per famiglie, e il fuo ordinamento fu fervato ne' fuffèguenti terripi, come infegna Dione . Cosi nell' Anfiteatro non potea i,b. vgcneralmente parlando aile perfone in particolare efïer ufurpato il fito, perche ail* ordine Senatorio era afsegnato il Podio tuttointorno, e cosi a gli Equiti i lor gradini. I luoghi perb erano di chi gli occupava, pur che fofse di quell' Ordine : quindi è, che il Cavalier Romano fopramentov^ato , cui fèce Auguilo intendere, che quand'ei volea definare fe n'andava aca- £":'\":'. fa , rifpofe ; tu p.uoi farlo , perebè non btu

pattra


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LIBRO PRIMO.

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paura ti fia occupato il luogo : dove appare, che gli altri partendofi potcan perderlo. Poi 1' ufurpazione era fcguita ne' di Pafcali, ne'quaîi non fi faceano certamente allora fpettacoli, proibiti già efj prefsamente ne' di feftivi, e folcnni da ,7.i5- Valcntiniano : il conteflo ancora moftra , y che fi trattava di ut Hit à, e di luoghi poffeduti dal padre fecondo il gius comune , non d* onorificenza . Parmi adunque di poter congetturare con tutta probabilità , che fi parli quivi del fito dell'Anfiteatro di Tauro già ruinato, e di torre che aveffe prefo il nome da un Circo ftato avanti in quel luogo . Cosi Ieggefi in antica '[''l Cronica de' Vefcovi di Perigord citata dal ■<r Cangio, corne un taie nel luogo dell* Arena '"', edifico una Torre. ,;>■»- Il perpetuo modo di parlare degli Scrittori e Criftiani, e Gentili fa conofcere a baftanza , corne in Roma un Anfiteatro folo era d'ufo, cd era in poffeflb di tal nome ; poichè nol diflinguono eiïi con fopranomealcuno; e quando dicono, fu rifiorato l'Anfiteatro, fu condotto nell* Anfiteatro, fi fecero Giuocbi nell' Anfiteatro , intendono fenz'altro di quel di Tito, il che dimoftra corn'era folo; poichè non foleano a cagion d'efempio dire il Teatro perfignificare quel di Pompeo,benchè più fontuofo degli altri. Ammiano narrando l'ingreflb in Romadell' Imperador Coftanzo , recita gli edifizj più infigni , che fuffiftevano, e tra quefti la mole IU'-O. dell* Anfiteatro fenz'altro}e il Teatro diPompeo, per diftinguerlo dagli altri. Ne' frammenti di Dione editi dal gran Fulvio Orfino infieme con le Legazioni, raccolte già in un libro del corpo ïftorico di Coftantino Porfirogenito , leggonfi più prodigj ( tali credeanfi) awenuti nel principio dell'Imperio di Macrino ; e tra quefti d* un fulmine, che colfe nell'alto dell' Anfiteatro, e vi accefe un fuoco si contumace , che ne per l'acqua fatta fcorrere a fiumi dagli uomini, ne per la dirotta pioggia po>\w«*i ammorzarfi , confumandofi l* un' acqua, Zi'Js*'. c l' altra dalla for^a délie faette per modo, *y:>t»n che b Anfiteatro fieffo ne fu in parte guaflo d' lLZ[llSv intorno ; onde per molti anni lo fpettacclo de* \"/f_?*- combattimenti gladiatorii fi fece nel Circo . ™.i!m Quefto fol paflb ftabilifce quant' io preùA-àïn, tendo; perché dimoftra, corne non eflendo in punto 1* Anfiteatro di Tito, non ve n' era un altro , in cui fi potefle fra tanto operare, ma era fbrza paflàr co' Gladiatori nel Circo. Oflérvifi nelle riferite parole ancora, e in tutto quel paflb, corne non fi dice già abbruciato da quel gran fuoco l'Anfiteatro, corne di quel di Tauro l'iftefib Dione diflè, e corne parrebbe

parrebbe verfion Latina , che mal rende deflagravit ; ma che accefofi il fuoco in cima, quella parte interna, e altre cofe attinenti fe ne confumarono , corne oflerveremo altrove, benchè alquanto pur ne patifle anche l'edifizioftefso.

Un avvertimento foggiungerb, per giuftificar quanto ho qui detto, e col fondamento di quefto paflb fon per dire altrove. Dov*io emendando con mutazione di quattro foie lettere ho fcritto 7ripil<p9af>To, Orïîno, e con lui Leunclavio nella fua edizion di Dione fcrivono 7rtpitytviT0, ma fènza fenfo. Quindi è, che la verfion del fe- p^.^. condo ne accorda, ne lega : aliquid tamen ex ea parte manftt integrum, unde fpet~iacula gladiatorum multis in Stadio deinceps anriis édita fuerunt. Non aliquid', ma effo fiejjb, cioè l'Anfiteatro-; non ex ea partey ma in parte, non tamen, che non C è, e confonde, e fopra tutto non manfit integrum, perché non ne farebbe ben dedotto il non efserfi percib potuto farvi più gli fpettacoli ; ma ail* incontro fi guafio alb intorno da che poi ben fegue, che per tal cagionedovefsero per molti anni valerfi del Circo. Il degno Sacerdote Nicolb Falcone, che di récente ha fàtto onore a Roma, cavando fuori> e traducendo, e illuftrando alcuni pezzi non più veduti di Dione, chevuol dir d'unoStorico,ogni periodo del quale per 1* Iftoria Romana è teforo, conofcendo forfeche in quefto luogo 'sfruyîVÎTO, fuperfuit, non pub correre, ha fcritto 7rpoa-iyiviTo, ma cib per verità converrebbe ancor meno, perché viene a âùr fi aggiunfet dove il fentimento richiede qui^ disfcce.

Finoaqual tempo durafse in Roma ilfàr' ufo dell'Anfiteatro,non fipotrebbedileggcri determinare. La prima legge contra gli fpettacoli fanguinofi fudi Coftantino :rimafero perb da lui vietati nel 32.5 i Gladiatori, e non folamente volontarj, e di profeffione, ma i fbrzati ancora ,ordinandodi condannareinvece aile cave de'metalli. Continuarono con tutto cib afsai tempo ancora, non effendoforfe ftata la legge, fe non per le parti d'Orienté;corne anche moftra 1* autoritàdi Sozomeno, che riferiremo or* ora. Nell* ifteffo fecolo altra coftituzione publicb contra di efll Coftanzo, ed altra Onorio, fotto di cui pur profeguivano in Roma ; onde Pru- VruJ. d$ denzio nel principio del quinto caldamente v,r^' l'efortavaadeftirpargli:il che egli fece poi, sbandendogli generalmente per un cafo avvenuto, e narrato nelMftoria Ecclefiaftica da Teodoreto. Un certo Telemaco, di pro- /. s. c. »«. fefllone Afceta venuto d'Orienté, un giorno di fblennità entrbnell* Anfiteatro,e comincib a fare ogni sfbrzo per impedire i combattenti; mofso ilpopoloa fdegno, û

fca-


DE GLI ANFITEATRI

fcaglib fbpra di coftui, e lo fece in pezzi; s»x i- s- per loche dice l'Autore, e con lui Sozo'«*'£'t\ meno, allora per la prima volt a rejio preffo Pufi&ioiç Romani sbandito tal génère di fpettacolo.

ï^ri?" ^era cofa è> cne non mancaron per fxcv (*«- quefto fpettacoli Anfiteatrali, e feroci, Xuv,y mz jjj beftie.

Je Ven. Gladiatort, e Bejiiarii diftinfe già fin Cicecht. i. j. rone in più luoghi : quefti furon detti anche ^•59* Cacciatori, e cacciatori Arenarii, de'quali veggafi il Bulengero, che ne trattb ampiaïnente. Dice Simmaco, che per fontuofa che fofse la fefta, non era niente, fe non vi pugnavano i Cacciatori più bravi. I modi varj, e mirabili, con cui fcherzavano, intorno aile bel vecoftoro, eladeftrezza, e iritrovati,e gli ftrumenti de'quali fi fervivano, fi pofson raccogliere fingolarmente da alcuni paffi di Tertulliano, e di Vofpifco, edi Prudenzio, e Copra tutto da quella Epip>. m. ftola di Caffiodorio, che gli defcrive , rif5'4î" contrata con le figure rapprefentate ne'duç Dittici publicati dal P. Viltemio, dove alcuni di que' modi fi veggono efpreffi . A tempo di Simmaco degli animali deftinati a fpettacolo fi paeava çabella, ed era una quadragelima ; il che appanfce, dov' ei fi duole, che fi voîefse farla pagare a chiera in dignità, dovendo cader folamente fu i ncgozianti. Sul fine del quinto fecolo vietb anche il combatter con Fiere 1* Imperadore Anaftagio, fe crediamo a Tcofane ; ma i due Dittici fopramentovati ci fanno vedere fanguinofi giuochi di Fiere in Coftantinopoli nel Con/blato di quell' Anaftagio , che fuCon/ble Orientale, I' anno 517 infieme con Agapito . In Roma vediamo ancora tal forte di fpettacoli nell'anno 519, avendogli fblennemente dati nell* Anfiteatro Eutarico Cillica per occafione del fuo Confolato, e fatte venir d* Af'rica beftie di rario génère, di che fà memoria Senatore nel Cronico, accennando nell* iftefso tempo, che a giorni fuoi cib andb in difufo. Continuava ancora nel 523, avendogli dati AnicioMaftimoparimente nel fuo Confort. /»'*. lato, e defcrivendogli Caftiodorio ftefso, e 5« 4*« dicendo, che fi andava con piaccre, dove 1* umanitàavrebbedovuto inorridire.

Non è datacere, corne altr' ufodell'Anfiteatro fu per fupplizii, di che abbiam moite teftimonianze ne gli Scrittori; cosi talvolta anche de'Tcatri, e del Circo. D* Aog. e.4,. un reo flagellato per tutti tre i Teatri parla Svetonio ; d' uno abbrugiato nell' Ippodromo fa memoria Filone, d'altro Suida. Riprcfe perb acremente Lattanzio il prenderfi de i fupplizj piacer dal popolo. Quefto coftume fece confacrar moite vol te gli Anfiteatri dal langue de* Martiri, che preffo

preffo fi computavano tra' malfattori. Nelle publiçhe difgrazie fi gridava fubito,* Crifliam a%Leoni, quafi perefli veniftè Ter. A, ogni maie. Gli efpofti ora fi legavano, per- '"?• 40.' chè foflero fenz' altro sbranati ; or fi facean contraftare, e combattere, per prolungare il fierodiletto. Anche 1' ufanza di far combatter quai Gladiatori tra fe i prefi in guerra, délia quale diedc efempio Annibale, quando cosi coftrinfè i prigionieri Ro-?/,-„./., mani, continua per lo meno tutto ilquar-O"1- 7 to fecolo; parlando Simmaco de' Saflbni ,e i^/'"' de' Sarmati, che fecero in quefto modo di '• >c. « fe moftra. Ma dentro il fefto fecolo fvaiù ogn' ufo de* giuochi Anfiteatrali. A Coftantinopoli, e nelle Città d' Oriente gli sbandi del tutto Giuftiniano, corne abbiam da Procopio; e ne pure in Italia fe ne tro- JIIJI. A>< va dopo quel fecolo menzione alcnna .«?• «■ Allora fu, che il grand* Anfiteatro di Tito refo inutile , e abbandonato , comincib a (offrir gl' infulti e del tempo, e de gli uomini. Si accrebbe la fua difgrazia dall' effere nello feemar délia pOpolazione rimafa vacua d'abitatori quella parte délia Città, e per più fecoli tenutacorne campagna.Ma tantooramaibaftiper Hftoria del Romano, e paffiam finalmente a gli Anfiteatri, che furono fuor di Roma.

CAPO SETTIMO.

Malamente crederfi^ che fojfe An fiteatro

fiteatro ogni Città delï" Imperio.

Si fa prima ojjerva^ion nella

Grecia *

IL fiftema Romano, che di RomaniCittadini popolava il Mondo con le Colonie , c che per 1* affètto prodotto dalla participazione délia Cittadinanza trasfbrmava j in Romani anche gli altri popoli, diffufe in ogni parte Hftefle dilettazioni. Gladiatori , e Fiere veggonfi nelle Spagne fino a tempi di Tullio in un'Epiftola d' Afinio ?m.i\ Pollione. A* tempi di Nerone era già in ufo il darfi tali fpettacoli da' Prefidi nelle Provincie, mentre abbiamo in Tacito, ch'egli Ann,i. \ loro il vietb. S'invaghirono parimentel'altreCittà, e 1* altre genti d'aver gliedifizj, ne'quali meglio campeggiavano si fatte moftre; perb l'Anfiteatro ancora fi emulb in più luoghi. Anzi fe noi ce ne riportiamo ail'opinion comune, e a quanto fi legge in mille libri, quefta fu la fabnea in tutte le parti dell' Imperio più d'ogn'altra fréquente, talchè ogni Città ne fu adorna. Qitafi tutti gli Autori di ftorie particolari feortefia grande creduto avrebbero il non far regalo

regalo


3*

LIBR.O PRIMO.

galo aile lor patrie d' un Anfiteatro, potendo ufcirne con si poca fpefa : e tanto più avendo dalla fua gli eruditi tutti con Lipfio alla tefta, che aftèrmb corn' erano fpçfl ,,, grandemente nelle Provincie tutte, e più. de' <■■■> Teatri, Stadii, o Circhi, e rara efsere ftal'j„ ta quella Colonia, oMunicipio, che non 1* ,n"i*i'f avefse . Quefta immaginazione a tempi noftri fi va ampliando di giorno in giorno, talchè fi legge nella récente grandiffima raccolta d'Antichità figurate, non fo;'f'' lamente che ogni Città azea il fuo Anfiteatro , ma che dove Roma Metropoli del f/„"- Mondo, e patria di tai mçraviglie, proyi«- priamente parlando n' ebbe uno, ne* con*J£n. torni délia Città d' Autun in Borgogna à"- quafi piante che germogliaffero, ne fofser

'/' moIti[s.*

moIti[s.* io tutto ail* oppofto diro con afsc\r.:ur.

afsc\r.:ur. che niun edifizio fu più raro, e

che Anfiteatro ftahile poche fur le Città

che aveflero : affai mi diffbnderb in dimoflrarlo,

dimoflrarlo, per eiïere nella ftoria de gli Anfiteatri

Anfiteatri eflenziale,e si per ifgombrar

con quefto molti equivoci, che per tal falfa

falfa comunc anche trattando d*

altro fi foglion prendere. Il primo argomento

di tal verità è patente agli occhi di chiunqueavrà

chiunqueavrà avanzi che rimangono

rimangono Romano Anficeatro, e del Veroncfe

Veroncfe poich' egli è agevole il riconofcerne,

corne quefto fu il più fuperboedifizio, che

i Romani ideafTero,e dital coftruzionefu,

e di tal mole, che nonpoteano efler moite

le Città fornitc di tutto quel che fi richiedeva

richiedeva inalzarlo. La potenza Romana

nol ridufle a tal fegno per fino ail" età di

Vefpafiano ; e Roma compendio del mondo

fctte Circhi bensl ebbe oltre al Maffimoper

teftimonio di Vittore,macom* abbiamfatto

abbiamfatto atto ad efïcr adoprato ne'publici

ne'publici un Anfiteatro folo, Altradimoflrazionci

Altradimoflrazionci l'avvertire, inquantopochi

inquantopochi reliquie d' Anfiteatro oggi fi ritrovino

ritrovino poich' egli è certo, che dove fbffc

fbffc una fabrica dell'eftenfione, e délia

flruttura di quella di Verona, molto difficil

difficil che fi foflè diftrutta in modo

di non rimanerne pur 1* orma; mentre le

parti interne, e balle malagevolmente poteano

poteano périr da fe, ne fenza grandiffima

grandiffima del tutto disfarfi da gliuomini

gliuomini e poichè taie annichilamento non è fêguito

fêguito Verona, che per la fua fituazione

fu fopra ogn'altra Città di continuo efpofta

aile irruzioni, aile guerre, aile vicende,

agli eccidii; molto meno dovrebbe efferfeguito

efferfeguito Aggiungafi , clv una immenfa

immenfa di cosl grandi, e folide, e

riquadrate piètre, non faprei corne potefVcr.

potefVcr. Parte IV.

fero eflèr si fattamente fvanite, che nelle vecchie fabriche di quelle Città non fe ne vcdcCie in copia ; poichè niuno fi prendea cura di fàrle in polvere, ma fitogîiçano da gli edifizj vecçhi per ufarle ne i nuovi. In Verona perb délia parte ruinata dell' Anfiteatro. con fleuri contrafegm moltiffime piètre fi riconofeono nelle mura antiche, ne' ponti, nella muraglia del Cartel vecchio, nel bafamento di quella che circonda l'orto del Palazzo già Scaligero, or del Capitan grande, e fparfamentç in più altri luoMaggior

luoMaggior di quefto fatto potrà darci una fommaria feorfa per le provincie Romane. Quai parte in primo luogo avrebbe dovuto abbondarne più délia Grecia , ove tanto bolli l'amore degli f pettacoli, ç tanto fiori 1' arte edificatoria, e fu si gran devizia di marmi? e pure non furono in Grecia Anfiteatri, corne fi rende manifèfto dal confenfo in tacerne di tutti gli Autori, e de' monumenti Greci tutti; potendofi ben credere, che nel paefe, ove non fu fafïb, che rinomato non fbfle, non farebbe rimafa occulta, e immemorata unatanta mole. Paufania, che si accuratamente la Grecia deferifle, non nominb Anfiteatro mai.Cosl non ne parlô Polluce, che del Teatro ragio- /, 3. ,, 30. nb tanto; anzi pofitivamente l'efelufe, dove affêrmb due manière di fpettacoli aver la Grecia, altri Gimnici, cd altri Scenici, ç che il luogo di quelli era lo Stadio, di quefti il Tçatro. Ne* cinque generi di certami s}, fàmofi in Grecia, niuna parte ebbçro mai Gladiatori, o Fiere : il che corne in molti libri, cosl pub riçonofcerfi nell* Antologia, ove di Giuochi fi favella. Ho perb voluto feorrerne un Manufcritto, ch* io fperai poteflTe avère aflài di più che le ftampe, per çftèr di mano di Maifimo Planude , che fu 1' ultimo raccoglitore d' epigrammi Greci. Confervafi tal codice nella publica Libreria di S.Marco, e contien nelfinequel m. 5. t. trafportamcnto dell* Evangçlip di S. Giovanni in verfi eroici, che comincia A'^po» voçnv &c. dato fuori per Aldo la prima volta, e tenuto comunemente pçr di Nonno autor délie Dionifiache, ma. fi afiçrifcequi efler d'Ammonio Filofofb , ç Retore :

A'pfMwiov quXoa-étpx KCLI p vtropoç fliTUfioX» &C.

Ora a piè di quefb opéra notafi, come fu feritta 4a Maffimo Planude in Coftantinopoli nelMonaftero del Salvatore cognominato Jncomprenfihik : ;t«p/ Ma^/fia i&ovaixxUXayaSv tvroç Kav^xvriva7roXio^ xctra rlw [IOVIUJ TU traiTvpaç Xp/ç"« rlw xa A KctrctXïi7rTis i7rovo(A,a.£,ofji.ii/luj. : ed avanti efla è l'Antologia feritta dall'ifteffa mano; ma con tutto cib non ci ho oflervato epigrammi oly;a


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DE GLI ANFITEATRI

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gli ftampati ; ne fe gli ave/Te, menzion ci I I fi vedrebbe d'Anfiteatrali çertami, piii che nelli già noti fi vegga.

Non vera dunque motivo di coftruire in Grecia Anfiteatri, mentre ftranieri vi furo»o,e poco graditi uni verfalmente si fàtti fpettacoli. In due Città folamente turono in alcun tempo ammeffi, corne toccammo, AteThu. ad ne,eGorinto. Perb forfê fu fcritco,e da Filan'• 5-1. y faQancora fopra Vitruvio,e da Lipfio , ma fenza autorità veruna,che Anfiteatro di marmo fofle in Atene. Ma Erode Attico,il quale ne'fuoi sfbrzi di magnificenza due fuperbi edifizj a gli Ateniefi diede, che in tutto l'Imperio Romano non avean gli uguali, corne invît.Htr. afferma Filoftrato, altro non fece che Stadio di marmo per li certami degli Atteti, cTeatro. Niun veftigio d'Anfiteatro ha perô fcoperto çhi ha fàtto attenta ricerca délie ruine di quella Città. ; e quanto fia lontano dal vero che Anfiteatro vi fbfle , A'h,tn'/ Puo raccog^crû da Sparziano, che narra co7arum metrovandofi Adriano in Atene, e volendo venationem çelçbrurvï uno ipettacolo di Fiere , lodie%*»£'. dc nelI° Stadio : e da Filoftrato, che racinvit. conta corne Apollonio per diftorgli Atenie. Apoii. 14. £ ^aj £ar COmbatter per piacere uomini fce. lerati comperati a prezzo, eflendo chiamato in Configlio , che fi ragimava in Teatro, difle, non voler' andarc in luogo lordo di fangue, e ftupirfi corne Pallade non abbandonafle la Città alta, dove il Teatro era , e non dover Bacco venir piii in Teatro a ricever le libazioni, mentr' era da omicidii contaminato. Bel pafib è altresi in Dion *'*'v' Crifoftomo, che décide anche per Corinto, Vituperando egli gli Ateniefi del compiacerfide'Gladiatori, dice, ch'erano incib peggiori de' Corintii, poiçh' efli almeno gli facean combattere in una brutta , efordida vaile, dove gli Ateniefi in cosi nobil luogo quai era il Teatro : conchè fi rende çhiaro, che ne in Corinto, ne in Atene fu Anfiteatro ,e che non bUbgna, corne Lipfio, c gli altri hannofatto, dedurlodaqualche menzione , che fi trovi a forte di tai fpettacoli in Grçcia,

Che fe non ebbe Anfiteatro Atene , ne Corinto -, ben fi pub penfare , che moka men l'aveiTero le Citta minori, e men dédite agli fpettacoli. Potrebbero oppormifi i due Anfiteatri, de'quali correvoce vederfi reliquie in Sicilia, cioè a Catania, eda Siracufa : ma la Sicilia paiTati i tempi délia Republica Romana, fotto gl* Imperadori <ii Grecia fi fêceltalia, eper lingua, eper coftumi. Non difîimulerb un motivo di credere Anfiteatri nell'IfoladiCandia, che ho trovato in preziofo Manufcritto fattoini vederc dal P, Carlo Lodoli Minore Offervante,

Offervante, quale per ben corrifpondere al fuo importante impiego, non men di talento, che di rare ftudiofe fupelletili èproveduto, Contienfi in talMsun ampioTrattato delMfoladiÇandia çompofto daOnorioBelliVicentino, che vi andb nel 1585. MediçQ del Proveditor Générale , e vi rimafe orrevolmente condotto, Fadi queflo valentuomo fpeflo menzione Giovanni Pona nel Montebaldo, , per ra.riffime piante ch'eiglimandb di ÇandUu

L'Opéra è fcritta con erudizione, e con fenno, e non fi ha fopra quel paefe aile ftampe cofa di gran lunga paragonabile. Nel primo libro, in cui fi tratta délie antichità, riferifce le Ifcrizioni , e con ottima cognizion d'architettura dà le piantedi tutti gli antichi edifizj, dç' quali publica. notizia non fi ha, ed alcunide'qualiinqueglï anni fteffi per oçcafioninate furon diftrutti. Sono fra quefti fette Teatri, di cui egli trovb traie ruine di varie Città gran reliquie: ma cinque Anfiteatri nomina altresi, de' quali parvegli di veder veftigio ; anzi di duc, 1* uno a Gortina , 1' altro a Gerapitna, ne forma, ene rapprefenta idifegni, fecondo l'uubçomune corne fegliavefle trovati intcri, eperfètti. Qui altro non iaprei dire,fe non cne moftrerem fra poco, quanto fia facile ne 1 frammenti, e veftigj d'antichi edifizj l'equivocare; e tanto più che Teatri, Anfiteatri, Circhi, ed altri publici recinti erano in gran parte fimili ed uniformi, e che Teatri V erano ancora concirçonferenza intera , di che parleremo ovç di Pola. Di quella di Gortina (ch'ei rapprefenta fecondo il coftume con piarita affàtto fimilc a quella del Colifeo Romano nel portico raddoppiato, e nelle quattro vie diametrali, benchèpoi di foli archi $6.) dice, ch'era tutto di mattoni, e fenza niflun ornamcnto d'architettura ; il che mal potrebbe crederfi d*Anfiteatro in un paefê, dove gli edifizj publici eran di pietra , ed ornati : aggiungefi, che tal fabrica fi moftra attaçcata al Foro délia Città , dove gli Anfiteatri fblean'eflere fuor délie mura, L'altro Anfiteatro dice ch'era a Gerapetra, detta prima corne imparb dalle Lapide trovatevi, Gerapitna, ondeconfèrmafil'opinione di chi ha creduto la Gerapetra di Tolomeo effere appunto la Gerapitna di Strabone, ediPlinio. Afferma queft' Autore, ch' era incavato tra due collinette,e che per finir l'ovato avean fatto fu lepunte feiContrafortidi muraglia foda fenza ornamento, e che tra quefti erano le fcale. Che debba di cibcrederfi non faprei, ne quai' ufo veramente tal luogo avefle ; e voglio ancora aver tanto rifpetto al giudizio d'uom SJ

inten-


"^

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LIBRO PRIMO.

38

intendente, efenfato, di concedere non effer'impoifibile, che qualche fpezie d'Anfiteatro fbrfe per compiacimento d' alcun Prefide Romano, anche in Città Greca, benchè contra l'ufo Greco, fi ergeffe ; cio non pregiudicando alla verità délia mia «fferzione in générale , ed al coftume proprio e comune de Greci. Vero è per alrro, che connettendo tutto ben fi conofce, corne anche quefto valentuomo (x lafcib condurre dalla prevenzion comune in creder veftigi d'Anfiteatro quei che non erano. Nelle ruine délia detta Città di Gerapitna maggiori reliquie di fuperbe fabriche ei ritrovb, che altrove > ed un contratto diSocietà riferifce, fatto da et fa con altra ignota , e trovato in Lapida, di cui non è quefto il luogo. Sovvienmi ora d'altra Ifcrizione di tal Città riferita dal célèbre Padre Montfaucon nel Diario îralico, e da lui veduta in Venezia, dove legge ENIEPAnYTNH e traduce ta facra ptigna; con che ftima quel monumento di rariffima contenenza , e dipendentemente da qucfte parole per verità tutto in falfo lo fpiega , non avendofi quivi menzion di pugna ne facra , ne profana , e dovendofi leggere ENIEPAnTTNH,e intendere,che nella Città di Gerapitna, e dal fuo Senato fu fatto quel decreto. Di fimili oflcrvazioni afiài maggior numéro che per certo non ii crederebbe fta regiftrato nella mia Arte Critica Lapidaria, pofta or da me quafiin di menticanza , e di cui non fo quai farà il dcftino,

G A PO OTTAVO.

Si fa ricerca nelP aître parti Orientait.

SIccome gênera Imente parlando non ebbe Anfiteatri laGrecia, cosi non gli cbbe 1' A fia. D'acquedotti, di Tempj , di Teatri, e d'altre antiche fabriche veftigj e ruine offcrvanfi in que'paefi ancora, non d'Anfiteatri. Il Tempio d* Efefo, e più altri edifizj fon ricordati più volte da gliScrittori: le mura , i Teatri, i Portici di quelle Città, corne cofe di cui moltofi pregiavano, nell'Orazione alor direttarammenta Ariftide: di Stadii, o Circhi in quelle parti fi ha in più luoghi menzione ; d'Anfiteatro non mai. Quella Città Afïatica che l'aveflc avuto, non avrebbe per certo ommeffodimetterfuori tal ragion di primato, quando ri■;. cordo ciafcheduna le fue prérogative nella gara per ergere ilTempio aTiberio; e tanto più, che un Anflteatroavrebbe tirato afeil Ve*. JUufir. Parte IF.

concorfo dell'altre Città, e farebbe flatala fede de'più fontuofi fpettacoli, qualifpefle volte fàceano in comune, e per la qualcofa aveano fpeflb contefa, di che nella ftefla orazione fa cenno Ariftide. Non ha perb fàtta fu quefto particolar confiderazione, chi poco fa ha feritto, corne il titolo di Neocore Stien. des indicava d'aver quelle Città Anfiteatri, in M,d-C-^ cui fi foflero fatti Giuochi per nome di tutta la Provincia. Cosi pub farfi ragione délie Città, che fbpra l'altre torreggiavano nd ITmperio. Tra gli edifizj abbattuti in Nicomedia dal terremoto ricorda Liba- O/w.s. nio il fuperbo Teatro , e '1 Circo , che dice era più folido délie mura di Babilonia ; del fuo Acquedotto parla Plinio il '»'*. 10. giovane , e del Teatro di Nicea altresî e d1 altri edifizj in quella Provincia ; d'Anfiteatro non fa motto . Ma quai Autor parla d'Anfiteatro in Ctrtagine, in Aleflandria, in Antiochia, in Coftantînopoli? Io inclino a credere, che vero, e ftabile Anfiteatro ne purquefte aveflero.L* amico di S. Agoftino Alipio, finchè ftette fff""fin Cartagine, dove ferveano non i crudeli, cartlJg}. ma i vani e piacevoli fpettacoli , fu per- »«»/?«"«> duto nel piacer de i Circenfij e folamcnte l"'t0"iaf"r'. in Roma furapitoda i gladiatorii certami. vemfbtiia. Non d'altro in fatto di fpettacoli riprendeluU' t,h' 6, i Criftiani Cartaginefi Salviano, fe non del fvllcggiar ne' Circbiy e del lufj'uriar nexTeatri. Non perb che mancafiero del tutto giuochi di gladiatori, e di fiere nell' Africa: ne parla S. Cipriano, benchè non nomini Anfiteatro, e ne parla Sant* Agoftino, il quale anche nomina Anfiteatro più d'una volta, ficcome quello, che avea prefb in Italia tal' ufo ; ma forfe tal nome diede per fimilitudine allô Stadio, o ad altro fimil recinto: e fbrfe negli Atti di Santa Perpétua, e compagni, che furonoefpofti, altri ha creduto in Tuburbio, ed altri in Cartagine, aile Fiere, nome d'Anfiteatro fudatoal Circo: vedefi nel fin di efli corne i Martiri furono efpofti aile beftie fbpra d'un palco, il che negli Anfiteatri non coftumavafi i ma ben' in altri recinti, dove non fi. potea dagli fpettatori tutti dominar si ben la piazza.

In Antiochia fu da Traiano fèntenziato aile Fiere S. Ignazio; ma nell' ifteflb tempo fu ordinato di condurlo perb. a Roma, corne ne gli Atti. Di Gladiatori ben fi compiacquero quelle parti talvolta, onde Çoftantino promulgb in Berito la legge per abolirgli, e di tai Giuochi in Antiochia parla Libanio; ma non per quefto bifogna infêrirne Anfiteatro., perché fi célébravano anche negli Stadii, e dentro fteccati. E* notoquantogran Città fofle Teflalonica. In

C % effa.


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DE GLI ANFITEATRI

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cfTa abbiam negli Atti diS. Demetrio fcrit-!

ti per Anaftagio Bibliotecario, e regiftrati

tra fuoi Analetti dal Mabillone, corne 1'

ïmperador Maffimiano fi compiaceva del

veder pugne ai Gladiatori, ma cio nelloStadio

nelloStadio Città; anzi impariam dagli fteffi

iiiUetenim Atti, come tai certami fi faceano ancora

pTrtuef" dentro un Cercbhy o fia recinto di tavole:

damtaht- quefto bafta pcr fàrintendere come fi fupi«t

fupi«t pjj^ç aj mancar de gli Anfiteatri in OrienIUS.

OrienIUS. Che in Antiochia non roue Anfiteatro, riluce da Libanio fteffo, il quale nel rammentare lecofê cofpicue délia fua patria, nomina in più orazioni Teatro, e Circo, non mai Anfiteatro; e dice nel Panegirico,che oltre al gran Teatro erano nel mezo délia Città Teatri d'altra forma , alcuni per Atleti, alcuni per Fiere : dove fi conferma, come faceanfi Giuochi di Fiere anche fuor d'Anfiteatro, e in edifizj diverfi, e minori. Riluce anche piii tal verità, dove S. Mm. 15-, Gioan Grifoftomo per dire, che gli Antiol*iZ ilt*~ cheni aveano intralafciati tutti gli fpettacol*y, *} f li, dietro a quali erano per altro perduti, l'ri^awçcos* s'efprime : // Circo rè abbandonato, ed ît'î-^e. hanno cbittfa l'Orchefira: e cosi dove narra / y. e. 7. Ammian Marcellino, che Coflanzo Gallo "lùeuis in quella Città dimorando, e dilettandofi ht c^co de' Giuochi fanguinofi, benchè già più volte ^'ptem rJi" vietati, fei, o fette fpettacoli fece, che o quotiet w-furondi Gladiatori, o di Pugili armatidi £ï/»r*"Ceft°J ma queftilempre nel Circo: non ttc. àvrebbe certamente lafciatodi far'ufo dell'

Anfiteatro, fe ftato vi fbffe. In Coftantinopoli, che divento una féconda Roma, famofo Ippodromo o Circo edificb il fuo fbndatore; di cui parlano Eufebio, Sozomeno, Zonara, ed altri molti, i quali non avrebbero certamente taciuto dell' Anfiteatro fe l'avefle parimente eretto. Vera cofa è, che Anfiteatro fituatopocolungi dalporc Tb. 1. to di Giuliano, fi mentova in una legge del *eh. *C"c' codice di Teodofio, e parimente in quel libretto del le Regioni di Coftantinopoli puplicato dal Pancirolo. Ma è certo, doverû quiviintendere d'alcun recinto, cosichiamato da' Latini per fimilitudine, e per farvifi mofira di beftie; mentre del Circo, fi confervb fino a gli ultimitempi dellTmperio Greco gran parte, d' Anfiteatri non fi èmai veduta reliquiaalcuna;nè Greco monumentofiha. che ne faccia menzione, e niuno de 1 tanti Bizantini Scrittori ne fa mai parola, e ne pur quell'Anonimo fiorito in tempo di Coflantino Duca , che puo vederfi neWlmperio Orientale del P. Banduri, e il quale fopra le Antichità Coitantinopolitane più libri fece, e ricercb gli edifizj minuta mente. Non è da tralafcîare, che Marcellino nel Cronico fatto iniigne fpettacolo |

di moite Fiere da Giufliniano nell* Anfiteatro rammenta al fuo primo Coniolato . Ma tal voce adopro egli pure nell* ifteffo modo ; e non fo ancora quai fede meriti nel fatto ; perché parla Procopio nellJJioria Occulta del bando dato a gli antichi fpettacoli da Giufliniano, e fi lamenta, che oziavano da lungo tempo i Teatri yi Circhi} c. î6. ed i Gacciatorii, cioè luoghi aile Cacce de- *">*K>I flinati, e attribuifce il divieto fattone da quell' Imperadore alla fua avarizia.

Particolar' efame vuol farfi per AlefTan- ; dria, si per effere ftata fopra tutte 1' altre Città dedita a gli fpettacoli; e si per quelle che di efla in tal propofito da famofi Scrittori è ftato detto. Leggefi nelle ftampe di Plinio, ove délia carta di Papiro Egiziaco tratta, che una fpezie di efla chiamavafi Anfiîeatrica dal luogo ove fi lavorava. '„ l^ft Guilandino, che del Papiro fcrifïè, veden- "•»■■< 1 do nel contefto di quel luogo non ben* entrare 1* Anfiteatro, fud'opinionefi dovefTe leggere Atribitica, dalla Città principale d* una provincia d'Egitto, ficcome due altre fpezie di tal carta per l'ifteffa ragione infegna quivi Plinio, che fi chiamavano Saîticay e fecondo altra correzione dell' iftefîb Guilandino Tanitica, non Toeniotica, com' hanno le ftampe.Si rife di cosibella emen- <«o;< dazione Giofeftb Scaligero, deridendo Gui- ™!.[* landino, perché voleflè, che non foffe Anfi-\,'m teatro in Alejfandria Città si piena di délire. '"';'. Dietro Scaligero fe n'andô Voffio,e dietro e'" ambedue 1' Harduino, come nel fecondo librodell'ijforÀ* Diplomatica ho già avvertito. Ma in primo luogo è da oflèrvare,che niuna menzione fa Plinio in quel luogo d* AlefTandria, e niun cenno ne dà,onde fenza immaginabil ragione venne in mente a que 1 valentuomini, che la Città, ove fi facea la Carta, che voglion detta Anfiteatrica, foffe AlefTandria,e che Guilandinocon la fua emendazione veniffe a negare Anfiteatro in AlefTandria, al che egli non pensb mai. Dopo quefto abbiafi per certo, che quefta opinionenon farebbe ftata ridicola e ftravagante, com'effi per la prevenzion comune desli Anfiteatri in osni Città han&

han& .

no creduto, ma veriffima. Lafciamo,che quando ferivea Plinio non fi era veduto ancora 1* efemplare di cosi fatte moli, cioe quella di Tito, e non è perb credibile, che Anfiteatro permanente potefTe efTer già in altra parte: ma che non vi fbfTe anteriormente, 1' indica Filone, ove narra, che il ^ Prefide Flacco facea in AlefTandria tormentare i Giudei nel Teatro avanti di cominciar la mufica, e i giuochi Scenici, il che fi farebbe più tofto fatto nell' Anfiteatro, e tra i fieri fpettacoli ; e che non vi foffe ne ;

pur f


***-

4i

LIBRO PRIMO.

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57«- ïpur

ïpur tempi, fi ricava con ficurezza da AmmianMarcellino, ilquale nello ftudiato encomio di quella Città ricorda la fua Torre, il fuo terrapieno in mare, i fuoi Tempj, tra quali quel di Serapide, c non Anfiteatro. Anzi in AlefTandria ne fu taie edifizio, ne ufo di quei fpettacoli acui ferviva ; il che indubitatamente fi dimo0„„. 3z. ftra da quella Orazione di Dion Crifoftomo, con cui cerco divertire gli Aleffandrini dall' ecceffivo amore de gli fpettacoli. Gliaccufa méfia continuamente delvaneggiare in Teatro, e nelloStadio; del delirar per cavalli, per cocchieri, per cantori, per citaredi, per ballerini, per lottatori; ma d* Anfiteatro, diFiere, di Gladiatori non c* è menzione alcuna. Sovvienmi d* una Lapida rifèrita da Appiano nella fua rac„6 t colta, e quinci dal Grutero, che potrebbe far credere fcuola in AlefTandria di Gladiatori , leggendovift Procurator Ludi familia Gladiatorum Coefaris Alexandre^ ad &gyptum: ma délie Ifcrizioni, fonte, che fanamente ufato è il più preziofo, e più puro, molto cautamentefi vuol far'ufb, finchè un générale efame non ne fia inftituito per feparar le falfe dalle légitime.- vedremo un giorno a Dio piacendo chiaramente corne la fudetta Lapida o adulterina è, o in tal parte adulterata . Gladiatori condufTe bensi in quelle parti Marc' Antonio, ma per foldati, corne due mila ne armo poi Ottone contra Vitellio,

Conformera tutto quefto con aggiunger qui, come il fudetto Oratore per far conofcere a gli Ale/Tandrini, quanto fi facean ridicoli con eflTer dietro agli fpettacoli cosï ! perduti, recita 3 6 verfi , fatti da non fo quai Poeta in lor derifione . Notabili fon quefti molto, per eflere un pezzo di Satira Greca, unico di tal génère tra* Greci monumenti, e non ancora avvertito. Ne porrb la verfione inerente quanto è poffibile, e fblamente aiutata alcun poco per coprir qualche imperfèzione > che nafce nell'originale dall' impegno d'andar per lo più parlando con verfi, o con parole Orneriche «

1 cocchieri or a a terra s'incbinavano, Or fublimi s'ergean: gli fpettatori Non flavan fermi, ufcian de i lor fediliy E gialli per timoré, e délia palma AnJioJiy animavanfi tra loro, Ed al^ando le mani a tutti i Dei Facean pregbiere> con clamore uguale A quel délie cornaccble, e délie grue. Ma color y pokhè birra e vin poffente Bebbero, per le vie del Circo volano Scbiama^aando ; e quai viene di cornici Nuvola, 0 pur di jtorni alto gridando ;

Coii ancb'ejfi, allorchè vedeanfi adoffb Corridore venir, cbe a gli uomin pa^Z* Morte reca, cadeany mettendo firida , Un fapra lyaltro. Ma come per baie Porta il vento del gran la prima fpogliat O Jlride ilfuoco in alte valliy anch'eglino Quaft fiamme infuriavano, e dire fit Non e/J'er falvi pur la Luna, e '/ Sole. Quali le foglie fon, tali fon gli uominï Gli uomin dica leggeriy innamorati E de'canti, e de'cocchi: andava al Gela Il gran vociferar degli uni, e gli ait ri t E fu cbi riguardando il fuo vicinoy Ubriaco, diffe y ocebi di cane, e core Di cerva, cbe pavent i? e perché miri Nell'agon dietro il carro? or via, tipruovat Che ti vedrem difiefo in terra. Allora Cosi rifpofe Ippocoonte. Arnica Siedi in gratta, e fia cheto; il mia configlio Ace et ta y pokhè tu minijlro imbelle, Ed. bai pigri cavalli. laver l'ifiejfo Parla un deflrier balzan di fotto il giogo. Non vedi tu, comyio fon grande e bello l Pur la morte m'è fopray e la pofsente Parca: deh vi faceffe unghiati tutti Voi che qui fête la gran De a Giunone; Talcbefedendo, un d1 una part e un d" ait ra , Non mi garrifle più. Cosi parlava, Ma quelli a Giove di Saturno fglia Si rivolgean pregando.. Orazio, e Quintiliano, e dopo effi Diomede , diflero la Satira Luciliana cofa affatto Latina, e non fatta da Greci. Parrebbe da quefti verfi poterfi rivocare. in dubio la verità dell' aflerzion loro , e tanto più che moftra non fbflè componimento inufitato, mentre dice I1 Oratore adducendogli, T,,f rf» cosi avère fçritto un di quefti fporcbi Poeti : ™ZZ\<>icon che fa conofeere, che tal génère di rr«». Poefîa era in corfo, e con chiamargli fporchi, dinota un carattere de i Satirici. Agsiungafi, che i Silli di Timone, comeben'

fc> O ' *

avverti Cafaubono nel trattato délia Poefia Satirica, altra cofa certamente non par che foflero. Quefto nodo io crederei poterfi feiorre oflervando , come i fudetti verfi fono un incatenamento di parodie d' Omero, e come quei di Timone, cui fparfâmente adduce Laerzio, moftrano, ch'egli altresl tenne 1* ifteffo ftile. L' eflerfi perb i Greci in tal maniera di Poefia legati per lo più, quafi a modo di centone , a verfi d'Omero, e ad un rimpafto di efli, cagion6, che poco fi confideraffero, ne venifTero computati cox Satirici Latini.

Ritomando a noftro propofito appare

anche in quefta Satira,, come i Giuochi d*

AlefTandria confifteana in cantiy e in coccbit

ne vi erano fpettacoli Anfiteatrali. Filone,

I ch' era Alefïandrino , raccontando come

nel


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DE GLI ANFITEATRI

44

Lft«->r<t ncl principio dell' Imperio di Caligola ogni Città vivea in fefte, e in Giuochi, nomina Teatrali, e Circenfî, non già Anfiteatrici. Per fine tutti i pafli de' Padri Greci in riprenfione de'popoli Orientali per motivo di fpettacoli, o non parlano che del Teatro; e del Circo; o i luoghi, ove Fie•™*ov*ï*'- Te s'introduceano, chiaman Cacciatorii, non mai Anfiteatri; come puo offervarfi fingolarmente in più luoghi del Grifoftomo, e nell'Omilia vigefimafettima del Nazian€«».&. zen0j e neua Catechefi prima di S. Cirillo. Cosï ne'Canoni del Sinodo detto Quinifêfto fi proibifcono gli fpettacoli de' Cacciatorii. Suida nella voce Anfiteatro non citb che Agazia, il quale uno ne mentovô in Italia . E nella voce C'megio parlo del "Cacciatorio , ch' era in Coftantinopoli, ne punto indicô, che fofTe Anfiteatro. Cosi nelle Leggi foglion dividerfi gli fpettacoli in Teatrali, e Circenfi; e quando di Fiere Sfrti.'i.î. ^ agg^unSe menziûne, non fi dice, ed Anc. iufl. fiteatrali, ma giuocbi Teatrali>, contrafii CirTK!"" cenfi-> e correrdi Fiere, ovvero, e lagrimofi fpettacoli di Fiere , come parla quella di Teodofio diretta al Prefetto del Prctorio d* Oriente , e altresi quella di Leone , con cui vietb in Coftantinopoli ogni forte di fpettaçolo nella Domenica . Eufebio , che nell'Iftoria Ecclefiaftica tanti martirii narra, fingolarmente per via di Fiere, e a modo di fpettaçolo feguiti in tante gran Città délie Orientali provincie, non ha nel fuo Greco originale menzion mai d'Anfiteatro; ma ben due volte 1' ha , dove fi l. y eu tratta de] Martirio di S. Potino in Lione. Cosi quattro volte ha in Greco la voce An-1 fiteatro Giofefto, dove parla degli edificati da Erode in Giudea, perché quelli furon veramente Anfiteatri, benchè di legno.

CAPO NONO.

TSlon moki epre flati gît Anfiteatri

dipietra anche in Occi'dente , e

neir Italia fteffa.

PAffiarno ail' Occidente , le provincie del quale furono afiai più inclinate a quel génère Italico di fpettacoli, cui fiadattava taie edifizio. Nell* infinito numéro di tante Città poche non per tanto trovanfi, che qualche fondamento poffano addurre d' avère avuto Anfiteatro, e quefte nelle Gallie fon tutte, o nelle Spagne. D' Anfiteatro in Tarracona fanno fingolar menzione gli Atti di S. Fruttuofo, e compagni.PrerToSiviglia fu creduto già , e inltalica novamente, di vederne veftigio, fopra

che non ardirei decidere . Gladiatori , e Fiere in Siviglia abbiam veduto innanzi da un'Epiflola di Pollione, ma il tempo anteriore al Principato di Cefare fa dimoftrazion baftante, ehe non operavano allora in Anfiteatro. In Francia avanzo d' Anfiteatro è ftato creduto fempre quel che f uffifte a Nimes. D'altro nel Poetù parlo Liplio y benchè ambiguamente, e il Bulengero an. cora, ma converrebbe fbffe offervato me. glio. Non pochi altri fe ne aflèrifeono per ragion d'efiftenti reliquie; con quanta certezza, me ne rimetto a chi le av-rà con occhio perito efaminate fui fatto; perche vi argomenta taluno Anfiteatri in più luoghi da nulla più, che da figura ovale creduta apparire in veftigj. Anfiteatro a Lione, co. me teftè accennammo, fi nomina dall* Epiftola di quella Chiefa, e délia Vicnnefc confervataci da Eufebio nell' Iftoria Ecclefiaftica . Scrittori, e monument! di baïïb tempo, e pofteriori al mille cento, citati dal Cangio nel Gloflario, nominano Arcm in Marfiglia, in Bourges, in Perigord, m Rems, in Parigi ; ma in quefti proflimi fecoli ne fi fapea che foflè Anfiteatro, ne fi ufavano sifàtti nomi nel fuo vero, e antico fignificato . In Treveri, Città fat ta Colonia per Augufta, detta opulentiflima da Pomponio Mêla, e dove fècero qualche tempo refidenza più Imperadori , ragion forte abbiamo per credervi Anfiteatro, mentre vi fa menzion d* Arène Aimoino , dicendo, che in cert'occafione fu fatta re-/. 3. s.u fiftenza con collocar prefidio nell' Arène délia ,, Città. Tuttavia io veago in Salviano, che y\w,,, altri Giuochi non chiedea quel p°polo ie v;<^;. non Teatrali, e Circenfi; e veggo E urne-//„.,.•„.' nio celebrare di quella Città il Circo emulo " ''"'î alRomano, le Bafiliche, e il Foro, fabriche, quali fi al^avano fino aile fielle , fenza far menzionc d' Anfiteatro. Cos) fvernando in Arles Conftanzo, fontuofi fpettacoli vi celebrb, ma Teatrali e Circenfi come attefta Ammian Marcellino ; e Circenfi vi continuavano fino intempo di Giufiiniano, -1* 1 il che fi. vede in Procopio. Di Narbona ^ ';• l'encomio Sidonio Apollinare, e 1' efalta r'"^'..;' per gli edifizj partitamente: Teatro, Foro, Porte, Port ici, Campidogli, Zeccbe, Terme, Arcbi, Granaj , Macelli : avrebb' egli tacciuto 1* Anfiteatro? Ma veniamo ail' Italia. Gli Anfiteatri dipietra ne pur in efia fur tanti, quanti vien creduto. Infegnava Vitruvio, che i Tempi d'Ercole in quelle Cit- /lf" ta, dove non erano ne Gimnafii, ne Anfiteatri, fi facefiero preflb al Circo. Era dunque Circo bensi da per tutto, ma non Anfiteatro ne pur di legno, quali fàceanfi in I quel tempo. Se noi ricerchiamo accertata

fede


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LIBRO PRIMO.

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fede dalle ruine , fuor di Verona non ves.- giam forfe manifêfta pruova d'Anfiteatro Habile, fenonaCapua, Di quelli di Sicilia, edi Pola fofpendiamo il parlar pérora. Gli altri avanzi, che fi predicano d' Anfiteatri al Garigliano, a Pozzuolo, in Otricoli, aSpello, ed in più alrri luoghi non moflrano per lo piîi non pezzi d' antico inuro laterizio, overo fegni di circuito, da quali o vifionaria, o incerta cofa è arguire Anfiteatro; e tanto più che alcuni di efïi fono in cofta di collina, ch' eran induftria per fbrmarc un Teatro con minore fpefa, lavorando l'uditorio nel déclive,e mettendo ne! piano la fcena, non Anfiteatro,che volea i gradini circolarmente ail" intorno . Quefta particolarità mi fà dubitare, fe vero Anfiteatro fbflènè pure in Albano, benchè cib fi creda comunementç ; poichè le vefligie d'antichità, che quivi tuttavia rimangono, e délie quali parla Pio fecondo ne' fuoi Commentarj, e tra quelli che fcriflero fopra le antichità delLazio, il Cavalier Giacovazzi in opéra non publicata dicefi moflrino un femicerchio di gradini, incavati a fbrza di fcalpello nel vivo faflb del colle; e che nclla meta oppofta nulla di pietra fi vegga, ne veftigio di gradi, ma bensi reliquie di muraglia in varj pezzi. Vi fi vede ancora un giro di nicchie, che non fi ofiervano nclRomano Anfiteatro, ne nel Veronefe, e moite confërve d' acqua con lotterraneo fpeço, ove pare, che fofle acquedotto. Giuochi di Fiere fece Domiziano in Albano, dov'ebbe fontuofa villa. Parla Dione dcll' aver lui coftretto quivi Glabrioneftato Confole a combatter contra un Lione, ma non nomina Anfiteatro. Dice Svetonio, ch* ei faettb gran numéro di Fiere in Albano fecefsu; dove pare aflai non aveflè detto in Albano Ampbitbeatro, Ma si fatti giuochi fi fecero in Albano fin dal tempo di Nerone, che vuol dire avanti 1* ufo d' Anfiteatri di pietra; di cib fa fede Giuvenale, ove dice,, che nell* Albana arena trafiggea bravamente le belve d' Africa, quafi Beftiario , quel giovane figliuolo di Confole uccifo poi da Nerone. Or quai foflè il luogo, ove in Albano si fatte Caccefi celebravano, infegna l'antico interpre«j'î«-> te del fuddetto Poeta, affèrmando quivi, i' 2I'"'* ch' era un Luforio dell' Imperadore : vuol <■"•'• dire un recinto particolare per ufi fimili, che farà ftato bensi ampio, e magnifico, ma non taie , che meritafse nome d* Anfiteatro.

Ma io non farb ricerca degli afserti in Italia, che troppo lungo farebbe: dirb bensi, che fe prendiamo a confiderare la Venezia noftra, regione, che in ogni tempo tanto

tanto diftinfe, e tanto doviziofa fu, e popolata, grandiflima Città nell'eftremitàdi efïa fu Aquileia, e non per tanto d' Anfiteatro non vi fi ha memoria ; ne io attenta mente ricercando ve n' ho faputo quivi riconofcere orma, o indizip alcuna. Gipr-> cap. 4s. nande, il quai fiorî cent'anni dopo l'incurfion d'Attila, afferma,che d'Aquileia appena erano rimafi i veftigj : fon certo ch* egli allora efaggerb;ma una mole corne la noftra Arena non avrebbe potuto mai riîrunsr poca cofa in si brève tempo. Potrei>be rifponderfi, non avère avuto Anfiteatro Aquileia, perché la fua grandezza fu nel fecol bafso, e si fàtti edifizj furon lavori délie fuperiori età. Ma che dirafli di Padova, la quai fiori nell' alto fecolo si fattamente, che poche in Italia potevano ad efsa paragonarfi, come da Strabone fi, pub raccogliere? e con tutto cib Ce Anfi-> teatro ftabile avefse, dubito grandemente, mentre non le n'è mai feoperto veftigio alcuno, e non ne fece perb parola Io Scardeone. Vera cofa è, che il Pignorio poi d'Anfiteatro in Padova parlb a lungo, e ne diede la pianta, e quattro profpettivei ma taie parve a lui un Cortile ovato dinanzi un bel Palagio prefsola Chiefa de'Padri Agoftiniani con avanzo di muro intorno, che per la moltiplicità di porte, e per la figura fu chiamato Arena ; ma non moftra più. di quattro, o cinque fecoli d' età, ne portici ebbe annefli mai, ne fcale, o gradi. Oflervi.fi negli Atti de' SS. Fermo e Ruftico pubjicati poco fa da me a piè deW Iftoria de i DJplomi. Ad Anolino, nel punto di dover partire da Milano verfo l'una e l'altra Venezia con autorità, di Magiftrato ftraordinario, vengono confegnati per ordine di Maiïimiano que' duc Criftiani Eroi, perché gli sfôrzi a rinegar la fede, o gli uccida. Coftui con intenzione di fàrne publico fpettacolo, e di gratificar con cib il popolo, ordina fubito, che fian mandati a Verona, dove gli fece poi nell'Anfiteatro lacerare. Cosi Traiano ordinb in Antiochia, che fofle condotto Sanf Ignazio a Roma, perché fervifle alla plèbe di fpettacolo, come parlano gli Atti. Pare poterfi riçavar da quefto, che Anfiteatro non fofle in Bergamo, ne in Brefcia, per le quali Città Anolino dovea paflar prima ; e non fufle ne pure in Aquileia, dove come Città allor più grande e più fïequentata di tutte 1* altre délia Provincia, gli avrebbe certamente più tofto fàtti condurre. Anche Verona troppo fu per quefto çonto onorata da Giulip Cefare Scaligero, il quale di due Anfi», A CommJ. teatri le fu libérale . Cosi ad Ambrpgio <&Tr'(ll' Leone, che feriffe nel principio del decimo1 feiÏQ


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DE GLI ANFITEATRI

4 &

fefto fecolo, reftodi due Anfiteatri parve di vedere in Nola, che non farebbe ftata piccola maraviglia ; ma diflc ancora, che in effi recitavanfi le Favole.

Chi mai potrebbe con ficurezza aflEèrmare, iê Anfiteatro fofle, o non fofle in Milano, Città si grande, e per tanti titoli illuftre ? Da una parte vi trovo nominato Anfiteatro nell'antica vita di S. Ambrogio; ma non veggo dall' altra fàrfene menzione per Aufonio nell' elogio di quella Città ; e pure a diftinzion dell' altrel' elogio fi rigira appunto fu gli edifizj ; e la dice émula a Roma per aver Circo, e Teatro nominati prima d'altro, indi Tempj, Zecca , Palazzo, Tribune, o fia Rotonde ornate di flatue, e fbrti mura. Chi potrà credere, ch' egli aveflè trafandato 1* Anfiteatro ? Non farebbe perô fuor di ragione il fofpettare, che nome d'Anfiteatro fofle ftatoin quella Vita dato al fuo Circo, di cui an/. 3. e. i6. che Socrate , Sozomeno , ed altri fànno vîrï'iii. mer,zione, corne de gli Aurighi Milanefi la î i9. ' fa Caflîodorio. Negli Atti pur' or mentovati Maflimiano ftando nel Suggefto fa publicamcïite tormentare i due martiri in Milano: tali fupplizii eran d'ordinario nell' Anfiteatro, pur fi efprime negli Atti, che i noflri Martiri fur tormentati nel Circo . Due Ritmi aflatto fimili compofti in tempo di Pipino, e probabilmente dall* ift efîb Autore, fono ftati ora publicati nella racum.^r. Colta de-Scrittori délie Cofe Italicbe, nell' un de'quali û defcrive, e fi efalta la Città di Verona, nell' altro quella di Milano . Nella defcrizion di Verona fpeziale, e diflinta menzione fi fà del fuo Anfiteatro; perché mai non fe ne farebbe fat ta niuna in quella di Milano? parlandovifi per altro délie fue Porte, délie fue Torri, del fuo ncquedotto, e d'uno fpeziofb edifizio, ch' era fuori,cioè, corn* è eredibile, dell' Arco in moite memorie celebrato. Nell'antij."p. ». ' co opufeolo de fitu Mediolani, leggefi che i Romani fabricarono in Milano Palazzo, Teatro , Aumatium, Terme, e Giardino , fenza menzione d' Anfiteatro. Non cosi i 1%. 1.15. pofteriori, perché Landolfo feniore ripetendo quefte parole, vi aggiunfe del fuô, ma poco a propofito, Arena mirabiîe , in cui fedendo tutti i Cittadini délia Provincia, poteflero udire un che peroraflè;e cosiGalvano Fiamma moltiffimi Teatri, ed Anfiteatri afierl che avean fàtto i Romani in Milano. La voce Aumatium foprarifèrita manca nel Cangio: fi ha in Papia, ma il luogo è feorretto ; par perb voglia fpiegarfi per minor Teatro; quello forfe, che gli Antichi diceano odsum : forfê va feritto Aulathm dal Greco «W». Non è da tralafeiare,

tralafeiare, Pietro Lafenanel fuo eruditoTrat tatodel Ginnafio Napoletano, rimprovera d' ignoranza tutti coloro, che; Anfiteatro aveano creduto effere ftato in Napoli,Cit< ta anche ne' remoti tempi tanto famofa .

Uivoflérvazione è da rare ancora, In Verona , le Lapide délia quai Città patirono fin nell'antiche etàmiferabil naufragio,per le ragioni che altrove fi fbn dette, tra le poche in tanta ftrage avanzate quattro fe ne contano, quali ail' Anfiteatro fi riferif. cono, corne vedremo a fuo luogo. Capua, che non fu molto più felice in confervar le fue, tre pero ne ha rinvenute con menzion di cofe Anfiteatrali, corne nel nuovo libro pub vederfi. Perché mai dunque in tanto gran numéro di Città cosi rare fàrebbero le Lapide, che di cofe Anfiteatrali fàccian memoria, fe in ogni Città Anfiteatro foffe ftato? Due n%ho oflèrvato ne* libri, che ne fanno menzione in Lucoferonia, e in Velletri ; eduealtre, che pofson famé indizio in Prenefte, e in Allifi : cosi tra gli Scrit-. tori Anfiteatro nornina in Lanuvio Lampridio, e 1' accenna Sifilino in Pozzuolo. Se di pietra interamente foflero, non abbiamo chi faccia fede. Anfiteatro fiabile fi riconofee in Catania di Skilia, dove leggefi in Caffiodorio, avère i Cittadini chiefto, e ottenuto da Teodorico facoltà di valerfi Var_ ft. délie piètre da eflb ruinate per riparar le r 49 mura . Uno ancora ne nomina a Parma Agazia, avendo fervitoa Butilino permeo A». R<:: tervi foldati in aguato ; ed altro a Spoleto Go!* Procopio, avendovi collocato prefidio un coti.i.-, Capitano di Belifario . Se aveffero tutri "P- n quefti di pietra i gradi, e le parti tutte , non c* è chi pofla afserir, né impugnare . Ma in fomma comunque fia di quefta, o di quell' altra Città in particolarc , fopra di che non intendo oftinarmi punto, nèin> prender veruna lite con chi fifia,indubitata da quanto fi è detto riluce quefta verità generalmente, che non folamente nelleprov'incie, ma nell* Italia ftefsa gli Anfiteatri di pietra né furono in ogni Città, né furo* no in si gran numéro corne vien comunemente creduto.

CAPO DECIMO.

Donde îerror venijfe di credere Anfiteatro in ogni Città.

TAnto comune è la prevenzione dell'effere in ogni Città dell'Imperio ftato Anfi teatro, ch * al tra ragione non apporta i 1 Velfero, quando afferi, che fu già in Au- R^M gufta, nèaltrailMabillone, quando difle, 'Re D;-' che in Parigi già fofle , e in Tolofa. Non ub- 4-><^

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LIBRO PRIMO.

inutile cred'io pero poter riufcire il far ricerca de' fonti principali di queft,' inganno , ede'motivi percuital'opinion s'introduflè! Poffiam dunque mettere in primo luogo il non aver penfato, che Anfiteatri fi fecero anche di legno. Per afierire Arène permanenti in ogni Città fi fuol fubito ricordar le moite , corne altri fcrive , ediricate da (,/.,y. Erode in Giudea. Di due fa menzion Gioi;.^»1-fefïb, una in Gerufalemme, altrainCefarea. Ma corne non riflettono, cheperadulare i Romani con introduire i lor coftumi, in tal fingolarità diede quel Re ne' tempi d'Auguilo? vuoldire tanto innanzi, che l'efemplare de gli Anfiteatri di pietra, cioè quel di Tito fi fofle veduto ? tanto baftava a far comprendere, che fenzadubbio gli Anfiteatri d'Erode furon di legno : percio ne potè far due, e percio ne in Autori, ne in monumenti trovafene di poi menzion veruna. L'ifteflbè da dir dell'alij.f.6- tro , che narra Giofeffb edificato dal Re Agrippa in tempo di Claudio nella Città diBerito. Quindiè, che ne in Cefarea, ne in Berito dà cenno quell'Iftorico che tofïe Anfiteatro, quando poi narra, corne Tito vi celebro il di natalizio del padre, e del fratello con varj fpettacoli, in un de'quali tra per le beftie, e di fuoco, e dal com■■'■■]f- batter fra fe , fcrive moriffero 2500 Giudeiprigioni. Nèofta, ch'egli parli diquegli edifizj , corne d'-opere grandi, perche nonera médiocre cofa un Anfiteatro anche di legno. L'edificato da Nerone vien ricordato da Tacito corne fontuofa mole , benchè di legno foffe. Quel di Fidena pur di legno era capace di cmquanta mila perfone. Poffiamo anche riflettere , che Giofeffb a magnificar le cofê de' fuoi fugrandemente inclinato . Par molto a cagion d' efempio, che il fudetto Re Agrippa aveffe in pronto per uno fpettacolo 700 coppie di malfattori da farçombattere. Maperl'ufo fréquente de gli Anfiteatri di legno oflèrvifi in Tacito , corne Cecinna , e Valente volendo per fecondare il genio di Vitellio far giuoco di Gladiatori in Cremona, e in Bologna, ordinarono a'foldati délia legio,;;i^;fi. ne decimaterza di coflruir gli Anfiteatri : ci *<4'ue. farà chi penfi , altro che di legno in una w ftagione, e per man di foldati potefler farJ"""fi? Abbiamo in Sifilino , che Caracalla nelle fue efpedizioni voile fi fabricaflero Anfiteatri , e Circhi in tutti que'luoghi, dove pafTava l'inverno : crederem noi, che cotefti lavori celeremente qua , e là efeguiti foffer di pietra ? Fabri avean le legioni, corne le Lapide c'infegnano, ma legnarii, e ferrarii , non muratori , l'arte de' quali per le machine militari non veniva ad ufo. Ver. Illufir. Parte IV.

Le Arène Municipali preflb Giuvenale, S*t. j. nelle quali avean'operato coloro arricchiti poi , e venuti in altro (lato, non debbonfi già intendere per Teatri , corne moderne note mal vogliono contra la dichiarazione dello Scolialte antico, ma ne pure è neceffario intendere d* Anfiteatri di marmo.

Ma che Anfiteatro di qualunque forte mal fi arguifca da giuochi Gladiatorii, fi è già toccato fopra. Vero farà forfe, che ogni mezana Città avrà voluto vedere alcuna voltail combatterdi coftoro, equalcheCaccia altresî : ma quefli fpettacoli fi faceano ugualmente ne* Circhi, e nel Circo voile dar la fua Caccia l'Imperador Probo,chepur Vopi/co chiama amplffima. Si facean parimentenello Stadio, luogo defiinato a gli Atleti, che vuol dire aile lotte ,e al combatter co'pugni; quai giuoco effendo di facile appreftamento, e nelle parti Orientali ufatiffimo, ogni Città di confiderazione il fuo Stadio avea. Si faceano altresî dentro fteccati di ta vole con elle lavorandofi anche i gradi, corne gli Atti di S. Demetrio ci atteftano. Altro motivo d* errore fu il dedurfi comunemente, che fenza dubbio foilè almeno in ogni gran Città Anfiteatro dal vederlo in qualcuna non tanto grande. Cosl Lipfio diffe faper di certo, ch'ebbero Anfiteatri le Città più nobili délia Gallia, non per altra ragione, fe non per averlo avuto Wirnes ; e fapere ancora, che furono mol- Ampbh. to piu fontuofi, per e(fere ftati in maggior '*'• ç'{9 Città: nella quai opinione non un folo e- mJtra quivoco s'involge ; poichè in primo luogo OT"/"(*<'* l'ergere un' Arena ftabile non dipendea iolamente dalla ricchezza , e dall* ampiezza délia Città-, ma potea molto contribuirvi l'aver nel proprio diftretto e vicino cave di marmo, o di pietra : potea contribuirvi lo fpirito grandiofo, e nobile de'Cittadini, il fiorirvi 1" Architettura, c lapaflione più viva per gli fpettacoli. Ma quando in oltre parlando di querta materia, fi definifeono le maggiori, e le minorCittà, non bifogna aver riguardo a' prefenti tempi, e ne pure al fecol baffo, ma folamente aile fuperiori età del Romano Imperio , poichè in efl'e folamente Anfiteatri s'intraprefero. Qi»afi tutte le Città , ch'ora fon più grandi, e chenell'Iftoria del tempoinferiore fon più rinomate , ebbero il lor maggiore aumento nel terzo fecolo , o dopo il nuovo fiftema introdotto nel governo da Coftantino : non è pero maraviglia fe non ebbero Anfiteatri.

Nuovo fonte d'ingannofu l'equivocode' nomi. Salmafio, Pagi , Baluzio ed altri hanno intefo per Anfiteatro la voce Liifo-Strav:ifitf rittm : Lipfio intefela per ludo , cioè fcuo- "i(limnm

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DE GLI ANFITEATRI

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Sat. Ser. h I. f. 14.

<•</>. II.

«* /«/?*?« la de Gladiatori ; ma Lampridio , che fe <iumpr.~.n- non erro, primo l'uso, dicendo, comeLdtret^no- lagabalo nella fommità del Luforio fi fece maiYonïTf!- appreftare triclinio, cioè luogoper lamenbitabibmt. fa, e che mentre definava, fàcea per fe folo far caccia di Fiere, e pugna di malfattori, moftra ch'era un ferragliodeftinatoa si fatti giuochi nel Palazzo. Non credo qui felice l'emendazion di Lipfio , ne Sat.ïer. yj fpjegar «OX/O/ per Gladiatori. Çonfèrma' '" 14' fi quanto ho detto dal libro délie Morti de' Perfecutori , oye fi dice che Maffimiano «p.n. avea Luforio, ed Orfi ferociffimi, quali perb facea condurre in eflb, quando gliene venia talento , e gli facea sbranar qualcuno, non folendo cenar fenza fangue . Anche i vocaboli d'Arena, e Cavea hanno ingannato qualche volta, perché non fignificano Anfiteatro fempre. Arena fi chiamb anticamente l'Anfiteatro per l'ufo di fparger di fabbia il fuolo, afïinchè non ifdrucciolaffcro i combattenti , e perche il fangue ne reftaffeaflbrbito:ma ficcome Wfteffo fi fece nel Circo, cosi ad efTo ancora fi diede l'iftefTo nome talvolta, anzi ad ogni luogo di certaine : coprivafid' arena anche il Foro, quando pugnar vi doveanp Glar diatori, corne s* impara da un verfodi Pro*- perzio. Negb Lipfio che il rome d'Arena foflè mai dato al Circo \ ma quando nomi•/. %.c. ^^. "b Pljnip 1* Arena di Pompeo Magno, non in«7- tefe çertamente d'Anfiteatro, che ancor non v era, cosi quando difle , che Cefare circondo di foffe /' Arena. Col vocabolo di Cavea fi dinotb anche il Teatro , per la foniglianza dell' uditorio quafi concavo in , . ciafchedun di quefli edifizj: perb feriffe Cide

Cide cerone , cne nella Cavea fi udivano 1 canti, e i fuoni, e che tutta rifonb d'applaufi per un Drama di Pacuvio . Ci moftra il de apeii. doppio fignificato Tertulliano , ove dice , 7Ira"utCa- ene ^ godimento de'beati farà ben piùgraw*non to del Circo , e dello Stadio, e deiïuna, e cauia. jey, aitra Q(lvea ç come dee leggerfi ) cioè del

Teatro, e dell' Anfiteatro. I piaceri feenici /. 10. iy délia Cavea Pompe'tana mentovb Simmaco. Ma fopratutço bifpgna flare avvertiti, monumenti leggendo , e Scrittori d'inferiori fecoli : perché de gli edifizj Romani a mifura che fi perde l'ufo, vennero altresi confondendofi i nomi; talchè Anfiteatro, Teatro , Circo , Stadio , Arena fi differo talvolta promifeuamente t o abufivamen? te , e non bifogna perb intender fempre nel proprjp ed antico fignificato. La Storia mifcella chiama Teatro quel di Tito. Zonara, e Manaffe ne'yerfî Politici chiamaVew.l1.9- no Teatro il Circo. Caffiodoria chiamb due

^.V?" volte IuT»oni gn Aurighi. Atti a pennaci#lrp.*35. 4' tati dall'Arringhi dicon d' alcuni Martiri,

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che fur chiufi fuor di Città in un Anfiteatro; ma come fuor di Roma Anfiteatro non era, cosi è chiaro, doverfi intender Circo, non pochi effendone ftati vicino a Roma, come infegnbilPanvinio. Cosi il nome d* Arena o, fu dato talvolta ad ogni fabrica di frruttura alquanto fimile, di che abbiamo accennato l'efempio in Padova . In Ravenna nomina Anfiteatro Agnello ; ma e il tem-''»5,^ po, e il dire, che a lato dicf^oerailTem-/"'• pio d' Apolline , lo fa conofeer Teatro ; vi fi mandavano bensi a nodrire, e ad aramaeftrare i Gladiatori, ma per la falubrità dell'aria , come fa fede Strabone, e a /,-*.. cib fare fi pensb già da Cefare , quando Anfiteatri non cerano ancora : il Teatro nominb Salviano, come cofa fîngolar di Ravenna, non 1* Anfiteatro. In Pavia dice l'Anonimo Valefiano, che fabricb Anfiteatro Teodorico ; ma chi crederà fi penfafiè ad Anfiteatro nel fefto fecolo Crifliano, aboliti già i Gladiatori, e ognifanguinofo fpettacolo ? Teatro farà ftato, o Circo, eflèndo le corfe de i cavalli continuate aflai più in ogni parte ; ed effendofi i Circenfi celebrati fin da Totila : preziofa, Me già nota Ifcrizione offervai conpiacerein/l6'' quella Città di tal'edifizio fattovi da Teodorico , ma non vi fi dichiara che cofa foffe . Non pochi fono anche tra moderni e famofi Scrittori , che Anfiteatro , e Teatro confbndono qualche volta. Non pochi, che fi lafeiarono fare inganno da monumenti apocrifi, e da vite di Santi non antiche, e da Atti non legittimi di Martiri, ne'quali Anfiteatro qua e là fi nomina.

Che dirb délie Latine verfioni d'Autori,o monumenti Greci,che mettonol'Anfiteatro dove non va ? Gli atti Latini diS. Taracoe compagni trevolte nominano Anfiteatro ; ma nell'original Greco leggefi , 1 che tal Martirio fegui nello Stadio. Are- "^ na a Smirna nomina la verfion Latina degli Atti di S. Policarpo , e S. Gerolamo di lui favellando nel libro degl'Illuftri , la chiama Anfiteatro ; ma l'original Greco degli Atti dice fempre Stadio. Equivoco perb prefe, com'è folito nelle reliquie d'antichi edifizj, Tomafo Smith , che nella Notizia délie Chiefe d'Afia diffe vederfi a Smirna avanzi di taie Anfiteatro. Tre volte leggefi Anfiteatro nella traduzione del pezzo che fi ha del libro de* Martiri in Paleftina , dove il Greco d'Eufebio non l'ha, e dove leggefi, che lo fpettacolo fu nello Stadio. Nella vita d'Adriano Sofifla feritta da Filoftrato il Latino muta in Anftea- 6JX; i I trait fpettacoli fino i circolari de'Ballerini.f^'/ I All'incontro Peanio nella fua verfion Gre- Cl^-nh \ ca rende Teatro gladiatorio , dove il Latin «<«

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L1BRO PRIMO.

tl'Eutropio ha Ludo, cioè fcuola de' Gla- I tliatori - Nella traduzion di Dione dicefi, j cbeilritrattodi Drufilla fu introdottofopra cocchio tirato da Elcfanti in Teatro ; dove il Greco dice nel Circo. Nel Greco ancora di Sifilino fi fuol chiamar Teatro 1' Anfiteatro, tronco 1* aggiunto di Cacciatorio , che vi fuole appor Dione, il quai poco fi compiacque dej vocabolo d' Anfiteatro, e poco gli altri Greci altresi; la ragion di che non altra io penfo doverfi credere, fe non l'efler nata quefta voce fuor di Grecia, e in Italia : il che mirabilmente confermafi da cib che ho notato nell* Ifloria ',< Diplomatie a ; cioè il nome Diploma ,benchè Greco, non eflerfi ufato da Greci, e da . Plutarco folamente con certa verecondia ; "''non per altro certamente, che per efler nato fuor di Grecia, ed in Roma.

Finalmente non pochi sbagliarono per 1* equivoco,ch'è fàcilifllmo prendere nellereliquie d' antiche fabriche. La penifoletta di Sarmione nel noftro lago alcuni mûri, e qualche parte ancor ferva d* abitazion Romana, con nome nonirragionevolmente dato, e forfe tramandato, di cafa di Ca■. tullo. AI Partenio comentatore di quel ■" Poeta parvero avanzi di Teatro , e la iua opinione fu applaudita da Giufeppe Scaligero; per lo che il Dempftero computb (i. poi bizarramente Sarmione fra le dodici > Città degli Etrufci di qua dall* Apennino. Per verità i Palazzi antichi avean parti alquanto fomiglianti ail' uditorio de' Teatri, corne in più antiche reliquie ho ofiervato. Notb Adrian Valefio nella Notifia délie GaU > lie y indi il Mabillone, corne uno de gli '»>. Anfiteatri, di cui trattb Lipfio , non Anfiteatro fu , ma Palazzo de i Re di Francia: la defcrizion per altro, che Lipfio ne fèce, ne ad Anfiteatro compete, ne a Palazzo, ed egli in cib non impegnb veramente il fuo giudizio. Ma equivocaron talvolta i più efperti Antiquarj ancora ; oni. de parve al Fabretti veder veftigj d' Anfiteatro nel fito di Trebula mutuefca, quale, com'egli flefl© quivi moltra , perde 1* efler di Città gran tempo avanti che d' Anfiteatri ci fofTe idea. Ogni apparenza di rotondità, o di oval figura, ail* immaginazione d* alcuni ricorda Anfiteatro. Aggiungafi, ch'ove reliquie, e veftigio di Circo fi ritrovino, o di Teatro , anzi di più altri antichi edifizj ancora, poffono raiïbmigliare interamente a quelle d' Anfiteatro. E che diremo di quando, corne in più luoghi accade, prétende il volgar grido coftantemente, che avanzi fi veggano d' Anfiteatro, o di Romano Tempio, dove tutto è moderno, e dove ne pure un faflb antico, o il menomo rimafuglioappanfca? Che diremo di tante ftampe, quali Ver.Illufir. Parte IV.

fenza fcrupolo alcuno fi prendon giuoco di noi,fuperbi Anfiteatri moftrandoci in Città, e luoghi , dove informi rottami folamente vegganfi ? Nell' Antkhltà fpkgata fi mette in difegno, corne efiftente in Autun, Anfiteatro in tre ordini, con portico fopra i gradi, e ftatue al di fuori : ma afferma chi fu in quel paefe tutto quefto efier niera lavoro di penna, e fabricamento di carta; il che ben fi compruova dall' ofîervare, corne tutto è copiato da un difegno dcî Ligorio, in cui figurb a capriccio 1' Arena di Verona. Porremo quell' edin/.io adunque col difegno délia noftra Naumachia, intrufo nell' Opéra pottuma del Panvinio fopra le Anticbità Veronefi. Nella fopi*accennata raccolta mettefi ancora l'intero difegno, e profilo délie fealinate dell' Anfiteatro d'Italica in Ifpagna, benchè leggafi quivi nell'ifteiïb tempo, che quell'Anfiteatro è ruinato tutto fino a' fondamenti . Nell'ampia, e nobil collezione d' opère architettoniche, fatta di frefcodalFifchers, afïêrmafi che 1* Anfiteatro di Tarracona conteneva ottanta mila uomini; e tal computo fi è potuto fare da qualche piccol pezzo di muro antico, e d'arcata rotta, che fi raccoglie fopravanzare in quella parte.

CAPO UNDECIMO. Voter fi sbagliar facilmente ne monumenu antichi figurati, credendo vedere Anfiteatro, dov è tutt' altro.

C^ He fe fi sbaglia negli fteffi avanzi dell* j antiche fabriche, che farà poi nelle immagini di eflTe, quali in Iogori metalli, o in corrofi baiïi rilievi, o in altra forte di monumenti ci fi prefentino ? Ne' Dittici figurati d* Anaftagio, Confole Orientale, parve al Viltemio, copiato poi dal Pagi^ di vedere Anfiteatro , dentro il quale fi facciano que'giuochi di Fiere, e d'uomini. Ma quai faccia d* Anfiteatro ha mai un femicerchio fenza gradi, e dove gli fpettatori fon fuori ? Anzi da que' Dittici ottimamente fi conferma, che in Coftantinopoli fi facettera tali moftre in edifizj diverfi , e non in Anfiteatro, benchè per correlaiione fi chiamaflèro forfe con fimil nome talvolta. Anche certo edifizio, che appa* rifee in Medaglia di Fauftina feniore mani data già al Mezabarba mal fu fuppofto Anfiteatro. Giovami ora perb di ragionar particolarmente fu gli Anfiteatri, ch' altri ha creduto vedere nella Colonna Traiana.

Non fo quai rotondo edifizio feorgefi due volte adombrato in efla, prima preflo una Città affediata da i Daci, poi dove fono i Legati da Decebalo fpediti a Traiano. Non è poflibile nell' ofcurità délia pietra accertar che fofle ; perb il Ciaccone, che ***. »g.

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s) bene illufrro quell' incomparabil monumento, giunto a que'due luoghi prudentemente gli trapa/so, e nulla ne difle . Al Bellori, ch'altre annotazioni dopo vi fèce, parve diflinguer de* gradi , e ftimô rapprefèntarvifi Anfiteatri, dicendo d' uno di efli, che tra le fabriche di quella Città, 0 t«h 13. Cajiello foffe un Anjiteatro Caflrenfe di legno. " 85> Del crederlo di legno, e Caitrenfe fi rife il cv Tra. jpabretti, e fupponendolo ftabile , giudicb f<T*lT efferfi voluto indicar con effo , che quella Città foffe Colonia Romana . Ma nuova marca, o contrafegno di Colonia farebbe queflo, ne erano Colonie in quella parte ancora, folamente dopo tcrminata la guerra avendone fondate Traiano , corne da Dione; e troppo mirabil farebbe, che ave£ fero avuto Aniiteatri ofcure ed ignore Città fui Tibifco. Quando tali pur foffero gli acccnnati edifizj, non altro che di legno, e celeremente fatti da' fbldati dovrebber crederfi, come d' altri due fabricati in Italia da una Legione in tempo di Vitellio abbiam veduto poc* anzi. A credergli opère di legno contribuifce il vederfi nella prima (campa, efatta mente difegnata dal Muziano, e più accurata come il Fabretti attefta, cbe gli ftipiti maeftri nel circuito di tal fabrica fono appuntati nella cima, come in oggi è ufo délie palizate, quali corrifpondono al Vallo antico. I legni del Vallo veramente ci perfuade una Medaglia di Licinio, e cosi 1* autorità di Varrone, e di Livio , ch* altra confbrmazione avefïèro : ma acuminati nell' iftefla forma veggonfi nel principio délia Colonna i legni di quello fîeccato, che in figura parimente ovale circonda i magazini militari. Altro ebber certamente che fare i foldati in quella guerra, che Anfiteatri, e troppe cofe di rotonda, o di oval figura poflbno in que* due luoghi fignificarû dalla corrofa pietrai n^ .Tr, .-rt-r?-.,.. 1 >sav

ardirà giudicarne chi fa le ftravaganti irregolarità, che nell"opère degli antichi arrefici s'incontranoinfattodiproporzione, edi profpettiva, per lo che non bifogna punto fidarfi ne dell* altezza, ne délia grandezza, che apparifee. Nell'ArcodiSufa, erettoinonor d* Augufto da Marco Giulio Cottio figliuolodelRe Donno, e publicato da noi con la Storiade'Diplomi, veggonfi nelle figure del Fregioporco,ebue piùalte degli uomini.

Figura non diflimile dall* accennate délia Colonna Traiana , maconalquanto maggior fembianza d' Anfiteatro, mirafi in alcune Medaglie d' argento, il rovefcio délie quali farebbe fenza dubbio cosi interpretato, fe leiferizioni intorno non ripugnafiero, efe il rotondo quivi rapprelentato non folfe da' primi Antiquarj, che l'oflervarono, ftato battezatoper Cajtri Pretorii}oad'b, che inpoffeffo di tal nome mantienfi finoaldïd'oggi. Prima di veniread effe,altra ne porrb qui} che fecondo me rapprefenta 1* ifteffo, e per quanto è del recinto, pare facefle ilrada a quelle. Ha la tefta di Fulvio Giulio Quieto , che va fra Tiranni, e di cui Medaglia Greca non fié finor publicata,ma folamenI te una Egizia regiftrata dal P. Banduri. Che il riverfo non figuri ne Pretoriani, ne altri Alloggiamenti, o fleccati, come d' altre fimili vien creduto, è manifefte dal vederfi chiaramente mura, e torri, e fbntuofe porte, e dall' infegnarcilaparolafotto, com' è la Città diNicea. Battuta dall*ifteffa,econ tipo fomigliante, altra Medaglia Greca non prima veduta di Macriano fratello di Quieto ha meffo fuori il Sig. Haim Romano nel Teforo Britannica. Nella guerra, che in quelle parti allor bolll co* Perfiani, ed in cui valorofamente fi portb Quieto, è naturaliflîmo, che le mura , e le porte di Nicea fbflèro rifarcite ; al che (i allufe da Cittadini in tali monete.


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Matondo, o pure ovato recinto vedefi nclle avanti nominate d'argento, quale per quanto û potefiè japprefèntare in cosi piccol fitoaflai più fbmiglia ad Anfiteatro ch' altre figure per Anfiteatro prefe : ma comunemente s'interpréta per Cajlri Pretorii. Tal ripo affai fréquente, e abaftanza noto comincia in Diocîeziano : dinanzi alla porta del recinto ftanno quattr" uomini in abitomilitare, due de'quali in atto di £âgrificar fopra uo'ara, e in altre a un tripode, ch' è nel mezo. Torna I'ifteffo rovefcio in Maifimiano Erculio , chc fu Imperadore infieme con Diocleziano, e in Galerio, e in Coftanzo, che furon Cefari nell' ifteflb tempo. Tre diverfè ifcrizioni con ognuna délie tefte ci fi ritrovano: Providentia Auguftorum . V'trtus Mïlitum. Vicloria Sarmâtica. Corne non Anfiteatro, benchè l'apparenza ne fia, cosi non credo figurarfi in quelle Medaglie Allogiamenti , ne Pretoriani in Roma, ne campeftri in guerra. Il muro in efie rapprefentato è ovato, o rotondo: ma il Vallo de*Romani (che non fi fâcea di muro, ne con torri, ma di terra, corne anche oggigiorno i trinceramenti ) era quadrato, il che da Polibio ben fi raccoglie. A imitazionc degli Allogiamenti di guerra fi fabricarono preflb le mura di Roma i Pretoriani, c perb di forma quadrata, corne apparifce da' loroavanzi, e veftigj, conofciuti già dal Panvinio, o almeno in tempo fuo, tra le porte Viminale, e Tiburtina, nel luogo creduto prima Vivario. Dalla figura quadra di que* refit di muraglie fi . confermb anche il P. Donato in credere, che fbffero de' Caftri Pretoriani. Ail' incontro le Città foglion cosi trovarfi efprefle nelle Medaglie ,cioè con tondo recinto, corne fi vede in Cefare la Colonia Cafilino, che al Mezabarba parve perb un edifizio sfèrico; e frammezato di torri, corne fi vede la Città Tufculana nella moneta riferita dall'Orfino nella gente Sulpizia . Penfo adunque, che non \ Caftri Pretorii, corne fi fbn finora interpretate le fudette Medaglie , ma niente meno che in quelle di Nicea, una Città fi vegga in efle ; o vinta in guerra, il che fi dinoti dalle parole Virtù de'foldatiy Vittoria Sarmatica; o riftaurata, e fortificata di nuovo, il che fi dinoti da quell'altre Providen^a degli Augujii. La vittoria Sarmatica da niun altro più giuridicamente potea vantarfi, che da i fopradetti Principi, per le cfpedizioni de* quali dicc Eumenio nel Panegiricodi Coftanzo, efferfi quafi diftrutta quella nazione. E poichè non fitrova si fattotipofe non in que' quattro, che nell' ifteffo tempo concordemente imperarono, e fi trova con tutti quefti

motri in ciafeun di eflS ; rendefi probabile, che le quattro figure rapprefentino i due Augu/H, e i due Cefari, e fi dinoti dal fagrifizio o dedicazion di fabrica, o rendimeato di grazie per vittoria ; la congiunzionc, e la concordia ira effi fàcendo artri. buire unitamente a tutti , cib che ognun di efli avea fatto.

La congettura del non figurarfî in tali vopif. in monete i Caftri Pretorii, ma bensi qualche c«rin. Città, refterà afficurata interamente dalla $£'£"„. non più veduta, che nella fteffa ta vola fi «/>«■ «»*» moftra, in cui le parole infegnano rappre- w^Tj. fentarfi per l'iftefio tipo la Città di Vero- *>>««. na. Dirb prima come fiami il non più veduto monumento capitato poco fa cafuaïmente . Ricercando io negli ftudj di Venezia, fe coft quel tipo altro motto fi ritrovafse, che i tre accennati, pregai fingolarmente di farenel vaftooceano délie fuc Medaglie tal ricerca un mio gentiliflîmo amico, cioèl'Abbate Onorio Arrigoni,iI quale poffiede l'altre di quefta féconda ta vola eccettuando quella di Firenze, e non meno per proprio diletto, che col fin nobiliffimo di promuover le buone lettere, tra le moite, e particolar ferie da lui raccolte , 800 Medaglie ha pofto infieme di Colonie, 1500 Greche, e izooEgizie; quai ultima clafle feavrb un giorno agio di publicare, un nuovo, e non inutil fuffidio fpero ne ritrarrà la Cronologia. Il giorno apprefso otto d' argento egli me ne portb col riverfo iftef» fb, e tra quefte la qui accennata, alla fingolarità délia cui epigrafe allora folamente avea egli con maraviglia fàtto rifleffione, efsendogli ftata venduta gran tempo fa in monte con molt'altre d'argento, fenzafàrgli ofservar panto quefta, efenza perb computarne fe non il pefb. L'innocenza di tali circoftanze gran credito concilib fubitodi verità. Si confèrmava il credito a detto di tutti dall' infpezione délia Medaglia, e fi confèrmava dall* aggiuftatezza di cib che contiene. La tefta è di Galerio Mafiimiano, fatto Cefare infieme con Coftanzo Cloro dalli due Imperadoril'anno 201. L'ifcrizion del riverfo cosi l'interpreto : Verona. Nova Porta Rite Condita. Coftanzo appena fatto Cefare fu mandato nelle Gallie. Di Galerio per afsai tempo non fi rinvien cofa alcuna negli Scrittori : fol ritrovo che pugnb co' Sarmati, e che in quelle parti edificb Caftelli : ben perb fi vede con fua tefta la moneta, che ha Vifloria Sarmatica, e che abbiam detto rapprefentare Città, o Caftello. Guerreggib egliancora in Germania, ed è credibile che in Italia pafsafse più volte, benchè non fi legga fe non di quando I venne nel 304 a conferir con Maffimiano il

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vccchio a Milano. Niente perb più facile, I che l'aver lui nel pafsare, o nel trattenerfi in Verona, dato mano alla fabrica d'una nuova Porta délia Città. Gallieno non gran tempo avanti per timor de' Barbari vi avea rifabricatenuove mura,e fopra unafontuofa Porta, che pur fuffifte, ne veggiamo ancor l'Ifcrizione. Siccome quel lavoro fu fatto in fomma fretta, il che fi riçava dall' Ifcrizione iltçiTa, çosi è facile ch" altra Porta rimanefle imperfètta, e fbflTe poi perordine di Maffimiano Ce-fare condotta a fine. Di mura fatte di nuovo in quel tempo a varie Città, e fra quefte a Milano, da Maffimiano Augufto, tocca Aurelio Vittore. La noftra Porta adunque, fecondo cioche qui fi legge, fu inalzata rite, çioè fecondo il rito dalla religion de Gentili prefcritto , e conquegli aufpizj,che fi rkhiedeanonell' cdificar mura, e porte di Città, quali fed, r,r> condo effi erano cofe fante, corne abbiam dtv /.Î. nelle Iftituzioni di Giuftiniano. Il facrifizio ru*?™ ^ fa perô giufta quefto monumento, dopo r.-i \ ie- fahricata in Verona fecondo il Rito una nuointimai, va porta e fj fa innanzi ad efla, ç dinota

civiiatit. la dedicazion fua, che volea dire, il dichiararla perfèzionata, e il cominciare col favor de gli Dii a porla in ufo. L'accorda adunque con 1* Iftoria, e la fbrmola, e le parole qui ufate fuperan di molto la cogniï,ion de'falfarii, quali per fomma providenza del Signore fono uomini idioti, e ignoranti ,e allorchèalcuna cofa pongon di fuo, danno fubito in qualche balorderia. Si aggiunge il non efser mai probabile, che chi zvefse voluto fingere con le parole intorno xma Città, avefse percib feelta uua Medaglia,iltipo délia quale daniun finora è mai itato prefo per Città, ma da tutti per AlloggiamentoPretpriano. Ne altreMedaglie mancano col nome di Città nel contorno; ne maraviglia dee far veruna, che nel bafsofecolo fi battefse qui moneta, corne non la fa che nell' iftçfso tempo fi battefse in Aquileia;poichè çorreal'iflefsa ragione,cioè del pagar le foldatefçhe, quali nell* una enell* altra Città, corne di frontiera verfo ftraniere nazioni,e piazza d'arme corne or direbbefi, fbggiornavano.

Molto meno dee dar faftidio, che col tipo flefso fi rapprefentinodunque intali Medaglie Çittà diverfe, altra in Italia, altra in Sarmazia, ed altre non fi fa in quai parte. Sicçome nel fecol bafso il motto délie Medaglie moite volte non alludeva più ad alçun fatto particolare, quai nelle prime età, madivenuto mera adulazione, fi accojnunava ad ogni Imperadore; cosi degli fteffi iinpronti fi valfero fpefso variamente. In Cofiantino la figura medefima, e nel

medefimo atteggiamento, ed abito, rapprefenta ora la Francia, ora 1* Alemagna. ûifegno, che s'accofta a quello,dicui trattiamo, cioè muro con porta, ma fenza le quattro figure, e fàtto perb per fignificar parimente Città , o Cafiello, non Caftri Pretoriani, corne vien' anch' efso interpretato, e non Magazini, corn* altri ha voluto di frefcointenderlo,comincia in Coftan» zo Cloro, e continua fino in Crifpo, fervendo di riverfo a ben dieci tefte pur con gli fteffi motti di Providentia, e di Virtus% ora Militum , ora Augufto rum, ora Cacfavum. E'indubitato, che fê ben la forma è Hftefsa, la Città riftaurata, o fortificata, overo il Cafiello, che fi dinota, farà per 1Q piu diverfO. Torna Hftefib tipo in Valentiniano, e in Magno Maflïrno, e in Flavio Vittore, ma con altra ifcrizione: dal che fi confèrma, quanto vadano errati coloro, che vogliono rapprefentarfi anche per tal figura i Caftri Pretorii, quali a quel tempo non ver an più, disfatti da Coftantino dopo vinto Mafsenzio, e abolito il corpo de* Pretoriani (tari a lui fàvorevoli, corne infègna Zofimo. Alloggiamenti militari,ma *'*•* non già Pretoriani , potrebber fblamente per tal tipo efsçr fbrfe indiçati, in quanta che gli Alloggiamenti fiabili, o fia i Prefidii pofti aile frontière de' nimici, erano in modo di Çaftelli ^ onde il nomedi Caftrum, e di Caftdlum ebbe origine. Tali faranno ilati i Prcfidiam Cajiviy cui difse Ammian l- »9Marcellino fèce edificar Valentimano di là dal Danubio:di Caftri fâbricati fin daTraiano ne> pitt. fofpetti l.uogbi fa menzion Vittore .

Al creder porta di Città , e non d' Alloggiamenti , la rapprefentata nella moneta di Verona, e nellv altre fimili, difficoltà folamente mi fèce da prima 1' avère ofservato, corne le porte délie Città da gliAntichi fi facean doppie, quai veggiam la noftra di Gallieno in Verona, e fi ofservanelle Medaglie quella d'Emerita Città di Spa«- gna, e di Cafiljno mentovata fbpra. Ma non tutte furon certamente in tal guifa; in pruova di che ofservifi laMedaglia diQuieto, in cui la Porta di Nicea fi vede, pur fimile a quella dell' antidette, e con un fbro folo . Ofservifi altres} la belljlfima dell' iftefsa tavola, che fi conferva nel Mufeo del Gran Duca, con la tefla d' Adriano, e nel riverfo una porta di Bizia Città di Tracia col nome d" Itio, o fia Jteio Ruffo Legato, e Vicepretor dell' Imperadore; e ofservifi la quarta, çh' è di Gordian Pio dove una porta fi rapprefenta délia Città à' Adrianopoli AAPIANOIIOAITiiN , E per imparare, che variamente fi coftruivano,

veg*


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L1BRO PRIMO.

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veggafi finalmente la quinta in nuovo mo- j do, cioè a tre fori, o fia ingrefTi, ed è quella di Nicopoli d'Epiro in Adriano: IEPAC NlKOnOAEiiC. Chi ha notizia dell' Antichità dubiterà a prima yifta, che quefta moftri Arco, e non Porta; e tal veramente potrebbe crederfi per aver tre aperture, fe le due laterali fofser più bafse, e fe le quattro feneftre, che ha fopra, e le due torri dalle parti non mettefsero fuor d* ognidubbio, ch'è porta di Città. Veggafi nel Serlio 1' antica da lui difegnata di Spello con due torri fimili riconofciute per antiche, benchè modernamente riftorate, e fupplite. Due torri laterali moftra quella ancora d' Emerita, onde forfe venne 1' efferfi dallo Spanemio, e dal Patino creduta Caftello; e fimilmente erfigiano nelle monete la Porta loro le Città di Nicopoli ail' Iftro , e di Traiana ; o fia Traianopoli. Nuova ofservazione cade in acconcio d' aggiunger qui, per confèrmare corne tutte le fopradette Medaglie non rapprefentano altramente gli Alloggiamenti de'Pretoriani. Cotefti Alloggiamenti aveano appunto la porta doppia, cioè a due fbri. Che in tal guifa altre porte ancora fi fabricafsero oltre a quelle délie Città , quando gran quantità di gente per efse tranfitar dovea, fi è già dimoftrato per una pur doppia, di cui gran parte rimane in Verona, e non fu délia Città, ma del Foro. Che tal fbfse quella de* Caftri Pretorii, l'imparo da quella Medaglia, che unicamente fecondo me ce gli mette dinanzi a gli occhi : dico unicamente , perché io non gli veggo figurati in altre, dove par fi converrebbe più; corne nelle Alloctt^ïoni, negli Eferciti, ne'donativi diftribuiti dall* Imperadore a' foldati, e dove i titoli fi danno di Pater, o di Mater Caftrorum. La Medaglia in cui fi veggono, è quella di Claudio, dove muro appare con doppia porta, e il mottoinmezo Imperatore Receptof indieando l'averlo i foldati dopo la morte di Caligola, dal luogo ove si era nafcofto, ricuperato, e trafportatonegli Alloggiamenti, e gridatoImperadore , corne da Svetonio, e Dione. Porta doppia moftrcrebbero perb l'accennate Medaglie, fe foflero de' Caftri Pretoriani. |

In fora ma niuna eccezione fembra dunque poterfi dare alla noftra Medaglia di Verona, per far creder la purità délia qualç un accidente ancora è venuto a contribuirç c eflendo che fi è trovato fubito un beU'ingegno, che prefane una diCoftanzo con l'ifteflb rovefcio, rafe le prime lette» re, yi ha facto intagliar fu Verona. Io 1* ho comperata volontteri, non già per ciferne

rimafo ingannato , corne fi fperava, ma perché pofta appreflb la mia, ferve mirabilmentea giuftificarla, fpiccando ne'caratteri ad ogn'occhio anche mezanamente addottrinatola diverfità nella groffezza di efli, nell'affilatura, nell'incavo, e nella forma, oltre ail'alterazion delcampo. Quefto rifcontro fa conofcere ancora, corne non era poflibile il far di nuovo nel contorno si lunga epigrafè, e che in tal cafo il pefo ne potrebbe fcoprir l'ingannoipoichèper fuggir quefto pcricolo nell* adultéra ta fi è fatto Verona folamente, e moftrato, che dall* altre parti la Medaglia foflè mutilata, c guafta. Oltreaquefta nuova confèrma, fia in favor délia noftra il parère di più efperti Pratici, cui fi è lafciata atuttocomodoin mano; e fia il conio antico, e patente, e fia il cimento del pefb, poichè pofta fu bilance da oro gelofiffime a rincontro d'altre fimili, trovafi ugualiflîma, e fènza atomo di difterenza; là dove il levarle prime, c I* abbaflare il campo per far nuove lettere, ch' è l'unica fraude quai fofpettar fi poteffe, non era poflibile fenza detrarre al pefo fenfibilmente,

Non mancherà chi fi maravigli, corne con tutte quefte pruove io parli di quefta Medaglia quaû con rifèrva , e non avanzi con afleveranza quanto pub da efla ritrarfi. Il che da una mia maflima procède, dalla quale non mi fon mai dipartito, ne fon per dipartirmigià mai. Quefta è dinon fondare opinione , o notizia nuova , e dalle ricevute diverfa , in Medaglia che fi trovi fola, quantunque non apparifca che opporvi. Cosi mi fece già flabilire il piacer ch'io mi prèfi in varie Città, di metterein confronto i Pratici più rinomati, e tenuti per infallibili, e l'averglitrovati più d'una volta coftantemente difcordi : parimente l'aver veduto , corne niun ve n' ha , che non fia flato colto in error quafche volta : appreflb il fapere quanti flrani modi mettono francamente in opéra i falfarii, eflendo quefto il folo delitto, che fi commette a man falva, e che punir non fi vede,benchè il latroçinio fia qui congiunto fbvente col tradimento, e con la perniziofa fovverlion dell' Iftoria, e d'ogni più importante notizia. Non è per quefto , che la fincerità d'ogni Medaglia unica voglia per me rivocarfi in dubbio; ma trattandofi qui dicofa alla patria mia appartenente io non intendo di farne flato,ne di lavorarvi fopra, s'altro rifcontro un giorno non ne dà fuori. Eifa per altro farà in mia mano efpofta fempreall'efame de' curiofi , avendomene il Signor Abate Arrigoni fatto dono, corn' è* ufo fuo con gli amici.

Tanto


-"■Sff'""'

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DE GLI ANFITEAT.RI

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in cerca di me un giorno , giulivo , aver cambiata opigiorno

opigiorno

Tanto io fcriffi dueanni fa nella prima edizione diqueftolibro fatta feparatamente, c tanto ho voluto che rimanga vivo anche in quefta féconda per intera notizia delfatto, e di rnia condotta : per altro al prefente in maniera diverfa fon per difcorrerla, nulla più. efitandointornoalfbndamentoche pub farfi nella Medaglia , poichè non è più fola. Effendofi per buona forte trasfèrito da Vienna a Venezia il Sig. Apoflolo Zeno Letterato a tutti noto , il quale all'altre fue cognizioni ha in poco tempo aggiunta una mirabil perizia in quefta materia, e fceko teforo di Medaglie d'ogni métallo ha porto infieme, oe^complimenti amichevoli, che per fua bontà mi fece fopra il Trattato degli Anfiteatrî , difpiacere mi fignificb aver fblamente provato per effere in effo regiftratala non più intefa Medaglia diVerona, ficcome quella, ch'altro che iàlfa efTer non potefTe. Non molto tempo dopo venuto in cerca di me un giorno , difïèmi tutto giulivo , aver cambiata opi-. nione, e render l'onore alla mia Medaglia, poichè altra in tutto fi mile ne avea trovata in altro ftudio fincera, e indubitatiflima, In fatti vifitando egli con diligenza ftraordinaria ad una ad una le Medaglie del MufeoCapello , che in argento è ricchiffimo, trovo con fua maraviglia quella di Vcrona , ed efTendo con lui il Cavalier Lioni famofo Pratico , e alcun altro di tal' ordine, oflèrvata, e rioffervata, fu conchiufo da tutti concordemente non poterfi délia fincerità di effà aver dubbio alcuno. Ecco perb corne il regno délie Medaglie non è corfo tutto ancora ; edeçcoquantofi fcuopian vere le fçiocchezze fparfêa Venezia, e a Jloma intorno alla mia Medaglia per opéra di coloro, che lavorando falfo ,non poffono parlar vero.

Diafi ormai termine a quefta digreffione, fe cosi vogliam chiamarla, diretta a far conofcerç come per rotondità di edifizio non deefî ne' monumenti antichi far argomento d'Anfiteatro , ne fofpettare che Anfiteatro fia,cib chenellementovateMedaglie fi rapprefenta . Neceftario per altro fu , fpezialmente per Hftoria dell'Arena Veronefe , il diflbnderfi pel far ben conofcere il vero fepfo délia riferita moneta di Maffimiano Çefare ; poichè opinion correndo prefTo molti , çhe appunto in quel tempo, o dall'uno , o dall'altro Maffimiano effa fbffe edifîcata , non farebbe mancatp çhi interpretando per Anfiteatro il tipo, in tal falfa çredenza fi confcrmafle,

CAPO DUODECIMO.

Anfiteatri , dequati reftano in oggi

fuor di %pma grandi, e ficure

reliquie*

LE Città oltre a Roma , che fècondo l'univerfale , e da fecoli tramandata offervazione, e çredenza, ancor confervano grandi, e famofî avanzi d'Arène, fi riducono a quattro; Verona, Capua,Pola, e Nimes. Ma che diraffi mai, fe di quefte poche ançora alcuna io ne trarrb fuori ? e pure cosi avverrà ; perché trasfèritomi perfonalmente a Pola, ho rilevato, come quello altro non fu che un fuperbo Teatro ; la quai cofa con evidenza fi dimoftrerà nel fecondo libro. Ne poffo negare, che qualche dubbio non mi nafca anche fu quel di Nimes dal fapere , ch'è in due foli piani, fenza feneftre nell'alto, fenza numeri fu gli Archi , fenza vefligio di gradi; e parimente per aftèrmare il P. Montfaucon, che fia diverfo dagli altri Anfiteatri, e abbia porte in vece di fcale; e dall' imparare nell' erudito récente libretto del Gautier , intitolato Ifloria di Nimet e délie fue Antkbità , come in più luoghi fi oflèrvan Priapi effigiati a baffo rilievo fu le piètre, il che a Teatro pub fbrfe convenire, ma non ad Anfiteatro. Strano parrà queflo fofpetto per non efTerfi finora avvertito come Teatri fi fecero anche di recinto intero, e circolare ; ma noi l'abbiamo accennato già per un pafso di Paufania ne! capo fefto,e lo moftreremo più chiaramentenel fin di queft'opéra. Tuttavia lafciando quel di Nimes nel fuo pofîefso, vi lafcieremo per ora anche quel di Pola, in quanto che fu Teatro di ftruttura dalla comune diverfa, e fimile nell' çfterno giro a gli Anfiteatri.

L'aver veduto ampiamente quanto rari furono gli Anfiteatri flabili , invoglierà tanto più di fa per Hftoria de'fopranominati , e fopra tutti del Veronefe, ch'è il maggior de gli altri dopo il Romano, e di cui abbiam prefb a trattare fingolarmente. Ma fventura vuole , che ne di efso, ne degli altri fi pofsa render molto fiçuro conto, ne precifamente afsegnarne autore, o tempo, Scrittore, omonumento non efsendoci rimafo , che délia fabrica loro fàccia parola ; quando non debba eccettuarfi il Capuano per quel fràmmento d' Ifcrizione, che l'anno pafsato è venuto a luce. Del non vederfène memoria negli antichi Storici non dobbiam maravi-

maravi-


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LIBRO PRIMO.

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ravigliarci, mentr'eflï di quanto nc'Municipj faceafi per lo più non prefer cura : maravigtia è più tofto da prendere, come ne degli altri che furono, ne del Romano iftefso fia mai data fuori l'ampia Lapida, che fecondo l'ufo pur doveanoportare in fronte, cioè fopra il principale ingrefso. Par fatalità, che dell'Opère maggiori le Ifcrizioni fien per lo più perdute. Non fi dubiti per altro , che non vi fofsero, mentre fappiam da Plutarco,che il Teatro fatto, e dedicato da Augufto , ,-.;n fa per fuo ordine attrîbuito nell' Ifcrizio•■: ne a Marcello ; e fappiam da Dione, che " 5 ' in quella del fontuofo Portico da lui pure edificato fece porre il nome di Livia. Sul Teatro di Pompeo era prima la memoria di lui, e fu la Scena quella di Tiberio, che l'avea rifâtta, rimefse l'una, e l'altra da Claudio nel fuo rifarcimento; "' 60, indi quella di Claudio ftefsoper la dedicazione. Dell'Ifcrizione fatta porre nel Circo Maffimo daTrajano dopoaverlorifabriA cato, e ampliato, ci riferifce lo Storico '■"'• anche il fentimento, cioè averlo lui rcfo fufficicnte al Popolo Romano . Era générale l'ufo délie Ifcrizioni ne'publici edifizj, non folamente facendogli di pianta, ma riftaurandogli, onde come fingolar cofa efprefse Augufto nelle Lapide Ancirane d'aver fatte più opère, o rifatte, fenza w. mettervi ifcrizione alcuna del nome fuo ; ; ^._ e con maraviglia noto di Severo Sparzia"Z,K. no, che avendo rifarcite le publiche fabri""'■'• che, quaû in niuna pofe il fuo nome, ma confervb le memorie de'primi autori.

Una rifleffioneè da far qui prima di paffare avanti. Ognuna délie quattro fopranominate Città non va fuperba dell' Anfiteatro folamente, o di Teatro uguale nell' efterior recinto a gli Anfiteatri, ma di tali altre reliquiç ancora d'antica magnificenr za, e grandezza, che fupcrano in cib tutte l'altre. Lanoftra ne abbonda forfe fovra tutte : Capua poco lungi dall* Anfiteatro ha i rimafugli d'un Arco , e preflb la torre di Sanr Erafmo ha quei d'un Teatro come il Canonico Mazochio attefta. Di Nimes inFrancia baftavedere il Serlionell' Epiftola a Francefco I , ch'ei premife al fuo libro terzo : afferma egli, come vi exa allora un Arco ricco d'ornamenti, un Tempio Corintio, fuperbo Acquedotto a >;•■■■ t. tre ordini un fopra l'altro, (Cafaubonolo chiama ponte) îefto di Palazzo, edifizioin tre ordini con belliflime fcolture , e cupola in cima foftenuta da die6i colonne Corinne canalate ; forfe era la Bafilica di Plotina edificata a Nimes per ordine d'Adriano , e detta da Sparziano di mirabtl Ver. tllujlr. Parte IV,

lavoro : l'aver fembianza di Tempio potea appunto farla credere edifizio fteflb con tal nome ricordato da Sifilino : apprefTo due inHadr. torrioni ottangoli, che moftravano il modo dell'antiche difefe, ed alcune flatue, e lapide in coppia. Anche il Palladio fi compiacque di rapprefentare , e minutamente defcrivere dueantichi Tempj di Nimes. Di Pola parleremo altrove, e bafti per ora, che al bel di d'oggi non un folo, ma più avanzi d' antiche fabriche vifi trovano di tal bellezza e confervazione , che dirficilmente potrebbe crederlo chi non gli ha veduti.

Impariamoda quefle eloquenti ruine cib, che da i pochi, e délie cofe fuor di Roma per lo più affatto digiuni Scrittori mal fi potrebbe ; cioè come quefle Città ne* primi i fecoli dellTmperio furono infîgni,egrandi: mentre inciafcuna d'effe per farle conofcere maggiori allora di moite, che poi formontarono , accoppianfi con l'Anfiteatro tanfaltre nobili reliquie di fontuofiedifizj. Ecco perb come facilmente s'ingannanoi moderni Autori, quali ripieni d'idée moderne , e col folenne abbaglio di confbndere il fiftema delMmperio pofteriore a Coftantino con l'anteriore, non foglionriconofcere negli antichi tempi per gran Città fe non quelle, che primeggiaronnei fecol bafîb. Che nell'alto fecolo fbfler quefle fuperiori di molto a moite , che poi s'accrebbero, e lo fplendor délie quali non fu , fe non quando a i più fuperbi edifizj de'Gentili non fi ponea più mano, i mentovati marmi lodimoflrano irrefragabilmente , imperciochè per quale occulta ragione appunto in quelle, ch'hanno Anfiteatro, avrebber dovuto confervarfi tante altre reliquie d'infigni fabriche , talchè fuperino in cib le Città tutte , eccettuando Roma ; e non fe ne farebbero confervate altrettante in quelle, che fecondo 1* idea comune converebbe dire, aveffero avuto si fatti edifizj publici in molto maggior numéro, e molto maggiori ? Che fu Nimes} diife Lipfio, in paragone dclle gran Città «p. délia Francia ? Ma perché , fe fu si poca cofa Nimes, fi diflinfe cffa fopra tutte le Città délia Gallia in tempo d'Augufto per le Monete ? è nota la volgare, ma belliffima, con attributo di Colonia , e con le tefte di lui, e d'Agrippa : altra dell'ifteffaetà neriferiTriftano. Perché le fi diè6'-***-*» titolo di Colonia Augufta ? perché Adriano vi edificb una fuperba Bafilica in onor di Plotina ? Perché anche nel fecol baffoj^-in fu in Nimes una délie tre Zecche di Francia , nominate dalla notifia dell* Jmperio col lorPrepofto? Verona, e Capua foverchio è ricordar quai foifero : per la ftato in cui ^ £ fi tre*.


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DE GLI ANFITEATRI

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fi trovafle la prima al tempo d' Augufto, i îik s- bafta il paflb di Strabone , cbe la mette 1 allora in uguaglianza con Milano, e piccole rifpetto ad efla chiama 1* altre per fe molto confiderabili, che avea vicine, corne Mantova, e Brefcia.

Perfbne degne in cib di fède m' hanno più volte aflèrito, vederfi un pezzo d'Anfiteatro fuor di Frejus in Provenza , più certo fbrfe di qualunque altro, chefiavantato in Francia: fu nominato anche dal Serlio il quale par 1b in oltre, d' altro avanzo quivi d'edifizio Romano, che fembra Palazzo. Di quella parte délia Gallia difle ïtl'iu te- ^ÏCil°y e^er Fu tofto un'eftenfion dell'Itar.usquam lia, che Provincia; e quella Città maritiVnvincia. ma fu detta Colonia Giulia, e Colonia ///«- ftre> e fi fece fbggiorno permanente di Romani , da che Augufto vi manda le navi Roftrate prefê nella battaglia Aziaca, e vi rimafe un' armata navale, corne a MifeA»H.I.S. no> e a Ravenna, il che s'impara da Tacito.

Se noi ammettiamo interamente il fupplemento,e l'interpretazione data alframmento di Lapida poco fa difotterrata pre£ fo l'A nfiteatro di Capua, di cotefto unicamente , oltre al Romano , noi fappiamo gli autori, el'età. Fabricato dal Publico délia Colonia Capuana poco dopo quel di Tito; rifarcito, e adornato dall' Imperadore Adriano > e dcdicato da Antonin Pio. Per verità ingegnofo e dotto fi è dimoftrato il Canonico Mazochio s) nel fupplire , si nell'interpretare; ne cofa contienfi nel fupplemento fuo, che non fi pofla con applauîb ricevere: v* ha folamente chi alcun' altra parola vedrebbe quivi più volentieri in vece di Imagines, délia quai perb ci non fi profèfsb mallevadore. A niuna Città più che a Capua competeva 1' emular fubito il maravigliofb , e vicino Anfiteatro di Tito , si per la nota grandezza, e dovizia di efla, çome per 1* infita, c antica compiacenza de' gladiatorii fpettacoli. A niun lmperadore più che ad Adriano fi adatta 1' averloriftaurato, e abbellito ; poichè niun altro fu che fuor di Roma tanto edificafle. Non dee far difficoltà 1* efler dedicato non dalui, ma dal fuccefïbre, perché potè a tal riflaurazione aver dato mano folamente negli ultimi tempi di fua vita. Le colonne veramente, che nella Lapida fi dicono aggiunte, parrebbe più conveniffero a Teatro, che ad Anfiteatro; ma ben'è ftato avvertito , come puotero fervire nell' Antiporta, Ne fuor del cafo è Mfcrizione per efler pofla folamente al tempo del dedicare; poichè dopo i rifarcimenti confiderabili, c fi collocava nuova Lapida, e

per rimettere in ufb, fi dedicava di nuovo; come parlando del Teatro di Pompeo, abbiamo poco avanti potuto imparar da Dione. Ben perb in quefto e fi noto la prima erezione fatta dal popolo Capuano, forfe con le parole A SOLO FECIT , ch' era la formola lapidaria per efprimere il far da' fondamenti, e fi notb la riflaurazione, e l'ornamento aggiuntovi, e la nuova dedicazione.

Dell'edifizio Polano, e del Nemaufenfe indizio non abbiamo alcuno, ne da monumenti, ne da Scrittori. L'avère Adriano quafi in ogni Città fabricato qualche cofa, come Sparziano afferma , potrebbe dar qualche motivo di riferire a lui quel di Nimes. Ma ficcome l'ifteflb Storico fece diflinta menzione délia Bafilica in onor di Plotina quivi da lui eretta , perché mai non I* avrebbe fatta anche d' un Anfiteatro, ch'era maggior' opéra ? Narra Capitolino nel principio délia vita d' Antonin Pio, che da quella Città ei trafle origine; poterfi perb fofpettare, ch' ei vi ergefle 1* Arena, parve al Cafaubono. Mafed'Imperadore fofse ftata si grand' opéra, perché avrebbe dovuto tacerfi nell' Iftoria Augufla ? Or lafeiam degli altri, e veniam finalmente ail' Anfiteatro Veronefe,

CAPO DECIMOTERZO.

Si va inveftigando V età^ e f autore delï Arena Veronefc.

INtorno al tempo, in cui pofla crederfi fabricata la noftra Arena, in due opinion! gli Scrittori fi fon divifi. Alcuni l'hanno creduta opéra d'Augufto, e di quefli fu antefignano Torello Saraina , moflb dall* aver cib letto in vecchia Cronica, e nell' Itinerario di Ciriaco Anconitano, che vifTe nel decimoquinto fecolo, e ancora dall'avere Svetonio feritto, che Augufto ornb 1* Italia di fabriche : fu in tal fentenza anche il P. Mabïllone. Altri l'hanno credutoope- i'- 1 ra di Maffîmiano, e a quefli precedette il Sigonio nell' Imperio Occidentale, indotto a /»* fofpettar cib dall' eflèrne ignoto l'autore, e dal fupporre erroneamente , che Maffimiano fabricafle un Palazzo a Brefcia, e un altro in Aquilcia; il che fu traferitto da molti, e riferito anche dal Lydiat nella fua Série Cronologica. Ma veramente come ne l'una,»nè l'altra congettura è appoggiata a folido fbndamento alcuno, cosi ho per certo, che troppo prefto il ponef] fer gli uni, e troppo tardi gli altri. L'Architet-

L'Architet-


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L 1 B R O PRIMO.

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chitettura affai più lo potrcbbe far credere de'tempi d'Augufto, che di Maffimiano; moftrandofi aiïki più. prof lima a' buoni tempi, che a i cattivi; e l'ordine Tofcano fervato in tutti i piani fembra conciliare maggior credito d' antichità . In oltre 1* avère Augufto condotte acque in Brefcia, corne da una Lapida s'è imparato, moftra, ch' anche in quefte parti promoflè lavori; dove i Palagi di Maffimiano in Brefcia, e in Aquiicia fon meramente fuppofti ed imxnaginati, mentre il Panegerifta unicamente citato dal Sigonio , non d'altro parla, che d' una pittura fatta porre da Maffimiano ne l Palazzo d' Aquiicia. Con tutto cib io non fo indurmi a credere, che Anfiteatro di tutta pietra, e di cosi fatta ftruttura, fi edificafïè inCoIonia a tempi d'Augufto, avanti che altro taie fi foffe veduto . in Roma, e avanti che quel di Tito efemplare di tutti gli altri fbffe inalzato. Pare ancor credibile, che farebbe ftato nominato in qualche occafione da Plinio, il quale di pitture , e di cofe di minor momento del fuo natio paefe in più luoghi fa ricordanza. Troppo afpramente per altro derife Lipfio le ragioni dal buon Saraina addotre per riferirlo ad Augufto. Da quell' ifteffa pagina di Lipfio il pub prender documenta di compatirc umanamente, e di fcambievolmente perdonarfi gli errori; poichè grand' uomo com' egli era , cita anch* «• egli non meno del Saraina ifteffo l'Epiftola •'"''■ di Plinio ad Maximum Africanttm, per a ver letto, Veîlem Africane quai coemeras, quando è patente , doverfi leggere Afr'/canae, e ™-/-,s- intender délie Panterc . Celio a Cicérone ;'" ' fcrivendo parla dell* Afrïcane condotte, e di "■';**• dieci Afrïcane donate , dove confia dalle ,;'!'*'*■ precedenti, che parla di Pantere: cosi Li■„Cai. vio, 1'altro Plinio, Svetonio, ed altri. ic/.u. Ma al crcdçrlo'di Maffimiano ripugnano molto più le condizioni de' tempi. L'Imperio era già fconvolto, l'Italia afflitta, e le Ciftà , maffimamente fituate aile frontière corne Verona, ftavano in terrore per le incurfioni çominciate, o minacciate da' Barbari. L'arti decadute di molto, e l'antiche idée da* travagliati Municipj obliate. Anche la religion Criftiana già grandemente diftufa, ç che poco dette a farfi trionfante, malamente avrebbe lafciato effettuare a un popolo tanta imprefa , proveniente dalla religion de' Gentili; e tanto più che gli Anfiteatri eran già refi mère fentine di crudeltà , e piazze di Martirii. Ma che più ? ficura pruova io credo poterfi rilevare, corne avanti Maffimiano, cioè fotto Gallieno, non folamente era fatta 1* Arena nofira, ma fi era già cominciata a disfare. Ver. Illujlr. Parte IV,

■ u!l.

Riluce tal pruova ne' molti pezzi, che ci rimangono dell'antiche mura erette in tempo di Gallieno : poichè in effi quantità di piètre ho offervate, quali non folamente dalla qualità, dal colore, e dalla forma» ma da fegni certi fi riconofce, corne furon prima dell* efterior recinto dell' Anfiteatro. Belîa conferma ci dà di cib il Saraina, dove attefta , avercene vedute alcune con p-13- »"« que* numeri, ch'erano fcolpiti nelle ch\a-'^™£r vi, o piètre di mezo di tutti gli archi in- Ampbiteaferiori. Ne fia chi fi renda difficile a cre- "'tabul*^ dere, che cosi prefto a ruinar cominciaffe „> &f. hefteriore di tanta fabrica. Foffe difètto de'fondamenti, e de' fiti, o quafi natural confeguenza, corne fcriffe un Architetto, in pareti archeggiate tutte dal baflb ail'alto, e dove perb la maggior parte era vano; egliècerto, ch'anche l'Anfiteatro di Catania fottc il Re Teodorico era in gran parte a terra, e appunto per rifarcir le mura ne furono impiegate le piètre. Dicc Caffiodorio , che quelle piètre erano preci- Var. 1. j. pitate non per terremoti, ma per lunva ve- w-hw tupa\ da che appanfce, corne fur dell' al- con4pfa. to fecolo si fatti edifïzj, e corne nel loro intero poche età ebbcr di vita. Anche il Teatro di Pompeo in tempo di Teodorico già minacciava ruina, ed era ridotto a ter- Caff% yér, mine di périr fra poco, fe non fi trovava /.*-51. modo di foftentarlo con gran barbacani, {,X-,TiL

C pilaflri . contineri

Il defiderio di fcoprire con ficurezza il ?""*'"• precifo tempo , e l'autore, mi ha fatto ultimamente fcavarc in que' fiti, dove 1* Ifcrizione potea più fperar di trovarfi ; ma non fono flato cosi felice: e pure due meze lettere fe ne fon rinvenute , quali unité a un maggior pezzo di lapida, eftratto già dal pozzo, ch' è nel mezzo, formano S. CON. Che quefte lettere foflero dell* Ifcrizione meffa in fronte ail' Anfiteatro, fi rende probabile per la loro inufitata grandezza, perché l'O crefce d* undici once di diametro, e corrifpondon l'altre. Da quefte io non mi farb a indovinar cofa alcuna, e ne pure che voglian dire Senatus CpnfidtOy che ufo era di fignificare con S. C. Ben poffo dire, che la lor forma, e bellezza indicano buona età, e non baffo tempo. Non parlo di quella tanto fcioccamen te fi rira Ifcrizione, che attribuifce il noftro Anfiteatro a un Flaminio Confole. La diederofuori il Caroto, e Leandro Alberti corne efiftente in Lucca, dove non fu mai, e malamente è ftata ricevuta in più libri.

L'ufo fingolare dK Adriano di fâbricar fuor di Roma potrebbe qui far penfare a lui; ma quella Epiftola di Plinio il giovane , çh'abbiam poco fa mentovata, ci peç.


DE GLI ANFITEATRI

72.

fuade, che il noftro Anfitcatro avanti A- I driano già fbfîe; e poichè non par conve- j niente il fupporlo avanti quel di Tito, ci fa molto appreflare al vero tempo délia fua edificazione. La detta lettera di Plinio, che fi crede morto ne gli ultinr anni di Traiano, infegna corne folenne fpettacolo Anfiteatrale fi celebrb allora in Verona per liberalità d'un Perfonaggio cogno- I mirvato Maffimo. Ei lo diede per onorar la memoria di fua moglie defonta, ch' era di quefta patria, e per gratificare i Veronefi, da'quali era riveritoedamato, e non fenza xhJiato- contracambio iêcondo Plinio, il quale, Tiummtt. come Veronefê per adozione, parlando feZ/nféur co dice, i Veronefi noftri. Or a per quefto noftris &e. fpcttacolo moltijjime Pantere erano deftina*i"sCZmï-te > quali per le tempefte di mare non giunr-fr piuri- fero d'Africa a tempo. Combattimento di *"'• tante, e di tal forte di beftie pub fare in Italia qualche indizio d'Arena ftabile. Ne gli fpettacoli di Curione, de' Fidennati, e di Cecinna, eValente mentovati daPlinio, e daTacito, quali furono in Anfiteatri di legno, menzion fi vede di gladiatori, ma non diFiere. Non lieveadunque è lacongettura per fupporre eretta quefta machina fbtto Domiziano, e fotto Nerva, e al più tardi ne' prinv anni di Traiano, e per credere emulato qui fenza ritardo il grand* efempio di Roma.

Suol crederfi comunemente, che d' Im- \ peradore, o di Prefide Romano 1* impreâ| I fofle, e la fpefa. Ma fe d'opéra d* Imti&;. radore fb/fe ftata l'erezione di cosi magr$ff> co Anfiteatro, non pare fi dovefle efler cib tacciuto dagliScrittori délielor Vite. Non tacque Svetonio délie mura, e de i Tempj cf. ai. rifarciti da Caligola in Siracufa , e délia Reggia di Policrate, e del Tempio d'Apolline, ch'egli penfava rimettere in Mileto, ed in Samo. Non tacque Sparziano délia Bafilica in Nimes, ne del 1 empio, e dell' Ara fatta da Adriano in Atene. Un Imperadore, che avefle eretta si nobil fabrica, non avrebbe fecondo 1' ufo di quel tempo trafcurato l'onore di dedicarla,e di cib pure fi parlerebbe da gli Scrittori, come fa **t> 40. memoria Svetonio del Tempio in Nola, e del Campidoglio dedicatoda TiberioinCapua. Prefide non potrebbe al noftro Anfiteatro aver dato mano, mentre Prefidi allora in Italia non erano, non eflendo 1* Italia ridotta ancora in condizion di Provincia, e reggcndofi le Città da fe. E* perb aftatto verifimile, che délia Rcpublica, e popolo Veronefê tal' imprefa fofie. Cosi vedremo appreflb, come un Cittadin Veronefê fabricb parte del Portico annefib al Ludo gladiatorio,eche 1* approvazion del PopoJo, e non d» altrui, a cib fi richiefe. Cosi

1' Anfiteatro di Capua indica 1' Ifcrizione fopra mentovata, che da quella Colonia fofl'e inalzato. Tanto facea potere allor le Città il conforzio di Roma ; e la comunicazion degli onori ; minorandofi ancora grandemente in que' tempi il difpendio di cosi fatti lavori dalla quantità de' fervi, e facilitandofi per la Città noftra dall* avère il marmo in pronto , e in cosi poca diftanza. Se aveftimo rinvenuta la bramata Ifcrizione , i Prefidenti alla fabrica ci farebber noti. Vorrei fbpra tutto poter far giuftizia al nome dell' Architetto ; ma tanto il fappiam del noftro, come del Romano Anfiteatro fi fa. Ho per certo, che dell* uno« dell* akro l'Architetto ci farebbe noto, fe quefti fuperbi edifizj, quando fcrifle Plinio la fua grand'Opéra, foflero ftati in eflere.Infigne Architetto fu qui Vitruvio Cerdone, I come bcn moftrano le reliquie dell* Arco, che abbiam di lui. Se fofle opéra fua l'Anfiteatro, ne ardirei d'aflerir francamente, ne di negare, ma la congettura ne è per certo molto ragionevole. II Romano fu fituato nel mezo délia Città; il noftro fuor délie mura, ma ad efle vicinifllmo , e poco lontano da una porta: cosi fur gli altri nelle Colonie. Gli antichi recinti più riftretti, e la maggior frequenza del popolo, non lafciavano in quei tempi tanto fpazio libero dentro la Città, che potefle fervire a moli di tanto giro. Nellofcavare dinanzialla porta, ch' anco anticamente fu la primaria, e più frequentata, fi èfcopertoilfondamento d'un groflb muro, fatto in parte con piètre dell* Arena fteffa, e conpezzi anche di colonne, che vien fecondando il piegar di efla, e pare la circondafle dalla parte délia Bra. Altro non pub crederfi , fe non che nell'età corfe dalla fabrica délie prime mura a quella délie féconde, fi penfaflero di circonvallarla in tal modo, e di comprenderla nella Città, perché non reftafle efpofta ad efler occupata da nimici. Non è perb da penfare, che cib avvenifle nella fteffa rinovazion délie mura fattadaGallieno, si perché la groffezza è inferior di molto a quelle , si perché quel fondamento attraverfa, e ferra il maggior condotto, da che fi pub arguire, efler fatto dopo ch'era mancato 1' antico ufo dell'Anfiteatro negli fpettacoli .

CAPO DECIMOQUARTO.

Ifcri^ioni al Verone\e anfiteatro fpettanti.

USo dell'Anfiteatro fi fece da'Veronefi molto fréquente, di che indizio

gran-


Il

LIBRO PRIMO.

74

grande û additerà a fuo luogo per una pietra

pietra funi del Velario incavata : ora il

provero coa tre infigni Lapide tuttavia efiibenti,

efiibenti, da me collocate una prefl'o 1* altra

nel publico Mufeo dell' Accademia . La

prima, ch" è d'un Gladiator Reziario, poco

poco fi ha nel Grutero, e negli

altri, e niuno ha oflervato in efla la particolarità

particolarità moftrar la forma dell'

armi di coïtoro.

Rariffimi fono si fatti monumenti, ne fapreidire, s'altro in oggi ne fuiïifta. De i pochiflimi di tal génère che fi hanno aile ftampe, ma non fi veggono , non è anche da credere a tutti. Quefta fepolcral memoria è d'un Gladiatore per nome Generofo, che fu di condizion fervile,di na^jone(cioè di patria) Aleflandrino, e di claire Reziario. Diverfe furono le fpezie, e le manière de'Gladiatori, che fi diftingueano dal veftimento, dall'armi ,e dal différente modo di combattere, per la quai varietà moltos'aumentava il piacere negli fpettacoli. lo non entrerb inquefto,avendone giàfcritto Lipfio diftintamente. Dirb fblamente, che le claffi più dell'altre celebrate negli Scrittori furon quelle de'Secutori, e de'Reziarii, quali combattean fia fe . Ifcrizion d'un Secutore, ch'avea combattuto otto volte, fu già in Verona, e fi legge nel Saraina ; ma eflendo ora perduta , ed eflendo ftata riferita icorrettamente, non ne faro ufo. D'cfier di quefta claflè fi vantbCommodo, e d'efier primo in efla,e d'aver perb vinti, o uceifi Reziarii moltiiïimi. Tanto abbiam da Lampridio, fopra il quale fcrivendo Salmafio, non ben' intefe quai fbffero i Secutori. Ma- i Reziarii furon cosl "luhm. detti dalgiacchk),concuientravanoincampo ; cioè dalla rete, che gettavano al nimico per invilupparlo;ferendolo poi conla fufcina, overocol pugnale,di cheandavan guerniti. Ben dice Lipfio, che ne farà ve^. /. unuta l'origine dal fatto di Pittaco , di cui "• ll3- fa la vita Laerzio, e parla Strabone. Effendo

Effendo Capitano de' Mitilenei, combatte da corpo a corpo col Capitano degli Ateniefi in figura di pefcatore; perche involfe il nimico con una rete, che avea portata feco nafcofta, poi lo feri con tridente, e coltçllo.

Nondubiterà, che da quel fatto non fofle prefa quefta fpezie di Gladiatori, chi oflerveràa parte a parte, come l'altre ancora rapprefentavano il modo d'armeggiare, e di combattere diqualche nazione,o pured' alcun génère di milizia, o alludevano a qualche fatto, fofiè lllorico, ofavolofo. I fupplizj ancora, poich' erano in figura di fpettacolo fbleano efeguirfi fcenicamente, prendendo fpeflo i motivi dal nome. Fin quando i Gladiatorii Giuochi fi facean nel Foro, narra Strabone di quel ladro Siciliano,che (i facea chiamare ft&liuoh dell' Etna, e ferrl quafi d'intermezo: poichè porto fopra un'alta machina, che figura va il monte Etna, cadendo quefta tutta a un tratto, précipita il reo tra le gabbie délie Fiere, che parea covaflero in quella montagna, e ne fu lacerato. Modi fomiglianti fi tennero nell* Anfitcatro con Orfeo, Laureolo, Dedalo , e Leandro, mcntovati da Marziale. Quefte allufioni degli antichi negli fpettacoli corrifpondeano al loro operar ne' lavori manuali, dove per lo più anche gli utenfili, e gli ufuali ftrumenti fi faceano rapprefentar qualche cofa. Rendeafi neceftaria negli fpectacolisl fatta quafi mutazion difcena, poichè duravano tutto il giorno. V* eran Gladiatori, che combatteano a cavallo, de'quali accaderà di parlare altrove. Ve m'era, che pugnavano da i carri, detti pero Eflèdarii, quali o imitavano il combatter degli antichi Onentali, o quel de* Bel. G*lBntanni, de* quali che tal fofiè l*ufo,infe-lib-^ gna Cefare : perb in forza d'augurio dicea fcherzando il Satiricoa colui, che avrebbe Saf prefo in guerra qualche Re (Iranien), efa- 4. „Ut d* rebbe innanzi a lui da Br'ttanno coccbïo cadu- twone toilRe Arvirago.SeneftiamoaGiornande, jj„.f z\ Anglico era anche il vocabolo d'Ejfrdo, ma i»ar «*»- fi vede ufato fin da Cicérone più d* una vol- '' vJjfî£t ta. Giunio Filargiro alHncontro diflechia- «««. marfi Elfedo certo veicolo, da cui foleano 1?ba"r' combattere i Galli. Giovinetti da carri fe- D;»». 4Ïce combatter Cefare negli fpettacoli. Lafcio le felve, le caverne, lenavi, che nell'Anfiteatro fi faceano veder talvolta; lafcio il luffo, e la pompa, per cui fin nella fine del quarto fecolo accusb S. Ambrogio la n* of. prodigalità del diflipare i patrimonj negli/4"'*2'* Spettacoli ; e fino nella fin del quinto il Confole Turcio Afterio nelb Epigrammada lui feritto fui Virgilio Mediceo, e publicato dal Cardinal Noris neCenotafi Pifani, p. 444- *»

gran wfl»™


/:>

DE GLI ANFITEATRI

76

f"'"f granricchezzeaflerîconfumate ne' fuoi Giiaaùra uochi, e confefsô d' aver fagrificate al pocueurrit. polar grido le facoltà.

Ma tornando a' Reziarii, non co' Secutori

Secutori ma pugnavano efli fovente

ançhe co' Mirmilloni, i quali fi armavano

•^7;^* ail' ufbde'Galli, cd aveano un pefce effitnJc-ntem,

effitnJc-ntem, fu la celata, corne fi ha da Fefto,onVoft

Fefto,onVoft de quadrava il coalierli con una rete. L'atVibrata

L'atVibrata • • i • r -i

perJain* to d'un Keziano, che tira a le il compère »w«- titore, involtogli con la* rete il capo , miqûicqti7m r'^x efprelfo in un Medaglione di Gordian tffudit. i. Pio illuftrato dal Senator Bonarroti . Ma Virig, "* fcagliata la rete in darno, davan mano i Reziarj al tridente. Terribile era con efïb quell' Ermetericordato da Marziale. Afta dipiù punte lo chiama Prudenzio, ove dice,che la faccia degli avverfarj coperta dalla vifiera ne veniva percofla. Ne fi creda già fofle quefta arme da fcherzo. Eflendo una vol ta cinque Reziarii reftati fbccombenti ad altrettanti Secutori , e dovendo eflerne trafitti, uno di efli ripigliato il tridente tutti i vincitori uccife; la fierezza del quai fatto Svn.Ca?. fu dcplorata fin da Caliçola. II lor'abitoera la tumca,onae tumcatt gh chiama quiavetonio, e lafufcina del tunicato Gracco nomiUù. 6. naGiuvenale. Ad Arnobio in veder Nettuno, che fi facea da gli artefici col tridente in mano, parea di vedere un Gladiatore. Ma oltre al tridente cbbe feco Pittaco corta fpada, ocoltello, corne narra Strabone : Str. 1. 14e perb ufaronla i Reziarj ancora : il che cf•nt Tfiaivv fenci0 gjà ftato rivocatoin dubbio, viencon tt'u, ficurezza ftabilito dalla noftra Lapida, che ci fa vedere la forma dcll'un' arme, e dell' altra. Quefto gladio, o fica , ben moftra non efler di quelle, che voile adoprarfi da D;3(f Gladiatori Marco Aurelio, cioè fenza pun.x/p*. ta, per fuggir la carnificina; ma piii tofto idem di quelle, quali dice lo Storico in Nerva, • ' '?''» e alrresl Vittore, fi efploravano prima del v;ff. i»T.combattere, per veder s'erano ben' acute. Un'altr'arme di coftoro nomina Tertuldt fjetl. liano, cioè la Spugna . Dove Tito Livio «>?-i5> defcrive l'armatura de i Samniti nomina la lîb. 9. fPu8>na > cne l°r copriva il petto : è da crefrongia dere foflc maglia di ferro, che vien'adavepeXoriin- rc quaiche apparenza di fbuana. Ma il paftum. 10 di lertulliano indica , che ne' Reziarii cosî chiamavafi quaiche arme da oftèfa,non pturh de da difêfa ; poichè dice : potrà ricordarfi la ji*m7Lri.mtfericordia * colui, che fia mirando i morfi degli Orfi, e le Spugne de* Reziarii? leggo moner't in quefto paflb, non moveri, corn' Sat. Sir. hanno le ftampe, e corne cita anche Lipi. 1. c. s. f10> perchè non fa fenfo. Ora una coperta del petto non farebbe tanto a pietà oppofta ne ben corrifponderebbe al morder degli Orfi. I Reziarj in oltre combatteano

combatteano armatura, ed in tunica, come abbiam detto, e fenza afcondcre in celata la fronte, corne fi legge in Giuve- s*t. ». nale. Alla rete adunque o al lor tridente, o al coltello forza è ch'anco tal nome fi defle. Potea darfi per certa fbmiglianza alla rete, e poteva alla corta fpada ancora, fbrfe perché il fuo manico traforato fofle, e lavorato a guifa di fpugna. Inclino acreder quefto per quel motto d' Augufto riferito da Svetonio, ch'il fuo Aiace fi era lafciato cader fu fa Spugna. Era quefta una C"P- «. Tragedia da lui cominciata , che non riu- f,'^'n fcendogli a fuo modo , ifannullo canceîîan- ff><"\°/tm dola,alqualeufiziofervivapreflbgli antichi "'cuisui£' una fpugna . Ma fredda fàcezia farebbe ftata quefta d' Augufto , intendendo femplicemente, come Cafàubono e tutti gli altri hanno fatto, fenza che doppio fenfo potefle aver quella voce , efiendo che niuna relazione era tra Aiace Eroe,el*iftrumento da cancellare, per cui dovefle acquiftar grazia tal detto. Parmi pero poterfene ricavar con certezza, ch' anco alcun' arme da punta portafle nome di Spugna, per lo» che fi venifle a intendere, aver la Tragediai avutofimil fine ad Aiace ifteflb, chefidiede morte abbandonandofi Copra, una fpada Ma per dar fine a quanto per occafion del" noftro Gladiatore abbiam detto, 1* aver lui pugnato venfette volte, moftra la frequenza in Verona di quefti Giuochi, probabilc cfl'endo, che ftefle qui, e fbflê a queft* Anfiteatro dedicato : potea per altro aver combattuto più volte in un giorno. Quaiche rara notizia ci recherebbe facilmente quefta pietra , fe non fbflfe tronca, parendo fi cominciafle nel fine (dove ma lamente il Grutero fa VI. R) a far memoria d" alcuna occafione, in cui coftui pugno virilmente.

Affai piîl raroche di Gladiatori èil trovar ficuro monumento di Cacce date fuor di Roma. Nell^Anfiteatro noftro bella teftimonianza n'abbiam veduta poc' anzi in Plinio giuniore. D'altra Caccia mémorial c' è rimafa nella feguente Ifcrizione, fcolpita a belliffime lettere in gran bafedi marmo roflb noftrale, più larga che alta. Le ftefle parole fi veggono di qua e di là, il che mofira fofle anticamente collocata in luo» go, çhc facefle faccia a due parti.

N O M I N E

Q^ DOMITII . ALPINI

LICINIA. MATER

SIGNVM. DIANAE, f)T. VENA

TIONEM

ET . SAUENTES. T. F. I

Que-


11

LIBRO PRIMO.

78

Quefta buona donna feguendo l'iftinto délia fua pietà, fecondo la bizarra religion di quel tempo, lafcib in teftamento, che fi celebrafle una Gaccia di Fiere . Lafcib in oltre, che fofle fatta una ftatua di Diana. A Diana Prefîde d'ogni Caccia erano fpeffo con(acrati,non già g!i Anfiteatri, corne vien creduto , ma si fatti fpettacoli. In quai fito taie ftatua fofle collocata, non fi potrebbe indovinare; ma non certamente nel mezo dell'Anfiteatro, com'altri ha penfato. Ordinb in oltre coftei, che fi faceflèro Saîienti. Non fi ha altrove menzion di Salienti in propofito d' Anfiteatro. Quefta voce fuole intenderfi per cannoni o tubida condurr' acqua . Potrebbe pero fofpettarfi ancora, che fignificafle qui quelle occulte cannelle, per lequali con artifizio mirabile A/f2". due volte rammentato da Seneca, fi faceaE^.' 90. no falire dal fondo dell' Anfiteatro fino alla cima liquori odorofi, che fchizzavano poi, e fi fpargean perl' Aria in modo di minutiffima pioggia. Sparftoni chiamavanfi quelle w j eftufioni, e appar preflb l'altro Seneca neîle Controverfie, corne cera chi rettoricando chiamavale piogge odorate. Si pub ricavar da quel luogo, che tali canne s' intendeflero comunemente con nome di Sifoni: quindi è,ch'io nella noftra Lapida piuvolontieri intenderei per Salienti cib, che in oggi diciam Fontane,quali era molto a propofito di fare preflb 1" Anfiteatro, onde tal li è creduta quella Meta, che fi vede nelle Medaglie a canto del Colifêo. Anzi io penfo da quella voce Latina efler venuta in noftra lingua quella di Sorgente,benchèfoglia ufarfi in fenfo alquanto diverfb; e per fbntane parmi doverfi fpeflb intender tal vof*m. ce anche ne gli Scrittori, corne in Cicérone, '■ >• '7< dove nomina la pefchiera, e i Salienti ; e in Plinio, ove dice che Agrippa a comodo pu'• iï-t- 's- blico tanti laghi fèce,e cento cinqueSalienti; ii Aqudj. e in Frontino, ove confèrma che Agrippa "t. 10. j, acqttg. Salienti fornl la Ctttà, e dove nota, onde fi prendefïè l'acqua per fujfidio de% Sa. lienti publia \ e preflb Ulpiano, ove nomi!ii- 'Ï. na le canne, che fi attaccano a'Salienti ,0 aile a * aiî. Saijent^ come pju propriamente direbbefi.

Di tutte quelle cofe la noftra Licinia , che di gran condizione convien creder foffe, mentre potè ordinare una Caccia Anfiteatrale, voile fe ne defle l'onore afuofigliuolo, e fi celebrafle lo fpettacola in nome fuo, conv egli n'avefle fatta la fpefa. Cosi veggiamoin Dione, che Auguftocer154. tami Gladiatorii diede a nome de* figliuoli Z*7à» fUQi> e ne diede anche a nome de' nipoti, "='.««, • corne dalle Lapide Ancirane s* impara. Leg?!"'" pm( gefi parimente in Tacito, che a nome fuo, e *«/*7' del fratella Germanico fece Giuochi Drufo.

Ma 1* ufo affiduo , e continuato di tali *uefî/i<>- fpettacoli in Verona molto piùfi comprova rum "*"'

j n .. T J u ■ r . rum, et

dalla terza Lapida, che infegna come qm mpotum. era Ludo fecondo il parlarde i Latini,cioè Am'1'*. Seminario per cosi dire, efcuola di coloro, che fi addeftravano per 1* Anfiteatro. In quefto fenfo fogliono ufar le Ifcrizioni tal voce, e in quefto fenfo difle Fabretti ufarla anche alcune leggi, che parlano del condannare adludum; ma in efledee veramen- "%{*' te intenderfi dello fpettacolo ; e non del gladiatorio fblamente, come fpiega Gotofre- c.Tb.ad do, anzi più. precifamente del beftiario , l'v]'J%* Di cosi fatti Ludi erano diverfi in Roma mentovati ne'marmi, e da Publio Vittorc. Fuor di Roma rariflimo è, che menzionfe ne vegga. In Capua fi offervano, e in Ravenna prefïb Cefare, e Strabone : nell' una, e nell'altraCittà tenneCelare ineducazion Gladiatori: in Capua, come di grand'Anfiteatro fbrnita, quantità ne foggiornava fino a ternpi di Didio Giuliano. Ma cib che *' fi rende nella noftra Lapida più offcrvabile, è l'indizio, che in Verona ancora come in Roma più Ludi fbflero, mentre diftinguefi quello, di cui fi fâ menzione, con nomedi Ludo Publico. Ecco il marmo mancante nel principio.

. . . LVCIL. IVSTJNVS. EQVO PVBLICO

HONORIS. OMNIB

m MVNICIPIO . FVNCTVS

IDEM. IN. PORTICV. QVAE

DVCIT. AT. LVDVM. PyBLICVM

COLVMN. NII.CVM. SVP31. $C

IE. STRATVRA. PIGTVRA

VOLENTE. POPVLO. DEDIT

a tergo délia fleflà Lapida

a p A

K Al

TïKH

Nel Grutero e negli altri queft* I/crizione

al folito è poco efattamente prefa. Lelettere

Lelettere mancano nel marmo, e

l'ho fupplite, ma al quinto verfb, ove io,

tutte le ftampe vienfupplito PARTEM,

la pietra non ha luogo che per due lettere,

onde altronon potea dir che ITEM, il quai

modo anche in. altre fi vede ; e fbrfe era

fcrtto IDEM, come fpeflb offervafi perla

popolar pronunzia, che fcambiavafraquel,

fcambiavafraquel, due, ond* anco qui fi fa AT per AD>

1 Avea


DE GLI ANFITEATRI

Avea dunque Lucilio Giuftino,dopo'foftenuti nella Città tutti i Magiftrati, col confenfo del Popolo fatte quattro arcate nel Portiço, che conduceva al Ludo Publico, e poftç le colonne , e 1' avea coperto , laftricato, e dipinto, Ver Superficie fuol'intenderfi da' Legifti quanto è fopra terra . Le due parole Greche nel di dietro délia Lapida le prendo per quel detto proverbiale , che fuole ufarfi anche in noftra lingua : Tempo, çFortuna: iTYio-Iovçafiaç preflb Filone, al fin del libro fopra la Creazione, vien tradotto&ow, dove fignifica fiagioni.

CAPO DECIMOQUINTO.

2toti<%}e deW Arena Veronefe ne tempi inferiori.

Abbiam toccato fopra, quanto d'antico principiaffe il primo recinto di quefta mole a feompaginarfi. Gran colpo è credibile ricevefle dalla fabrica per timor de' Barbari frettolofamente efeguita délie mura di Gallieno ; piètre ftate avanti in eflb riconofcendovifi, e potendofi pero credere, che di material si opportuno, e si profilmo fofle allora in gran parte , fatto ufo. Penfai una volta, fe la fommità del recinto fbffe allora ftata disfatta,egettata a terra, acciocchè occupata mai 1* Arena , da nimici > non ferviffe a dominare, e danneggiar la Città d'alto in baflb ; ma 11 fventa quefto fbfpetto offervando , corne ]a poca parte délia circonfèrenza efteriore ch'ancor rimane, è appunto da quel lato, dove per tal riguardo fi farebbe cominciato a diftruggere. L'ultima notizia che fi trovi di popolo in queft' Anfiteatro anticamente ragunato, è negli Atti de'Martin Fermo, eRuflico; che vuol dire nell* anno Criftiano 304. Non è da dubitare, che »>mènerai non feguiffe nell' Arena il principio del lor •J^™"'" Martirio, mentreil dï avanti fu dal Prepùi'iïdfre- fide fatto invitare il popolo a fpettacolo, e flaculum. tutta la moltitudine vi û ragunb. Ufo fu anche in Roma affai fréquente, corne fi è toccato nel Capo che précède , d'efeguir nell'Anfiteatro i fupplizj; anzi nel fecol baffo quivi fl fpedivano talvolta le caufe criminali da' Giudici, e in gran concorfo di popolo vi fi condannavano i rei , corne pub ricavarfi da Ammian Marcellino, ove parla del Prefètto di Roma Aproniano. Nçll» Arena fu condotto anche il noftro quarto Vefcovo S. Procolo , che pur defiderava il martirio, ma contra lui non voile Anolino incrudelire . L'efferfi non molto dopo aboliti i gladiatorii fpettacoli

avrà grandemente contribuito alla ruina degli Anfiteatri, perche ceflàtone il principal'ufo, fi levb mano dal riftaurargli di tempo in tempo, com' era necefîario per la confervazion loro.

Ma colpo in oltre molto fenfïbile penfo io, che ricevefTel'Arena, quando percomprender dentro quella parte di Città , che refrava fuori dell'antica recinto, altro più ampio fe ne fabricb ; il che farà avvenuto nel principio del fefto fecolo, eflendofi provato nellTftoria , corne il detto recinto opéra fu del Re Teodorico. Vera cofa è, che d'altro génère di materiale fu compoflo quel muro, cioè con pezzi piecoli, c rozamente riquadrati di pietra tenera , corne fi pub vedere in più luoghi ; maçon tutto cib una délie fue torri , che in gran parte ancor ci rimane, mi fa creder, che in efle corne di diverfa, e più forte ftruttura , moite délie piètre dell'Anfiteatro faranno ftate impiegate . Vedefl la detta Torre comprefa nella muraglia del Caftel vecchio prefso l'Arco de'Gavii : non eflèn. do efla già ftata fbndata infiemecolCaftello, ma folamente accrefciuta allora délia parte alta, ch'èlavorata di mattoni. Nella parte infèriore compofla di piètre antiehe , ftate prima in opéra, le maggiori furon del primo giro dell'Anflteacro , e tra quelle un. pezzo fi ravvifa dell*architravc del terzo piano. Nèdubitar fi pub*, che al fecondo recinto non. appartenga tal torre , mentretra le dette piètre, e il cotto fbprapoftovi da gll Scaligerl, un tratto fi vede ancora del folito materiale, e lavoro , con eui fur condoite tutte le mura di Teodorico i. anzi entrando nel Caftello û vedrà corne quel muro continua dentro ancora, e procède interrottamente ûno al fiume, ch* era il fuo termine.

Procedendo i tempi menzion fi trova délia noftr' Arena nel Ritmo, compofto men^ tre rifedeva il Re Pipino in quefta Città, e publicato poco fa nell'IJîoria de*- Diplomi, ridotto finalmente alla fua vera forma, ed a lezion fana. Contienfi in eflb una deferizion di Verona , 1* autor délia quale do* po le mura, e le Torri del fuo recinto nomma, prima di tutt'altro l'Anfiteatro, e cosl ne parla,

Habet altum Labyrintbum y magnum per cir> cuitum, In quo nefeius egreffus nunquam valet

egrediy Wfi cum igné lucernae} vel cum fili glpinere,

Ha un alto Laberinto ampio per giro, Di eut non ufcirà chi non fa il varcoy Se filo et non bafeco x 0 pur lucerna.

In


Si

L1BRO PR1M O

81

II* più. Matmfcritti, ma di poca antichità c di niflun conto , ho trovato citarfi un' opéra del noftro Pacifico Arcidiacono , che mort l'anno 846, e accennarfi, chefbffe una fpezie di Dizionario Geografico, e in effo fi mentovafle l'Arena Veronefe pur con nome di Laberinto. Menzion più ficura ne abbiamo in Raterio , célèbre noftro Vefcovo del fecol decimo . Egli nell' ope. Qithtr. retta intitolata Qualitatis Conieclura , tocSsic.t.i. cando alcune rivoluzioni feguite allora nella Città , nomina un PalaTjo > che tenea '^'*c*}luogo di Caftello ; nomina Cartalta , che r""na- facea pure l'iftefla figura; e nomina il t;,,pobcw Circo chiamato Arena, in cui pari mente cer■'l^atet. to Conte per efïèr ficuro fi tenne. L' ufo di valerfi ne' tempi baffi degli antichi edifizj per Fortezze , è comprovato da molti documenti, e Scrittori ; ne folamcnte de^li Anfiteatri, corne del Capuano , e del Nemaufenfê fi ha , ma délie Terme ancora , e de'Tempj : veggafi la vita d'Innocento terzo : il Maufoleo d" Adriano è Caftello ancora.

Non è da lafciar fenza rifleffione il confermarfi qui, ci6 che al capo nono fi dimoftrb, cioc che i nomi degli edifizj Romani fpertanti a'Giuochi ne'tempi inferiori M confufero , e fi ufarono ftranamente. Il noftro Poeta ritmico chiamb Laberinto l'Anfiteatro, perché tal fembianza parve a lui gli defïèro le moite fcale interne, e le varie ed ofcure vie, ed i replicati e circolari çorridori. Cosi al tempo de' Romani Laberinto, per confimil ragione , fu chiamato il fotterraneo monumentodi Chiufi, gran faggio délia magnificenza Etrufca. Circo, o m?%o Circo y fu chiamato il Teatro di Verona , ch'era fu la collina, nel noto refcritto diBerengario , che fi pub vedere preflb il Panvinio, con cui permife d'attefrare i publici antichi edifizj, quando con altrui pericolo minacciaffer ruina : ed all'incontroTeatro viendetto l'Anfiteatro in Carta che riferirb f'ra poco. In documente che addurrb , ove di Pola, Pal^zzi chiamanfi un Tcatro, ed un Tempio. Ma il nome d'Arena per altro anche dal detto paflb. di Raterio ben fi riconofce, corne nel noftro popolo durb fempre , e da'Romani fi è fino a noi trarnandato. D'antica derivazione è ancora la voce covoliy con cui il dialetto Veronefe dinota î luoghi coperti, e interiori dell' Anfiteatro ; cub'ile preflo Vitruvio fignifica que' luoghi ,dove piètre, o legni pofano ; e pofano fbpra quelle volte i gradi. Arcovahs, e Arcovolitos ( onde in volgare archivolti, corne volta da valut a) fi ha nel teftamento dell'anno 92z di Giovanni Veronefe VefcoVer. Illufir. Parte IV

vo di Pavia edito dall' Ughelli, e fignifica le arcate, e le volte del Teatro ,nellequali il fudetto fece fare l'Oratorio diS. Siro. Il Saraina citb un paflb dell'Itinerario diCiriaco Anconitano, in cui fi dà ail' Arena nome di Laberinto, e dicefi , che per di dentro ècinta di cubait, e à'antri ; fi trova cutaljret anche fcritto cubatis. Ma quello fu un au- '^"j^jf" tore del decimoquinto fecolo , e tal paflb , redirait™. benchè prefb, e addotto anche da Lipfio, e dal Bulengero , ne fi trova nell'opéra fua ftampata , ne nella manufcritta • Ben perb parte di quelle parole citb il Panvinio , corne d'incerta Cronica , e non di A»t. Ver4 Ciriaco. i.\.t.%.

Qualche ufb fi farà probabilmente fatto dell'Arena anche ne'mezani tempi, e fbrfe di fpettacoli a noi del tutto ignoti. Foie fi raccontano , e in fuppofti documenti fi leggono, di battaglie fattevi da Lancellotto del Lago , e dagli Eroi Romanzieri ; ma egli è pur vero, che fervi di campoai Duelli giudiziali, o fia ordinati dal Giudice, in que'fecoli, quando fecondo le leggi Longobarde, el'inftituto delIenazioniSettentrionali moite liti fi decidevano per Duello. A continuare in Verona più che in altre parti s) fatto coftume , diede fomento fenza dubbio il comodo dell' Anfiteatro. Memoria ne ho veduta in più document!, che non è qui Iuogo di riferire. A tempo d'Innocenzo terzo fu dal Podeftà intima* to perfonal Duello a un Cherico ch'avea uccifo un Arciprete ; corne fi vede da un' Epiftola di quel Pontefice al Vefcovo no- /. i.ep.ity ftro e Cardinale Adeiardo, il cui nome non è ftato intefo dal Baluzio per efler dinotato con la fola iniziale. Madi tempo ancor più baflb pruova ne appar certiflima in un lungo e curiofo rotolo , ch'io confervo nel mio domeftico Archivio , fcritto nel fecolo del 1300. Contengonfi in effo le pruove farte in giudizio da certi per cognome Vifeonti l'anno 1263 , per via d'efami, e di teftimonj, dell 1 effer effi e gli avi loro ftati in pofTeflb da più dicent'anni addietro del dazio délie porte di Santo Stefano , e del intnhum> Vefcovo, e d'ogn'inpreflb per terra , ef'6'"ure'm per acqua da quella parte ; e in pofleflOj^ pug»apanmentedell'introita, et onore dell Arena rumiudiper ocafione délie pugne gittdicate , che fi '^fiZt'i» fanno nell' Arena fteffa. Affèrmano alcuni »>/a Ann*. de' teftimonj , come per ognï battagita giudkata fat ta in Teatro avean coftoro fempre rafeoflb venticinque lire di moneta Veronefe, con obligo di tenere afficurato il Iuogo ; e affèrmano , corne per euftodir baitaglia , gli avean veduti più volte andare »* *<?Tea. al Teatro con uomini armati. Impariamo 7X/7I adunque da quefto fingolar document©, 'dibatZs

F come


DE GLI ANFITrEAT.RI

8.

tumho. corne fervi aflai tempo il noftro Anfitea7rmaZ tro & campo franco per li Duelli giudizialmente decretati ; cd è credibile vi veniflèro per l'opportunità e ficurezza del luogo a combattere anche uomini d'altre parti, ritraendone il Publico délia Città un diritto , e una contribuzione , che allogava.

Non poche volte fêrvî ancora la noflr'Arena a i fupplizj*ie'rei, quafi continuando il coftume antico : di perfbne di conto decapitate in efTa ne'tempi Scaligeri più memorie fi trovano, fpezialmente ne' tefli a penna. Nel principio del 1400 ferviva di flanza aile meretrici, e ne pagavan pigione, come da un curiofb rotolo dell'ArM.9,5. chivio Bevilacqua ho ricavato . Durava queft'ufb anche verfb la fine di quel fecoJo dicendofi dell' Anfiteatro nell' Azion Pantea :

Flevimus bocque Juper , nobis quodfirucla

pudicis Nunc loca prenantes faciant immunda puelloe. Sopra tutto continub fempre il fatal'ufo di valerfi délie fue piètre in occafion di nuove fabrichc ; il cheapparifee fïngolarmente dalla torre preflb 1* Arco de' Gavii , e dal fondo délie mcrlate mura fatte intorno al fuogiardino da Canfignorio nel 1364. Fin nel 1406 molti e molti de i gradini furono adoprati per lavorare al Caftello di S. Felic'e , come ho letto nel codice Saibante 667.

Con tutto cib una Iode non pub negarfi a'Veronefi, che a'Cittadini di verun'altra Città non credo fia comune. La Storia del noflro Anfiteatro termina con quella délie riftaurazioni, fenzarifparmiodi fpefa continuate fino a'di noftri. Non che gli altri, ma ne pure il Romano fu in que/ta parte si fortunato : e piacefle a Dio ch' eflb almeno avefïe ottenuto, che fi vietafTe i^ disfarlo, come del Polano vedremo altrove. Ma publici decreti per rifarcirenon credo certamente poflan moftrarfi fe non in Verona > e quefli aflfai più d'antico , che non fi crederebbe. Efimio codice conserva nel fuo Archivio il noflro Capitolo Canonicale feritto nel 1228, in cuificontiene lo Statuto Veronefe , o quegl* incarichi addoflati dal Publico a chi veniva affunto al grado di Podeftà, e da eflb promeffi e giurati, che fecero flrada alla compilazione de gli Statuti. Queflo codice è flato pur'ora pubJicato dalSignor Cancellier Campagnola, che con moka cognizione, e con diligenza incredibile ha riordinato , e illuftrato l'Archivio ftefïb. Al paragrafo i6z cosi fi vede che il Podeftà

prometteva . In reparatione, et refeclione Arenae de Commuai expendam in meo regimi. ne infra fex menfes ah initio met regiminis qui». gentas libras ; ita tamen quod hoc poffit immut art voluntate Confilii, vel Arengi. Per errore fcrifïe qui il copifla, non pojfit, che non concorda con Vit a tamen, e non potendofi limitar mai l'autoritàdel pienConfiglio, in cui rifedeva la fuprema Podeftà del Comune , cioè délia Republica. La fomma di 500 lire era in que' tempi molto confiderabile, e perb non lieve appar la premura ne' Cittadini noflri fin da quel tempo di confervarfi queflo teforo.

Come il fudetto libro pub dirfi primo Statuto, cosïquello, che fi confêrva nell* Archivio particolare de'Proveditori délia Città, pub dirfi fecondo. Fu feritto inanni diverfî, ma niuna parte di effo è dopo il 1376. Contiene gli Statuti regolati più volte fbtto Scaligeri, e ordinati, e in fei libri divifi. Nella fin del primo fon le elezioni del Popolo , che conferi Ioro il governo degenerato poiin Monarchia. Nel libro quarto al capitolo i$6, fi vede ordinato di tener chiufè tutte le porte dell* Arena, che prima ftavano aperte, e fi trovain queflo modo proveduto alla fua euflodia, ed al fuo decoro.

Quam multa maleficia'mTbeatroJiveArena commiffafint hatlenusy et poffent committi de cetero , flatuimus et ordinamusy quod ditlum Tbeatrum , five Arena claufum permaneat y et claves port arum eius in malaria Communh Vcron<e , vel apud Maffarium dicti Communh ponantur , et fient . Et fi <j»is fregerit porta.!, vel murum ipfiusTbeaîri per vim , pu niât ur in XXV libras pro quoque y et quaque vice. $>uod denuntiare teneantur, et debeant Iurati, etCufiodes noélis guaitarum circumfiantium eadem die vel fequenti, banum ad voluntatem domini Pote fiât is vel Curite auferendo . Et fi qttis in eo Tbeatro fecerit aliquam turpitudinem, puniatur in V folidos pro unoqttoque, et qttalibet vice zz. Procuratoref Communis Verona infra XV dies olficii fui teneantur inquirere per covalos habitantes : et fi invenerint aliquem babentem cloacam , vel foffam, vel feaffam difeurrentem in ditlo Tbeatro x vel Arena &c.

Terzo Statuto è il regolato di nuovo,e flampato nel 1475. In effo fi pub veder replicata con poca diverfità 1' ordinazione ifleffa , aggiunta penalità a chi movefle di luogo alcun de'gradi, o trafportaffe qualche pietra ; e foggiunta altra.curiofa legge, che ognuno pub offervar nella ftampa. L'anno 1480 ricavo , che mancava la maggior parte de i gradi da un Poema

di


*J

L1BRO PRIMO.

86

di Panfilo Saflb , tefto a penna preflb di me, in cui fi dice 1* Arena gradibus vacua. Ma nel fecolo del 1500 fi pofe mano a riftaurarla da vero, e nel 1545 ottimamente fu prefo d'elegger di tempo in tempo un preftante Cittadino, di cui foflè cura l'attendere alla fua confervazione. Ventitre anni dopo fu fatta una raccolta di denaro volontariamente contribuito daCittadini pcr rifare i gradi, o rimetterglia luogo fuo. Nel 1579 fu importa una gravezza da efiggcrfi per quattr'annia fine di riparar /* Anfiteatro y e fu prefo di fupplicare il Dominio , perché vi foflè impiegata anche una parte délie condanne. Altri fimili dccreti furon poi più volte fatti nel Configlio de'Dodici, e in quello de'Cinquante , che fànno fède del continuato fervore in cosi nobil cura. Tra gli altri nel 1606 fu Aabilito di crefcere in avvenire due foldi per lira le condanne pecuniarie nellecaufe Criminali del Confolato , per applicar tal fomma ail' Anfiteatro , e di fupplicare col mezo de'Rettori il Dominio per la confermazione di tal Decreto. Saggiamentc dopo qualche tempo fu meflb in uib di raddoppiar la cuttodia, e l'attenzione al rifarcimento , creando due Prefidenti dell' Arena ; il quai ufizio dopo molti degnifllmi Soggetti è foftenuto con attenzione , e con zelo da'Conti Gomberto Giufti, ed Agoftino Rambaldi, al quai fuccedeora ilSig. Bertoldo Pellegrini.

E poichè al prcfente rimeffi già fono e derfezionati dal fondo alla cima i giri tutti pe i gradi, non farcbbe per certo fuor del convenevole il rivolgerfi alla gioventù Vcronefe, ed alla fiorita e numerofa nobiltà délia noftra Patria , eccitandola a valerfi qualche volta di quello unico, e incomparabil campo per far moftra del fuo fpirito , e per efèrcitar fuo valore, 11 rinovar qualche volta i folenni armeggiamenti a cavallo per si lunga ctà intermefli , ci farebbe godere délia più bella e più fuperba veduta, che oggi giorno in qualunque parte, e in qualfifia occafione ammirar fi pofla ytalefenza alcun dubbio efl'endo quella del noftro Anfiteatro ripieno, e coperto dal baflb all'alto intorno di fpettatori. Si fatta apparenza fupera ogn'immaginazione , ed è l'unico faggio, che in Qggi fi pofla prendere dell'antiche idée , e délia grandezzaRomana ne gli fpettacoli. Non potrebbe per certo miglior comodo defiderarii, o çccitamento maggiore a celebrar di tanto in tanto alcun publicodivertimento, in cui Virtù avefle parte, echeufcendo délie miferabili çoftumanze de'giorni riofiri, non parefle con ifpirare effeminaVcr. IUufir. Parte IV.

tezza e mollizie ftudiofaniente ordinato ad anneghitire ed avvilir fempre più la mtfera noftra nazione . Nel paflàto fecolo di due Tornei più degli altri folenni mertioria trovo ; l'uno nell'anno 1654, l'altro nel 162.2: in quefto fu riportato il primo premio dal Marchefe Aleflandro da Monte , di cui fanno menzione Orlando Pelcetti nel Dialogo dell'Onore, il Palladio nell' Ifloria del Friuli, e 'IBrufoni nell' Iftorie d'Italia> per efler riufcito poi gran Gênerait', corne nella Vita publicatane dal Conte Gualdo pub vederfi ; e fi vedrebbe affai più in moite fue lettere, e del Cardinal Mazarini, e d'altri a lui, quali dachi ferive confèrvanfi. Ma che altre Gioftre ancora nel pafsato fecolo fi fien fatte, benchè non fe ne trovino publicate le relazioni, fi pub arguire da rariflima Stampa in grande dell* Arena imprefla nel 1627, in cui vedefi figurata dal vero una Gioftra d'incontro, e vi fi veggono le comparfe, e i Cavalieri nell' armatura, ed abito che portarono, con l'armi del lor cafato fbpra gli feudi, e i due çhe con le lancie s* incontrano , feparati perb dalla sbarra, e i Rettori, che fiedono fopra un palco co' Giudici, e co'premi. Ev credibile, che negli anteriori tempi molti torneamenti fi faranno fatti : d'uno nel 1222 fa menzione iKSaraina nell'Iftoria. Imperiad'amïci, e vivo defiderio di molti, hanno finalriçiente ottenuto, che fi rammenti qui ançora l'azione di lancia, e corfaall'anello, qualecon qucll'apparato, che fu dal tempo permeflb, fi tece nell* Arena il di 20 Novembre dell* anno 1716. per la veouta in Verona del[' inclito Principe al prefente Elettor di Baviera. La pioggia, che per difgrazia perfeverb in quel giorno oftinata benchè minuta , ne impedi hoperazione, ne tolfe gran numéro di fpettatori. Figura: di Maftro di Campo vi fece il Conte Cozza Cozzi Cavallerizzo che pochi pari ha avuto in cosi nobil arte, e che da più Principi è perb ftato onorato, c richiefto. Giudici eran deputati il Marchefe Ottaviano Spolverini, il Conte Gomberto Giufti, il Marchefe Gio: Carlo Malafpina, il Conte Ricciardo Sanbonifacio.

Attori furona

Conte Giugno Pompei Conte Alberto Pompei Marchefe Scipione Maftèi Conte Afcanio Maffèi Conte Aleflandro Sanbaftiani Conte Emllio Emilii Cav. di AJalta F 7. Conte


«7

DE GLI ANFITEATRI LIBRO PRIMO.

88

Conte Rambaldo Rambaldi Conte Francefco Rambaldi

Tadr'mi

Conte Gerolamo Allegri Conte Gerolamo Rambaldi

Conte Gerolamo Pompei Sig. Giacomo Bra Conte Gaetano Bevilacqua Marchefe Gerolamo Spolverini Marchefe Antonio Sagramofo Sig. Bertoldo Pellegrini.

FINE DEL LIBRO PRIMO*

DE

t-


S9

90

D E G L 1

ANFITEATRI

E SINGOLARMENTE DEL VERONESE

LIBIDO SECOKDO

C A P O PRIMO.

Si fa ftrada dla defcriz>ione ai cosï fatti edifi&j.

m^m%wmf3S&® notizie, e non intenderne la forma, ne l'artifizio ; e niun giovamento ne ritrarrebbe la maeftra dell' arti, cioè 1* Architettura , che tutta a gli Antichi fi dee. Io ben fo, che foverchia cura, e inutil fatica farà giudicata a primo afpetto la mia ; poichè tanti fono gli Antiquarii, tanti gli Architetti, da quali fi è trattata quefta materia, etante,e j

cosîampie, e fontuofe fono le delineazioni publicate de gli AhKtéâTrT, che ognuno terra per certo, altro non poterfi per me tare , che ridire il detto , e ricopiar di nuovo , corne in oggi è ufo. Ma tanto fon'io lungi da ci6, che mi trovo all'incoutro coftretto d'afficurare nel bel principio, con tutto rifpetto a chi per lo paffaton'ha fcritto, la letteraria Republica, corne dell'interna ftruttura dellx Anfiteatro pocoo nulla fi fa finora ; e corne i difegni, che vannoingiro, fervono per lopiù folamente a far concepire la cofa nelleparti intenon e più eflfenziali a rovefcio. Strano ralfembra a molti, ch' io ofi dir talvolta,

talvolta,


9"

DE GLI ANFITEATRI

94

An'..t. 3.

Kl-25s' Di/tr. lt.

rïl.

ta, corne l'Antichità avrebbe bifogno d'effer rifattatutta; ma da quefto brève Trattato ie ne potrà forfe prendere alcun faggio. Siami lecito dire , fenza dipartirmi punto da quell' umiltà, in cuiperogni conto contener mi debbo, che correndo già il quarto fecolo, anzi per Mtalia ilquinto, dal rivivere délie buone lettere, farebbe oramai tempo in certi ftudj d'andare innanzi ; e dovrebbe una volta aver termine il ricopiare, e il defumer la riputazione, e il merito de'libri , non dall'efame intimo dellç cofe, ne dal condurre al vero, ma dal cofto, dal venir di lontano, e fopra tutto dall'eflenfione , allor folamente apprezzandogli , che pofïbno far figura di ricchi addobbi ; del quai coftume niun altro è ftato più mortale aile lettere.

Gli Anfiteatri di tutta pietra non furon varii nella coftruzione corne i Tempj,ma tanto unifbrmi, che fe un folo n'aveffimo intero , fi potrebbe render ragion di tutti. Poichè perb non fiam sïfelici, bifogna rintracciarne la notizia dalle diverfe reliquie , e fingolarmente del Romano, e del Veronefe per eflèr quefti due i più magnifia, e i più confervati, mentre da uno fi ha la faccia , e dall'altro le vifcere , per dir cosi , di tal corpo. Gran çofe fono ftate fcritte délia fontuofità del Capuano, alla quale perb mal converrebbe çib, che in uno de'fuoi maggior celebratori fi legge , cioè che l'interior di efTo non fb/Te di pietra, ma laterizio. Comunque fia perb, sjpocoèquanto ne rimane, che al noftro intento non ferve. Vedefi veramente intero in più flampe, ma fècondo l'ufo per mero lavo10 d'immaginazione . Confèrvatiflimo fi prcdica quel di Nimes , ma fi confefla nell'ifiefso tempo che niente ha délie parti interne ; anzi corne acccnnai , non fi pub per anco aver'intera certczza, che Anfiteatro fofle. Al Roraano dunque forza è ridurfi , ed al Veronefe ; ma al Veronefe fingolarmente : perché la dirficoltà confifte nell* intendere la flruttura fegreta, per dir COSJ , e i rigiri délie fcale, e délie vie, chefecero ne' mezani fecoli chiamar gli Anfiteatri Laberinti; al chepoco fuflïdio prefta il Romano , in cui quelle parti non fufliftono. Si arguifca da quefto, quanto potefTèro accertar coloro, chedell" Anfiteatro più difFuïàmente hanno fcritto, non effendo venuti a ftudiar fui noftro, che unicamente potea dar lume. Diligenza ancora afiblutamente necefsaria era lo fcavare a Roma interiormente , e fcoprire il piè délie interne porte, e de'più paifi ingrefli; de'quali ognuno ha parlatoa

cafo : ne in altro modo poteafi acquiftar notifia del fottcrraneo, ne del piano antico, ne délie prigioni ora interrate, ne di più altre parti. In vece di tutto quefto ognuno ha prefo a trafcriver gli anteriori , ed ha pofto lo ftudio maggiore nel mettere in difegno quelle parti, che più non fono, e che ni LUI fa corne veramente fofTero. Abbracciato fu fingolarmente da tutti il difegno di Giufto Lipfio, con cui rapprefentb il Coltfeo nella forma , ch'egli giudicb ave fie internamente, quand^era in eftere. E pure mokopoco fbrtunatamente penfato fi conofcerà qui tutto cib, ch'egli vi pofe di fuo, cioè a dire quanto in efio difegno fi moftra, a riferva de'portici, o cerridori circolari, additati già nella fua pianta. dal Serlio.

Non mancherà chi fi maravigli del creder'io, che refti ancora alcuna cofa a dire in quefta materia, dopo il libro fiampato di f'rçfco di là da' monti con yenti fontuofifïime tavole, da Romano Architetto lavorate, per métrer dinanzi a gli occhi il Colifeo a parte a parte , ne faprà intendere quai rifkflïone meritar mai poflà queft 1 * operetta con le fue tronche figure, a fronte di quel grandiffimo volume , dove tutto fi rapprefenta perfètto. Di quel degno uomo altro non dirb per ora, fe non che molto commendabile fu il genio fuo, e la fua fatica, lafeiando il difetto a'libri di tal piofeflione affai fréquente, di voler'entrarc dove non appartiene, buone cofe ha,ed affai utile potea riufche in alcune parti : ma non ebbe da lui lmltima rnano , anzi rimafe imperfètta; e quel ch' è peggio, in vece d'efler rivedutain Roma, e condotta a termine da qualche fuo difcepolo, cornperato da perfone oltramontane horiginale fu data fuori non fi fa da cui ; e in okre , come in più luoghi dal dettato appâte , ritoccata, e fupphta da firaniera mano; per lo che okre a i moki errori, che trasformano 0' una in altra le parole, c mutano il fenfa, okre al linguaggio che talvolta mal s'intende, okre ali'erronee citazioni , e malamenteefpreffe, okre a femplicità infinité, e mirabili, çomedovç leggefi , che ilTeatro di Pompeo. s'incendib fotto Filip-P;1'^^ po Maccdone, e che dietro a' Senatori fedej vano li quattovdçci Qrdini de'Cavalier/ ; 0I7 tre diqo a tutte quelle çofe, in materia architettonicaancora errori ci fi trovano,che non poûon mai crçderfi d'un profefibre : perché infegnando a cagion d'efempio Vitruvio di fare i gradi, fopra i quali fi fedea ne'Teatri, aki noninenod'un^o-^,,./. piede ; leggefi in quefto libro, voler lui, che g& fi facciano aki uap^lmo, e tanto fignificar f^. 9>

quella


93

LIBRO SECOND O.

94

quella voce; quando oltre ail"incongruità

ridicola, s'anche l'Autore non avefte intefo

intefo Latino , la verfîon volgare di Daniel

Barbara rende, non fiano mwalti d'un palmoy

palmoy d'unpiede ; e fegue, ne più d'unpiede

d'unpiede dita, bene avendo letto 1* intero di

ijf(-A»>- quelpaflb, cui deformato riporta Lipfio.

c"''"lJ' Ma che non fiano del Fontana i fudetti errori,

errori, fon del tutto perfuafo nell'elfermi

nell'elfermi alcuni pochi fogli copiati mentr'

egli era ancora in vita dalla fua Opéra ;

poichè riconofco da que/H , molto diverfa

dalla fua intenzione,edal fuo dettato efler

la ftampa ora divulgata.

Ev da notare , come niuno de' moderni Autori, o raccoglitori , ha avuto cognizione d'un libro , ch'è l'unico, in cui fi fia fatto motto dell'intrinfeco ripartimento, e diftribuzione dell* Anfiteatro. Ha per titolo Difcorfi fopra le Antkhità di Roma di Vïcen^p Scamo^i Arcbitetto Vicentino , e fu ftampato in Venezia nel 1583. Délie quaranta Tavole di eflb , in cui le Romane Antichità fi moftrano, quindici fon confacrate ail* Anfiteatro. Nelle poche parole, che a ciafcuna d'eiïe lo Scamozio premette, délie vie, délie fcale, de'lumi cofe fi toccano benchè leggermente, non intefe , ne indagate finora dagli altri ; ed ho per certo, checompita opéra ei facea , feveniva a ricercar minutamente, e ad oflervar con diligenza 1* Arena noftra, e fe ordinava conquefto fine i difegni, e gliadattava a taie intenzione. Ma quelli, che da lui fi fpiegano, efTendo ftati prima fattida un Pittore , e per fervire a chi dipinge profpettive, e paefi , come in elfi fi ricorofce , e nella Dedicatoria fi accenna, ad altro poco fervono , e rendono ofcuri, e di piccol frutto in tal materia i Difcorfi ancora.

E1 ancor più notabile , come i moderni d'ordinario ne conto, ne menzion fanno di Baftian Serlio Architetto Bolognefe , il quale ha poco meno di dugent' anni, diede f'uori un'ottima raccolta degli edifizj antichi, e fu in cib maeftro , e quafi modello d'ogn'altro. Pos'egli diftinta cura negli -, Anfiteatri, avendo rapprefentati ne' libri

fuoi quelli di Roma , di Verona, e di Po!; la, e datene piante , profpetti, fpaccati,

f profili, e parti. Anche Léon BattiftaAlberti

BattiftaAlberti de'gradini, e délie precinzioni de i Teatri, che in quefta parte agli \ Anfiteatri fi uniformavano, più di dugencinquant'anni

dugencinquant'anni parlb allai meglio , che ne'recenti volumi non fi fuole. Al Serlio in ; propofitodell' Anfiteacro, e nell" altre fabriche

fabriche , o reliquie , onor fece unica| mente il Defgodetz ; perché le bene con ulteriotf

ulteriotf and6 emendando errori per lo più di mifure , forfe dalle poco accurate (lampe nati, fegul perb di continuo i veftigi fuoi. Diltinta Iode fra gli ftranieri tutti mérita quel Franzefi; Architetto , perché difegnb le Antichità con intelligenza > e con verità , fenza fàbricar di fuo , 6 fenza dar fue fantafie per cofe reali , ed antiche . Molt'obligo dobbiamo avergli ancora per averci date le par-, ti architettoniche de'quatr'ordini del Colifeo in grande, e in rrufuracon moltaefattezza.

Le ftampe dell* Anfiteatro di Capua fbno ftate prefè da una pittura , che 1* Arcivefcovo Cefare Cofta ( fu Maeftro in legge del Baronio) ne fece fare nel PaIazzo,rapprefentandolo quai fi penfava che fofle ftato, e fenza averne maggior Iume,che delli due archi inferiori, quali anche in oggi fi veggono confervati. Perb nell' Antichità tcm Spiegata vedefi con più porte nelquartopia- Tav. 149. no, che fono aflatto fuor di Iuogo ; e molto diverfo figurafi nel libro del Canonico Mazochio. Da quella immaginaria pittura vennc anche la Carta di taie Anfiteatro indicata dal P. Vitali Cherico Regolare Capuano nel fuo Leffico Matematica .Quel '"v.Thadi Nimes fu fatto intagliare da Giovanni '"""" Poldo , e dal Gralfero , e da Lipfio , e in Carta volante , e nell'Atlante délié Città di Francia ftampato nel 1706, e ultimamente nell' Antichità Spiegata, c dal Gautier; ma non sMmpara da tutte quefteCarte fe non 1* elleriore. Dell'Arena Veronefe nell* ifteflb tempo del Serlio diedero mano a publicar difegni Torello Saraina Iftorico, e Giovanni Carota Pittore , ma non diedero che profpetto , e pianta. Fin qui fi ftette dentro i termini délia verità; ma dopo quelli Enea Vico gran Rame ne intaglib,dedicatoal Duca CofimoII, unendo infieme alzato efteriore,e interiore,e fezione, e pianta ; ma di capriccio vi aggiunfe l'efterno recinto in tre ordini, e un portico fopra igradi,e per compimento l'ifcrizione di Flaminio Confole . Fu quefta carta replicata nel 1560 in Roma con l'affiftenza di Pirro Ligorio da i torchi del Lafrerio : e perché il finto fnol riportar più applaufo del vero , e più graditi al popolo effer dell'Iftorie iRomanzi, quefta fuabbracciata univerfalmente, e con tutte le fue ftatue puntualmente fatta copiare da Giufto Lipfio, e inferta nel fuo Trattato de gli Anfiteatri fuor di Roma ; indi da chi diede f'uori l'Opéra poftuma del Panvinio fopra le Antichità Veronefi; e in fomma fervï, e fuoi lêrvir d'efemplare, achi vuole appagar gli occhi popolari con la

vedu-


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T.Ant.

Spieg' tom. 3.

veduta del noftro Anfiteatro ; anzi d'altri ancora, mentre l'iftefla è ftata pur ricopiata per rapprefentare l'Anfiteatro d* Autun. Ma non cosi il Defgodetz , il quale délie antichità , che fbn fuor di Rom a, all'Arena Veronefe unicamente diede luogo nel fuo libro. Ofservolla egli perfonalmente, e ne fèce quattro ftampe, nelle quali alcune cofè fono allai meglio rap-1 prefèntate , che ne gli anteriori difegni. Non fu perb felice nell'intendere il piîi fcabrofo, ne in çomprcnder cib che ail'interna diftribuzione piîi rileva. Per quanto è délia vedata efteriore, e dell'interiore, molto lodevole , e più in grande d'ogn' altra, è la Carta publicata in Verona nel 1696 da Valentino Mafieri, fuo intelligente e innamorato cuftode, nella quale ancora ben dettato è cib che fotto fi efpone , e ben difegnato quanto per ornamento fi aggiunge : le parole vi furon pofte dalDottor Giufeppe Morando infigne Medico ; il difegno fu del noftro Lodovico Dorigni. Le delineazioni, con le quali mi fono ftudiato di rapprefentare in quefto libro aparté a parte, ed in varj afpetti lo fteiïb Anfiteatro , e la fua non più invçftigata interna ftruttura , onde intender fi pofla anche quella del Romano, e d'ogn'altro, fono ftate nobilmente efequite dal Sig. SaverioAvefani Gittadin Veronefe, che nell' ultima.gùerracol Turcoingrado di publico Ingegnere fi è fra gli altri fingolarmente diitinto. L'intaglio è del Sig. Françefco Zucchi.

CAPO SECONDO.

Mifure totalidelf Arena^e delColifeo^ e prime notifie dell'efteriore.

LA figura dell' edifizio, cosi eflernacorne interna , è ovale. Le prime mifure da me fatte prendere fono ftate delli due afli dell* eliffi, e délia linea del contorno. La fbmma lunghezza adunque dal primo arco d'ingreffo ail* altro, era di piedi Veronefi 450. La fomma larghezza di piedi 360. La lunghezza del campo , ch'è nel rriezo, pfia dellà piazza, prefa dentro

il muro che la circofcriveva , è di p:edi 218 once fei , la larghezza di 129. La circonferenza efteriore , o fia il primo recinto, era di piedi 1290. Il piè Veronefe crefce per l'appunto un terzo del palmo Romano de gli Architetti.

Il Colifeo fecondo l'aflerzion del Fontana era lungo piedi noftri 564. largo 467. Il campo di eflo lungo piedi 273. largo 173. Il circuito fu di piedi 1566. La bella Carta d'Aleflandro Specchi Architettoftam. pata in Roma nel 1703 fa la lunghezza interiore di piedi 300 , e la larghezza di 203. Ma tal diverfità nafce dall' avère il Fontana mifurato, corn' era dovere, dentro ilmurodel Podiojch'orrefta fcpolto,e lo Specchi dai veftigj del fuflèguente giro.

L*altezza del Romano Anfiteatro , che difle Amiano fuperava le fbrze dell'uma-/. is.,-. : na vifta , crefce di piedi 140, eomputati gli otto in circa, ch'ora fe ne pcrdono per l'alzamento del terreno, villanamenteportatovi da carrettieri. Reftava piii alto ancora per un giro, o fia m a no di piètre fopra il cornicione ultimo, di cui più pezzi di palmi tre in quattro pur rimangono qua e là nella cima ; e per 1* ornamento fopra eflo giro, che fi pub oflervare nel noftro difegno : parimente per tre larghi , e baffi gradini, che da piede lo circondavanointorno , e per li quali afcendevafi a% primi ingrefli. In confimil modaè credibile fofîe contornata l'Arena noftra; affinchè il pa. vimento del primo portico rimanetie fupc. riore al piano délie ftrade di fuori. L'altezza, ch'or ci refta, è di piedi ottantot. to, eomputati i fei, che ne reftan fepoK ti. Aggiunto il quart* ordine, di cui non fi pub dubitare, perché veggonfi fopra il terzo le piètre , che ne furmavano la prima fafeia per cosi chiamarla , e parte délia féconda col principio di due colonne piane, non potea l'altçzza efler minore , che dalli cento dieci alli cenlo venti piedi. I gradi che al prefente abbiamo, fon 45. De. battuto il primo ch'è interrato, e debattuto altresi l'nnportar de gli sbocchi, e délie fcalette,vi poftbnoftar comodamentç a fédère ventidue mila perfone, affegnanda a ciafçUeduoa un piede e mezo di fpazio,


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LIBRO SECOND O.

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Or volendo far principio dal primo re- \ cinto, ed effendo quefto preflb di noi perito quafi dcl tutto, e mozzo anche quel piccol pezzo che ne rimane , ho creduto necefïario mettere dinanzi a gli occhi un faggio del profpetto dell'Anfiteatro Romano, quale ha per buona forte una parte dell' efterno confervatiflima , ed è la più fuperba reliquia , che delhantica magnificenza ci fia rimafa. Eflendo in quattro piani, vi fi fono ufàti quattr' Ordini d' Architettura, con quattro mani di colonne a mezorilevo ; ne'due primi ordini , quaiï perdue terzi fuor de'pilaftri, nel terzo per la meta del diametro : le più alte fon piane e riquadrate , il che molto meglio féconda l'occhio in tanta diftanza. Il primo piano, cioè hinferiore , è Dorico fenza piedeftallo. Per taie l'hanno riconofciuto gli Architetti tutti. Saggiamente il fregio fu fatto lifcio, e fenza intagli , si perla qualité dell' edifizio, e si per l'accordo co'fuperiori , dovendo effere in libertà anche ncll'iflefs'ordine di farlo più, e meno ornato. Non cosj meritb Iode il Bernino, quando nel gran portico délia piazza circoZare di S. Pieero fece parimente il Fregio

Ver, Jllufir. Parte IV.

Dorico fenza triglifî, e fènza merope ; poichè non era quivi ragione alcuna di privarlo di cosi bell* ornamento, e la difficoltà del comparto non dovea far paura a un Architetto come il Bernino. Ma fiecorne Dorico con tutto cib è pur quel ptortico, cosl nelColiféo , benchè fchietto fia il Fregio , altro che Dorico non dobbiam chiamare il primo piano , hfcio, e nudoefïèndo anche il fregio del terzo, che niuno con tutto cib. ha detto mai non effer Corin.tio : ne per quefto poffiam dire Tofcano il primo, mentre veggiamo nel rimanente procéder quivi col fuo grado i quattr'ordini regolatamente, ed effer per fecondo l'ïonico ; e mentre niente di ruftico ha il lavoro,nè fparti menti , o bozze; e poichè Dorica è la bafe, non avendo la To/cana okre al zoecolo o dado,ie non toro o baflo-, ne, e cinta o lifta; e poichè Dorico è il capitello, eflendo anzj fatti con particolar grazia in eflb gli anuli, ogradetti, che ne fono il principal 4iflintivo. Il féconda piano adunque è ïonico, Corintio il terzo, e Romano, o fia Compofko il quarto. Cosi con la comune feriffe anche lo Scamozio ove délie Antichità ; benchè poi nell' (X

Q pera


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DE GLI AN FITEATRI

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pcra fua, pcr la nuova opinione intorno a queft' Ordinc, afFermafïe il quarto piano del ( p. a./.6. Colifeo efTer Corintio come il terzo: per ^a 4" verità Corintii ne fono i capitelli , e fimili a quelli del terz'ordine, con quattro volute, e due mani di fbglie lifce , benchè i modiglioni nel Fregio lo facciano diventare ordine Romano, come l'afïèrmb il Ser-- lio, il quale offervb per detti modiglioni farfi tal' efïètto , che tutto il Sopraôrnato vien*a raffembrare una comice fola, e parer perb, che fe ne incoroni l'edifizio tutto , diflfe anche il Defgodetz . La fomiglianza, che hanno gli Ordini vicini, come il Romano, e'1 Corintio , e come il Dorico e '1 Tofcano, e qualche licenza che 1 ' Arcbitetto in efli fi prenda , non gli dee far confonder tra fe.

Gli flipiti che fbpravanzano , figuran travi , quali pofavano in piedi nelle menfole , che fi veggono intorno , e fendendo 1* architrave , e trapaffando la cornice , tenean follevato, e foftentavano con le lortefte il tendone, con cui fico- - privano gli fpettatori , di che parleremo a fuoluogo. Checosi fofle , n'abbiam certezza dagl* incavi, che fon ne' modiglioni, ne' quali fi faceano entrar l'antenne , e da i fori, che corrifpondono nella cornice, ne fi farebbc in altro modo potuto far' ufo délia gran tenda. Cosi per l'appunto intefe, e rapprefentb già anche il Barbaro nel libro quinto, ove delTeatro, con le trayi in piedi, e di più. con quella fafcia fopra il cornicione, di cui ho parlato poco fa. Io ho fatto aggiunger di piùnel mio difegno quella fpezie di merli, fatti a piramidette con palle fopra , quale ornamento nella cima maie è fiato tralafciato da tutti gli akri , mentre lo veggiamo concordemente nelle Medaglie tutte. Non folamente era graziofo per finimento, ma neceffario per maggior ficurezza del cornicione, contrapefandone lo fporto.

Çhe foffe lavorato al di fuori con gli fteffiquattr ordini anche il Capuano, fi afferifce comunçmente ; ma come poteafi af fermar tanto, fenza averne veduto piîi di due arcate del primo , e più baffo piano, che foie reftano ? e quando niuna effendone confêrvata délie parti fuperiori, appena fi pub aver çertezza, fe i quattro piani vi folfero ? nulla ofta certamente , che la fabrica non potefle procedere con l'iftefs' ordine anche nel di fopra, come la Veronefe, e quelle di Pola , e di Nimes. De' due archi confervati a Capua va in controverfia , fe fian Dorici, come gli flimb il Sanfelici, oTofcani, come gli giudica il Canonico Mazochio . Secondo l'idea che

| corre de gli Ordini, ftrana parrà cotai difputa ; ma fecondo quella , ch' io ne ho, credo poter nafcere di leggeri anche tra più intendenti. Perb l'Arena di Pola fu detta Dorica dal Serlio , Tofcana dal Palladio. Daviler Architetto Franzefe diçe Tofcana quella di Nimes , che gli altri Dorica : l'Atlante délia Città di Francia la vuol Tofcana fotto, Dorica fopra. L'Arco, ch'c in Verona, de'Gavii fu detto Compofito dal Serlio, Corintio dal Barbaro, NelCoIlifeo

NelCoIlifeo fi dice il primo piano i non per tanto fa il Fregio lifcio, e nudo; Corintio il terzo, pure fuor de'capitelli non ha intagli, ne ornamenti ; Compoflo il quarto, pure ha i capitelli Corintii, e fimili al terzo. Le Colonne una fopra l'altra non diminuifcono fecondo regole, ma fon tutte d'una groflèiza ; e i vani archeggiati, e le parti , e gli ornamenti, e i moduli non hanno ne'diverfi piani quella diverfità di proporzioni, che fi crede effenziale a i diverfi Qrdini, Il Fontana dopo il profpetto del Colifeo non dà , come conveniva , le parti in grande, e in. mifura, e difegnate efattaraente, e dice non darle, perché quelle modinature fotto. gli occhi non fodisfanno, avendo i membri ingranditi per la diftanzaj maquefto fteffo era per l'arte un gran documenta. Fu chi notb non efler delicatamente lavorati nel Colifeo i capitelli Corintii: ma ridicolo farehbe (lato l'intagliar le foglie in quell'altezza , e in tal fabriça, corne ridicolo farebbe il prenderne efempio per farle lifce in una fala. Per le mifure^ e per le parti fi fuol creder detto tutto, quando fi è detto il nome dell' Ordine ;, ma. refta a vedere, fe la regola délie proporzioni, e. de' membri , che fi è da molti fiflata negli Ordini, fi teneffe da gli Antichi per legge perpétua, e univerfale, o pur variaflero nelHftefs' Ordine le mifure, e i modi fecondo il diverfb génère de i

gli edifizj, e fecondo, il giudizio dell'Architetto, e le circoftanze , il çhe vuol' in' tenderfi con moderazione , e dentro certi limiti y perché io veggo Vitruvio, dopo aver trattato interamente délie colonne ne i Tempj, quando viene a parlardel Teatro, trattarne di nuovo, e dire, che le proporzioni , e le mifure non debbono efTer le . iftefie ne gli edifizj facri , ove tutto dee fpirar gravita , e ne'portici, ed altre opère, cui ben fi confà la fveltezza.. Tanto più perb mi par bizarre il penfier che fi legge in. due valenti Architetti Franzefi, che hanno g^j£ fatto il Parallelo dell* Arcbïtettura antica, e moderna; cioè che d'Ordine Tofcano non abbiamo altro d'antico , e da cui fi pofïa ricavarlo , fe non la colonna Traiana , a

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cm pero vogliono fi ricorra , e non a gli Anfiteatri di Verona, e di Pola , corne fece il Palladio : poichè dato , cire/Ta pofla dirfi d'alcunOrdine, e fia Tofcana ( Dorica 1* aflèrifce il Fabretti pcr la forma délie canalature, cheha nella cima)quella èun' opéra si ftraordinaria, e fuori di tutte l*altre, che non puo prenderfene argomento , o regola alcuna. Con si fatte idée non è maraviglia, ch'efla pareffe fproporxionata al dotto traduttorFranzrfe di Vitruvio. Délia ordinaria colonna Tofcana leggefi inPlinio, ch'avea per diametro nel fondo la (êttima parte délia fua akezza , e che la Dorica ! yi avea la fèfta. Ma forfe i copifti fcemarono ne' numeri un' I alla Dorica, e l'aggiunfero alla Tofcana. Harduino a quefto paflb ne cita in confèrma Vitruvio >ovedellç Tofcane par dica l'iftefTo, ma non parla

parla quivï generalmenté ; è délie Doriche infegna altrove , corne di fei groffezze Ub. *.c.\. furon bensi fatte da principio , ma che fi Vvlf^h fiffarono poi a fette. Pero il Rufconi, che nell'intender Vitruvio, e nel farlo con poche parole,e con opportune figure intendere, parmi foflè eccellente , diffe riferendo la fua dottrina , che paflati per maggior vaghezza a cercar moduli più riftretti, fêcero l'altezza délie colonne Doriche di fette diametri. Altre rirleffioni di lui degnc farà qui il Marchefe Giovanni Poleni, délia cui fincera amicizia fommamente mi pregio, varranno le mie efortazioni a farlo rifolvere di prender per mano quanto ha raccolto per una edizion di Vitruvio, che ci faccia conofcere corne veramente non I abbiamo ancora quell' Autorc in tutto il 1 fuo lume.

Or venendo al primo recinto dell'Arena noftra, ecco nella quinta Tavola la fronte, e il fianco di quanto ne fuffifte, e che per l'anguftia délia ftrada da quella parte non fi gode con l'occhio nell' originale: tutto è in mifura, e con fomma efattezza; nel taglio moftrafi anche il profilo . Sbaglio di j memoria fece fcrivere al Defgodetz, che

Vtr. Mlufir. Paru IV.

fe ne confèrvîno (èî archi. Quel ché manca nella cima, pub a un diprefïb ravvifarû nel profpetto del Colifèo, eflèndo certo , che un ordine di fèneftroni era nella parte fuperiore degli Anfiteatri. Il materiale del Romanoèdi travertino; di quefto, si nel recinto, corne in tutti i pilaftri, archi, porte, gradi, e fcale interiori, è duro marmô

G z noftra*


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e.zi.Arthittilum non jingul*ris peritid fuijfe.

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noflrale, parte roflb, e parte bianco délie cave, per quanto credono i più, di Grezana dalla Città fette miglia. Il lavoro è ruûico, ma grandiofb; di troppo maggior' opera farebbe ftato l'appianar qui, e ripulire quefle piètre vive, che il travertino di Roma. L'Ordine in tutti tre i piani è Tofcano, bcnchè altri abbia fcritto vedervifi tre di verfi ordini d'Architettura. Le parti lavorate , eioè il Sopraornato del terzo piano, e i capitelli, e le cornici degli altri due, fbno di bianco, il reliante regolarmente è di rofïb, il che dovea fare un accordo agli occhi molto graziofb. Le fcale interne, e i gradi ancora, fi vede da quel che n'avanza ch'eran di roflb. Le piètre vi furono ufate molto grandi, formandofi col pezzo iflefïb, che con le tefle vien'a far faccia di parte e d'altra, tutto il fbndo de* pilaftroni. Non furon difpofle regolarmente , ma fênza cura d' uguaglianza, o di corrifpondenza fra.loro, il che nel difêgno efattamente fi rapprefênta. Perb fbrfe ad alcuni ftranieri parve 1' Architetto poco perito , pcnfando confiflere in queflo 1' Architettura. La rufticità deli'opéra, e le bozze in ordioe Tofcano, e in mole di tal génère, e di cosi fatto materiale , fembrano contribuire a grandiofità, e a robuflezza : le bozze per altro non fon già rilevate, ma fi fuol dar tal nome al lavoro non compianato. E* offervabile 1' antico ufo di non ripianar nelle piètre l'intero de i lati interni, che debbono congiungerfi, ma un largo orlo folamente, lafciando rozo, e più baflb il mezo ; o fbflè per rifparmiar lavoro, o perché non cosi agevol farebbe il far che fi uniffero efattamente, fe doveffero per tutto lo fpazio combaciarfi infieme : il che non fi vede perb in tutti i fiti délie fabriche. Da tal fègno fi poflbn riconofcer talvolta le piètre d' antichi edifizj ufate ne* moderni ; ed alcuna dell' Anfiteatro fi riconofce anche da quefto tra le moite, che a tempo de' Scaligeri furono ufate nel pedamento del muro, chericinge l'orto del Capitano,dove quelle, che fopravanzan da terra, fanno fede délie moite più, che faranno flate gettate ne'fbndamenti.

In tutto quefto rccinto, e cosi nelle parti interne che fon di marmo, non fi vede ufata mai calcina, o malta, macommeife le piètre fenza intrifb di forte alcuna. Si eombaciano bensi perfëttamente, e fon collegate infieme, nelle volte de gli archi con perni, o chiodi, nelle parti rette con chiavi di ferro, cioè arpefi. Taie fu 1' ufo an•? tico; e quanto antico, ottimamente il diV moflra un pafio di Tucidide, il quale nelle « groffe mura4, per configlio di Temiftocle

fabricate da gli Ateniefi intorno al Pireo, afferma, che non era ne gbiaiay ne malta, ma piètre grandi commejje infieme, e tagliate in qttadro, le ejleriori délie quali colkgate fra loro con ferro e piomba : cosi credo doverfi rendere le fue parole. Molti fono i luoghi di Scrittori Greci, ne'quali l'iftefîb fi ravvifa. Quinci corne il Fontana afferma, arduo fu per la concatenazione délie fpranghe il lavoro di chi fmantellb in età men rimote una parte del Colifeo. Si praticavano tai legature folamente nelle piètre efteriori, corne abbiam'or veduto nel GrecoStorico, e confèrma Vitruvio,ordinando, che con piombo , e fpranghe di ferro fiana légat e le fronti. Da quefto ufo di concatenare 1' antiche fabriche vennero a nafcer poi col tempo que'tanti buchi, che fi veggon nel Colifeo, de'quali tante bizarrie fono flate dette , e fingolarmente, che fbflero opéra de* barbari, o che ferviflèro per piantar legni da foflener tende in occafion di Fiera. Un Ragionamento fbpra di effi compofe il dotto Vefcovo Suarefio, délie fei varie opinioni componendo la fua. Ma abbiafi per certo, non per altro eflere flati fatti, che per prendere il métallo , quale flringeva una pietra con I'altra. In fatti afîerifce lo Scamozio nel libro délie Antichità di Roma , aver conofciuto > che in ogni parte del Colifeo, o furon levate, o tentato di lev ar le chiavi. Forfè ne' mezani fecoli il métallo era più raro, e in maggior prezzo; e fbrfe l'abbandono di quella parte délia Città la fèce frequentare da guardiani d'armenti, e da paflori, che dalla povertà, e dall' ozio erano indotti a si fatto lavorio. Io fofpetto fbffè già inçominciata a tempo del Re Teodorico tal mifera forte di latrocinio, potendo di cib intenderfi la riprenfione da lui fatta a chi rubava. dalle muraglie il métallo, e '1 piombo , Ne 11' Arco di Sufa veggonfi per l'appunto gl'ifteffi buchi , corne fi pub offervare nella flampa datane da me nell'Ifloria de' Diplomi, e de gli Atti, dove ho fatto rapprefentar tali buchi corne veramente fono . Richiefto , quando fui fui luogo, che fignificaflèro;, in pruova di quanto ho detto feci offervare, corne i buchi fopraflanno fèmpre al congiungimento di due piètre, e non fi veggono oltre a una certa altezza. Ma perché ognuno fi rendea difficile a crederlo, mandato in cerca difcarpelli, e fatto fare un fimil buco in fîto non ancor tocco, apparve la chiave, quallevata, e portata meco confervo fra le cofe antiche da me raccolte. Il ftrro, cosi perché più tenacemente legaffe, corne perché fbffe da ruggine difèfo, è tutto circonveflito di piombo, onde

appare

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appare il rifcontro, c la verità de'foprad- I dotti paflïdi Tucidide, e di Vitruvio. Diffe Gian Battifta Alberti, avère oflervato negli edifizj antichi, che il ferro fi guafta, e non dura; cosi è veramente: ma con quefta circofpezione lo aflicuravano. L'eftètto di tal concatenazione fi riconofce a maraviglia nell* Ala , ch* or connfideriamo del noftro Anfitcatro ; perché piètre veggonfi là nell'alto quafi affàtto fuor dell' altre, e pendenti, fènza apparire corne fi fbftengano: cosî un de'pilaftri fuperiori incurvato grandemente, efmuflb: in atto di minacciar ruina: non pertanto /on più fecoli, che in tal'afpetto ogni cofa fi mantiene fenza far mofla.

Una diffèrenza molto confiderabile è da offervar nel profilo délie parcti efteriori tra il Romano Anfiteatro , ed il Veronefe ; cioè che nel Romano il ritirarfi , che va facendo la groflezza di piano in piano, è fempre verfo il di dentro, dove perô il muro vien quafi a piombo : ail' incontro nel Veronefe il muro va fempre diminuendo nell'interiore, e poco fi ritira, e fcemanel di fuori. Diftè il Serlio, che il ritirarfi verfo l'interno, corne fa il Romano , dà ail* edifizio maggior fbrtezza : al Palladio piacea, che i mûri diminuiflero di parte e d* altra piramidalmente; ma fe una fola dovefle farlo, fofle quella di fuori , fiante che il di dentro dalle travature ed altro è tenuto fermo . Pare , che l' eftètto abbia comprovato il lor fentimento, mentre tanta parte fi è mantenuta dell'efterna facciata nel Romano , e si poca nel Veronefe. Tuttavia fi è pur confervato interamente il recinto di Pola, che fcema anch'eflb nel di dentro; e vediamo dall* uno, e dall* altro, ch'ancheil contrario modo era d'ufb antico,e porta ilbenefizio d*acquiftarmaggiore fpazio nelle parti fuperiori ; 1' eftètto di che fi riconofce prima nella volta, che cuopre il noftro primo portico, poichè il muro di efla importa tutto fu la groflezza de'pilaftri inferiori, che dégrada nel fecondo piano; e fi vede ancora nel piè dell' altra volta fuperiore, poichè quefta ancora impoftava fu quella parte , che dégrada nel terzo.

CAPO TERZO.

Vrimo recinto dell' Arena.

LE arcate dell'Arena, o fia gl'ingrefll attorno , erano fèttantadue ; quelle del Colifèo erano ottanta : dal che , e infieme dalla mifura de' pilaftroni, e larghezza délie aperture, rifulta non eflèr quefta minor di tanto, quanto altri penfa, benchè

benchè mancar qui I'eftema, e fuperba fronte, faccia per di fuori parer piccola cofa queft' edifizio rifpetto a quello. Gli archi dell'Anfiteatro (Ce tal fu) di Nimes non fon più di feffanta, corne fi ha dall* Atlante Franzefè citato fbpra. Ottanta fi dicono quei di Capua ; ma chi prétende averne fatto perfonalmente ricerca, mi afferma, diftîcilmente poterfene adeflbrilevare ilgiufto, ed afferma parimente, cosi in quefto, corne nel fàrne la pianta con due portici eileriori l'un preflb l'altro a ver' avuto prima parte la fuppofizione ,che dovefie quell* Anfiteatro eflère interamente I'ifteflb, che quel di Roma. Contuttocio ne il numéro délie arcate, ne il doppio portico, fi rivocherà da me in dubbio, dopo che dotto, e cofpicuo Soggetto, qual'è il Canonico Mazochio, che fui luogo fteffo tutto ha con fomma diligenza efaminato , e mifurato, cosi nel fuo libro aflèri fce.

Tanto nel Romano, corne nel Veronefe ogn' arco ha fopra il fuo numéro > corne nella Carta fi vede : circoftanza non oflervata da chi del Romano ha fcritto, e malamente ommefla, poichè ferviva al buon* ordine dell'entrare, o ufcire infini ta gente in brève tempo, e fènz,a folla, o contufionealcuna, divifo il popolo per contrade,

0 per clafli in parti, ed aftègnate a ciafcuna le fue porte. Cosî avveniva appunto anche nel Circo, dopo divifo in trenta Curie il popolo, ediftribuiti a ciafcuna d* efle i fuoi luoghi da Tarquinio, corne fi legge in Dionigi , ed in Livio, I numeri fbno fcol- ] piti nell* architrave con fègno di cartella j che gli contenga : quei del Romano, che trentuno ne confèrva > cioè dal XXIII al LIIII, fonô fenz'altro ornamento tra l'architrave , e I' archivolto, o fia. la fafcia dell'arco: gli ho perb fatti mettere nel mio difegno. Délie piètre fègnate di quefti numeri , che furon già fopra i noftri archi or diftrutti, una fe ne vede nella pila di mezo del ponte dalle Navi, altra nella porta

j délie carrozze del Sig. Bertoldo Pellegrini,

1 ove ferVe da piu fecoli di pilaftrata.

De' pilaftroni inferiori refta. profondata una parte nella terra, corne moftra il difegno: la ragion di che non è già quella, che ftimb Lipfio, il quale poco iftruito fi moftro veramente nell'arte edificatoria, quando fcriffe, fprofondarfi in tal modo si fatte machine per lo gran pefb, cedendo il terreno; mentre ognun fa, che fe le fabriche non pofafïero; fui fèrmo, e fodo , ma cedeffe il fondo, fi fçompaginerebbero, e n' andrebbero ben tofto a terra. Vien tal datv no per l'alzamento del terreno fatto all'intorno, fecondo il fatal difordine délie Città,

Città,

Dio. Hal. Jib.i. Liv. I. i.

Ampb.eap. j. dejidint terra cedente


IOT

DE G L I ANF1TEATRI

I

ta, quando non ci fi rtia con avvertenza, a cagion de' materiali caduti, o portati. Si pub con tuttoqueftô aver'ora qui il piacere di veder'uno de' pilaftroni fin dalfuo fbndo, effendofi a quefto fine fàtto difterrare, e fcoprire,infieme col fuolo interioredelportico. Quefti pilaftri dal pavimento ail' importa fono alti piedi io, once 10. Hanno in fondo una laftra alta più di mezo piede, quai viene in fuori quafi mezo piè più del rimanente, e fèrve di bafamento. Il capitello ( cosi chiamo 1' importa dell' arco, perché rigira tutto attorno ) ha d'altezza piedi i. on. 8. e di fporto once 8. La fronte de i pilaftri è di piedi 6. once 3. délia quai mifura crefce il fianco alquanto più di mezo piede. Il contrafronte è minore alquanto più d'un' oncia del dinanzi, e cosi a proporzione avviene nell' altre parti interiori, dovendofi riftringer tutte a mifura che s'accortano al punto. Il contrapilaftro, o fia colon na pi ana, corre dal piede alla fommità , e partendo il capitello del pilartro va a fortener l'architrave: ha di larghezza p. 2. on. 8. di altezza piedi 19. di rifalto meno d* un' oncia, ed un piede e mezo d' altezza nel capitello. Non avendofi in quert'edifizio colonne , non ho formato modulo , ma mi fervo femprc dell* iftefla mifura di piedi, e d'once. Nell' Anfiteatro Romano i pilartri inferiori hanno piedi 6. on. 8. di fronte, c nel mezo di efii in luogo del nortro contrapilaftro una femicolonna Dorica , che rifalta piedi 2. on. 8. La larghezza de i vain èdi piedi 13. Altre mifure , che facciano a propofito nortro non dà il Fontana, onde facilmente fi sbriga. Si è già avvertito, corne il nortro piede fa un palmo e mezo de' Romani architettonici.

La larghezza de' nortri vani archeggiati, ' cioè de'quattro ingreiïî che ci rimangono, è di piedi 11. 8. non perb ugualmente , corne diremo altrove. L'altezza dell'arco dal pavimento alla fommità è di piedi 18. Corne quefti vani erano altrettante porte, cosi fuor dell'occafion difpettacoli fi tenean chiufi: ed appaion perb ne* fianchi de'pilartri preflb alla fronte (corne pub oflervarfi nel difegno, ove rapprefenta il taglio) gl* incavi da terra al capitello, larghi quafi un piede, ne'quali cntravano i cancelli, o porte, che par non fi apriflèro, ma fi levaffero affàtto i giorni fblenni. L'architrave fopra i capitelli délie colonne piane è alto piedi 2. fegue il fregio alto due once più. L'uno e l'altro vien formato dadue fafce per cosi dire, femplici, e roze, la più baffa con fua prominenza, l'altra cherientra. Lavorata è bensi la comice, ch'è alta p. 1. 8. ed ha altrettanto di fporto. E* oflervabilc,

oflervabilc, l'Architrave ruftico ha nel piede quattro dita di fpianato, epulito.

Salendo al fecondo piano, è prima una fafeia che rigira intorno, alta piedi 1. 5. Sopra quefta fi alzano i pilaftri p. 12. 2. Segue il lor capitello alto p. 1. 8. Al piè di efïi è una laftra in cofta non ruftica, ma lifeia, alta p. 3. 6. e groffà once 8. quale dal venir fuori in due lueghi, e dallo fpianamento, e impreflïone nel pavimento fi conofee che continuava tutto attorno, e ve> niva a fervire di parapetto, e di riparo a chi camminava nel corridore di quefto piano. La fronte, o fia larghezza de'pilaftri è piedi 5. once 6. altrettanto è il lor fianco: la colonna piana , che hanno nel mezo, è larga p. 2. 10. ha di rifalto once 6. alta fopra la laftra in cofta p. 21. 8. fuo capitello p. r. 8. Le pilartrate, che tengon fu l'arco, okre alla laftra di p. 3. 6. foiValte p. 8. 8. larghe p. 1. 3. Sporto dell' importa mezo piede. Altezza dell'arco p. 20. 2. larghezza de'vani p. 12. 3. non perb tutti ugualmente. La groftèzza délia volta di fbtto, e del pavimento di fopra, di eui fi vede il fegno ne'pilaftri, importava piedi 2. on. 1. L*architrave di quefto piano è alto p. 1. 7. il fregio p. 1. 9. la cornice p. 1. 4. e fon deîl* ifteflà forma, che iprecedenti.


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LIBRO SECOND O.

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•a fe

Nel terzo piano le tre fafce da piede fon'altc piedi cinque; la fronte de' pilaflri è larga p. 8. 8. il fianco p. z. in quefto è fegno d'incavo del poggiuolo o la balauftrata, cheferviva di fponda. L' arco alto p. 12,. 8. la pilaftrata è alta p. 8. 1" importa è di p. i. z. Le colonne piane , fe per tali vogliam çonfiderarle , benchè veramente non fono, fon larghe piedi 4. on. 4. ma quefte èda avvertire, chedal capitello délie pilaftrate in fu fi pçrdono , reftando tutta parete uguale, di çhe non s' avvede chi fta giù , si per la diftanza , e sr per la ragion del capitello di piedi 1. 9. che cib non oftante è di fopra. Larghezza del vano è p. 9, 6. gli arcbi in fàcciata fon fatti a gufcio, e çon aperture si proporzicnate, femicerchj si ben girati, piètre incavate con tanta maeftria, e con accordo di taie ornamento si grato in tal'Ordine ail' oechio, che chi gli mira in ragionevol diftanza, e più d'alto çhe fia pollibile, non pub faziarfi di riguardargli. ie ne ha la moftra nella fcfta Tavola , dove fi vede tnche il Sopraornato di quefto piano, che monta in tutto piedi quattro. once fei, ma di quefto nel feguente Çapo,

CAPO QUARTO.

Sopraornato Tofcano non offervato finora

finora Maeftri in Arch'ttçttura.

PEr notizia intera ç perfètta délie parti architettonjche çonfervate nel primo recinto, non refta che di oflervarle in grande con la mifura de' membri , e co' lor* abachi, UftelH, e gole, quali nella fettima Tavola fi fono efprefle. Ma rifleffion particolare mérita il Sopraornato del terzo piano co'capitelli, fopra cui pofa„ eflendo che nuova , e importante fçoperta pub trarfene, pçr fupphre una lacuna, per dir cosl, che fi, ha finora nell" arte, AHorache nel fecolo del 14QQ. comincib in Italia a rifcaldarfi lo ftudio délié fçienzç, e dell'arti, comincib altresï a rifiorire la fana Architettura pel gufto d'antichità \ che ando nell'ifteflb tempo fbrgendo, e per la notomia délie Romane, fabriche , che prefe a farfi. I principali Maertri racçolferoacomun beneftzio da efle, e publicarono in varj tempi le regole degli Ordini, e fingolarmente negli o'rnamenti, non mancando edifizj, çhe gli abbiano çonfervatix e dacui poteflèro. àpprendergli. Impararono adunque il Dorico principal mente dal Teatro di Marcello, ITonico dal Tempio delîa Fortuna virile, come è ftato chiamato, il Corintio dal Panteon d'Agrippa , il CompoÛQ dall'Arco di Tito, e tutti da più altri

avanzi qua e là. L* Ordine Tofcano folamente rimafê all'ofcuro , per non eflerfi trovato in Roma edifizioantico, chen'abbia confervato ornamento ; per lo che non è mancato poi chi abbia creduto foflè tal'Ordine, come più mafllçcio degli altri , cosi affàtta rozo, e privo délie grazie dell' arte i eflendo anche fêrmato da i più, che nel Tofcano gli architravi fbfser di legno, quafi fabriche nobili in tal* ordine non fi potefser fàre. Meritava per altro queft'Ordine d'efsere inveftigato con più cura de gli altri ; si per efsere proprio noftro, e nativo d" Italia, come per efl'ere il primo,e il più antico. Nacivo d'Italia fli 1* ultimo ancora, cioè il Compofto , onde de'cinque Ordini tre n* inventa la Grecia , e l'Italia due, il più robufto, ed il più ornato ; l'uno, che fece agli altri la ftrada , l'altro, che impofe termine ail'arte. Meritava ancora d'efser più degli altri ftudiato il Tofcano, perché abbraccib già più çhe non vien creduto, e non fu una fola la fua ma- /. A. c. 7. Je niera : lo raccolgo da Vitruvio . ovç fa Tufcamdt menzione de 1 genert Tojcam, e dice, come v'era chi ne trafportava le difpofizionidélie colonne nell'Ionico , e nel Corintio. Egli con tutto cib parve bensl mettefse in certo confronto l'opère Greçhe,e leTofca- M.t-c.j. ne, ovç parlé d'un modo d'Antitempio, che accomunava l'una, e l'altra maniera, ma veramente non accoppib il Tofcano eo'tre ordini Greci, e non parlb délie To« fcane ove dell'altre colonne ; anzi dove ne parlb trattando délia diftribuzion de* Tofcani ne'Tempj, non entrb punto nel Sopraornato nobile, e compétente a colonne di pietra , ma folamente nel ruftica- ibidtm no, e di legno , dicendo, fopra le colonne doverfi impor le travi in modo, che non fi pofsano putrefâre , e fopra le travi, e pareti doverfi porre le telle de* travicelli, che fervivano di menfble. Cornice poi, ch'è il principal degli ornati , ech'è la più operofa parte del fopraornato , ei non nomina quivi di forte alcuna: e quando viene a nominare Architrave, e Fregio, entrain altri generi come il Barbaro ben conobbe, e pero fi riporta a cib che ha detto dove di Tofcano non parlb punto.

Léon. Battilta Alberti Fiorentino, primo dopa le antiche età , che d'Architettura pieno, e dotto Trattato defse fuori , defcrifse nel fettimo Iibro l'ornato degli altri quattr' Ordini, ma non parlb del Tofcano, anzi nol computb tra gli Ordini : ne faccia inganno la traduzione del fuo libro. che dividendo in capi , nell'argomento prefifso all'ottavo del libro fettimo dice trattarfi in efso del capitello Tofcano; mentre vi fi

tratta


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DE G L I A N F 1 T E A T R I

1 12,

tratta poi dcl Compofto , e quegli argomenti non fono nell* original Latino dell' Autore, irampato dopo fua morte in Fiorenza ncl 1485. corne altresi dove nel capo antécédente dice il volgare , che i Tofcani trasferirono nchr capitelli tutti gli ornamentiy che e'poterono trovare ; il Latino dice , che cosi fèçero gl'Italici, e intende del capitelloCompofto, o fia Romano. Confuîion gênera in cio qualch'altro Scrittoreancora, come il Vafari , che l'Ordine Romano , e Compofito dice trovato da' Tofcani, e al Tofcano dà nome d'ordineRuftico. Daniel Barbaro nella fua nobil verfione, e. illuftrazion di Vitruvio tratto quafi d'ogni cofa pienamente, ma il Sopraornato Tofcano non tocco, come dal fuo Autore non tocco . Ne diede bensi la forma Baflian Serlio, ma in tutto di fua invenzione, e non molto in quefta parte felicemente. Egli difegnb ancora tra'fuoi edifizj antichi un Tempio, che chiamb dclla Pie-1 ta, conportico, o veftibolo, che s'accofterebbe al modo Tofcano ; ma qucllo pure nella parte alta compj di fua tella, diçhiarando non fi poter comprendere per efser ruinata : le colonne fenza piedeftallo, e fenza bafe moflrano ch'era edifizio Dorico. Del Serlio , che dopo Fra Giocondo chiamato in Francia da Francefco I porto anch'efso l'Architettura di là da'monti, lu difeepolo Filandro , il quale illuftrando Vitruvio, moftrar voile anch'egli tutte le parti del Tofcano ; ma ne dall' Autor fuo prendendoIe,nè dall'autorità d'edifizio antico. Il Barozzi da Vignola confêfsô candidamente

candidamente in quefta parte lavorato di fua fàntafia , e cio die'egli, per non aver trovato fra le antiebità di Roma ornamento Tofcano , di cui »' abbïa pot ut 0 formar regola, corne degli aîtri quattr*Ordim . Scri- P.z.( ve pero il Chambray, che non avendo gli Architetti trovato efempio antico del Sopraornato Tofcano, non fa gran conto délie loro invenzioni. Ora egli è certo , che poteano i detti maeftri fupplir fêlicemente a tal mancanza, e con fbndamento infegnare quai fbfse il vero ornato Tofcano, fe avefsero con più diligenza ofservata l'Arena noftra, nel terzo piano délia quale ft confervaintero, e pulitamente efeguito. Leggendo io già nel primo hbro d'Andréa Palladio , che dall' Arena Veronefe ei prendefse le facome dell'architrave , fregio , e comice Tofcana, • mi penfai toflo, ch'egli folo avefse dato nel fegno : ma ofservando poi, che dopoquefto ei moftra un* architrave fenza membri, un fregio fenza pulilura , unacomice con altre parti, e tutto con diverfe mifure, m'avvidi, ch'egli pure per l'angultia délia flrada da quella parte non giunfe con l'occhio a ofservare il più alto piano, che quafi folo meritava d'efsere ofservato , e fi regolô co'due di fbtto ; e quefti ancora mifchio forfe con altri edifizj , da cui difse aver parimente tolto. Lo Scamozi, che lavoro altresi di fua, invenzione il Tofcano, ecreb faggiamente d* andarfî ajutando con autorità d'antichi frammenti ; ma egli potea vederlo qui intero, e in opéra, con che non avrebbe pofte nei fuo Fregio tefte di travi -

t 1. Piano

A.Mclo- dell Importa deyli Awli B. Capilcllo delltlColonna piano. C . Arc/Mtra(ie.D.Fr*nto. E . Cornict.

111. Piano


LIBRO SECOND O.

ii4

irapaisando adunque nellaCarta Iidue i piani di fotto, dove architrave , e fregio fi formano da due fafce ruftiche come il rimanente, ofservifi prima, che il capitello, da cui fi regge il più alto architrave, ha il doppio più di membri degli altri, con tondino, e gola dritta fra due riverfe. L' architravepoi è divifoin quattroparti,due piani, gola riverfa, e lifta : di efso fi pub veder da vicino un pezzo nella torre dell' orologio al Caftel vecchio, prefso l'Arco de' Gavïi dove come fi difse, le piètre più grandi che fi veggono, furon quafi tutte dell' eftcrno recinto dell- Anfiteatro. Il fregio è fchietto , ma fpianato, e pulito , e da queft'Ordine fi par qui lo togliefse il Doricodel Colifeo. Segue la cornice con membri parimente il doppio più dell' altre,molto ben difpofti, e con gocciolatoio, come appar ne' difegni. Ecco perb come divifafle gli ornamenti fuoi l'Ordine Tofcano, diverfi per certo da quelli degli altri, e più fodi, ma nobili, e ben' accordati. Non mancherà chi opponga queft'ultimo Sopraornato poterfi aver per Dorico , con che n'andrebbe a terra la pretefa fcoperta dell' ornamento Tofcano : ma non dira cosi chi ofïèrvando effer Tofcani ambedue i piani di fotto, ben fa dedurfene con ficurezza, altro che Tofcani non poter perbefïere iinche i fuperiori; poichè o tutti d'Ordine diverfo, o tutti dell* ifteflb convien fiano i piani d'unedifizio: perb nel Colifeo ciafcuno è vario, e nel Settizonio di Severo tutti eran Corintii. Daviler moderno Franzefe nel fuo corfo d* Architettura , o fia verfïone, e comento del Vignola , afferma non eflervi monumento antico , in cui fi pofla trovare Ordine Tofcano regolare; e dice, che gli Anfiteatri di Verona , Pola , e Nixnes fon troppo ruftici per fervir di regola al Tofcano, e per aver luogo negli altri Ordini . Io non fo intendere, come Architetti ancoraper le piètre non ripianate, e imbrunite, e fmuflate dal tempo poteflèro giudicar cattiva l'architettura, e non meritevole un si maeftofb, e regolato, e ben' accordato edifizio d'efler computato rra quelli, che non a cafo , ma furono ideati fecondo alcun Ordine ; cosi interpréta ndo, che Daviler fi voglia dire, ove fcrive, che taie Anfiteatro non dee aver luogo con gli altri Ordini. Condanna egli ancora il far bugne, come diciam noi, o fia bozze, come dicono i Tofcani, nelle piètre de' pilaftri, il che dice metter confufion nell'architettura, e farle perder la fua forma, e grandemente perb condanna l'Anfiteatro Veronefe, nel quai vorrebbe foffero le boz£e folamente nèl corpo dell'edifizio, ma Ver. Ittuftr. Parie IV.

non ne'pilaftri ; con che û farebbe un difaccordo all'occhio difguftofiffimo, e fi perderebbe afsai di grandiofità : ma non ofïervb in oltre il mirabil'uomo■ .t come quelt è un edifizio, che nel di fuori in pilaftri, ed archi confifte tutto , onde quai farà preflb di lui il fuo corpo? Blondel ail' incontro altro Franzefe , che fopra Vitruvio, Palladio, Vignola, e Scamozio lavorb un Corfo d'Architettura , i noftri tre ordini di pilaftri chiamb Dorici, onde benchè ruftici, più che Tofcani a lui parvero, e piùornati di quel chefono. Maquelli che hanno creduto perderfi per tal rufticità d'opéra la forma dell'Ordine, come parve anche al Chambray , avrebbero facilmente conofciuto il loro inganno, fe oltre alli due piani infèriori, che pur fon regolati, e ben'intefi, ed oltre a'loro capitelli, e cornici, che non fono certamente en boffage, aveffero alzato gli occhi alla fommità dell'Ala, dove avrebbero veduto un Sopraornato si pulito, e si ben condotto, che infenfato in tal materia è da dire chi non lo gufta. E poichè la riftrettezza délia ftrada da quella parte non ne lafeia godere a baftanza, non Iafci il foraftierodilettante di si bell'ai-tc, di farfi condurre a certa alta fèneftra di povera cafa alquanto diftante, perche quivi le belle arcate del terzo piano col fùperiore ornamento gli prefenteranno una gioconda veduta in fana e légitima architettura.

il Defgodetz , che non diede a quefta fàbrica nome d* Ordine alcuno , nell'ultiraa fua Tavola moftrb il profilo in grande di tutte le parti, ch'abbiamfinoradefcritte, e correlle il Serlio in alquanti membri percolpa fbrfedegl'intagliatori, malamenteefpre/fi. Stupifco, come ne l'un nèl*altro riflettefle all'averfi qui il compimento dell'ordine Tofcano. Manon baftb. qui la diligenza del Defgodetz per rapprefentare interamente il vero. Va bene nel prim' ordine l'impofta : va bene anche il capitello de'contrapilaftri, o colonne piane, ch'egli chiama pilaftri. Ma egli mette fotto il fregio uno zoecolo, che non vi è,e che non vi pubeflere. Ne'membri délia cornice èalcuna piccola diftèrenza di mifure. Nell* ordine fùperiore Pimpofta dell'arco non ha quel piano fotto, ne quel compartiment© di mifure, effendo le due gole fuperiori quafi uguali. L'architrave parimente non la la prima fafeia si ftretta, il che leverebbe la grazia, ne fa ftrettiffima la gola riverfa, che feoncerterebbe altresi, ma i tre primi membri ha quafi uguali. La cornice fimilmente del Defgodetz ha proportion diverfa di membri, come fi potrà oii * ÎX fervarç


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DE GLI ANFITEATRI

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ftrvare paragonando,e I'ha non moltoconfacente all'ufo antico, enon mollra ilgocciolatoio.

Il quarto piano potea forfe crefcer d'ornamento con aggiunger qualchç cofa nel Fregio : poteva ancora eflère una fpezie d' Attica, e variare in altra forma. La prima fafcia di eflb ch* è fbpra la cornice , ha tutte Je piètre cuneate, cioè a coda di rondine. Due gran pezzi fi fono ofîervati,l'u~ no ch' è ftato adoperato in moderno muro fotto il corridor di mezo, l'altroch'erafopra, giacente in un andito del fecondo piano, quali moltrano eiler parti de' feneftroni. L'altezza incui era rimafb il fecondo , ch'è grandiflimo , moftra, che vi cadde da fuprema parte. Scorgefi in quefli, corne le feneftre aveano attorno un corniciamento, che non è in quelle di Roma , e corne il traverfb di fopra era alcun poco archeggiato. Ma inoltre a pochi paffidall* Anfiteatro giacea da gran tempo un pezzo d'architrave antico , ch'ora ho fatto trafportar dentro, e fcavando nel fito del recinto efteriore due frammenti fi fon trovati di cornice, che molto bene accompagnano taie architrave. L' Ordine in quefli è Romano, c i membri , e '1 lavoro affàtto fimile a quel dell' Arco di Tito. Non è da penfare che pofïàno eflèr reliquia dell' ultima cima ; si perché corne abbiam detto poc'anzi, infegnano i due piani inferioridi quai'Ordine, anche i fuperiori fi fbflero; e si perché non farebbero ftati çonvencvoli cosi fatti intagli in tanto fmifurata altezza, enonavrebberoaccordato col rimanente. Inclino perb a credere, che quei pezzi attenefîèro al Veftibolo délia principal porta , nel quai fito fi fono anche fcavati, di che fi parlera a fuo luogo.

Non poffo qui trattenermi dal rendergrazie a quegl* infigni Letterati , e Architetti, i Quali per la offervazione del Sopraornato Tofcano pur' ora efpofra fi lono compiaciuti di fcrivermi , o di farmi fcrivere liete congratulazioni, e gentili. Per nominarnealcuni, farb principio dal Marchefe Poleni, di cui fi è fatta nel fecondo capo onorevol menzione, e da cui un Vocabolario d* Architettura fi fpera, ch'èneceflario per fîfsare una volta i termini, e i nomi de'membri, che per eflèr variamente ufati foglion generar confufione. Di Venezia ricorderô fra gli altri il Sig. Bernardino Zendrini, infigne Matematico, che dell' Architettura fi compiace fingolarmente : di Roma Monfignor Ercolani, che fopra cosi nobil'arte egregio Trattato fperafi fia per dar f uori, e parimente il Cavalière Odami, îl quale in quefta e in altre belle cognizioni

cognizioni fi diftingue, e perfuade inoccafione di riftampare il Vignola , ch'è tanto aile mani de'giovani, e che fi dolfe di non aver trovato l'ornamento Tofcano nelle reliquie antiche, d' aggiungervelo ora da quefto Anfiteatro. Ne lafcerb i due celebriSignori Bibbiena, co'difègni de'quali in tante gran Città edifizj belliffimi fi fono eretti ; ne il Cavalier Filippa Iuvara Meflinefê, che con le fue incomparabili, e régie fabriche foftien veramente in oggi l'onor délia noftra età a fronte délie antiche. Ommetter non debbo parimente il Sig, Aleflàndro Gordon Scozzefê, che nobilmente ha fcritto fbpra la muraglia diviforia fatta da' Romani nell* Inghilterra, e pochi mefi dopo la prima edizione di queft* operetta, voile tradurla in lingua Inglefè, e farla ftampare a Londra. Debbo perb altresi confeffar nell'ifleflb tempo, ch'altro merito io non ebbi in taie offervazione, fe non quello che potè nafcere dal comodo d* aver tutto di queflo Anfiteatro fotto gli occhi ; e confeflar debbo altresi, che con tutto cib l'anguflia , e la confbrmazion délia ftrada da quella parte, e l'altezza non meno, fottraflëro a me ancora fempre taie avvertenza, onde rifleffion non vi fèci, fe non nel far prender di tutto le mifure, e nell'oflèrvar la parte fuperiore da luogo alto. Molto volontieri porrei quialcune délie lettere di Soggetti cosi rinomati, fe avefïèro perdonato alquanto più al mio roffore nelle cortefi loro efpreffioni. Belliffime offervazioni in alcune fi contengono intorno alla mae<lria incomparabile degli Anfiteatri, e alla gran mente degli Architetti loro nella coftruzione di cosi fuperbe moli contante avvertcnze, con tanti ripieghi, e con tanti luoghi interni si ben penfati. Vi fi nota fpezialmente dal dottifîimo Poleni quanto dalle lor fuperbereliquie imparar fi poflà, fopra tutto per le licenze, che fono induftriofi artificj , e che infegnano corne in Architettura , la regola délie regole, e la mifura délie mifure è il giudizio fano dell' Architetto, e tanto più negli edifizj firaordinarii, com'eran quefli. Veggiamo in fatti nel Colifeo , corne le colonne de' ciiverfi ordini non hanno le propne loro diverfità di proporzioni, ne i piani fuperiori degradazione, anzi il quarto crefce all'incontro di molto, e in eflb le colonne fon quadre, dove quelle di fotto rotonde, e non per tanto è il più bell'edifizio del mondo. Cosi veggiamo nell'Arena, che nel giro fuperiore non ci fon propriamente colonne piane ; l'apparenza di efle nel difegno nafce dal ritirarfi alquanto in dentro le pilaftrate fotto i capitelli degli archi.

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L 1 B & O Slj CON.DO.

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A Pola parimente non fi hanno colonne nell'ordine terzo. Riftringendofi in quefto piano i noftri vani per ragioni , che non apparifcono ftante che la coftruzione interna è diftrutta, fi allarga per confeguenza il fojido, e diventa parete : forfe perb non credettero necefsarj contrapilaftri, ove pilaftri non fono ? ma il fatto fia , che fe ben non è colonna piana fotto il capitello, chi rimira da terra non fe n'avvede; talchè ci6 che viene a far brutta vifta ne'difegni, che non pofibno rapprefentare a baftanza ogni cofa , non la fa già nell' edifizioftefib, perché l'occhio refia ingannato dall' altezza, e dall?efsere i capitelli fuperiori concentrati in parte nel muro. Nella comice più alta del Colifeo tra i modiglioni in vece di rofe, o d'altra cofa tale,fon bozze ruftiche ; e pur non disdiconpunto, perché da terra non fi diftinguono . Evvi chi i'erive in oltre, non efier da confiderare in tutto all'iftefta maniera li pila/tri, o colonne vere, ele moltre di elle, quai fon le piane di poebillimo rifalto; ne parimente gli architravifinti, perdircosî, chepofano anche fu gli archi, e quclli d'un portico architravato, che foftengono veramente quanto è di fopra , e che da i foli pilaftri fien fofienuti. Avverte poi il Cavalier Iuvara fingolarmcntç, con quanto giudizio a Verona, a Pola, a Nimes fi vegga pofto in opéra 1' ordine Tofcano , che più aegli altri dà adito ail' inventare , e che si ben riefee ne' grandiflïmi edifizj col fuo ruitico lavoro, e bozze, e riquadramenti ; e con quanta prudenza l'ifiefs' ordine fi fia fatto qui più. robufioe meno ornato ne'piani inferiori, e più ornato e più gentile nel fuperiore. Notano al fine concordemente , quanto giovi il vederfi ora efempio autentico di Tofcano ornamentocon fua cornice, c di fàranco queft" ordine ricco di membri dove occorra ; con che cefsar dehba la querela de i dotti autori del Paralello delb Architettura anî'tca e moderna , di non averfi efempio antico del Sopraornato Tofcano: c notano nell* iftefib tempo con quanta ragione il faggio ed accurato Defgodetz a quefta fola antichità tra tutte l'altre, che fon fuor di Roma , facefse l'onore di rapprefentarla infieme con le Romane in quattro ftampe ,odifegni nella fua bell'Opera , fcenchè variaffç in qualche îriembro, e non «defle avvifb per dir cosi, o non facefle ^vvertenza ail'averfi qui il compimentq 4ell'ordine Tofcano,

CAPO QUINTO.

Effer favola le Statue del Vicoy e del Ligario.

PRima di Ievar mano dal primo recinto, convien parlar délie ftatue, ch'altri vuolefoflero intorno ail'Anfiteatro. Dinanzi aile colonne quadre del terzo piano, Pirro Ligorio, ed Enea Viço difegnarono altrettante ftatue, Tanto baftb , perche tal vaghezza fbffè da tutti abbracciata, di modo chefenza ftatue non fi è poi fatto più difegno, efên'è talmente imprefta la fantafia comune , che fenza quelle figure nulla parrebbe a molti efler 1* Anfiteatro : anzi a emulazion del noftrofi pongon'ora anche nelle ftampe d'altri. Non pertanto egli è indubitatiflimo, che cotefte ftatue ne vifurono, ne vi doveano,nè vi potean' eflere ; e non è di piccoldannoalla fana ideadell' Architetturailfarcredere, che gli Ancichicollocaflero cosi balordamente ftatue per di fuori in edifizio di tal natura, dinanzi pareti, o pilaftri, che non hanno nicchia alcuna , e fopra lo fporto d'una cornice , che non potrebbe reggerle, e dove nonayrebbero potutoporfi, fe non fei volte più piçcole di quel cho richiedea l'altezza. Il vedere, che non fono tali ftatue nell*Anfiteatro di Roma, ch'è d'opéra tanto più fontuofa ed ornata, e dove in tanta abbondanza erano gli Statuarii, dovea baftare a far çomprendere, che non faranno ftate negli Anfiteatri municipali, e lontani. Vera cofa è , che nelle Medaglie figure fi veggono nel fecondo, e nel terzo piano del Colifeo; ma queftene'vani, e fotto gli archi dove avrebbero potuto aver luogo, non nel fito délie noftrç. Aggiungafi , ch" io credo molto probabile , non rapprefentarfi per quelle figure délie Medaglie ftatue di marmo o di métallo, non fe forfe fopra il maggior' ingreflb , ma negli altri luoghi non altro che ornamenti pofticci di ta vola, o di tela, che vi fi metteflero ne'giorni de'folenni fpettacoli, in fégno di fefta, e in modo d' addobbp, e con allufioni d'onore a chi dava iGiuochi. Sed& aflai più propria aile ftatue fu il Teatro , e non pertanto ne quel di Pompeo,nè gliajtri ebbero. ftatue permanent! nel di fuori. Mi fon çonfermato in queft' opinione per aver trovato dell'iftefîà in Torino il pren.ominato Cavalier Iuvara. Certa cofa è, che fatto offervare a Roma in que' fiti, orma non vi appari fee, ne indizio alçunodi piedeftalli, o di bafi, e che non fi è intefo mai di ftatue difbtterrate in quella parte. Quinci è forfe, che • Hz &

Vw, Bufir. Parte IF.


H9

DE GLI ANFITEATRI

I20

la ftefla Mcdaglia di Tito, ma di mezana grandezza, da me veduta nonmoftra figure ; e quinci è , che nelle diverfe Medaglie quelle figure fon diverfe ; e quinci è ancora, che dove nel quarto piano del Colifeo veggiam feneftre quadrate alternatamente, nelle Medaglie veggiamo gli fpazj intermedii, non nudi corne fon nella fabrica, ma occupati da certi tondi, che pajon clipei, ed altro non pofsono rapprefentare, che ornamenti pofticci, quali fi poneffero, e fi levaflero. Nell' alta machina defcritta da Erodiano per la Deificazion de gl' Imnk

Imnk peradori racconta egli, che pitture varie , e figure d'avorio fi metteano attorno; e

v-Bon*r' nella Medaglia d'Antonino con detta mae .p.171. cjjjna ftatue veggonfi fotto archi appunto

come nelle Medaglie del Colifeo , e fu la cima l'Imperadore in quadriga ; non pertanto è certiflimo, che non di marmo faranno ftate, ne di métallo , poichè tutto dovea avvampare, e ridurfi in cenere. La Medaglia con l'ArcoinNerone io 1* ho con un Feftone, che difcende nell'alto, e attraverfa il vacuo, ed alr.ro perb che ornamento pofticcio di certi giorni fenza dubbio non rapprefènta. e*p. xx. H Montfaucon nel Diario Italico, e nella raccolta d'Antichità , numerofo popolo di fimulacri ammette intorno ail* Anfiteatro diCapua, quale preflb talriverito Scrittore incontrb miglior forte di molt* altre cofe Italiane. Narra egli adunque, come fopra gli Epiftilii dell' inferior piano fon le tefte de i Numi ; fopra quei del fecondo gli Dci ftefli dall' umbilico in fu, e fopra quei del terzo le ftatue intere de' medefimi ; riflettendo come mancava quefto génère d'ornamento al Colifeo Romano, e quanto bclla cofa dovea eflere il veder' in un circuito folo tutta la turba dell'antiche Deità nella lor vera forma. Parrebbe, ch'ei credeflè, dover cotefti Epiftilii in ogn'Ordine jpolungarfi, talchè prima capifsero le figure fino al petto, poi con tutto il bufto, poi iîno a'piedi. Ma nuovo è prima 1* intendere, come bufti, e ftatue fteflèro fu gli Epiftilii : perché o vogliaû intender quefta voce de gli architravi, comeragion vuole, el'ufaVitruvio , o de'capitelli, convaltri la prende, e fuol malamente fpiegarfi ; gioconda cofa è l'udire , che pofaflero ftatue fopra architravi fuppoftia'fregi, o fopra capitelli fuppofti ad architravi. Nell'Antichità Spiegata dicefi, che quefte cofè pofavano fopra ogni cohnna ; ma le fèmicolonne, ch'

eranô attorno, avean fopra di fe gli architravi . Non men graziofo è il penfare, che per un fito d'ottanta figure aveflero fcelto per argomento di rappreféntarvi i Dei, quafi tanti n*aveflero i Romani de'principali, e comuni da porre nell* ifteflb grado, La verità fi è , che nelle due arcate infèriori, quali fi confervano , le chiavi degli archi portano per ornamento erfigiata di rilevo una faccia col principio del bufto, e che niente più avranno avuto gli ordini fuperiori, vedendofi anche nel Colifeo gli Archi affatto fimili in tutti quattro i piani. Non è mancato chi dalla defcrizion fudetta fi fia moflh a dire, che bufti, e nicchie in copia foflero anche nel Colifeo, quali reftaflèro fopra gl'ingreffi per di dentro , benchè di cio alcun veftigio non fi ravvifi 9 ne per si fâtti ornamenti opportuno luogo additar fi pofla,

Tornando aile noftre ftatue, motivo di tanto inganno diedero alcuni dadi di pietra, che Ci veggon fu la cornice féconda al piè délie colonne piane , come appar nel difègno : ma quefti fon si piccoli, che non avrebbero potuto fcrvire fe non per figurini , là dove in quell*altezza volcan* eflèr colofli, con gran piedeftallo, eçon incavo nelle pareti per ricettargli. Ne farebbero fvanite quai polvero fettantadue s) grandi ftatue fenza che molti e molti pezzi fe ne foflèr veduti, e difotterrath Che s'altri ny richiede a che dunque fervian que* dadi, dirb prima, come ho oflervato in mezo d'ognun di efli buca in quadro, nella quale un legno. potea piantarfi, e altro foro per davanti accennato nel difegno, che ferviva d'efito all'acqua , e da cui fi raccoglie, come quel vano nonerapieno, ne coperto fempre : ho oflèrvato ancora, come altri dadi fimili erano. anche fopra la terza cornice, vedendofene tuttora due al piè délie colonne quadre dell'ultimo piano . Quefti abbiaû per certo , che non nel mezo, ma faranno incavati preflb la parete, affinchè in efli pofaflèrc* le. travi, quali forando la cornice fuperiorc , fervivano al Velario : tanto ho riconofciuta a Pola» dove parimente veggonfi in- <juel fito. piètre del tutto fimili colbuco fopra,cheûnoifce ail* incavatura del muro. Ma di quelUche

Ereflb noi fon fu la cornice féconda, e col uco in mezo, non faprei altro penfarmi, fe non che ne* giorni di fpettacolo, e di cQncorfo vi fi piantaflèro veflîlli, trofei, cartelloni, figure, e altri tali ornamenti, che alla folennità fi riferiffero.

CAPO


Ht

LIBRO SECOND O.

IZ2

CAPO SESTO.

Tianta del?eeliji%h. Vie* ed ingrefft nella pia%%a.

Tau.VI 11

VOIendoprocedereinnanzi nella defcri-1 zione, metto prima dinanzi a gli occhi la pianta générale . Vi accompagno quella dcl CoIifeo,come I'hanno dataFontana, Defgodetz , e gli altri, i quali dal Serlio più che dal vero par quafi poterfi fofpettare che la prendeflero. Appariràda quefta, inoltrandofi il Tratrato, e fi riconofcerà tanto più quando verremo al fecondo piano, quanti errori fiano finora corfx in materia dell* Anfiteatro ; poichè la noftra pianta cosi del pian terreno, corne I del fuperiore, è prefa tutta dal vero che fuflifte, ne potea quella di Roma nella diftribuzion générale efler diverfa. Ho fatto aggiungere nell'uno, e nell'altro difegno un'arcàfca di più délia meta,perchémeglio fi vegga l'eftetto délia via di mezo per traverfo, e fi riconofca dal noftro , qual'efla era, e da quel di Roma, corne fi îbno imi

imi

maginati che fofTe. Formafi il tutto infieme, corne fi vede> da quattro cinte, e da tre corridori eliptici : intenda per cinta il fkbricato tra un vacuo e l'altro ; aftatto fimile era quel di Roma , fe non che raddoppiava nel di fuori con un portico di più, avendone due un preflb ail* altro , foftentati fu gli archi, e divififra fe da pilaftri quadri.

Benchè in quefto capo Mntenzion fia d* inftruir folamente délie vie, che conducean nella piazza, neceflario perb è di far prima oflervare, corne la cinta interna è d'un muro tutto folida, grofla piedi 15, che avea fopra di fe il Podio, e il principe de'gradi, e come quefto muro non era altramente forato dalle aper,ture che vi moftrano i paflati diftgni, ma continua intero, effendo che le fei fcalette di pochi gradini, che vi fi figuran nel noftro, non la

aprono


DE GLI ANFITEATRI

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aprono già, ma s'alzano fopra di effo. Quefti gradini fono ftati incogniti a Lipfio cd a tutti gh altri , e malamente per6 è ftato creduto da tutti finora, che i più baf fi sbocchi metteflèro nella piazza, nato l'ingannodall'alzamento del terrcno,ch'or fi ragguaglia con efïï ; quando erano Vomitorj corne gli altri, e per quattro gradini interni , alti ciafcheduno once otto, faceano afcender fui Podio, che yeni va a formare il quinto. Uno di quefti sbocchi ha preffo di noi confervati tutti gli ântichi gradini con la laftra ,che formava innanzi ad efïi il pavimento. Sôlamente nelle punte dell'ovato le due gran porte, e le quattro ad efse laterali alquanto tagliavano délia fommità di quefto muro per doverfi ragguagliare col piano del campo . Notifi parimente,. corne le due ftrade di mezo per traverfb ne Ton maggiori dell'altre coniuni, ne conducon nel Campo; anzi avanzandofi tra due muraglie, terminan nel portico interiore, ed hanno per contra il muro, onde chi veniva per eflè, falivapot fui Podio per uno de'due prollimi Vomitorj. Cosi era indubitatamente anche nell* Anfitcatro Romano , per le ragioni che vedremo apprefso , e folamente ncllo fpazio , ch' è dal primo ingrefso al terzo portico, potrebbero effervi ftati pilaf tri ifblati, c comunicazion di tre ; ftrade, corne fi fuol moftrar ne'difegni. AU' incontro nelle punte dell* ovato eraho due gran porte , délie quali fcavando ho frovate le foglie, che mettean nella piazza, e ho vedute le grandi e groflè laftre del pavimento, fegnate dalla parte efterna di qua e di là , e in-, cavate, probabilmente da cancellï di ferro, che fi aprivano, e ferra vano. Ho, trp< vato altresï, corne i due fori laterali ail' una, e all'altra di quefte porte interiori mettevano nel Campo anch'efïi, poiçhè in vece de'quattro gradini, o de'fegni di cffi, e del pavimento innanzi, hanno tutti una laftra alquantp in pendenza che continua quanto il muro, dalla quaje con difcefa di non più che l'importar d'ungradino ficalava nel piano délia piazza.

Gli Archi efteriori e primi, çorrifpondenti in retta linea a quefte due porte, e fegnati de i numerij, e XXXVil erano più larghi di tutti gli altri. Le due ftrade, nelle quali fi vien per effi, fon pari mente più fpaziofç, e quel çh'è pffervabile, non û riftringono corne l'altre procedendo al punto , ma fi tengono fempre neirifteffa larghezza fino allô sboçco. Trapaffati gli archi del corridor di mezo, par che fi veggan ne' murifegnali di raftello, o porta, çon çui fi dovea impedire ilpaflar'oltra dirittamente

dirittamente tutt'altri, che a gli Attori,aprendofi poi nel cominciar dello fpettacolo. Sopra l'arco dell'efterno ingreffo, ch'or fuflifte, e fa porta, rnuros'alza, nelquale era un fêneftrone akerato ora da i rifarcimenti. Sopra per lo fpazio di piedi 15 il foffitto è piano , poi fegue in volta pen. dente di tutta altezza , non avendo al di fopra che i gradi, e profèguiva ancor più avanti ch' ora non fa , poichè i pofterio» ri accomoda menti, e il poggiuqlo aggiunto fopra gl'ingrefîl, non ci lafçiano vedere corne la cofa per l'appunto fi fteffe . I quattro pilaftri ifblati, che fi veggono di parte, é d'altra in quefte ftrade , fono archeggiati fopra : dovendofi avvertire, che i mûri da'quali al prefente fi fêrrano quefti pilaftri, fon moderni, e fatti per ufb d' affittanze feparate in que'luoghi. Se fi abbatteflèro pero, e fi ferraffe con cancelli , fervirebbero quegli fpazii per confervc di legnami ugualmente , e ne apparirebbe la nobiltà dell'antico ingreffo.

Tornando fuori, per li quattro archi laterali due per parte a i maggtori, s'entra in altrettante vie apertc, ç comunicanti con quella di mezo, avendo ira le quattro. altri pilaftri parimente ifblati. Queftequattro vie termina vano nel feçondo portico: le volte di eflè- fono a mezot cerchio aflai più.baffe,çhequella rnezanaxe çainrninano drizontalmente . La larghezza precifa di tutte quefte vie . s'ïntenderà, ove diremo. quella de'loro archi d*ingreffo. Ma è notabile fopratutto , corne doverido per necefftta délia figura ovale riufcir tutte col difectb di andarfi riftringendo nel progredire , il faggio Architetto ha tenuta ugualc la più cofpicua , e fempre nell'iftefïa larghezza, facendo cader tutta l'imperfez ione vielle due proflime laterali, i. due uhimi pilaftri délie quali vengono perb ad eflerfi aflai viçini ; ma refta anche in efîc quafi oççultato il difètto, perché non terminano nelchiaro d'un vano, ma in. mu^ raglia , che ha poco lume.

Agli archi efteriori 4, e 70, che proffimamente da una parte, e dall'altra fuccedqnox corrifpondono, comefivede, vie diritte , quali trapaflandoi portici, e lecinte tutte tra muro e muro , conducono nella piazza, e mettono in effa per gli a^- perti tbri ppco fa riferiti : talchè fêtte di qua, ç fette di là erano gli archi efterni aile due punte delhovato, per li quali paffava çhi dovea operar nel Campo, ne in ef fo altro ingreffo, çhe li tre per parte accennati, fi avea. Tutto cib è fuor di dubbio, potendofene accertare ognuno congliocchi fuoi.

Ben


ii5

LIBRO SECOND O.

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Ben pero Ç\ puo già riconofcere , quanto florta idça fi fia finora avuta dell'Anfiteatro; poichè anche la pianta, che ne abbiamo nel vafto e fontuofiffimo moderno libro, e che fi è qui porta dinanzia gliocclii, è quafi tutta erronea. Vi fi moflrano le fcale folamentein due cinte, quando ve n'era in tutte e tre, e délie fcale, che vi fi fegnano, quafi la merà è fuor del vero. L'interno recinto vi fi rapprefenta corne d'un fottil muro, quando ferviva in certo modo dalla parte interna di bafamento alla mole. Si fanno in efïb più fpaccature laterali, quando niunave n'era. Nelmezoper traverfo fi moflrano due flrade maggiori dell' altre, quando non erano, e términanti nel Campo, quando non fi entrava in queflo che fu le punte dell'ovato ; e con due porte, e pilaftri ifolati preflb efse , benchè feavando di qua e di là non fi fia trovata in que'fiti apertura alcuna . Le vie diametrali per largo eran bensl opportune per l'Imperadore, e per gli fpettatori più graduati , ficcome quelle ch'eran proffime a'migliori fiti pervedere, ma non già per l'entrar di coloro , con la cui comparfa aile eftremità fi cercava di prolungare il diletto . Si fanno nelle pafl'ate piante i due archi di primo ingreflb fu le punte dell'ovato quafi dell'ifleflà larghezza degli altri, quando verameote v*è molta difterenza, e fi fànno riflringer quelle due vie corne l'altre nel procedere al punto, con che fi perde la più bella finezza dell' Architetto . Vi fi rapprefenta finalmente, che nellepunte dell* ovato una folafoffe l'entrata, e che quellâvianon fbffe più larga , e non avefîë quell' adiacenza di due flrade per parte, che la rende si magnifica : quando oltre all'altre ragioni neceffaria era taie ampiezza, e raddoppiamento d'ingrefii anche per la pompa, eper gli apparati con che tal volta entravano nella piazza, e faceano prima di combattere fuperba moftra.

Che cosi fbfTe veramente, fi pub prima ■'.37. r.j. raccoglier da Plinio, ove dice, che una volta Cefare fece tutti gli arnefi per l'Arena d'argento; quale apparato fi facea precedere pompofa mente „ Dice anche Plinio quivi, che allora fu veduto per la prima volta infligar le Fiere con mafferizie di tal métallo ; dove non poflb non condolermi con quel mifero periodo, nell' ultima fontuofa edizione fenza motivo alcuno , s' è lecito dirlo, fatto cambiar fembianza : dire altresl di pafTaggio,che dove il tello ha vafts, forfe va letto armis; perché dice al!! c-h trove l'iftefTo Plinio, che in un Giuoco di Nerone /' armit e /' apparato furon d'ambra.

Quando Fabio Valente ceïebrb un Giuoco Hifl.i. %. gladiatorio in Bologna , fece venir di Ro- *?*{%£ ma gli appreflamenti, corne fi vede in Ta- euhu. cito. Ma ne gli Anfiteatri fors' anco nel principio qualche fpezie di Pompa s'introducea, che fi direbbe in oggi Proceffione, a imitazione délie Circenfi : mi nafee il fofpetto dal cenno, che ne dà Prudenzio, ove nomina la Pompa Anfiteatrak. S'impara in oltre da Ifidoro, corne un génère v era di/lS-c-5ÎGladiatori, che combatteano a cavallo, e ?MZÎOcome entravan quefli un per l'una porta 1* w p/«- altro per l'altra, fu bianchi deftrieri, con ra 'quo. " elmi dorati, e con lor'armi grandi e picco- W«r Ele, precedendo le militari infegne : quali zp. ¥"Jir',um parenze, e comparfe richiedevano fpaziofi ingreffi, e aile quali tornava molto bene 1* averne due altri preflb il più grande . La claflè di cofloro era nel lor génère la prima, e la più nobile , corne Ifidoro accenna, e Artemidoro altres), afièrmando, che prediceano in fbgno moglie ricca , e nobile. Io ravvifo nel lor combattere la prima idea de'tornei, e délie giollre. A tempo di Cicérone chiamavanfi con voce Greca Andabati, e perché le celate impedivan loro gli occhi in gran parte, corne anc' oggi avviene in quell' armatura, che fi vefle, correndo con lancie ail* incontro , perb ufarono tal nome proverbialmente per chi operava alla cieca : parlb di queflo dottamente Lipfio ne* Saturnali. Che da i Gladiatorii i.i.*.iz. combattimenti, e non da ufi Settentrionali, corne vien comunemente creduto, fi originafTero le Giollre, parmi di ravvifarlo ancora negli Atti di S. Demetrio, citati da me nel primo libro; perché in effi, mentre fia Mrnperadore fmgolari certamioiTervando a Teflàlonica dentro uno fieccato ; introdottovi certo famofo Duellantp, che folea vincer tutti, gridafi, ch' efca in campo chi ardifee contra lui combattere, e gran premii perb fi propongono: per lo che, temendo gli altri, feende un giovanettp da i gradi, e françamente fi prefenta . Tornando al fudetto paffo d'Ifidoro, fi riconofee ancora in efTo, corne due furono le porte grandi dell- Anfiteatro, non quattro, e corne l'una riguarda.va Oriente, l'altra Occidente; il che rifeontra nel Romano, ma non nel noflro, perché anche fuor di Roma, . quando fi trattava d'Anfiteatro, intendeafi di quel di Tito..

Ora un luogo ricorderb d'Erodiano, che molta maraviglia recar folea ad un mio illuflre amico, cioè a Monfignor Torre Vefcovo d'Adria, e veramente non potrebbe intenderfi, né verifiçarfi mai, fe l'Anfiteatro foffe flato quai nelle piante fi è figurato finora ; ma fi comprende fubito perfetta*

mente,


12.7

DE GLI ANF1TEATRI

12.8

mente, pofto ch' ei fofle quai da noi qui fi rapprefènta: anziquel luogo mirabilmente conferma, corne la ftrada, per cui entrava l'Imperadore a vedere i Giuochi, era. una délie diametrali per largo, ed era per l'appuntoqual veggiam le noftre in Verona, e non punto fïmile aile due maggiori perlungo. Racconta quell'Iftorico, come il giovane mandato per uccider Commodo, fcelfe per tal fatto il fito d'ingreflb nell' !•!>. i. Anfiteatro , fperando di poter quivi fiare

vZ"i%!- occuh° Per e{fer lu°& 0 ofcuro. Se quella via aQ,6echtou vefle avuto nel fuo termine una porta nella twdv P*azza ) non farebbe f lata ofcura, ma mol/iajr*\w to lucida, come vediamo eflere le due per >»n<,9ai lungo, contribuendovi anche l'ampiezza, nxxKrt &e. e i>a[tre circoft:anze. Non tanto ofcuro farebbe anche (lato ogn' altro ingreflb, poichè quel folo nello sboccare al terzo portico trova una muraglia cieca di fronte, come nella noftra pianta al numéro 19 fi pub conofcere; dovendo çhi per effo entrava, piegare alquanto a dritta o a finiftra, per isboccare dall' un de'due Vomitorj . Ecco perb con quanto piacere quel che veggiamo ancora nell' Arena noftra, ci fa intendere cib che nell' Iftoria fi legge , e come cib che nell'Iftoria fi legge , vien comprovato mirabilmente daquello che nell'Arena poffiam tuttora oflèrvare.

CAPO SETTIMO.

Come veniffero nella Via<^a h Fiere. Vodio intorno.

"»/> 4, T A piazza era tutta libéra. Giufto LiJ À pfio trattb de gli Dei, a'quali crafacro 1' Anfiteatro , pensb , che un* ara di Giove fteflè nel Campo, e la pofe in me20 ad eflb nel fuo difegno. Ma 1' Anfiteatro non era veramente confacrato a Deità veruna, non eflendo un Tempio ; bensï a gli DU fi confacravano i Giuochi, che fi andavan facendo : tanto infegnb Sifinnio Capitone ne'libri, ove trattava de gli fpet/.

fpet/. 20. tacoli, citati da Lattanzio, Propriamente parib adunque Tertulliano , quando difle Marte, e Diana di tali Giuochi efler Prefidij e figuratamente, quando difle ad aft»p.

aft»p. pri Numi confecrarfi l'Anfiteatro. Ara perb farà forfè ftata in eflb, ma non nel mezo, e dove potefs' efler d' impedimento, anzi ne pur fifla, ma portata fecondo occorrenza ove fi richiedeva. Il piano di quefta piazza, çhe ora fi ragguaglia col più baflb grado, il corpo del quale refta fepolto , era anticamente più fondo quafi tre piedi e mezo. Ho imparato il fito dcll» antico

antico con ficurezza dall' altezia de* condotti, che fotterra fi confervano, e de' quali fi parlera a fuo luogo. Reftava piedi 1. once 4. più baflb del portico interiore, da cui fi faliva al Podio. L'altezza clelgroffo muro, che cingea il Campo, veniva appunto a ragguagliarfi col penultimo grado, che fi vede in oggi -x talchè il fuolo reftava più baflb del pavimento del Podio piedi quattro e mezo.

Curioûtà nafce a ciaicheduno, che contempla l'Anfiteatro, di fapere come fbflèr condotte le beftie nel campo .Si è comunemente accettata l'opinion di Lipfio , che tenendofi efle in cave (btterranee, adiacenti al Campo fteflb d'intorno, fi faceflero venire a vifta del popolo per quelle porte, quali vien creduto foflero nel muro , che foftentava il Podia. Percib detto Autore, feguito dagli altri tutti, otto o dieci per parte ne pofe fotto al Podio nel fuo difegno , per unica ragione aflegnandone , il vede-rfi quefte porte nell'Anfiteatro Veronefe. Ma l'Anfiteatro Veronefe è appunto 1' unico, in cui fçavando fiafi veduto coa ficurezza, come tali porte non ci erano, ne ci potean' eflere. Quefto errore di Lipr fio, del Defgodetz, del Perrault, delFontana, e de gli akri bafta a turbare tutta',1* cconomia dell'Anfiteatro; perché dicendo, che i più baffi sbocchi mettano nella piazza , fi viene a fiir perdere un ordine di Vomitorj, ed a ridurgli in tre mani, quando eran quattro , e tre foie mani ne moftra perb erroneamente anche il Defgodetz non meno degli altri nel Colifeo di Roma. Si viene in oltre con cib a. ferrare gli aditi al più nobil luogo, çioè al Podio, çlv altri ingreffi no» avea, e pel quale, come ancora per gli più baffi. gradi, eran deftinati i Vomitorj dçll' ordin primo. Dicendo poi, e facendo comparer ne' difegni, che quefti fori riufciflero fotto il Podio, e. metteflero le Fiere nel Campo, e che ad effi corrifpondeflero le prigioni délie Fiere, ben moftrafi di non aver' oflervato Anfiteatri nello ftato in chç fi trova il noftro, ne fatta baftante confiderazione fopra quefto fatto ; poichè il profbndo muro è groflb quindici piedi; dietro il muro, e corrifpondente nel piano alla fommjtà di eflb, è il corridor circolare, nel quale è inçavato tutto attorno un condotto coperto, di cjbe fi parlera a fuo tçmpo . Nella cinta che fuccede fon bensi alcune flanze, quali moftrano eflere ftate prigioni ; ma fuorchè quattro , con la porta nel corridor di là, e non verfo il campo, e cosï piccola, che fol per uomim potea fervire. Dove dunque potea mai trovarfi luogo per incavernare centinaia

Leoni5


ll9 L I B R O S E C O N D O. no

Leoni, e di Tigri? e quai modo vi farebbe ftato di trarnele a piacere? ne poffon già si fatti animali tenerfi in mandra, e a forme, poichè fi ammazzerebber tra fe. Aggiungafi, che vedremo or'ora, come davanti al Podio ftava uno fteccato pcr aflicurare gli fpettatori, talchè ufcendo le Fiere dal recinto di muro, non avrebbero potuto cntrar nella piazza. Non faccia difficoltà il leggere in Erodiano, che i Leoni uccifi nell'Anfiteatro da Commodo forfero da fotterranei, perché quefti fotterranei non eranp tra ifondamcnti dell'Anfiteatro, ma fi preparavano in tal cafo nel Campo ; nel quai ficcome or fi ergean machine , che , KM. figura van montagne, or fi piantavano veri tyi!,&(. alberi, che formavan bofchi ; cosl aile volte occulte cave faceanfi, dalle quali ufcian d'improvifo animali. Il Poeta Calpurnio ne fa fede , narrando in un' Egloga, corne (> (_ve nelle cacce date dall'Imperador Carino, fi %'«giiu vide cader talvolta il terreno, ed aprirfi ■.Mimer- voragini f da cui beftie fçappavan fuori. Si■J1''Mt' mil cofa potè fàrfi vedere iriquella di Commodo; perb accenna Erodiano, che awenne cib una fola volta. Ho per certo , che per finger tali voragini,fi valeflero de'gran condotti fotterranei , che attraverfano il Campo , come vedremo a fuo luogo. Finalmente è noto, come le Ficre a fine d' adoprarle ne* Giuochi teneanfi in luoghi remoti, e in ferragli, che fi chiamavan Vivaria. Lo infegna tra gli altri Paolo Giurifconfulto. Grande e famofo luogo era perb il Vivario in Roma, del quale fa due vol te MG./.i» chiara menzione Procopio, e del quale pub vederfi la bella Diflèrtazione del Cavalier Paolo Maftei di Volterra, inferita nel duodecimo tomo del Giornal di Venezia fopra un'infigne, e rara Ifcrizione.

Ne' Vivarj adunque e non negli Anfiteatri fi euftodivan le Fiere, ed oltre a cib fi teneano in gabbie o di ferro, o di legno. Hm. in L'imparo prima da un paflb di S. Gioan bun. iv Qrif0fiomo ove chiaramente dice , che si "*;/>ax(.fatte heftie teneanfi ne'luoghi remoti, e di*'•*"'" fabitati délie Città, e dentra gabbie. Perb la voce cavea, ufata talvolta figuratamente per Teatro, e per Anfiteatro, o per quella parte di eflb, ove fedea il popolo, come lafpiega Servio, fignificbpropriamente non cavafotterranea, come per 1' accennato inganno nella ftruttura degli Anfiteatri foglion' ora fpiegarla i Vocabolarj ancora, ma gabbia, trasformata la parola dalla noftra lingua per li foliti feambiamenti, che fi ravvifan ne' Mfs, e ne' monumenti antichi fia le lettere c, eg; v,eè; i, ed e. Çavea chiamaronoPlauto, e Cicérone quelïa de'polli. In ferragli di fimil forma, benVer, JBluftr. Parte IV.

chè tanto più grandi, quanto le beftie eran maggiori, fi conduceano da paefi lontani, e fi confervavano le Fiere, indi fi portavano ove occorreva. Di Calliftene abbiam da Laerzio, che Aleflandro Magno lo fece »«™? «'?*- metterein una gabbia di ferro; e abbiamTJj^ da laziano, che in efTa lo fàcea portare in <np. volta, comefoffe Orfo, o Pantera. Perôcompofe Apuleio la favoletta di Trafileonte, che fi finfe Orfo veftitane la pelle, e intro- Ub. «. dotto dentro una gabbia in cafa di colui, che dovea dar lo fpettacolo, aprl la notte a'compagni, e mife tutto a ruba. Tal'era la. cavea, in cui dice Plinio, che Augufto L g# e%,7. fece vedere una Tigre manfuefatta ; poichè non farebbe fiato conveniente di far quella dimoftrazione in cava fotterranea. Perb dice Marcellino, che Valentiniano teneapref /. r^.c-ifo la £ua ftanza le cavee di due Orfe fèrociffime. Ch'erano fatte a cancelli firiconofee, ove Orazio nell' Arte Poetica dà la MW v/tfimJlitudine d'un Orfo, quando potea tal- fat fifmnvolta romper le infèrriate, o le fianghedel- f^//"" la cavea. Cosi intefe le cavee anche il dotto Gotofredo nella legse di Tcodoiio, e d' Onorio contra coloro, che nel condur Fie- c. Th. m. re a Roma efigeano le cavee dalle Città. »5- '• **• Quelle gabbie ora eran di ferro, onde dice Simmaco d'alcuni cani Scozzefi, come fi/.z_ ,„ 77 eran moftrati ne' Giuochi si fèroci, che fi «t ferrât farebbe creduto foflèro anch' efli ftati con- j£^f dotti in cavee di ferro; ora eran di legno, .iJvcfttt. onde difle Claudiano délie beftie, che fi preparavano per gli Giuochi di Stilicone, come fi portavan cbiuje in magioni d'elce , o pa„eg, ^ fia di leccio. Quindi è, che nel libro délie »/ c^"h Morti de"Perfecutori dicefi di Maflimiano,^"""'' che quando volea vedere sbranar* uomini, do'mibus. facea portare alcun degli Orfi, che percib ,•„*,*„, tenea. adfsrr».

Ora abbiafi per certo, che non in altro i modo introduceanfi le più feroci belve anche

anche Anfiteatro . Quinci è, che dice i Claudiano, come nel prepararfî fpettacoli P«*: v

i A n H teatrali nel Confolato di Stilicone, tan- ^ $„

te eran le Fiere, che i fabri non baftavano Suffiàmt, > a piallare i lesni, onde le cavee tefleanfi con rïd'.bbt

orni, e faggi rozi, e frondeggianti , Non *««»«• « r altrimenti farebbefi mai potuto metter nel 0JnJt^°n'

, campo quai beftia fi volea, e qua'ndo fi vo- vra.

i- lea, ne altrimenti farebbonfi potute introi-

introi- centinaia di Fiere in un giorno, corn*

L- eflèrfi tante volte fatto leggiam negli Stori)-

Stori)- Per quali porte s'introduceflero è facil

a penfarlo, dopo che abbiam veduto come

, altre porte non v'erano che metteflèr nella

:t piazza, fe non quelle fu le punte dell'ova?.

dell'ova?. Ne piccole porte farebbero certamente

1- ftate opportune per dar paflàggio a beftie

i- si grandi con le café loro. Pçr gabbie perb

I voglion-


IJi

DE GLI ANFITEATRI

132

voglionfi intender le cavee, ne' molti pafli di varj Autori, che parlano di Fiere, e d* Anfiteatro. Bulengero vorrebbe intendere ancora gli antri o ftanze, che fcrive a ver Vemt. vedute fotto i gradini d* un Anfiteatro nel £"%. Poetù: ma tali ftanze non poteano fervir per Fiere, come vedremo ove di eflè. Cita egH ancora un paflb di Vopifco, che infinité beftie furono fpinte fuori per tutti gli aditi; ma ivi fi parla del Circo. Nel modo per noi detto portavanfi le Fiere anche nel Foro, quando avanti gli Anfiteatri nel Foro fi facean gli Spettacoli : appare da Hb. a. Strabone, ove narra di quella machina al"V

al"V trove mentovata, dalla quale fi fece ca2fa{ »?, v ^^ .j con(jannato tra je gatfjiç di effe.

Voce trovafi ufata in quefta materia d' ofcura intelligenza. Ammian Marcellino paragona la furia del Prefide Maffimino a quella délie Fiere Anfiteatrali quando fi Aïs. e. 1. mettono in libertà rotte le Poftice , difrat~iis tandem folutoe Pojlicis. La falfa prevenzione intorno alla ftruttura degli Anfiteatri , fèce che il Salmafio fbpra Vopifco difie fignificarfi con quefla voce le porte , per cui da' lor fotterranei ufcivan nell' Arena le beftie, e pretefê di emendar un ofcuro paflb dell' Autor fuo riponendovi tal voce nell* ifteflb fenfo. Délia medefima opinione fu il Valefio fopra Ammiano fleflb, ma quefto errore da quanto fi è fin qui detto refta fgombrato ad evidenza; e infieme fatto chiaro, come per Poflice non altro fi pub intendere, fe non le porte délie lor gabbie, quali alcuna voira riufciva aile beftie di rompere. Forfe fi dicean Poftice per ufarfi di farle non nella fronte, ma nella parte pofteriore. Si ha quefto vocabolo anche negli Atti di S. Taraco, e compagni, leggendovifi d' una Leonefla, che provocata ruppe la Poftica. L' original Greco dice , che non volendo offèndere i Martin, torno alla porta , e non venendole aperta, comincib a far pruova di romper le tavole co' denti. Ma da cib non fi pub trarre argomento alcuno, e tanto più che il fatto fegui in Cilicia , dove non erano Anfiteatri . Ben ne accennerb una menzion molto fingolare in frammento di Lapida de' tempi di Valentiniano, édita dal Fabretti, e mentovata già da me nel primo libro . LegTab.inç. gefi inquefta, AMPHITEATRUM P.6z9. CUM PORTIS POSTICIIS ET

OMNEM FABRI Par cifiparli

cifiparli riftaurazioni; e fe il marmo dice veramente Ampbiteatrum, le porte poftice non poffono qui intenderfi di quelle délie gabbie. Dirb fopra quefto quel ch'io ne penii. La voce pojikcio in volgar lingua efprime

efprime che non è fiftb, e proprio d' un luogo, ma fi mette, e leva : viene indubitatamente da pofikus, che avrà perb avuto anche tal fignificato in Latino. Credibil da cib fi rende, che cosi fi chiamaffero nell'Anfiteatro le porte, che tenean fèrrati gli archi efteriori d'ingreftb, le quali , come moftrano i veftigj noftri, e come fopra accennammo, non eran fifïè, ma fi levavano i giorni di fpettacolo, onde veniano ad efler pofticcie. Quelle dunque pub crederfi fofîèr rifatte da colui, di cui parla la Lapida . Anche in quefto fenfo ben quadrava il nome di pofticcie aile porte délie gabbie, perché dovean metterfi, e levarfi. Non lafcerb di dire, come un/;*. 4. luogo d'Apuleio fa credere, che ne'Giuo-""^' 7" chi di Fiere foffe folito metterfi machina J,éii!Tlut. di legno nel mezo a guifa di mobil cafarrt d'«>'* ornata , e turrita , che fervifïè di ricetta-,,"','^"' colo per la futur a Caccia. Qiiivi perb fi fa-»■«,>{>»««.',-, rebbero pofte innanzi, e preparate le Fiere, quafi in tante prigioni, con porte, che ben potean chiamarfi Pofticoe. D'un palco, fopra il quale fofîero efpofti i Martiri aile beftie, perché fbflèro veduti meglio, è da intendere il Pulpito , e il Ponte , di cui fi fa menzione negli Atti di Santa Perpétua , e compagni : fi vede in effi per conforma di quanro avanti s' è detto, come f uron tratte le Fiere con le lor Cavee fui palco, poichè effendo meffo fui ponte Sa- eim^v,. turo legato innanzi a un Orfo, 1* Orfo-^™-^'^ non voile ufeir délia Cavea. iw,i'-

Apropofito délie porte è nofo il paflb {"^"^ di Lampridio del mal'augurio, che fu pre-/««. fo per eflèr la Celata di Commodo ftata portata fuori dell'Anfiteatro per la porta Libitinaria : cioè come dichiara Dione, per cui fi portavan fuori i morti. Quefla porta altra efler non poteva, ch' uno de" quattro aditi minori , per cui fi entrava nell'area, e fi ufciva, e che dovea efler rivolto verfo lo Spogliario, luogo, dove fi portavano, e fi fpogliavano i corpi de" Gladiatori, e che dovea efler poco difeofto dall* Anfiteatro : equivoeb doppiamente interno allô Spogliario il Cupero fopra il libro de MortiùuSy dopo aver molto ben ragionato del ponte, o palco. Dione dice porte in plurale, perché era forza trapaflar tutte quelle , ch' erano in quell' adito o via . Non è da credere , che la mortual porta foflè una délie due più nobili , come Lipfio moftrb di credere, ne che una «M* 1 di eflè voleflè renderfi di mal* augurio . Nuova porta fece nafeer nell' Anfiteatro, non fi faprebbe per quai* ufb, una lepida feorrezione de gli Atti di Santa Perpétua, cioè la Sanavinaria, di cui trattb il P.

PofÏÏ-


L 1 B R O S E C O N D O.

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,-. Rosit- t. ic

Ro- J'oilîno, fcguitato dal Grevio. Ma ioripop';/;IC- fi tempo fa nel mio efemplare Sandapilarja; délia quale emendazione ora ho prefo miglior concetto, poichè ho veduto aver cosi giudicato anche ilCanonico Mazochio: potea certamente cosi effer detta la Libitinenfe, per le fandapile, o cataletti, fopra de'quali per efla i morti fi portavan fuori. Sopra l'orlo del muro, che ricingea la piazza, era unpoggiuolo, il quai ferviva d'ornamento, ediriparo, edavanomedi Podio a quel fito : era aiquanto più ampio degli altri gradi, e vi fcdcano intorno fopra panche di legno, ç fopra piumaceetti i Senatori, ed i Graduati. Il muro era efteriormente adornato di marmi nobili . L' argomento prima da i molti pezzi icavati nell' Arena noftra in varj tempi d' Africano, di Verde, di Scrpentino; e l'argomento ancora dal cenno, che ne dà un >. Poeta, ove chiama quefto muro marmoreo. ■7> Come il tempo, e i rifarcimenti hanno îutto guafto, cosi nel muro, ch' or riman fêpolto, non ho ofservati fe non pezzi d' un bafamento Iavorato, che pare efser già flato a ragguaglio del piano. Laftricato di marmo farà (lato il pavimcnto del Podio iïcfso, e varj frammenti di Pario, e d'Africano afsottiglkiti ir.'piccolc laftre, che fi i'ono andati fcoprendo, me ne fanno fede. Il poggiuolo non c veriiîmile, che avefse proiettura fuori del muro, perché farebbe flato tanto fpazio perduto per la piazza, c per chi riguardava d' alto, ne fe n'ha indizio veruno, benchè per avcrlo dettoLipfio, venga ora data quefta fignificazione alla voce Podium. Qualche pezzo di colonetta fi è fcavato di marmi oltramarini, ina non taie , che fc ne ha potuto ritrar con ficurezza la mifura, e la forma de'baîauftri, che faranno ftati all'intorno.

Ora è da vcdcre, come fofsero fleuri dalle beftie quei che ftavan fui Podio. Difse Lipfio, che il pian del terrcno era più bafso dodici, o quindici piedi; ma in queflo modo 1' area farebbe data un pozzo, e una gran parte, fe ne farebbe coperta a chi fedea nella fommità. Abbiam veduto avanti, come il terrcno non era più. bafso del pavimento del Podio che quattro piedi e iriezo: eravi in oltre l'altezza del poggiuolo, che farà ftato di piedi tre, in tre e mezo : ma perché non baftava 1' altezza di fette in otto piedi per afficurare dal falto d' una Tigre, o d' un Pardo, era proveduto nel Circo a tempi di Cefare prima con cancelli diferro, poi con un fofso ; nell'Anfiteatro con più ripari , cioè di reti, di punte, e di palizate verfatili. Le reti, che 37.^3. difendeano il Podio, fon nominate da PliVcr. Jllufir. Parts IV,

nio, ove narra, che in Giuoco di Nerone fi annodarono col fuccino . Son nominate anche da Calpurnio, il qualdice, che negli fpcttacoli da lui veduti fur d' oro, o fia indorate. Non è certo per quefti parfi, fe foficro ramarc di métallo, o reti di corde; quand'altri non voleflè intendcre Y auro torta di Calpurnio per lavorare d'oro fîlato. K credibile s'innalzaflero fopra i poggiuoli; ma ricavo dallo fleflb Poeta quel che dovea fervir più di tutto; cioè che unit» aile reti era una ferie di punte molto lunghe in forma di denti, che fporgeano ben' avanti nell'Arena, e corn' io credo, s'incurvavano verfoefla, con che s'impediva aile beftie il lanciarfi. Erano ancora prefîb al muro legni rotondi, e mobili , che impedivan, loro il far forza in e(îi, e l'aggrapparfi. Non fo s'era nell'Anfiteatro, che ftava dietro tal palizata a vedere turba di plebei, onde mancando alcnne voltc i condannati.alle Fiere, Caligola ne fêce prciiï D\O.I. 50, derealquanti, e gli ic.ee fervire di condan-*y- T" oy-~

1 -. - . *^ . . Aoy TK TOC;

nati. Gli olcuri verfi di Calpurnio, in cui ,\9u,s Tf.. tutti i fudetti ripari s' imparano , e l'in- »SÇ-»««Î tendere 1 quali fenza una picna contezza dell' Anfiteatro non farebbe poflibile, addurro qui, e la verfionc iniïcmc , con cui ho procurato di fargli chiari. Nel quinto verfo leggo fecondo 1' ottima emendazion del Salmafio fopra Vopifco. Che debba intenderfi perlaCinta, e Portico nel verfo primo farà dichiarato fra poco. Leggo tôt a nel fettimo , c tort h nell* ottavo , perché toth dentibtts in queflo luogo mi par convenue aiquanto meno.

Balteus en gemmis, en Mita portîcus auro Certatim radiant ; nec non ubi fais Arena Proxima marmoreo fer agit fpeHacula muro, Sternitur adiunùlis cbttr admirabile truncis, Et coit in ruttdiirriy tereti qui lubricus axe Impofitos fubita vertig'me falleret ungnes; Excuteretque feras : auro quoque tôt a refulgent Retia % quai tortis in Arenam dentibus extant, Dentibus cequath : et erat, mih't crede,Lycota, Si qua fides, nojlro dens longior omnisaratro.

Splendono a gara il Portico, e la Cinta, Quefta di gemme, e d'or quel: non men» Preffo al marmoreo, doveilCampo bafiney MûrOy avorio mirabile rijplende A i palli intorno, e aformar vien cancelli Gjrevoli, ne'quai lubrico inganna Trovan le Fiere, cbe afferrar non ponno, lïelufe l'ungbie lor dal volger pronto. D'oro fplendono ancor le reti tutte, Che fi Jpingon co' denti tiguali, e adunchi Verfo il Camp» ; e ogni dente ( abbimi fede ) Non era lungo men de'nojlri aratri. 1 I z CAPO


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DE GLI ANF1TEATRI

136

CAPO OTTAVO.

Gradi. Vomitorii. Vrecin%ioni. Scalette. Cunei.

OR tratteremo de 11' alzato interiore , cioè di tutto il tratto intorno, ove fcdeano gli fpettatori, e che confia di gradi, quali dal fondo alla cima fi vanno allargando in giro. Quefta parte délia noftra Arena, fe crediamo alli più de'foraflieri, che di viaggi hanno fcritto, o d' antichità, ètutta confervata, e fana; ma la verità fi è, che quefta è quella parte appunto, che péri quafi tutta, ed è perb trasfbrmata, e guafta. Lafciando i molti fcogli, ne'quali ha urtato finora chi ha publicato ftampe d'antichità, fatale è/tato Ibpra tutti quelle* di non ravvifare, ne diftinguere il moderno, che fi trova fpeffo anche nell'antico, cioè i rifarcimenti. I gradi ch' or fi veggono, fon moderni quafi tutti, e tutti /on fuor di Iuogo, perché nelle riftaurazioni, fecondo l'ufo che fi è offervato talvolta, non in quefto ma in altri tempi, e non in quefta ma in altre Città, di guardarfi con diligenza nel dar gl' impieghi da chi a forte di quella materia cognizione aveffe, non fu da padri, e dagli avi noftri deputata a prefedervi perfona, che dell'antica erudizione fi dilettafTe : non efïèndofi perb fervata la prima forma, e Siftribuzione, è ora molto malagevole il rintracciarla . Con tutto ciô non poco fi pub imparare ancora accortamente ofïervando: perché in primo luogo non pochi fono qua e là, e maffimamente nell' alto, i pezzi antichi di gradi fnimifchiati co' moderni , onde poffiamo impararne le mifure, e la forma , il che non fi potrebbe altrove, ne pur' uno effendone confervato dell' Anfiteatro Romano.

Sono adunque di marmo per lo più roffo: alcuni pezzi all'ufo antico molto grandi , perché lunghi fin piedi otto. Son' alti piedi uno, once cinque ; larghi , o fia di fondo piedi due, e quafi due once ; altre due ne ha l'orlo che refta fotto il fuperior gradino, quali mifure con le infegnate da Vitruvio rifeontrano. Ex facile riconofeergli da' moderni anche per l'orlo rilevato, che hanno dalle parti, quai' orlo negli antichi afeende infenfibilmente, e termina in fottil labro, che niente occupa, e baftava a tener l'acqua lontana dalle commi/Ture . dongiungeanfi in oltre molto efattamente fra loro e il tenuiffimo adito che rimaneva, fi riconofee in alcun luogo difefo già con finiffimo /tucco: è credibile, che faranno anche

anche collocati con alquanto d'inclinazione . I gradi moderni ail' incontro fon di pietra fcagliofa , e i più di effi non folidi e quadrati , talçhè vadano a canto vivo; ma fmu/Tati aflai per di dentro; e/Tendo riempiuto il vacuo con faffi e feaglie, e fatto ricetto ail'acqua piovana, con molto danno délie volte, e de'tetti modernamente fatti fotto. Gran feffure rimangono ancora tra l'uno e l'altro, per rimediare aile quali fiiron poi /econdo l'ufb de' noftri muratori villanamente imbrattati igradini. L'intrifb ordinario a nulla ferve , e non manca per altro ehi ha il fègreto d'uno ftucco fimile a quel degli antichi, che impietriva. Furono altresï cosï mal'imbafate le piètre, che non e/fendo anche fermate in niffun modo, fon già in varj luoghi feonneffe, e quai più, quai meno calate giù, e fcomporte. Non fi è ancora in alcuni luoghi fervata punto la curvatura delta linea ovale. Quefta è ladifferenza tra il Iavorar moderno, e l'antico. Non refta con tutto quefto che grand' obligo non dobbiamo avère a chiunque tali riftorazioni di tempo in tempo ha promoffe, e fàtte efeguire; poichèquaifbffènell'efecuzione illavoro, ci hanno perbquei benemeriti Cittadini mantenuto comunque fia l'ioterno dxuna fabrica ; che ancora corn' or û trova, a detto degli ftranieri di miglior fenfo, che la veggono, è la più, bella cofâ del Mondo.

Grandiffimo lume per rilevare la vera coflruzion dell' Anfiteatro fi ricava ancora dall*efTer qui confervate tutte le ufeite de gli fpettatori ne i gradi, e confervata quafi di tutte l'interna porta. A tempo di Macrobio quefti sbocchi fi chiamavano Vomitorii. Filandro, eLipfio tengono, che foffero chiamati Aditi da Vitruvio , parlando de' Teatri ; ma dicendo lui in quel paffo , che bifôgna fargli j'pcrçiofi^ continuait y e diritti fenia volte, manifèftoè, che intende gli anditi, cioè i tranfiti, e le vie, che aile porte conducono. Quefti Vomitorii nel 1 difegno dell' Arena dato da Lipfio, e in quella del Colifeo fatto dal Fontana, fi figurano a cafo. Nell' Arena noftra perfettamente gli fituoil Defgodetz, errando iolamente nel farne un ordine di meno, e nel credere che i più baffi sbocchi mettefïèro nella piazza, e foffero più piccoli degli altri, corne erroneamente altresi credettero alcuni, che fb/fero aflai maggiori, quando le interne porte di tutti fono afïàtto uguali, e lo ftringer talora mal'a propofito de' gradi dinanzi aile aperture vien da rifarcimenti. Sono di/tinti in quattro mani,o vogliam dir linee, difpofti perb quafi a feacco, e in diftanze uguali a proporzion dell'allaraarfi

dell'allaraarfi

Sri!. .'. (■. Crl'K .1. U,u\ ■■: n'.nn I' '•■ ■ ■ l'.rin '•••: '■ clnc.'ii. .//'• tiimn > i '* hrtn:>rt

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'37

LIBRO SECOND O.

138

gar/i del giro, corne pub vederfi nella terza tavola. Ogni linea ne ha fedici, onde fono in tutto 64. Nella féconda principiando da terra, mancano i due, che dovean cadere fu la punta dell' ovato, perché lo fpazio ne vien'occupato dal dirizzarfi délia volta per far luogo alla porta grande del Campo; ma fon rimeiïi nel mezo per largo , dove due fe ne veggono aiïai vicini, in luogo d'uno che dovea cader nella diamétrale. Si accoftb al vero il Defgodetz , anche nella fituazione di quei di Roma; e incontrava del tutto, le a ragguaglio de i nofhi compiva il numéro de' Vomitorii di mezo nella féconda linea, c poneva anche i fedici dell'ordine inferiore, eflendo certo, che non potea in quefta diftribuzione efTer quell* Anfiteatro diverfo. Quattro foie di quelle aperture davano ingrefîb nella piazza, corne abbiam veduto, e feflanta ne rimaneano per gli fpettatori, quali benchè in grandiffimo numéro per fefianta porte poteano avère molto fpedita, entrata , ed ufcita.

I gradi, corne G pub vedere nel lor profilo alla Tavola X > fono al prefente in numéro di 45, diftribuiti cosi. Uno è fotterrato : cinque ne vien'a occupare il Vomitorio più bafïb : per altri fei fi arriva allô sbocco del fecondo , il quale ne importa tre : poi dodici fe ne contano fino al piè del Vomitorio terzo , il quale ne comprende quattro : fette ve n'ha fino al quarto, che n'occupa due fbli , e cinque fono ancora fopra di effo. Non fi pub accertare quanti foflèro in antico precifamente, per l'alterazion délie mifure , e per altre circoflanze, che toccheremo appreffo. Da piedi ne abbiam'ora due di più ; nella cima uno, o due di mena, eflendofi quelli che riftaurarono tenuti più baffi, corne da veftigj inalcuniluoghifiriconofce. Non fi creda perb venir dal primo Architetto la diverfità, ch'ora abbiamo efpofta nell' altezza délie aperture, mentre una taglia cinque gradi, altra quattro, altra due. Le lor porte , quali in ognun de' quattr'ordini tuttavia fi veggono aile interne loro fcale , fon tutte uguali, e uguali faranno ftati fenza dubbio anche gli sbocchi , e ognuno in quattro. gradi, corrifpondendo ail'altezza délie porte fieffé : ma cosï hanno trasformato i rifarcimenti, ora attraverfando più gradi che non doveafi, ora meno. Hanno parimente trasfbrmate le ufcite, dovendofi ora abbaffare il capo al riufcir ne'gradi, per non urtar nelle piètre di fopra, dal quai difîetto lontaniflima era l'antica ftruttura. Ben' è notabile la diverfità dello fpazio , che

corre tra una linea di Vomitorj e l'altra, crefcendo dieci piedi l'intervallo , ch' ètra la féconda e la terza, fopra quello ch* era dal Podioalla féconda, e dalla terza ail* ultima.

Non bifogna credere , che i gradi continuaflero dal bafïb all'alto fempre ugualmente, corne or fi veggono, perch'erano interrotti da alcune divifioni, fomiglianti a gradi più Iarghi, e più alti . Vitruvio le chiamb Precinzioni. Onorio Belli, citato da me nel primo libro, in un Teatro a Gortina ne vide una, che partiva i gradi in due parti uguali : in altro Teatro nella Città di Litto ne vide tre : ma ne'Teatri fervivan quefie principalmente per li vafi di métallo, de'quali vide in efle il Belli le celle , o nicchie , Ottimamente fcriflè Léon Battifta Alberti, aver gli antichi divifi i gradi da fédère in tre parti, ed a ciafcuna di quefie divifioni averfatto attorno attorno un grado più largo degli altri, e fopra tai pianerottoli efler arrivate le fcale, délie quali parleremo appreffo. L'altezza délie Precinzioni non dovea efier maggiore délia lor larghezza, cioè a dire, che la parte perpendicolare dovea uguagliar la orizontale ; corne infegna Vitruvio, il /. 5. cap. 3. tefio. del quale, non cred'iosià in quel "e(i«fa!ti>- luogo corrotto , corne vuole 11 Perrault , ^uama che diverfamente il traduffe, perfuafoche P^anl'altezza délie Precinzioni elfer dovefTc la cnl°r'"'fu 'û'. meta minore délia larghezza , al che più ùtudo. cofe ripugnano. Ma quante fbffero nell' Anfiteatro le Precinzioni, e quale il lor fito, è da inveftigare.

Parrebbe, che avefler dovuto effere alla sbocco de'Vomitorii tutti, per dar maggiore fpazio a gl'ingreffi ; benchè indizio alcuno non ne ferbi l'Anfiteatro. nofr.ro, fe non al piano de i terzi , dove defbrmato è tutto il giro per un gradino meta più flretto degli altri, e che refla. inutile. Mi penfo, che cib veniffe da'riftauratori, i quali trovando quivi fpazio, che per un grado parea lor troppo , e per due troppo poco, prefero l'ingegnofo ripiego di farvehe uno , e mezo . La fafcia délie Precinzioni era nell' Anfiteatro Romano lavorata a mofaico , overo commefia di lucide piètre, e preziofe : l'imparodal luogo poco fa addotto di Calpurnio, ove nomina il balteo impiaftrato di gemme, ch'altro non è fe non la Precinzione : quivi perb parrebbe , che tal lavoro fo/fe ftato a pofta fatto | per la fontuofità di qualche fpettacolo; ma pub anch'effere, che taie non inufitato ornamento contribuifïe a far dare aile Precinzioni nome di cintole. Si fono qui difotterrati una volta pezzetti di vetro dorato,

dorato,


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DE GLI ANFITEATR1

1 ^o

fo, chc poteano forfe efsere ftati adoprati per lavoro mofaico aile Precinzioni, e fbrie a fimili cofe fî dava nome di gemme. Simile a Precinzione era il giro del Podio, che in ïbftanza corrifpondeva a un grado piùampio, e più nobile de gli altri ; ma che non fi computaffe fia eCse imparo da l>i.$- e. 3. Vitruvio , ove chiama Precinzjon prima quella , cui fî andava per la gradazione délie prime fcale . Prima dunque diceafi quella, ch'era allô sbocco de'fecondi Vomitorii, corne infegna la conformazion délie fcale, délie quali ora.

I gradi fervivano per fédère , non mai per falire ; perb per falire erano incavate ne i gradi più fcalette, le quali fono ftate i mi tare nclle riftaurazioni noftre. Anche di quefte pofïiamo imparar qui la mifura, c la forma , perché pezzi antichi abbiam più d'uno di quei, che contcnean le fcale . E* facile riconofcerne ogni pezzo per l'incavamento ad angoli retti, e perfcttamente in ifquadra, con pulitilfimo compianamento, dove délie moderne le più fi veggon fat te alla peggio. Quefte fcale adunque erano Iarghe piedi due, e mezo , e prendeano la meta del grado per alto , ela meta per fondo. Procedendo di ba/îb in alto, e daunaPrecinzione ail'altra, venivan per e/le a efler feparati fra fe, e diftinti gli fpettatori.

Ora non farà difficile l'intender quel luogo di Tertulliano con poca fbrtuna illuSprJt. flrato, o tentato finora da molti : nam ac^.io. pud fpec~iacula et in via fiatur; vias enim vocant cardines balteorum per ambition, et discrimina popularium per proclivitm : cathedra quoque nominattir ipfe in anfraclu ad confjfum fitus. Bifogna prima ofiervare il eontefto . Moftrando Tertulliano , corne non era lecito a'Criftiani d'intervenire a gli fpèttacoli de' Gentili, ri/ponde qui a coloro, che fi diièndea-no con dire di non veder vietati gli fpèttacoli nella Scrittura; e vuol'infînuare , trovar/ï in certo modo tal proibizione in quelle parole del Salmo, ove Beato fi chiama colui , il quale in Via peccatorum non fictif ; et in Cathedra peflilenticenon fedit : e di cib prende motivo dal chiamarfi Via e Catedra alcuni fini del Teatro, e dell'Anfiteatro. DelWfte/Ibverfetto fî valfèro contra gli fpèttacoli CleT*Ji.-i. mente Alefsandrino, e il Crifoftomo, ma Hom.6. non nell'ifteffo modo . Vediamo adunque oemt. in Tertulliano , che Vie fi chiamavano i piani délie Precinzioni, e le fcale ; fervivano in fatti e quelli, e quefte di tranfito , e di fentiero : e vediamo ancora , corne in dette vie ftavano in piedi rïguardando coloro, che g'mnti tardi, avean trovacnh.

trovacnh.

ioTjl

to i fedili occupati. Délie due parti délia Precinzione egh chiama balteo, o fia cintola, o fafeia Ja parete , cosi chiamata anche da Calpurnio, nata la denominazione dal parère , che ne rimanefse fafeiata la Cavea ; e chiama cardine il piano , corne quello fopra cui gli fpettatori giravano ail" intorno, onde Cardine chiamb Apuleio la A^L terra. Vitruvio nel pa/fo poco avanti ad-dcAW«, dotto chiamb ftrada, benchè con altro vocabolo , il piano , e chiamb Precinzion la parete. Con doppio errore il Bulengero confinbiBaltei, eiCardini ncll'Orcheftra : afîàimeglio neparlbilSalmafiofbpraSolino. c%."^ Ma ricavafi in oltre da Tertulliano, che U'w. Vie fi chiamavano anche le fcale, dette dap' 9' 9' lui feparazioni de gli uomiai, o de' fedili fopolari d'alto inbafjb : donde fofpetto potrebbe nafeere, che la parte infèrior de i gradi deputata a'più nobili , non ave-fle fcale ; ma corne cib non è poffibile, e fi trovariprovato fpecialmente da un paflb diSveto- ;„Doill> nio , che addurremo altrove ; convien di- <■<»!>. 4 re, che con nome di popolari intendeflequi Tertulliano la gente tutta allogata ne i gradi. Non altronde che da quefto. paffo impariamo, fi chiamafTe Catedra quel fito , cli'era in anfraclu. Infegna Varronc , che tanto era in anfraclu , quanto in flexu : ma ficcome la continuata, e circolar via délie Precinzioni altre volte non avea, ch'dov* era infilata da gli anditi de gli sbocchi, cosi ho per certo, che quelli fb/îero i fiti cosi denominati per fedie alquanto piùcomode, quali per non lafeiar quegli fpazjvuoti, foffè quivi in ufb di collocare.

Da quefte due forti di ftrade, cioè da t piani délie Precinzioni, e dalle fcalette, fi formavano i Cunei. Molti fono i pafli de gli Scrittori , da' quali apparifee , che la ipettatorio e nel Toatro, e nell* Anfiteatro era diftinto, e formato in Cunei, ma corne quciii fbffero ripartiti, e corne le fcale difpoite, non s'è trovato chi abbia potuto rilevar finora. Niun' aiuto ci prefta 1' Arena no/Lra, ne' rifarcimenti délia quale le fcalette fur fituate a cafo. Corne i Cunei fi fteflero, e quai per confeguenza fo/ïè il numéro, e la pofitura délie /cale, io credo con duc feorte avère indagato; l'una di Vitruvio, l1 altra délie Medaglie: perché'leggo in Vitruvio, corne li Cunei de'Teatri dovean confbrmarfi in modo, che gli angoli 15- '■/>; de' îriangoli, quali cadono nella curvatura d?l j™",',':«ri giro, diri^affero le lor falite e fcale tra un Cu- ,lt^."!i neo e l' altro alla Precinzion prima : e fopra ^(?"1""n que fit, alternando le vie, i Cunei di mezo parimente s" indir'rzzdffero. Die egli ancora ab trove, che le grada^ioni délie fcale s'indiri%- ZJno alla prima Precinzione ira i Cunei, e > 1 jediU


LIBR.O SECOND O.

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fedili degli fpettatori; e che da quella Precin%ione di nuovo infra le medefime fi dirigano le gradaçtoni féconde. Veggo poi corne le Medaglie ci moftrano due délie fuperiori fcale , quali fpiccandofi dalla fommità de i gradi prendono in mezo un Vomitorio, e vengono fotto quafi a congiungerfi,cuneando lo fpazio fra l'una e l'altra. Si riconofce perb in efle, corne l'altra diramazione convien difcendeffe allargandofi, ail' ifteffo modo che la prima riflringendofi : l'ifteflb è da dire dell'altre due infèriori. Bench' io non abbia in coftume, di far mettere in difegno cib che non veggo, la certezza de gl' indizj accoppiata con quella de i veftigj, ed anche alquanto di compiacenza , provata nel parermi d'aver lîcuramente rinvenuto, corne tal fâccenda fi ftefle, mi fa por fotto gli occhi nella nona Tavola i Cunei, dalle fcale formati, e dalle Precinzioni, perche l

n'apparifca ancora, quanto graziofamente fi venifTero in queflo modo a compartire i gradi dalla cima al fondo; oltre all'ufo civile, che aveano quefte diflinzioni, diche parleremo altrove. Non in altro modo certamente potrebbe dividerfi in triangoli lo fpazio tutto, fàcendone perb in tal maniera le Precinzioni riufcire alcuni con la bafe fotto, ed altri con la bafe fbpra. Che lo ThrU. fpazio foflè compartito in Cunei tutto, ap- '^ultàti pare, perché jcuneatï chiama Apuleio colo- quarumur. ro che non avendo ne' marmorei gradi trovato luogo, fi rimanean nelle vie : e quando Nerone pofe fbldati nell* Anfiteatro, affinchè ogni parte die*b firepitafle d'applaufi, fi raccoglie da Tacito, corne furon per tutti i Cunei diftribuiti. In quefta Tavola oltre aile fcale, e cunei, che fon nel mezo, fi rapprefentano anche gl'interni corridori, de'quali fi tratterà a fuo luogo.

CAPO NONO.

Spiega<%ione délia maggior Cinta al pian terreno.

NE1 non leggero afsuntodifarcomprendere fenza modello dinanzi a gli occhi T intero d' un tanto edifizio, fpero debba fopra ogni cofa giovarmi 1* ordine. Ho

fatto principio da cib, che fi prefênta prima, partitamente trattando del Profpetto. Premeffa poi la générale infpezion délia pianta , ho condotto il Lettore verfo la piazza, e gli ho dato contezza di tutte le vie, e porte, che in efla conducono. Quinci ho efaminato tutto cib, che dalla piazza fi vede. Sbrigato ora dall' alzato efteriore e dall* interiore, refta quanto fral'uno, e 1* altro fi contiene, vale a dire, la parte

co-


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DE GLI ANFITEATR1

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coperta, e nafcofta. Quefta per verità non c ftata rilevata ancora, e perb di cosi ingegnofa fabrica il più mira bile ci refta occulte

Per gli archi del primo recinto nel principio deferitto, s' entra nel primo ed efteriorportico: di queftoconvien parlare avanti di penetrare addentro . Ha di larghezza piedi 13. il fuperiore n'ha 14. acquiïtandone un di più per lo degrado interiore del muro . Il piano , corne fi pub vedere in quella parte, che fi è fatta feoprire , era pavimentato di laftre molto grandi dell'illefla pietra: l'altezzada eflb al mezo délia volta è di piedi 27. on. 4. La volta è lavorata in quefta forma. Da' primi pilaflri, nel fito ch'è fbpra il mezo, fi gettano a gl' interiori altrettanti archi (corne appar nel taglio alla Tavola V. e X. ) compofti di gran piètre, larghe 4. piedi, ch' è appunto la larghezza de'pilaftri fecondi. Tra 1* una e l'altra di quefte linee archeggiate è incaffata la volta a botte, reftando alquanto più alto il muro, e prominenti in giù le arcate di marmo graziofamente . Le volte impoftano in la grortezza degli archi : il muro di efle volte non ha mattoni di forte, ma c tutto di fafli, con taie avvertenza , che niuno fe n'oflerva intero, attefo che il rotondo e lifeio non pub far prefa, onde gli vediamo feaflarfi dalle noftre muraglie s) facilmente, ma tutti fpezzati, con che lo feabro loro lega con la malta mirabilmente. Le volte del Colifeo fon parimente di faflb, e intramurate anch' efle con archi, non perb di marmo corne i noftri, ma di cotto, che ribattbno da un pilaftro ail' altro.

Nel fecondo recinto l'Arena ha duc piani, cioè due ordini d' archi un fopra l'altro , tutti attorno confèrvati, corne (i vede nella terza Tavola. I pilaflri con gli archi loro, e alquanto più, fon del folito marmo . Tre folamente délie arcate fuperiori non fono antiche, ma fupplite , e rifatte cencinquant' anni fa . Confervata altresi è la cinta tutta, quanto aile muraglie, e voire, benchè abbia perdute le fcale, una délie quali perb (ed è délie doppie) avea ritenuto alcuni gradini, e alquante laftre de' ripiani, e del condotto latérale, e fi è con taie feorta, e co' ficuri vefligi fupplita, e perfezionata. La fronte de'pilaftri nell'uno e nell* altro piano è di piedi 4, prefa nel piè dell'importa , e due once più prefa nel vivo : il fianco è di piedi 4. 6. Nel pian terreno l'altezza dell'arco è di piedi 18. 6. nel fuperiore di p. 16. Le importe degli archi procedono con l'iftefs'ordine del primo recinto. In eflb non parlai délia larghezza

délie porte, o vogliam dir vani archeggiati; ma ora fe ne potrà far ragione da quelli del fecondo, che prendiamo a confiderare. Parlando di quefte féconde porte, entro già nella deferizione di quelle interne ftrade, che non fi farebbe potuta intendere, fe l'averti porta prima d*aver moftrato il numéro, e '1 fito de Vomitorii, che fbno i termini, cui fon dirette. I due archi adunque nelle punte dell'ovato, che corrifpondevano a numeri I, e XXXVI fegnati in quei di fuori, fono ambedue larghi piedi 12. onc. 10. e nel piè del capitello- rx 13. 1. maggiori perb di tutti gli altri, Li due dt mezo per largo, che corrifpondeano a numeri XIX, e LV, fon larghi piedi 12. 2. e fon più ftretti de' contigui a loro di parte e d'akra,crefcendo quefti cinqu'once. Anche da cib apparifee, quanto vanamente ci fîamo immaginati finora , che quefti due ingrerti fbfrero uguali a'primi due, e foflero maggiori, e più fbntuofi degli altri. Più piccoli di tutti fono i quattro laterali aile due maggiori porte, eflendo ad efli tolto cib che ad efle è dato: la lor mifura è tra li dieci piedi e mezo, e gli undici. Li fedici ingreffi, che fono di qua e di là , otta per parte alli due di mezo per traverfb , hanno di larghezza da i piedi 12. 3. alli 12. 6. Gli altrettanti fuflèguenti da tutte quattro le parti hanno dalli piedi n. 4. alli n. 9. il quai riftringimento nafee dalla linea eliptica, dove s* inflette, e s'incurva più. Ecco additata la mifura délie arcate tutte > inutile eflendo di notarne il precifb ad una ad una, per trovarvifi talvolta fvarii , ed irregolarità fin di due, e fin di quattronce nc'fiti, ch'elfer dovrebberocorrifpondenti, e dove fiam ficuri, che fu cafualità, e non miftero. L' opéra ruftica , e la confumazione variamente nata dal tempo, leva il modo d'accertar nel minutoi ma nel Colifêo altresi,, ch'è lavorato più pulitamente, si nelle larghezze, corne nelle altezze variano le mifure non poco, onde con poca efattezza efeguito lo dice il Defgodetz; ma tali accidenti quafi neceflariamente avvengono ne'grandiflimi edifizj di pietra , dove lavorano molti, e molti. Non c' è ftato finora chi fi fia dato cura di mifurar le larghezze degl'ingrerti del Colifeo, cherimangono, e che non rimangono, per la prevenzione che fian tutti uguali: ma è crecjibile , che nella roaggior' infleflione feemino anch'efli ; e quel che più importa , il Fontana col pregiudizio, che le quattro porte diametrali ferviflèro ail' ifteflb ufo, e ior corrifpondeflèroftrade uguali ,efimil termine, aftèrmb, efler tutte di palmi 20, e 1' altre 76 di palmi 19, e un terzo, che farebbe

diffê-


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LIBROSECONDO.

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diftèrenza non computabile per la ragion ch'abbiamdetto. Ma il fatto fta, che ricercandofi con efattezza fi troveranno indubitata mente le due porte di fronte per lungolarghe più di tutte I» altre forfe due, e forfe tre piedi, e forfe più ancora. Non farà difficile accertarfene dagli archi , che fecondo i difègni par rimangano nel terzo recinto , che eorrifponde al noftro fecondo,

Or diremo dove fi capiti per ciafchedun de gl* ingrefli, e dove mettan le varie fcale délia prima cinta, prendendo a confiderarne una quarta parre, già che affatto fimilî fono i tre altri quarti dell'edifizio. Accompagni il Lettor cortefe coq 1' occhio parte alla tavola VIII, ove fi vede la pianta» e parte alla X. che moftra uno fpaccato con le fcale interne, non conofciute per verità, ne intefe da çhihatrattato dell« Anfiteatro,

Cominciando adunque dalla punta dell' o-1 vato , di quel principale ingreffo , e àc proffimi abbiam già refo conto. Si pub folamente avvertire ancora, che le due ftrade principali dirette alla piazza non erano orizontali come l'altrc, maalquantoin déclive , e fêndevano perb il muro interiore, cfsendo il piano del Campo più bafso . Al numéro 6. délia pianta fi prefênta una fcala di gradini io interrotta daun ri piano; al termine di quefta fcala fi ha in faccia una gran feneftra, che fora il terzo recinto, e tramanda lume oltra. La volta di queflo fpazio afcende fin preflo alla meta, poi difcende. La ragion fié, perche fopra effa è prima una fcala, che va a un Vomitorio délia quarta linea, poi nel rimanente ha fopra una parte de i gradi : otto délie voire ibno per la ftefîa ragione di tal figura.

L'accennata fcala profegiùfce raddoppiandofi, e con due rami di 14 gradini di parte e d'altra ritorna, e conduce fa 1* ambulatorio: a quefli due rami fi pafïà di qua e

Ver. Illufir. Parte IV.

di là per porte architravate alte piedi 9 once 3. larghe piedi 7. once 2. uno ftipite délie quali, cioè quello che refterebbe attaccato alla muraglia interiore, manca, e mettra perderfi nel muro per lafciar la porta più fpaziofa. Nella Tavola X. tutto, s* io non m'inganno, è perfettamente efpref fo. Occupant! la groflèzza dell'altro. ftipite délia porta ibn 4 gradini, efprefli anche nella pianta, quali mettono fui ripiana dell* altro ramo, che abbiam detto. Nel quinto, e fettimo fpazio fi hanno perb due fottofcala, che formano ftanze. Preflb i mûri accompagnanp le fcale canali di marmo, che reftavano occultati, e fervivano per le orine délie parti fuperiori. Se n' hanno più pezzi confervati, e (on larghi un piede, ç mettevano ner fbtterranei çondotti, de^quali a fuo luogo.

All'ottavo fpazio délia pianta eorrifponde una via, che va direttamente fino ail" interna cinta, Nove, e dieci hanno due flanzoni bislunghi fenz' altro efito. Lflfei*-

K deci-


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DE'GLÏ ANFITEATR.I

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decimô avea una fcala ton feneftra archeggiata in fàccia, che batte il lume in altra délia féconda cintâ .^Quefta fcala voltava a dritta con porta quadra|$ fimile aile defcrittë nella /"cala doppia ; e per quattro gràdlni andava al riptë*Êà e a* fecondo rafiio dtl num. 11. avcnfflBpÉto una flanza . Segue altra via al Podu|||gWe al num. 8. poi altro ftanzone biduhlgo.: iridi fcall in due rami, fimilé alla pur' Or narrata, Il diciafsette ha una ftrada al Podio, corne le due predette, e il dieciotto uno ftanzone , con che finifce il quarto dell' edifizio nei pian terreno, fuffeguendo nel diecinove la via diamétrale per traverfo, quai termina nel terzo portico; e quale anche fu la dritta ha un fimile ftanzone con gran feneftra, che guarda fui corridor di mezo. Moftrandofi nella pianta di queflo piano le fcale interne , ficcome quelle ch' hanno radice in terra, vî fi fbn fegnate aîtresî le aperture nel muro contigue a* fecondi ripiani, bencbè propriamente fpettino al pian fecondo.

Chi vuole impofTeffarfi con poca fatica del più difficile di queft* edifizio , oiTervi bene quefta ta vola X, dove in un'occhiata fcoprirà il modo col quai fi faliva allequattro mani de'Vomitorj per riufcir ne' gradi, e ne rileverà per confeguenza l'intendimento principale. Vedrà in efla corne alli primi dodici fi andava per vie diritte fmchè trovavanfi le fcale di cinque gradi. Alli fecondi fêdici fi andava per via retta fino al corridor di mezo, e quinci fâlivanfi le fcale interrotte da un ripiano. Chi dovea riufcire a gli ordini fuperiori, trovava le fue fcale nel corridor primo, e montava fino f.l fecondo piano; dove giunto chi dovea ufcir da i terzi voltava a dritta, e trovava la fua porta , e piccola fcala : chi dovea falire ancora, voltava a finiftra, e montando fui corridore trovava ben prefto altra fcala in due rami, dopo la quale chi dovea ufcir da i quarti voltava a dritta, chi dovea paffare a i gradi ulteriori di legno, ed allelogge, chefbpra effi giravano, voltava a manca, e faliva ancora per una fcala,. che attraverfava il corridore : ma qui la traccia fi perde, poichè il confervato fi tronca , e null'altro ci rimane. Avvertafi corne il profîlo de i gradi gli moftra come or fi

trovan ridotti da'rifârcimenti; perb la brève fcala, che conduceva a gli sbôcchi del Podio moftra avère alcuni gradi più b?(fr dell'efito fuo, il che atiticamente non era ; c perb ancora non fi veggono nell' ifteffo profilo le Precinzioni.

CAPO DEC I MO.

Secondo piano delV Anfiteatro , e fua pianta.

COme la prima cinta ha due pîani, cosï prima d'inoltrarfi aile parti più interne bifogna falire al fecondo. Qui è certamente dove fpicca l'ingegnofo di queft'edifizio, e dove per verità hanno perduto ogni traccia tutti i valenti Architetti, ch* hanno trattato finora diquefta materia, come fi pub fingolarmente conofcere dalle piante, che Defgodetz, e Fontana ci hanno date del fecondo piano del Colifeo ; poichè per verità fon fatte a cafb, e fon del tutto erroniche, nèdanno cenno alcuno délie fcale, ne délie vie, per cui fi veniffe a' Vomitorii délia quarta Imca, ne del modo con che fi riufcifîe ne i gradi. Ho fatto veder nel difegno come l'uno e l'altro de î fudetti Architetti î'intefêro.

Bifogna premetter qui cib , che nella pianta non fi pub efprimere ; vale a dire, che due fono i pavimenti nel pian fecondo : uno interiore più baflb, ed èquello di tutte le ftanze, o anditi, che vogliam dire, fui quale mettono i fecondi rami délie fcale; altro efteriore più alto fui corridor circolare, al quale fi va per nuovi rami di gradini. Bifogna premettere ancora, che in queft' ordine gli archi non fon tutti d' altezza uguale , efïèndovene otto , che formontano gli altri di tre piedi come nella tavola III fi accenna, cioè li quattro diamétral), e altri quattro fra mezo a qucfti; non perb in mezo per 1* appunto, poichè tra il mezano per lungo, e il mezano per traverfo abbiamo archi 17, onde ne rimarrebbero otto per parte a quello che intermedia; dove l'arco più alto, che abbiam detto, ne lafcia 7 dalla parte verfo il largo, e ^ dalla parte verfo il lungo.

Or


149

L1BRO SEGONDO

Ï5O

Or facciam principio dal più balte» pavimento

pavimento fui quale mettono tutti i

fecondi rami délie fcalc moftratc nel pian

terreno , e facciamolo dal numéro cinque

per fccondare il piegar délie fca'e, 1* intelligenza

intelligenza quali credo farà molto facilitata

facilitata frecce, chc moftrano la lor tendenza.Vedefi

tendenza.Vedefi al numéro 5 diquefta

diquefta pianta un ripiano , nel qualc

vien' a metter capo il ramo fîniflro délia

fcala doppia: tal ripiano trova un'apertura

fu la fua dritta,qualerapprefenta unaporta

tonda, alta piedi i o. once 6. larga piedi 7. quefta

quefta ofTervarfi corne fta per 1" appunto

nella Tavola décima > che bifogna anche

qui avère innanzi. Per efla fi pafla in un

andito occupante lo fpazio del num. 4. il

pavimento del quale è moftrato nella detta

tavola QDI chiaro. In fondo ail' andito è 1*

interna porta d" uno de Vomitorii del terzo

terzo con fei gradini, quali abbiamo qui

conïèrvati in più luoghi, e che iî moftran

nel difegno: nelWfteffo modo fi va a tutti

gli sbocchi délia terza linea. Vuol faperfî,

corne le porte de gli sbocchi fon confervate

anche in alto quafi tutte, e fono uniformi

F(?A Ulujîr. Parte IV.

in tutti quattro i giri, alte p. 7. 9. Iarghe p. 6. 6. tutte di pietra: i pavimenti fon di gran laflre : li fei fealini ( quafi tutti di marmo roffo ) che da elfe montano per riufcir ne'gradi, fon la-rghi un piede, alti once dieci.

Il medefimo andito, dirimpetto a quella per cui fiamo entrati, ha un* altra porta quadrata, tutta di gran piètre, grofTe quattro piedi : è alta piedi 7. once 9, e detratta la foglia refta in piedi 7. di luce, con larghezza di piedi 4. 4. Per efï'a paflafi nello fpazio terzo, ov è una ftanza fi mile all'anterior'andito per la figura, ma ferrata ne i capi, c dalla quale per una porta tonda più piccola, c fenza pilaftrate di pietra, fi va in caméra tronca , quale avea fbrfè lume dafeneftra, che potea eflèr nel muro, da cui fi ferra per davanti ; ma quefti mûri fon tutti disfatti. Quefte due flanze con le porte loro. non fi fon potute moftrare nella Tavola, ma l'importanza era di far vedere le fcale co'pafïaggi, e ricapki loro.

Qui è da avvertire , corne di quefte tre porte, la prima, che dal ripiano va in luogo di traniito , non ha indizio alcuno dv aK

aK ver


l5*-

DE GLI ANFITEATRI

152.

ver avutoimporte, ne altro ferraglio; ma 1' altra , che conduce in camere deftinate folamente, o a riporvi qualche cofa, o ad altr' ufi particolari, ha nella pietra délia foglia prfffo gli ftipki due buchi rotondi un per parte, e due alcri corrirpondenti nel fuo traverfo di fbpra, che moftrano, corne in efli fi rivolfero i cardini di due partite d'ufcio, cioè due legni, o pezzi di métallo rotondi, ch' entravano fopra e fbtto ne' buchi, e giravano , facendo giocar le importe. Scopriamo da quefto il modo délie importe antiche, dette pofles da i Latini, e il vero fignificato délie voci cardo, e foins , in Greco s-po<pivç che viene a dir gtrevoh, ritttthfs nelle antiche Glofe: pero Vitruvio chiamb cardini quelli, intorno a' quali immaginiamo aggirarfi il Mondo , da' Greci detti poli, c pero Ifidoro chiamb il cardine un cuneo.

Torniamo al num. cinque . Da quel ripiano profeguendo dirittamente , per gradini 6 fi fale fui portico ovale, e voltando a dritta fi ofTerva prima , corne nella fpondainteriore tra i pilaftri, che corrifpondono aile due fopranominate ftanze , fegno vcdefi di muro, o laftre all'altezza di mez' uomo, che ferravano ,-' fervendo di parapetto, e lafciando pér di fopra libero adito al lume. Si trovà ftoi al hum. 2. una fcala indue rami, il primo di gradini fei, 1' altro di otto, cavati ambcdue nella larghezza dello rteflb fpazio. Quefta fcala mette nella piccola rtanza, ch' è fopra la porta maggiore dove l'arco è più alto . Non è per altro più aka la volta, ma l'arco folamente ; quale al contrario degli altri fi concentra nella muraglia, e fa con quefto tre piedi piii di luce. Nella punta interiore di tal caméra è la porta co* gradini che mettono a quel Vomitorio délia quarta linca, il quale è fituato fu la punta dell' ovato. Dalla parte di fuori dell'iftefla caméra fi vede il principio d'una volta, che montava in alto co' veftigi délia fcala, che vi era fopra , e di porta in efïa, quale è di fufficientealtezza per ragion dell'arco, che quivi corne abbiam dettb fi alza più degli altri. Dove taie fcala conducefle diremo poi.

OfTerviam' ora folamente, corne una délie quattro arcate efterioridi quefto fecondo piano per buona forte confervate , ci fa manifèftamente conofcere , che in quefti otto fiti pareti di marmo erano di qua e di là, che attraverfando toglieano la fcala in mezo, e correano da i pilaftri del primo recinto a qùei del fecondo, vedendofi tagliafo il capitello per di dentro, e le piètre battute, e compianate, e co'fegni délia congiunzione. Indizj fi hanno ancora, che quefte

quefte aveflero arcata, o pcrta nel mezo per dar paflaggio. Ma vedefi di più, corne da parete dell' iftefïè piètre era ancora ferrato in fronte il vacuo dell'arco efterno, e come tal parete non era più grofla d' un piede, ed era fituata a mezo il pilaftro : tanto infegna il capitello fèiïo, e fpianato del pilaftro fteflb. Si è perb aiutata la pianta con fegnarvi quèrti traverfi, e con additarvi anche quefte fçale, ftantei il vederfene ficuri indizj, e mahifèfti veftigi.

Ora dopo defcritti i primi cînque fpazii del fecondo piano, pafllamo al fèttimo, nel quale appare un ripiano, fu cui metteva il ramo deftro délia fcala doppia, e che ha una porta fu la fîniftra. Chi dovea riufcire all'ordine terzo de gli sbocchi, entrava per efta, e trovava l'ifteflb che fi ha al num. 4. Chi dovea montareall' ordine ultimo de* quarti sbocchi, faliva fui portico, e nel proftîmo fpazio a dritta trovava una fcala, che ha per termine la porta, e 1' ufcita del Vomitorio: cade quefta fcala fbpra quella di mezo délie doppie. Al num^ 9. nonfiha nulla, eftendo lo ftanzone del pian terrëno a tutta altezza fino alla volta; che foftiene i gradi. Nelle muraglie di quefto laterali fi veggon due incavi nel muro a perpëndicolo, che ferviron di condotti 'per immondizie,e per l'acquache cadeaful tetto dell* alta loggia, eftèndovi già ftati trovati groffi tubi di métallo. I cenni, e veftigi del mu, ro çli riparo a chi camminava fui portico fon da per tutto, Dopo i nominati gradini del num. 7. chi piegava a finiftra, trapafïàti fui portico due fpazii, nel decimo trovava una fcala in due rami, fimile a quella del num. 1. fe non che quella piega a dritta, e quefta a finiftra. Il rimanente di quefto fpazio è fenza pavimento, come il proffimo del num. 9. Per la detta fcala entrafi in piccola ftanza n. 11. fimile a quella del num. 1. con la porta d' un Vomitorio da una parte, e fcala dall' altra, che s* alzava verfo il recinto primo, tra due pareti parimente. Quefte feparazioni divideano il portico efteriore in ofto prefe, tutcc fimili alla, fînor defcritta.

Il num. 1 z. ha il fecondo ramo d'una fcala fcempia, dal ripiano del quale, voltando a finiftra per porta archeggiata, fi va nella ftanza diretta ad un de' terzi Vomitorj ; e falendo fui portico, fi potea pafTare I e alla fcala n. 10. trapaflando le porte di traverfo, e alla fcala num. 15. fimile a quella del num. 6. 1' una e 1' altra délie quali mette a sbocchi dell' ultim' ordine. Lo fpazio 14.. èdi tutta altezza, come il 9.Il num. 16. e mette allô sbocco délia terza linea , che ha fu la dritta, e a quello délia quarta

che


LIBRO SECOND O.

che lia fu la finiftra. II 18. è un vacuo di tutta altezza :nel 19. torna l'arco più alto, e lo ftanzino, che ha fcale di qua , e di là. Ed ecco confumato un quarto del fecondo piano, e additate le ftrade tutte aile due mani ultime de' Vomitorii, e parimente a quelle parti alte, che? formontavano i gradi,

CAPO UNDECIMO.

Corridori interni, e Cinta fra effi,

LO fpaccato délia via più grande, dato nella Tavola IX. fa vedere come dopo le tre arcate fu i pilaftri ifolati, altra ne fegue un pie più alta, e più largadue. Per etfa s' entra nell* ambulatorio mezano, la volta del quale è alta piedi 28. II pavimento era compofto di Iaftre del folito marmo roflb grôfle once 10. fe ne hanno ancora molti pezzi riquadrati fopra il fotterraneo condotto, In quefto çorridore dalla parte verfo il di fuori /on prima gli efiti architravati, o fia le porte délie vie, di cui s'è già parlato. II pilaftro ha 4. piè di fianço: fegue il vano di foli piè 4. 10. per la ragion già accennata nel Capo fefto, che fa ufeire con si poca bocca le due vie laterali,e contigue alla grande. II feçondo vano è di piedi 7. partecipando eflb ancora del riftringimento, Appreflb un 1 alta porta larga piedi 9. per cui paffa la via verfb il centro. Scgue muro corrifpondente alli trefpazii délia feala doppia; poi altra porta, per cui paflà altra ftrada ; muro per quattro arcate; indi altra porta, e cosï va fêguendo fi no alla porta di mezo per traverfo, larga piedi IQ. 4. che vien'a efTere piedi 1, once, 10. meno délia corrifpondente efteriore , per 1* accoftarfi, che fànno le linee procedendo al centro . Offervifî difegnato efattamente il lato efterno di quefto corridor fecondo nella Tavola nona, parte nel mezo dell; area, e parte di qua e di là da i Cunei,

Tutte quefte porte dall' antico pavimento ail' arco di traverfo, ch' è di pochiffima curvatura, fon* alte piedi 20. 8. talchè gli ftipiti formati di gran piètre vanno più fu, che il piè délia volta ; la quale ftraordinaria altezza ferviva per dare al portico maggior lume. Non fono da tralafeiar le feneltre, che fbno in due mani; alcune in alto nel piegar del volto, e riquadrate, con la gran pietra di fôpra inclinata ; di quefte abbiam fatta menzione ove de' fecondi rami délie fcale: prendono il lume da un arco del fecondo piano, e con la direzione di quelle

ï Ci O N D O. 154

i pietra inclinata lo mandano mirabilmente nelleftanze, oprigioni, che fon di là dal portico, come diremo, Altre alquanto più baffe archeggiate in cima, e affai più grandi; ne corrifponde una ad ogni prima feala efterna, e fi trovano di rincontro ad ognî feala dell' altra cinta interiore . Quefte fono ftate quafi tutte otturate modernamertte, effendofî ancora ferrate çon mûri le vie, per far'ufo di que' luoghi.

Tornando addietro per offervare 1' altra lato del portico, il difegno del quale vedefi nell' ifteffa Tavola dalla parte oppofta a* Cunei ; nel principia di eflb è il muro. d'una ftanza, che ha l'ingreftb dalla parte di là, edi qua fblamente un' alta, e angufta feneftra, o fpiraglio, che vogliam dire. Poi una porta architravata per cui fi paffa al terzo portico, ed è alta quanto la corrif. pondente, che ha in facciata . Scgue una piccola ftanza, che moftra. effere ftata prigione, ma non di Fiere, perché ha la porta tropp' angufta, e quefta formata da quattro pezzi di piètre, délie quali quella che> forma il traverfo di fopra, è alta piedi 2, ed entra nel muro, abbracciando affai più fpazio che la porta. In alto feguita qui 1* architrave; fbtto eflb è una feneftra di quefta prigione larga piedi uno, alta tre, e in quefta viene il lume dalla feneftra , ch* è dirimpetto con la laftra di fopra in pendenza. Quefte porte hannaun buco tondo nella fbglia, ed altro fopra, dove entra vano i poli délie importe. Appreflb viene altra porta délia folita altezza, con una fealadigradini 10, fopra i quali è la porta interna d' uno sbocco délia féconda mano, ç okra effa altri 8 fealini, che portano fu la Precinzione. Getta lume per di dentro fu quefta feala la feneftra, ch' è di là alquanto più, baffa, e archeggiata. Il rimanente procedo tutto ail'ifteffa maniera, diftinto in prigioni, ftrade , e fcale, e con l'ifteffQ compartiment© di lumi, onde la pia.nta, e il profpet to de gl'interni ed occulti corridori fanno intendere a baftanza ogni cofa.. Le dodici prigioni hanno dunque tutte la porta nel fecondo ambulatorio, fenza a ver' efito alcuno dalla parte verfo il campo. Hanno ancora un alito di lume di più da fpiraglio, çhe fopra forava i gradi; il modo di che fi pub offervare in alcuni pezzi antichi conquefti fbri: de'quali pochi fmufsati, e dalla tramontana defbrmati gradi, fbvvienmi , che molt' anni fono , entrando nell' Arena cafualmente, arrivai appunto a tempo d'impedir quafi a fbrza la diftruzione, che i muratori avean principiato a farne per rimettervene di nuovi: come altra volta oppofimi fenza riferva alla demolizione de

ipic-


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DE GLI A N F 1 T E A T R I

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i piccoli pezzi, che fopravanzano délia fuprema volta, ed al forare in fedeci luoghi crudelmente le inferiori, che alcuni poco ingegnofi Ingegneri per certa funzione aveano ftabilito di fare. E' da avvertire, che tanto le vie, come le porte,e le ftanzenon poco crefcono di larghezza, venendo verfo il mezo, fopra quella che hanno verfo le punte dell'ovato. Le porticelle pero délie ftanze, o fia grotte, reftano fempre dell' iftefsa mifura, e forma , onde fi conforma fbfser prigioni per li condannati, che dovcano efporfi aile Fiere,

Non fo in quai altro luogo tanti, e si gran pezzi di muraglie de' tempi Romani fi confervino ; onde qui meglio che altrovc pub impararfène la ftruttura. Quefte fon comporte di faffi,detti cementï da piùScrittori, ma tutti fpezzati : la malta è frammifchiata, e piena di fàfsetti : pero nel paffo di Tucidide,addotto nel Capo fecondo, z«*<% ho fpiegato gbiaia, dov' altri ha poco ben Yç?/ruPa trz&otto peigi di faffo. Quefta malta è cosi indurara, che fupera J1 marmo ftefso; le ne faccia argomento dalla maravigliofa durazione delli quattro pezzi délia volta efteriore, fcoperti per la ruina délie parti fuperiori, e berfagliati per tanti fecoli dalle dirottepiogge, e tormentati dal gelo. I faffi non camminano perb d' alto in bafso, ma ogni tre piedi fi vede un corfo di cotto, con tre mani di larghi ,e groin quadroni : quefl' ordine fi ofserva da per tutto, tenendofida i detti ftrati incafsata, e meglio diretta la muraglia frutta. Roza fpezie fa ora il veder le muraglie cosi brutte, e fcorticate; ma anticamente efse, e le volte erano fiabilité pulitamente, anzi pitturate ancora, come da veftigi di colore, che rimangono inqualche parte délie volte interne, fi riconofce. A Roma nella via di mezo fono ancora ftate ofservate reliquie non fol di pittura, ma di gentili ornamenti di ftucco. Non fi dee tralafçiar d'ofservare, come ad ogni porta fi vede nella fommità délie pilaftrate una dclle piètre maggior dell'altre, ch' entra due piedi nel muro, il che ferviva molto a legare, e concatenar più. Nelle porte verfo l'interno quefte chiavi non fono in cima, ma poco più fu del mezo. Anzi nelle feneftre ancora, ch' hanno la laftra in pendenza, e mandano nelle prigioni il lume, due fimili piètre, ma a meza coda di rondine, fi veggono quafi ali.

Riaiane il terzo portico, quale non già si bafso, come apparifce in molti difegni, maèdclla fufficiente altezza di piedi dieci* In quefto dalla parte verfo il Campo non vi è fe non le aperture già mentovate, quattro che mettean nell* area per una laftra in

pendenza, e dodici che mettean fui Podio per cinque gradini. Dali* altra parte nonvi fi ha che le porte corrifpondenti aile fedici itrade, c due di più per le vie mezane nel largo, le quali non trovano ail* ultima cinta, come l'altre, apertura, che porti fui Podio, ma hensi nel mur© in alto una fèneftrella bislunga, che riefce ne' gradi, per fupplire ail' ofcurità ; di quefta non fi pub afficurar la precifa forma, perché d' ambe le parti i rifarcimenti 1* hanno alterata. Le porte, che riefcono in quefto arrjbulatorio interiore,fbno alte piedi 6. e nel mezo,per. la chiave o cuneo più follevato , fei once più: fon larghe, quelle di mezo piedi 9. 3. le due proffime piedi 9. 1' al tre alquanùo meno. Si compongono di cinque pezzi di marmo; due formano le pilaftrate , grofTi in quadro due piedi, alcuni tre, e tre l'architrave. Corre un principio tra gli architetti che le cofe architravate col tempo va-< dano a terra ; ma non poffono andarvi mai > ove fi facciano come quefte ufeite; perché la chiave in mezo è cuneata, e come danoi fi chiama, a coda di rondine; le due piètre di qua, e di là fono délia lunghezza di piedi nove once fette ; talchè ne reftano piedi quattro e mezo per parte fuor délie pilaftra-. te incaflati nel muro. Le otto vicine aile due punte dell* ovato hanno il traverfb d* un pezzo folo ; e quefto nelle quattro per cui pafTan le vie, e quali pur fi veggono efprelle nel nono Rame, è pietra, che crefee di dodici piè dilunghezza,grofla io quadro piedi due, e mezo.. Se pero pezzi tali condurfi in tal luogo doveffero in oggi, e inalzarfi, farebbero alquanto fantafticarei no~ ftri Capimaftri. Niuno di tali Architravi è rottonel mezo, come trovarfi tutti queidi pietra antichi e moderni, difle il Vafari; il quai perb bel modo infegnb nell'ifteflbtempo di far che non (i rompano ; e per verità buon efempio ne diede egli nella belia fabrica dc^li Ufizj in Firenze. Diefl'a chi ha avuto occafion di parlare, o di porla in dii fegno, non ha oflervato il più mirabile; cioc che la facciata -intorno pofa tutta in falfo; e con tutto cib ne 1' occhiç fe n' avvede , ne punto è pregiudiçata nella fer* mezza; talchè aggiuntovipofteriormenteun altro piano di fopra, e collocati in eflo cent'maia di bufti di marmo» e di ftatue, non, ha fatto in verun fito minima mofla.

Dell' interiore, e fblida cinta fi è già favellato a baftanza .. Le porte, che mettean fui Podio col mezo de'cinque gradini gli Spettatori di maggior çonto , ne eran più grandi délie fuperiori, come h crederebbe offervando tagliarfi al pre fente da i loro sbocchi più gradi, che, dagli altri ; nèeran

più


L1BRO SECOND O.

158

piu piccole, corne alcuni hanno fcritto per l'imrnaginarû vanamente , che ferviflçro per le Fiere , e ancora perché dinanzi ad eflè i gradi per error deTiftauratorivengono al prefente a riftringerfi ; ma erano uguali a quelle degli altri Vomitorii, edelliftefla forma. Altri fori quefta cinta non avea, ne avea in fe profllma ftanza o vacuità alcuna , corne fi è finora creduto, tanto è lonrano che da effa poteflero ufcir le beftie nel campo. Li S-gradini interiori ora fcoperti, per li quali fi montava alie interne porte , mettono affàtto in chiaro l'antica confbrmazione, e il modo tenuto negli fpettacoli.

Ramentianrora ricapitolando, corne l'interno dell' Anfiteatro avea 66 ingrefli, comprefe le due porte grandi. Di quefti li fei da baflb aile punte dell' ovato fervivano per gli attori, e per condur le Fiere nel Campo : gli altri 60 fervivano per gli fpettatori, ed avean tutti diverfè vie in quefta forma difpofte. Aili dodici sbocchi fui Podio conduceano altrettante diritte ftrade, che da gli archi efteriori attraverfano i portici, e le cinte, e trovano le féale di cinque gradini : vi conduceano altresl le due vie diametrali per traverfo. Coloro, che dovean riufbire per gli sbocchi délia féconda -mano , entrando per le fedici vie compartite in uguali diftanze, anzi diciotto con le due di mezo pei largo , non oltrepaflavano il fecondo portico ; ma trovando in eflb le fedici fcale délia féconda cinta dirittamente falivano a gli efiti loro. Tutti quelli, cui erano aflegnati i Cunei corrifpondenti a gli sbocchi délie due linee fuperiori , trovavano nel portico efteriore le loro fcale otto fcempie , e quattro doppie. Chiunque dovea fortir da i terzi, faliti duerami di fcala, rimanea nelpiùbaffo pavimento del fecondo piano , e nello fpazio profllmo la fixa porta trovava , ed i fuoi gradini. Ma coloro , che dovean paffare a i fedici sbocchi del quarto giro, montavano fui corridore, e in due manière ufcivan ne i, gradi ; altri per le otto fcale proflime e diritte , ed altri paflando aile otto in due piccoli rami divife , ed entrando ne gli alti ftanzini, che aveano in capo i Vomitorii. Le perfone finalmente, aile quali era deftinato il luogo in parte più altadi tutti que*gradi, ch'al prefenteveggiamo, entravano negli ftanzini ftefii, ma profeguian lor viaggio, afcendendo per quelle otto fcale, che attraverfavano l'efteriore ambulacro , e délie quali abbiamo fatto moftra nella undecima Ta vola. Non fi vuol dimenticare , corne fedici lunghe ftanze, alcunc délie quali a tutta altezza,

erano nella prima cinta, oltre ad otto minori fottofcale ; e corne x8 prigioni cou angufto ingrefTo, e quattro ftanze con giufta porta fi avean nella féconda.

Faremo qualche riflcfllone ancora fui rifcontro délie principali difterenze , che hanno i difegni, e le defcrizioni noftre dalle finor divulgate. Credo foverchio il ricordare Autori, che non abbiano avuto ftudio d'Architettura : Lipfio, e il P. Montfaucon fi sbrigarono felicemente dalla difficile inveftigazion délie fcale con due parole ; cioè 1' uno con dir che s^incrociano , il e*p.zi. che veramente non fanno mai : l'altro con dtcufiandire , che fi va a Vomitorii per vie nafcofte, t'om quando {on tutte fpaziofe, e nobili. Mail M.^56. Defaodetz, che molto meslio anche degli t" occul^- altri Architettili e m cio diportato,moitra egli pure nel fuo fpacçato del Colifeo tanto nel primo, quanto nel fecondo piano, incrociamenti di fcale, che non folamente confondono tutta l'economia délia fabrica, ma ne guaftano il meglio : ne io fbn perfuafo, che ilS'erlio cosi le difegnafle, niun cenno dandone nelle fue parole, ma che appaian più tofto nel fuolibro per error degl'incifori : eflendo che non ci hanno, da efl'ere fcale mai , che s'incontrino, ne che col piede in terra nel corridor di mezo procedano verfo il di fuori ; con che farebbero le perfone ftate courette di venire innanzi, poi tornare addietro ; falfa perb eflendo l'aflerzione del detto Defgodetz, *>• *4*- che nelle fcale délia prima cinta fi entri non folamente dal fecondo corridore, ma anche dal terzo , che nell'Arcna noftra vien' a dir fecondo. Non ci farebbe molto che imparare dall' Architetto dell' Anfiteatro , fe corne fi è fatto creder finora , due fcale una contro baltra foflero in tanti luoghi venute inutilmente a procedere ail* ifteflo punto a ritrofo per dir cosi, il quai modo ben fi permette a i fecondi rami, ma in niun edifizio fi vede, che il principio délie fcale fia nel di dentro e venga al contrario verfo il di fuori.

11 Defgodetz diftingue nella fua pîanta le fcale che afcendono, e quelle chedifcendono, quafi non foflero tutte primamente ordinate al falire ; e dice , al corridor di mezo venire il lume àzfpiragli : ma quelle fêneftre, çh'egli fegna a imitazion delSerlio nel mezo del corridore ifteflo , non fbn fatte per dargli lume , quafi niente rimanendo da elle illuminato per 1* altezza loro, e pel poço numéro ; bensî fbn fatte per. tramandarlo aile prigioni , e aile fcale ulteriori ; avendo lume il corridore dalle moite e altiflime venute in eflb, o porte. Allô sbocco di tutte quelle venute nel corridore


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DE GL1 ANHTEATR1

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l. $. c, $.

dore egli nclla pianta dell'Arena fa gradi- I ni, che ne vi fono, ne potean'effervi, ficcome nella prima cinta fa le fcale tutte doppic , quando una fola per quarto è taie.

Del fecondo piano poi, che potea in Verona accortamente indagando rilevar tutto, ne dà pianta, ne fa parola : ben la dà nel Colifeo, ma troppo lontana dal vero ; e pure quefta era la parte , ove dovea cader l'attenzion maggiore, perché la difficoltà 'in queft'edihzio confifle nell'intendere , corne fi falitfè aile parti alte , e corne non s'incrociaflero fra fè le flrade. Egli ancora fegna una fcala di traverfo fopra il terzo fpazio délia cinta di mezo. che non accorda con la fimmetria, e in quel fito emodo non potea flare. Ommette nella prima cinta tutte le flanze bislunghe , quali avran fervito di repofitorii neceflariffimi ; poichè dove mettere, e dove tenere in pronto tanti legnami, e tanti ftrumenti, cd attrezzi, che faceano bifogno negli Tpettacoli ? Anzi Vitruvio parlando de'Teatri, dice che in cosi fatti luoghi teneanfi ancora dalle Città magazini di cofê neccffarie. Nella féconda cinta in vece délie prigioni molti efiti moiba nell'ioterior portico , che farebbero ftati inutili , non vedendofène veramente mai due uniformi l'un preffo all'altro. Fa nel Romano venir le vie diametrali per traverfo nell'area , il che ripugna per più ragioni, come fi èdimoftrato : e cosi nel Romano, corne nel Veronéfê vi fa venire egli pure anche i Vomitorii più bafli , tralafciando da per tutto i gradini , co'quali effi mettean fui Podio ; fenza aver confiderato , che bifognava pure falirvi, o entrarvi da qualche parte, ç che afl'egnando tutti quelli sbocchi alla piazza , rimane il Podio, ch'era il più nobil luogo, fenza in- greffi ; ne era çonveniente fi difbendefle in efio da i fêcondi Vomitorii, e da i gradi, non eflendo ne pur gl' infimi fpettatori flati mai coftretti ad afçendere, e poi difeendere,

Quefte confiderazioni ho fatte fopra il Defgodetz, perché l'ho trovato più degno degli altri d'efler confiderato , i più de* libri in tal propofito parendo lavorati a cafo. Pub da quelle andarfi raccogliendo, s'io non m'inganno , quanto lontano fia lo ftudio dell* Antichità da quell' apice di perfezione, cui fi crede volgarmente giunto, ed in cui lo moftrario i franchi, e rifplendenti volumi, co' quali la mercatura va in ogni parte tutto di ingombrando la terra.

CAPO DUODECIMO.

T'iani fuperiori nel ai dcntroi.

BE11* inveftigare è ftato finora , e bel rapprefentare quelle parti ancora dell* Anfiteatro, che fe bene non fufliftenti , hanno perb lafeiato di ficura moftra, e manifèfti vefligj. Ma che farà al prefente, quando avventurarfi è fbrza in quçgli alti giri, de^uali nulla più apparifee, e nel fito de'quali altro che aria incapace d'orma non refta ? nel trattar di effi ragioa vuole, che s*indirizzi prima la fpecolazione ail' Anfiteatro Romano, nel quale abbiam pur modo di rinvenirne qualche trac» cia , raccogliendo poi çongetture anche pel Veronefe.

Che il Colifeo aveflè anche per di der*. tro altri piani, quali fi alzaflcro proporzionalmente fopra i gradi, de'quali abbiam ragionato, lo indica patentemente il di fuori ; ma quali, e come fi foflero r non è poflibile d'interamente accertare . In carta per verità non abbiam che defiderare , più difegni eflendo ftati publicati , che ci moftrano ançhe il di dentro fenza mancanza alcuna : vegganfi fra gli altri quei di Lipfio, e quei del Fontana ; ma il fatto fia, che cotefte poflbn dirfi chimère, in» dubitato eflendo che diverfiffima da i lor penfieri convien fbiîè l'interna fuperior coflruzione- Lafciamo altri argomenti ; ma egli è certo, che il m ira bile di quefl'edifizio confifleva nell'eflère anche per di den-. tro tutto fàccia ,diflribuito dal fbndo alla cima lo fpazio agli fpettatori. Ma fecondo le fabriche fàtte da quei valentuomini con la penna, ne fa»ebbe rimafb niente meno che la meta occupata da muro cieco , e fimile a i comuni profpetti délie café, ed'altri edifizj. Non fecero. effi ia oltre conûderazione alla quantità degli fpettatori, çhc confluiva nell' Anfiteatro , ne quanto lontano fbflè, che poteflèroquen fli capire ne' gradi da lor delineati.

Leggefi in Publio Vittore, çhe il Colifeo

Colifeo ottantajeîte m'tla luoghi; qualche

teflo ha. jettantafette mil4. Lipfio ftimb doverfi

doverfi intepdere de i noti gradi folamente

folamente ma oflèrvammo già nel fecondo capo,

capo, i gradi dell' Arena noftra nonam.

mettono a fédère più di ventiduemila perfone;

perfone; maggior quantità potean capirne

anticamente. Ora calcolando con efattezza

fecondo le mjfure ne' gradi del Colifeo, e

volendo ancora donar non poco fopra il cak

colo, non potea ne> Cunei del Romano ca*

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L I B R. O S E C O N û O.

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pirmai più che intornoa trentadue, o trentaquàttro mila perfone: onde fe Vittorenon ingrand) alquanto il numéro, intorno a cinquantamila forza è dire aveffer luogo nelle parti alte, e fopra i gradi, ch' or veggiamo. Grandifiimo numéro, e maggior che ne i gradi, ne capiva certamente là fopra corne vedremo; ma non vi farëbbe già capito, fe i due piani fuperiori fofîèro ftati per di dentro fabricati, corne dai noflri Antiquariis' è ideato; perché in tal modo pochiffime perfone vi fi porrebbono, perduta la più parte del fito, e refa per tre quinti inutile l'eftreraa altezza di tanta mole.

Il pretendere di fpiegar precifamente la forma, e le particolarità di quefti due piani nell' interno, è vana immaginazione. Ma per la conformazion di e(fi, e per la ftruttura in générale, abbiamo ove impararla ficuramente, cioè nelle Medaglie, aile quali perb dovea riccorrere chi dell* Anflteatro ha fcritto,e non ail* invenzione. Dalla fommità de i gradi ail' efterior recinto era nel Colifeo lo fpazio di due ampj portici: veggafi perb nelle Medaglie délia prima Tavola, e fi oflèrvi prima, corne l'importardell' uno era occupato in alto da nuovi giri di gradini, poichè i globetti fegnati in eflè figurano fpettatori. Le ftampc ail* incontro ci voglion.far credere, che fui terzo muro parete fi alzaffe ancora con feneftre e porte. Feneftre, e colonne, e ftatue per di dcntro in alto nomina Apuleio, ma ci parla quivi d' un Teatro, e più. cofe ha ne fuoi finti racconti fu le quali non fi pub fare ftato ; perché dà a quel fuo Teatro anche lacunari, e tetto, ed altrove fpettacoli di Fiere attribuifcea'Teatri. Nell' Anfiteatro di tali pareti con feneftre, e porte in Medaglia veruna non abbiamo indizio ; ma ben dalle prime tre, quali fur lavorate in buoni tempi, e con diitinzione, e con profpettiva, fi pub raccogliere, che in que'gradi, benchè in numéro moito minori, quantità di gente aveflè luogo, forfe inferior di poco alla collocata in tutti i finor defcritti; e cib non folamente per 1' allargarfi tanto più de* giri, ma perché non vediamo efli gradi punto interrotti, dove negl' inferiori gran parte del luogo fi veniva neceflariamente a perdere per le aperture, per le fcalette, per le Precinzioni, e per le dne gran porte. E' credibile ancora, foffero que' gradi in alto meno agiati,e perb piùpiccoli,e più folti,dovendofervirealla genteminuta, Neldifuori del Colifeo veggonfi tra i piedeftalli del quarto piano alterna mente alcunc aperture, cheavran datolume ad alcun piccolo corridore deilinato al paffaggio degli Operaj , che in copiaandavano allafommità per laTenda. Ver. lllufir. Parte IV.

L' altro fpazio, che veniva a cadere fopra il primo portico, era occupato da un cerchio d'ampie logge coperte, nelle quali al tresl grandifiimo numéro di perfone fi conteneva, corne fa comprendere il tanto maggiore allargamento del giro, e altresi 1'altezza, nella quale il quarto piano, almeno nel Colifeo, fuperava d'afTai ciafcuno degli altri tre, corne abbiam veduto . Che la parte più alta, ove ftavano nell' Anfiteatro gli fpettatori, fbffe coperta, un paffo di Calpurnio fra gli altri, del quale parlerbnel proffimo Capo , 1* infegna . Simile in quefta parte era 1* Anfiteatro al Teatro di cui nominb Vitruvio il tetto di quel portico, che bn da efjer fopra la più alta grada^ione. Di tal portico, e di tali logge intende Dione^J;.^. preflb Sifilino, ove dice, che ne' Giuochi*9>t«'ç TW fatti da Nerone in fïmulato onor délia ma'J""™ T" dre da lui flefïb uccifa , un* Elefante /« 4,v« , *, tratto alla fuprema volt a del Teatro, e da ef •««^"fV.- fa difcefe fopra funi portando uno a cavallo. rij^î"^. Se quello mirabil fatto feguifîe nel Teatro, ™^'«'tio nell' Anfiteatro, 1* ufo di Sifilino, che per £/r^r,>. 1' uno, e per l'altro ufa alcune volte tal no- troducuuin me, ci lafcia in ambiguo: ma ovunque fbf Tl'f.a!r"m

~ -ii- iii iniummur.i

fe, troppo mirabile vien* a renderlo la ver- ,;„f formfion Latina di Dionc , fecondo cui 1' Ele»ccm c°"-

r \ -i-ii i- trrndtt y

fantc a cosi terribile altezza non tu tratto, alque ina-f ma afcefe , e non fu funi, ma camminanda vebent i>o. fopra un a fune. Qiiinci poi hanno intefo 'Z"'/",^,,. alcuni, che gli Elefanti funamboli, fecondo l*ùt /. s. Svetonio fatti veder la prima volta da GaU^*^. 3, ba, ballaflero fu la corda. Ufafï nel Greco iuctffere. il numéro del più, e cosi fa Plinio , oveadv*rfi fcrive, che gli Elefanti furono ammaeftra- *"' ti a camm'mar fopra funi : faranno flate più corde congiunte infieme, e formanti un piano fiirficiente per si grand* animali : ma comiuique fofle, cib che racconta lo Storico dello fpettacolo di Nerone maraviglia fu grande in tanta altezza. E' credibile, che il tetto di quefte logge rimaneffe fotto i feneftroni, che veggiam nel Colifeo al quarto piano, e che arrivavano fino a i modioni, ove pofavan nel di fuori le travi del Velario; dovendo per detti fèneftroni, quando gli Spettatori eran dal Velario çoperti, venir nell'Anfiteatro aria, elume.

Qr çofa dirb, che riufcirà nuova a molti, i quali fi penfano, che la fommità di preziofi colonnatifbffè comporta: 1* interno di quefti due piani da noidefcritti, che vuol dir gradi, e logge, eran di legno, Di taie ftruttura diede già efempio Tarquinio nel Circo, avendovi per teftimonio di Dionigi ^*, 3; fatti i fedili inferiori di pietra, e i ftipcrio- "~ t,{v^a% ri di legno. Da quefto verranno a intenderfi i pafli di Dione, di Lampridio, diS.Gerolamo, e d'altri Scrittori addotti nel pru

h nio


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DE GLI ANFITEATRI

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mo libro , ne quali fi legge efTer piîi volte

feguito incendio nell' Anfiteatro; perché s'

eilo fbffe ftato in ogni parte délia, materia,

di cui veggiamo eflère cib che rimane, non

vi fi farebbe per certo appefb il fuoeo mai.

Quindi è, che Dione nel grand' incendio altrove

altrove efpreflè, che fi abbruggib

Dh.pag. non 1'Anfiteatro, ma tutîo ilfuo cerchio furf9iZZfi.prrwre,

furf9iZZfi.prrwre, altre cofe infieme, chenonerano

a^i.u au-ri parte dell' edifizio. Quel fuoeo vien deferitt+euv.

deferitt+euv. jajj, jflorico per cos\ veemente, che non

avrebbe ai certo potuto fufcitarfi , e cosî oftinatamente continuarc, fe non dovefoffe ftata grandiflïma quantità di legname. Appare da quel luogo ancora, corne il numéro de gli fpettatori, aflèrito da Vittore, non avea luogo ne' gradi di pietra, corne penso Lipfio; ma tanta parte ne ftava ne' due piani di fopra, che mancando effi, non potea farfi nell' Anfiteatro fpettacolo . Anche il Grco Settentrionale in Coftantinopoli era di fomigliante ftruttura , leggendofi nel Cronico di Marcellino , che in tempo dell' Imperadore Anaftagiovi s' abbruggiarono / gradi (cioè i più alti) con la lor vol' ta , cioè con la loggia coperta .

Eflère ftata la più alta parte di Iegno, fi pub imparare ancora dalle Medaglie, mentre fi feorge in efle, corne quelle logge non erano archeggiate , ma architravate, lrammeflb tra i larghi fpazii un diritto ftipite -. tanto bafta per far conofeere , che tutto era di legno . Dovea cib contribuir grandemente a lafeiare aperto lo fpazio, e libéra la veduta a gli fpettatori, quali nella Medaglia prima veggonfi fino ail* ultima fommità: pila/tri di pietra, ed archi avrebbero occupata una gran parte del fito. Ve10 c, che preflb Sifilino nel racconto dell' Elefante poco fa accennato, chiamafi quella iuprema parte apfide , che d1 ordinario viene a dir'arco, o volta; ma pub quivi intenderfi non di vani archeggiati, ma dell' interno foffitto fatto a volta : perb da Tertulliano in un paflb, di cui parleremo altrove, quella parte fu indicata col nome di camere, che in Latino viene a dir volte. Vitruvio nel fopraddotto paffo la chiamb portico, taie in foftanza eflendo, benchè d'altra materia, e più aperto deglialtri. Cosî chiamolla anche Calpurnio ne' verfi già rifèriti, di quefta in efli dovendofi intendere, ove nomina il Portico impiaftrato d* en uni* oro. Anzi nell' Egloga ifteflTa dicefi cib efPortùut prefiamente, ove il paflb fia ben letto, e ben'intefo:

Vidimus in Coelum trabibus fpetlacula textïs Surgere, Tarpeium prope defpec~iantiaculmsni Jmmenjofque gradus. Speèlacula fignifica qui quafi flanzini, ne'

auro.

quali appare, che le logge fbflero compartite. Cosi è da intender Plauto } ove ha Cun. A che il vento buttb giù gli fpettacoli, e Ci- 5 s- '• cerone, ove dice, che fi eccitb applaufo %.' '" negli fpettacoli tutti, e Livio, ove che nel Circo ognun fi fece i juoi fpettacoli. Queftelih- » flanze erano lavorate trabibus textif, corne dee leggerfi ; il quai modo di parlare è prefo da Virgilio, ove dice, che il cavallo di Troia fu fabricato Roboribus textis . Vide Calpurnio adunque nell' Anfiteatro gradi immenfi , e logge più alte délia cima del colle Tarpeo, quali eran comporte di travature. Percib è, che s'indoravano ; e quefta è la cireonferen^a interiore del Teatro , Ub. 65. cui fêce dorar tutta Nerone per occafion di "' 'r8?,cv Tiridate, men bene eflendo tradotto in Si- ^c^C filino, che facefle dorar nel di dentro il0*'. Teatro tutto ail' intorno. ™ Je™

In tutti quefti fiti capiva molto bene il numéro di fpettatori da Vittore enunziato. Troppo più ne conteneva il Circo, mentre baflava a cencinquanta mila fin quel di Tarquinio, fe dobbiam credere a Dionifio, c w , il Maffimo di Cefare ne contenea dugenquaranta mila per detto di Plinio; ma non /. it-c.i3. era cib di maraviglia alcuna , eflendo lungo tre ftadii : ben maraviglia fu il fàrne ftare fbpra ottanta mila in si poco fpazio, quai era in paragone quello dell' Anfiteatro. Anzi il Circo fu ingrandito ancora più da Traiano.

La confbrmazione del Romano pub farci arguire, quai ibR'e nella fuperior parte anche quella dell' Anfiteatro Veronefe : ma con avvertire , che delli due fpazj in alto, quali corrifpondevano alli due portici ef terni inferiori, il Veronefe non ne avea che uno, non eflendo qui raddoppiato il recinto, corne in quello. Doveaci perb efler di meno gran parte de'gradi di legno, poichè le logge nell* alto erano un neceflario compimento, ed ornato. Quali quefte per l'appunto fi foflero, non ardirei d'aftermare. Si offervano in alquanti de' pezzi antichi ne'più alti gradi fpazj unifbrmi contrafegnati, e fempre di tre piedi emezo; vengono fino alla meta del grado, e lafciano tanto fito da potervi ancora comodamente fédère : in alcuni fon' anche due buchi quafi per imperniature. Non fi fofpetti, che ne reftino indicati pilaflri di pietra, ftando in contrario, che il pavimento non di laftre, ne foftenuto da volta di muro, ma fi conofee era di legno ; perché i modiglioni prominenti per di dentro, e formati dalle ftefle piètre, che per di fuori formano il fregio del terzo piano , fono incavati per traverfo, e adattati per dar ricetto a travature : veggonfi ancora nella fafeia, ch' è ad

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LIBR.O SECOND O.

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effi fuperiore, più buchi, ne' quali pare entraffero i traverfï delpalco, o altri legni, c ferri, che a cio ferviflèro. Che il terzo palco fbffe qui di legno, puo arguirfi ancora per non avère l'efterna parete, in cui fi riduce il terzo piano, groffezza capace di minorarfi ancor tanto nel quarto, che baftafTe a impoftarvi di nuovo altra volta di rnuro, corne ne' due di fotto. Il fupremo ordine, ov'eran le feneftre , forfe non più. alto degli altri, corne nell'Arena di Roma, ma era più bafïb, come a Pola, e a Nimes, e forfe rimanea libero per coloro, che lavoravano alla tenda. Comunque fofTe dubitar non fi puo, che almeno per altrettanta gente di quella, che fedea ne i gradi di pietra, non doveffe effer luogo nella parte ad effi fuperiore,

CAPO DECIMOTERZ.O.

Ordine, e difiribu^ion de gît fpettatorï nel fédère .

ORa che Ci è trattato di tutti i luoghi, ne'quali fedeano gli fpettatori, alcuna cofa è da dire délia difpofizion loro, e dell* ordine che in cio fi tenea ; poichè quefto ha moka relazione con la confbrmazion materiale dell* edifizio fieffo internamente, c fervirà tal notizia per comprender meglio quanto fi è detto,e per intender molti pafû d' Autori antichi. Non tefferb 1' iftoria di tali ordinamenti cominciati fino al tempo de i Re nel Circo, ne délie mutazioni avvenute, per non deviarmi.

Alcune diflinzion generali furon dunque nell' Anfiteatro tra gli fpettatori. Prima fu quella dell' ordine Senatorio, e délie primarie dignità . Quefta più nobil clarté ebbe luogo fui Podio tutto ail' intorno. Nel mezo di queflo ftava un palchetto chiufo, detto Suggefto, e ancora Cubiculo, per 1' Imperadore . Ne' Teatri di Roma erano palchetti per altre dignità ancora , nomi7. nandou" da Vitruvio con nome di Tribunatv li, e nominando Svetonio quello delPretore: nell* Anfiteatro non ne trovo menzione. Altra diftinzione fu per l'Ordine Equeftre. Impariamo da Dione , come Lucio Rofcio ( Per cognome Ottone ) Tribuno délia plèbe l'anno di Roma 687 porto legge dcl feparar con diligenza ne' Teatri i fedili de'Cavalieri, com'ora ufiam dire, da o* quei de gli altri. Scrive Plinio, che a perfuafion di Cicérone perdonarono a coflui le Tribu si fatta legge Teatrale, foftrendo in grazia fua di huon cuore il venir con tal diftèrenza fatta fpiccare la loro inferiorità: Ver. Illufir. Parts IV.

ma fdegno ne moftro Giuvénale, benchè dopo si gran tempo, ove diffe,

Si piacque alvano Otton, che ci diftinfe. Impariamo dall* Epitome di Livio , come lu. p»* reftarono a' Cavalieri affegnati i quattordici più baffi gradi. E perché la condizione dipendea dal cenfo, perb in tempo d' Augufto molti Equiti feaduti di facoltà, non ardivano feder ne i quattordici. Ma queflo numéro potè fervarfi ne'Teatri, dove i Senatori, e le perfône più qualificate flavano a Roma nella platea ; ma nell' Anfiteatro, in cui alla prima clafTe non potea certamente baftare il Podio, è credibile, che quelli délia féconda condizione crefciuti in grandiffimo numéro, fi eltendeffero ancora in alto : in facti non rifeontra nel noftro Anfiteatro il numéro di quattordici gradi fino alla Precinzion prima, onde pofla crederfî fbffèro confinati fotto quefta. Diro ancora, che nell' Anfiteatro non pare fi attendeffe fblamente la divifion per gradi, ma principalmente quella per Cunei, affegnati altri di quefti inceramente ail'Ordine Senatorio, altri ail*Equeftre ; perché narra Svetonio, come efTendo cadute la maggior parte ne' luoghi, o fedili Popolari quelle teffere, che Domiziano avea fatto gettare, e fpargere, e in virtù délie quali a coloro, cui toccavano, eran poi date in dono cofe varie in ogni teffera notate ; egli comandô, che cinquanta ne foffero diflribuite non per gradi, ma a à a je un Cunco de gli Ordini Senatorio , p»»». <■ 4ed Equcjlre . Ne potean certamente capir ",3^ fui Podio tanti Senatori, e tanti graduati queflrirac di prima ciaffe, quanti intervenivano con5'"™?'* le lor divife ne gli fpettacoli : perché délie facre dignità folamente annovera Arnobio Pontefici , Curioni Maflimi, Qtiindccem-l,b' 4* viri, Flamini , Auguri, e Veftali . Nel Circo fede propria, e feparata afTegnb a' Senatori Claudio, a gli Equiti Nerone , come da Plinio , Svetonio , e Tacito . S* impara da una lapida, cho riferiremo fra poco, come quando diceafi, affegnati gradi tanti, s* intendea in un tal Cuneo folamente, e non tutto ail'intorno.

Infieme co' Cavalieri fedean nell' Anfiteatro i Tribuni, de'quali pure moltogrande era il numéro, perché vi erano i militari, e i civili,e bafîava elTere flato una volta in tal grado. Anzi Porfirione , antico interprète d'Orazio, dice che de*-Tribuni *J l^* erano i duc gradi primi. Erano gelofamen- f0 * te efclufi da si fatti luoghi i Liberti, onde Auguflo vietb il fédère in Teatro ne* Senatorii a'Legati délie genti libère, perché Svet. c. 44. feppe , mandarfene tal volta alcuni di condition libertina ; e nota Dione, come cofa fîk 5$ fingolare, che non foffe imputato a delittQ

L x a un


id-]

DE GLIANFITEATRI

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a un Tribuno délia plèbe l'aver fatto fe- I dere prelfo di fe fuo padre, benchè faite Liberto. Sopra nelle logge coperte ftavan le donne : è credibile faranno quivi ftati altri gradi, fopra quali fi poneffero le cadregbe feminili mentovate da Calpurnio. Appar da Plutarco, che in tempo di Silla donne ed uomini confufamente fedeano ne gli fpettacoli. A tempo d'Ovidio cosi ftavano ancora nel Circo, infegnando lui ne gli Amori, di farfi grato con badare, che chi Sv.Aug. fedea dietro non defle noia. Ma Ottaviano f' 44' lefeparb, e non voile che fteflèro, fe non nel più alto luogo, e cio benchè pugne folamente di gladiatori dovefïèr farfi. Eccettuo unicamente le Veftali, aile quali aflègnb ne' Teatri un de' migliori fiti ; e che nell' Anfiteatro fedeflèro fui Podio , fi ha da Prudenzio. Fra le Veftali ftettero non di rado le donne Augufte. Ma in alto dietro le fedie délie donne andava 1' infima plèbe, e coloro, a'quali non era deftinato

Erecifo luogo. Quefta era la gênerai diftriuzione, non eflèndo poflîbile di determinar più precifamente. Se riguardiamo un paflb dell'Egloga più volte mentovata, parrebbe , che da perfone qualificate tutti i gradi fino aile logge fbflero taloraocçupati; dicendo il Poeta, corne a lui fu fbrza andare, ove tra le fedie délie femmine Jiava la turba vile, avendo trovato per lo gran concorfo , che tutti i luoghi fcoperti da Equiti, o da Tribuni erano preii . Ne* luoghi popolari è aflài credibile, fi divideflero per Tribu, affegnato a ciafcheduna il fuo fito : tanto par fbflè neceflàrio per ifchivar folla, confufione, edifbrdine. Sen'ha anche un cenno nel Gloflario antico , che rende la voce Cuneus T beat ri per <pvXvi Otârpou.

Ora potremo intendere la divifione rammentata da gli Scrittori délia Cavea in prima , mezana, e fitprema . Il fignificato di "b M. quefte voci non éftato ben comprefo. Lipfiointefe per prima, o bafla tutto il fito dell'ordine Equeftre; per mezana, ed alta gli altri marmorei gradi. Bulengero pensb indicarfi per eflè la divifion délie Precinzioni: ma veramente per Prima, nominade SimP.. ta da Cicérone, intendeafi il Podio, e forml cavél' ^ * Piu bafli gradi, deputati aile perfone fp*riat. di maggior conto: per Mezana, nominata Aug.c. 44. da Svetonio, tutti gli altri gradi di pietra: 2Zu'mmt Per ^uPrema y nominata da-Seneca, e detdu cavea. ta Ultima da Cicérone, s'intefero gradi, e logge de' due piani fuperiori ; fe pure anche i gradi fuperiori di Jegno non fi comprendeano nella Mezana , rimanendo alla mdfummam Suprema le logge foie. Seneca per parois Cf"a«7t,a ProPrie délia Cavea più alta intefe baffe, e «*"*• pjebee. Nella mezana ordinb Augufto, che

niuno potefTe ftare di coloro, ch'aveanbruna vefte, cioè a dire délia gente minuta \ perb difle Calpurnio, che 1' abito ruftico, e la fofca povertà gli avea impedito d* acco- Vuiiav.r ftarfi a i luoghi nobili, ove fedea 1* Impe- P""?"'" >■ radore. Perché l'ordine fi fervaffe, non poca eral'attenzione . Augufto mandb a cac- ^«o»f.i+ ciar via un foldato gregario, che vide feder ne' quattordici gradi. Domiziano fece efpreflb editto rammentato da Marziale ,'-s-rp.s. per tener depurati i gradi Equeftri . Affiftean fempre Locarii, cioè affegnatori de i luoghi, quali fàcean levare chi fi foffe pofto, dove non gli conveniffe. Alcuni di coftoro, per nome Oceano, e Lezio, fon rimafi famofi in Marziale. Fa menzion Quintiliano del potere per la Teatral legge intentar 1' azione corne ingiuriato colui, che fi foffe fatto levare a torto, perché trattavafi in cib del fuo ftato, e dell' eflèr fuo.

Infègnb Lipfio. che il luogo del Senato nell* <•• s. « Anfiteatro fi chiamava Orcheftra, il che "' " M diflè effer cofa trita, e giudicbfi componeffe di quattro o cinque gradi. Bulengero in-ie c'>'-: terpretb per relazione ail' Orcheftra cib*.744'x' che ferive Svetonio parlando dell' Arena . Cosi Spanemio alla Medaglia di Gordian Pio con l'Anfiteatro dice, vedervifi l'Imperadore co' Senatori nell' Orcheflra; cosi Harduino fopra Plinio, e cosi gli altri tutti: ma non per verità fenza grand' errore; perché di chiamare Orcheftra una parte dell' Anfiteatro, non fi troverà efempio mai preffo verun Antico ; c ripugna da fe col fignificato fuo la fteflà voce, quale era si individuale al Teatro, che Dione per dire Anfiteatro , Teatro , e Circo , diflè Teatro ve- x.>/-. »■ natorhy Ippodromo, e Orcbcjlra; e S. Gioan ^'f,'. Crifoftomo pari mente diflè Ippodromo, e Or- ad ,*<>;•. cherra per dir Circo, e Teatro. ScriveSve-^;/.,. tonio, che permifè Claudio a gli Ambafcia- xw tori de' Germani di feder nell' Orcheftra, ''*<'•*; avendo prefo inbuona parte la femplicità, e la franchezza loro dell" eflervi andati da fe, levandofi da i luoghi popolari, overano ftati condotti, per averveduto, che nell* Orcheftra ftavano quei de gli Armeni, e de' Parti; ma quivi fi parla di Teatro. Ail* incontro non di Teatro fi parla, ove narra l'ifteilb Storico, che Augufto un giorno di fpettacolo, conduflè per mezzo l'Arena gli '<•?■ "• oftaggi de' Parti, e gli collocb fopra di fe di"e"?r nel fubfelliofecondo : perb non avea luogo il Cafaubono d'intender quivi la féconda fila de' fedilinell'Orcheftra. Ma né pure intendo fecondo Cuneo , corne vuole il Torrenzio, bensi il fecondo grado, nel quale fopra di fe fece Augufto fédère i Parti: li quaîtor- m. $■ ->■ dki fubjellii diflè Marziale per fignificare i gradi Equeftri,

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LIBRO SECOND O.

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Col fudetto errore altroaccoppiarfi fnoie, di creder, che 1» Orcheftra de'Teatri fi componeffe di gradi. Bulengero afferma, a 1. Î7. che n' ebbe quattro, o cinque. Harduino ai "^ 30, luogo di Plinio, ove tocca délie reti, che difendeano il Podio dalle Fiere, fi mette a fpiegar 1* Orcheftra de' Teatri, e dice con le parole di Lipfio , e del Bulengero , che conftava di quattro, o cinque gradi , eche 1* ultimo vicino al Podio era il più nobile, e n' adduce in pruova i verfi di Giuvenale, ci ta ti da Lipfio, ne* quali fi vede, che le prime Famiglie ftavan fui Podio.Ma l'Orcheftra de' Teatri non altro fu , che quell' area in mezo, or da noi detta platea, quai preflb i Greci ferviva per le danze , onde prefe il nome, e preflb i Romani, che portarono i balli fu la Scena , per federvi fopra fcanni portatili i Senatori, e le perfone più graduate. NuIIa ferve pero il paflb di Giuvenale, che parla del Podio, e non de' gradi; dell' Anfiteatro, non del Teatro; e che trattadelloftare i più nobili fui Podio, non nell'Orcheftra. L' ifteflb Autore in altro luogo interpréta Teatro, dove Plinio «d 1. s. parlando di Leoni, dice Arena\ edove Pliri6- nio parla del popolo difèfo dalle Fiere con inferriate, fi fa ad infegnare, che chiamava Cavea l' area,ckr è in me^p ay Teatri, dalla quale il popolo mirava tGiuocbi; indi che chiamavano Arena la Cavea dell' Anfiteatro, percbè ft fpargea di fabbia: ma veramente ne in Teatro v* era bifogno d' aflicurare il popolo dalle Fiere, ne per Cavea s'intefe il Campo, ne dal Campo mirava il popolo i Giuochi, ne fi fpargea d* Arena negli Anftteatri lo fpettatorio, ma la piazza . Tocco quefte cofe mal volontieri, e fblo per la neceftità di mettere in qualche miglior lume quefta materia, e perche fi conofca, non giovar molto la prodigiofa inondazione, e moderna fontuofità de' volumi per condurre a perfezione le lettere,

Oltre aile fopradette diftinzioni generali altre particolari ve n'erano. Augufto, in tempo del quale ogni buon ordine era in cib confufo , e trafandata ogni regola, oltre al rimettere le prime leggi , feparb i foldati dal rimanente del popolo. Aflègnb i lorordini, cioè a dire i lor gradi, agli ammogliati, fecondo l'antica idea di privilegiare il matrimonio in più modi . Pero ^•5-4*. Marziale burla Didimo Eunuco, che vanta va poter fédère co' Cavalieri, dicendo , che non perb potea co' mariti. Abbiam da Plinio giuniore, corne tra gli onori di coloro, che avean tre figliuoli, uno era di feder diftintamente negli fpettacoli. Voile parimente Augufto, che ftefleroda fe i Preteftati, cioè i giovinetti, cosi chiamati perché

perché all'anno diciottefimo portavano la toga orlata. Molto coftumavano le antiche nazioni di feparar per età. IlCollegio de'Fabri fu da hervio Tullo diftintoin due centurie de'più vecchi, e de'più giovâni. Anche nel Teatro d'Atene i giovinetti ftavan da fe , corne fi trae dallo Scoliafte d'Ariftofane, e da Polluçe. I Giu- Potu*. dei fupplichevoli che vennero a Roma,c^^,. erano diftinti in truppe di vecchi, giova- L^t. ni, e fanciulli corne fi ha da Filone. Avean "*cluogo deftinato anche i miniftri de'Magiftrati, onde riferifce Tacito, che a un accufatore fu dato per mercedç luogo in Teatro tra Viatori de'Tribuni. Molt'al-4»*. /. 1. tre particolarità fapremmo, fe fi fofleconfervata la legge Rofçia, di cui abbiam fatto poc'anzi menzione. In efla imparo da Cicérone, corne in luogo a parte venivan confinati i falliti T e coloro che le proprie facoltà avean difperfe ; rimproverando lui a Marc' Antonio , perché fi fofle con tut- pi,/- zto cib pofto ne'quattordici ordini , o fia gradi. A tante diftinzioni facilita preftavano i Cunei fopra dimoftrati, e fbrmati dal- ct>. 44. le fcalette. Pero dice Svetonio , che Au- *'%*"'„ gufto aflegnb // fuo Cuneo a'ghvoenetti, eÇuum,,t il proffîmo a'Pedugogbi, che potean cosi da p[>^'0']s vicino oflervargli.

Ad altri ufi ancora fuor di fpettacoli fcrvian talvolta quefti publici edifizj. In Grecia ragunavafi per lo più ne'Teatri il Configlio délie Città. A Roma fu opinion del Salmafio , che nell'Anfiteatro tutte le ad Hi« publiche diftribuzioni fi fàceflero;e inquel- An&.p.M. la di danaro, fatta a tempo di Marziale, par fi comprovi cio dalla burla, ch'cgli dà a quel Cavaliero , il quale dopo ricevuto cib che gli toccava , andb a carpire altre moneto ne 1 Cunei ulteriort. Ma negb/.i. *4con ragione Giacopo Gotofredo, che fi facefle nell'Anfiteatro, o in Teatri, la di- «dc.Tb. ftribuzione al popolo del pane , chiamato <*""*»•"*• Gradile perché fi dava fu gradi. L'Ifcrizion Gruteriana del donativo dato al popolo da Claudio Crefimo per gradus, che Gmt. vien'addotta in tal propofito da ambedue I75,ï" i fopranominati grand'uomini, è falfa, in che non è da entrar' ora.

Ma ben'altra Ifcrizione légitima, e veraabbiamo, che pubefser di molto lume, o per confermar le paflate , o per acquiftare in quefto punto notizie nuove. Sul finire del paflato fecolo fi fcavarono a quattro miglia da Roma alcuni pezzi di marmo con memorie fpettanti al Çollegio de'dodici Fratelli Arvali. Quefto era un facerdozio ordinato a far fagrifizj per l'ubertà délie campagne. Le Ifcrizioni furon fubitopublicate da Monfignor Torre ne'Mo- f. 3SÔ.

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DE GLI ANFITEATRI

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rttimentï d'An^io, dove pero poflbn vederfi. I^rticolarità molto curiofa in efle è la defcrizion del luogo deftinato a quefti Sacerdoti ncll' Anfitea .ro . L'afïègnazione par fàtta nell'ultim'anno di Tito , che vuol dire nel primo porre in ufo !• Anfiteatro : l'ifteflb fi farà pratticato con l'altre condizion di perfbne. Dal contenuto di quefta Ifcrizione fi trae , che al Collegio Arvale fu dato luogo in varie prefè, cioè prima al Meniano primo, nelCuneo duodecimoy m otto gradi marmore't. Poi al Meniano alto fecondoy nel Cuneo fefio , in gradi marmore't quattro. Indi al Meniano alto nelle tavole di legno, al numéro çinquanta tre m undici gradi, Lo fpazio in tutti quefti fiti a£ fegnato notafi nel fine , che fummava piedi cento ventinove e mezo : nel numéro de'piedi diftribuito in ciafçun de'gradi, e nelle notate fbmme di effi,è un poco d'imbroglio. Maoflèrviam per ora con quanta efattezza fi diftribuifTero i fiti ; e corne non fi colloçavano i corpi in linea fu un grado folo, ma più tofto a truppe , e di baifo in alto. Fu afsegnato tanto fito , perché le dignità venivano ail' Anfiteatro çot corteggio de'lor ferventi, e miniltri onde abbiam veduto fopra, che vi avean luogo i Viatori Tribunizii . Meniano fignificava poggiuolo, ballatoio, ringhiera, luogo da camminare in alto. Meniano primo è credibile fi debba intendere il Podio, febennon W.4. veggo r.ominati i t'ratelli Arvali da Arnobio co'principali Sacerdozii, che con decoro ne'publici fpettacoli intervenivano: fbrfe a quel tempo tal Collegio non vera più. Gli altri Meniani fono i piani délie I Precinzioni, e parmi poterfi da quefto no me arguire , che aveffero anch'efli fponda, e foflèro balauflrati. Sembla in oltre qui, che con nome di Meniano intendeffero talvolta lo fpazio tra una Precinzione, e l'altra. Appare altresi, corne i Cunei eran molti, e corne dalle Precinzioni venian feparati gli uni da gli altri, e fe ne coftituivano ferie , e numerazioni diverfe, e non poteano pero efsere in altro modo , che corne nella Tavola nona abbiam figurato. Si ricava non meno in confèrma di

?^uanto fi è detto , che un' ordine ve ne I ofse ancora fopra i marmorei gradi , e corne molti luoghi fofsero in tavolati di legno, e corne di legno v'eran gradi, in lindici de'quali furon pofti i ferventi del Collegio Arvale, non dovendofî creder con Lfp.c.it. Lipfio , che il feguito ancora de'Magiftrati ftefse fui Podio con e{fi . Preziofo monumento è perb quefto per 1* Anfiteatro.

Alcuni ho udito talvolta maravigliarfi,

corne potefsero gli uornini civih, e nobih ancora , fenza molto danno délia fanità ftar tutto un giorno fedendo fu gradi di gelida pietra. Per verità iarebbe in tal modo ftata peggiore la condizion loro di quella. de'plebei, che ftavano in cima ne'tavolati : e tanto più, che fi facean d'inverno ancora fpettacoli. Ma è da fapere , che fopra i gradi di pietra afli di legno erano ftefe,e fu quefte fedeafi. Narra Dione, che L''r[c.is. in tempo di Caligola furon pofti guanciali ^"«rf fbtto a'Senatori, perche non fedejjero fopra fv, ■jV^7, le nude Tavole. Il P. Montfaucon intefe *;«££» quefto pafso di cufcini pofti fotto piedi ma farebbe ftata poca economia il farne "™\£ un tal'ufo. Pavimentati di legno i gradi' moftra lo fteflb Storico, ove parla del fulmine altre volte mentovato , benchè la mancanza di tal notizia n'abbia fatto riufcire la verfion Latina poco felice . Die* egli, che da quel fuoeo fi abbruggib tutta la circonferenTjd fuperiore, e infieme Ivroçxt/'xàa iSûtpn wâvra : Leunclavio» fegui-. tato in quefto luogo dall'editor délia nuova giunta a Dione, rende , quidquid effet v,b. 7s. in Jalo interioris circuit ; che potea renderii , et pavimenta interiora omnia \ çioè a dire tutti i pavimenti de'gradi , o fia lo afli , çhe fopra i gradi teneanfi : nell'ifteflb paffo ancora non avrei tradotto Arenariumy e avrei detto fi accefe , più tofto che deflagravit , non eflèndofi çonfumato 1* Anfiteatro , ma accefb fuoeo in eiïb.

I guanciali da'Senatorî paflarono a Ca* valieri, corne un pafso di Giuvenale accenna. Non n'era ignoto l'ufb a' Greci TJ nim nel Teatro, perche gli mentova Teofrafto , ^x*:*. ove dell'Adulatore. Nell'Arena di Verona durô fino a tempo de' padri noftri l'ufo di fédère alla Comedia le Dame ancora ne* gradi, ma fopra i cufcini délie Carrozze, che i lor fervidori vi portavano. Sul Podio per6 ftavafi ancora con maggior dignità , cioè fopra fedie, che vi eran recate. Sopra fella curule ftava Augufto, corne cap.^. daSvetonio: per Tiberio, e per Seiano fi portaron dorate, corne da Dione . La for- Dioj_5%. ma di quefte fi vede in moite Medaglie ; la materia s'impara da Orazio , che le /.!.*/>■«• chiama curule avorio : competeano a varie dignità. Ma forfe tutti quelli d"ordine Senatorio paflaron poi da'guanciali aile fedie nell'Anfiteatro; e pare ve ne foflèro più. file, mentre quel Manneio derifo da Marziale , che fi era mefso nel primo grado , com'avea in ufo avanti l'editto di Domiziano , fatto levare, fi caccib nel /. 5.14. terz'ordine délie fedie, com'io leggo quel f'^,,, verfo , corrifpondente nel modo di parlare 'tertùif

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LIBRO SECOND O.

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al fopraccennato di Svetonio , ove nomina ûfedilfecondo. Nomina anche Vitruvionel Teatro gradi, fopra quali fi ponean fedie: ■''-5-41- nomina Marziale Scanni de* Cavalieri ; e altri pafli vi fono , per cui fofpetto nafce, c.n.dt ch'anch'effi ufafsero poi fedie . L'Impera'?"„/"'''" d°re Arcadio ne vietb l'ufo folamente alla gente più vile ; ne intendo io quella legge di cadx-çghe portatorie per cammino, corn' altri ha fatto. Ovidio nell 1 Arte nomina anche i fuppedanei. Si farà in oltre talvolta praticato fenza dubbio nell" Anfiteatro ancora, quel che ne' Teatri fi ufava per replicato teftimonio di Dione, cioè che per onorare alcuni fi ponefsero fedie ne' luoghi loro , bcnçhè fofsero afsenti , e talvolta anche dopo morte. A Germanico già traAnn. u z. pafsato abbiam da Tacito, che fur porte felle curuli, e fopra cCsc corone di quercia (ilche vediamo in più Medaglie rapprefëntato) e che fur porte fra quelle de'Sacerdoti Auguftali , donde puo raccoglierfi , corne cortoro ancora ebbero un de'liti più nobili ne'Teatri, e nell' Anfiteatro.

Servira qui d'una fpezie di ricapitolazione per quanto appartiene al profpetto interiore dell' Anfiteatro la tavola XII, che fi prefenta. Oflervifi quanto diverfa da quella che Lipfio, il Fontana , e gli altri hanno

dato finora. Ecco in primo luogo il baflb recinto interno fenza fori di qua e di là, e fenza quelle moite porte fotto il Podio, che vi û. fon figurate per lo paflato. Ecco i Vomitorjin quattrolinee con la più bafla, che riufciva fui Podio, e che malamente fi tralafciava. Ecco i gradi compartiti in Cunei, corne le Medaglie , e gli Scrittori vogliono, e non difegnate le fcalette a cafo, ne a traverfo délie Precinzioni. Ecco fopra i gradi di pietra non mûri, ne porte, ne feneftre, ne archi, ma gradini di legno non interrotto da Vomitorj , ne da fcalette come dagli Autori fi raccoglie, e nelle Medaglie fi vede. Ecco fopra i gradini di legno non portico arcuato di pietra, ma logge architravatedi legno, come concordementei libri antichi , e le Medaglie infegnano . Ed ecco finalmente non perduto in alto gran tratto di fpazio per muro cieco , ne refo inutile e fatto vaçuo nella fommità tutto I'importare de" due corridori efterni, come fi rapprefenta ne' paflati difegni, ma il tetto deîle logge appoggiate al muro riufcire fotto i feneftroni, e fatto perô ufo di tutto il fito, e refa in quefto modo la fua vera faccia al più nobile, ed al meglio ar* chitettato edifizio del Mondo.

CAPO


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DE GLI ANFITEATRI

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CAPO DEQMOQUARTO.

Vcfario,

NOn fu l'ultima délie cofe ammirabili nell'ufo di quelV edifizio la facilita di coprire in tanta altezza, e in cosi vafto fpazio gli fpettatori, con tende, dette da i Latini Vêla, e Velaria , çhe fi mcttevano ad arbitrio, e levavano. Gli fpettacoli duravano tutto il giorno, e tutto il giorno vi fi perfifteva, benchè non mancaflè chi anSt. c»i dava nel Circo di meza notte per occupare *l!«mpr. l luoghi, andaffe avanti di il popolo in foltn Elag. la ovunque infigne fpettacolo fi afpettaffe . Che nçlla mattina fi preludefle con moflre di minor pompa, e fierezza, ricavo dalla 4, jrd fimilitudine, che dà Ovidio del Cervo del'b.i. ftinato a perire nella mattïnevole Arena\ e dalla menzion che fa Seneca del rifo, che dcftava la mattina nell' Anfiteatro il toro, e 1* orfb legati aflieme , ammazzati poi 1' uno c l'altro dal cignale. Vera cofa è, che alcuni andavano a definare, e tornavano, Bio.Svet. corne fi ricava da gli Storici, ove narrano, che non era fra quefti 1* Imperador Claudio, compiacendofi lui fingolarmente de' Giuochi Meridiani, la crudeltà de' quali-, benchè mifta di ridevoli apparenze vien deteftata da Seneca, eda Tertulliano. Degli /. a. e. 6. fpettacoli Pomeridiani fa menzione S, Ago(îino nelle Confeflioni : nel quarto fccolo f u c. Th. Ae vietato con legge a chi era in Magiftrato di '<*g. i. giudicatura il ritornare dopo pranfo ai Giuochi, comc gli altri faceano.

L'ardor del Sole refe perb neceflarioqualcheriparo. Ne' Teatri fi dette piu. fecoli allô fcopcrto, anzi in altre parti continua forfe in ogni tempo tal' ufo, perché vedefi FW. jn Apuleio, cheper pioggia Comedia s'in&,».'4. terrompe a mezo , e rimprovera S. Gio. '" tf- Crifoftomo al popolo il patimento, ch'ei facea inTeatro foffrendovi il foie a capo nudo . In Italia perb fi veggono le tende ne' Kcpg, ». Teatri anche fuor di Roma da una Lapida Gruteriana , Abbiam da Plinio, e da Valerio Maflimo, che primo a far' ombra ne' Teatri fu quinto Catulo, e che di cio prefe efempio dal luffo, e dalla molliziede' popoli Campani. Di Teatro coperto fa *•**■<■ «5- menzion Plinio altrove in pafib acefalo,che percib poco ben lega con quanto précède ; ma cjuivi dee intenderfi d' un Teatro ligneo ftabilmente coperto; ne nomjna Plinio 1' Architetto Valerio d' Oftia , poichè farà ftata cofa mirabjle per la gran larghezza : cosi leggo in Filoftrato, ch'uno ne feceErode Atciço coperto di çedro. Che nell'Arena

nell'Arena fi ftendefiè il Velario , dimoftrafi da un pezzo del confueto marmo roffo, largo oltre a due piedi , e quafi quadrato, che fi è trovato nello fcavare, c confervafi : in eflb veggonfi fopra un degli angoli, e nelle parti all'angolo contigue, molti canaletti incavati dalle funi nel fréquenté rader la pietra. I veftigj fon di corde non pifc grofle che un quarto d' oncia , poichè le grandi, che fofteneano il pefo, itavan ferme , ne fcorreano, corne le piccole, con le quali fi tiravano fècondo occorrenza , o fi ritiravan lefalde. Cosi almeno io penfo .

A coprir con tele di lino fu primo Len- p/;„. /,. tulo Spintro. Ma riferifce Dione in pruova c *• délie ccceftive fpefe fatte da Cefare ne'Gi- '' ' 43 uochi, corne era voce, aver lui , perché

niuno fbffe moleftato dal Sole, coperti una voltagli fpettatori con cortine di fêta: da' certami raccontati prima per lo Storico, fi rende probabile, che il luogo cosi coperto da Cefare fofle il fuo Anfiteatro di legna: ecçefib di luflbfu quefto allora ,non nafcendo, ne lavorandofi la fêta fe non in remotiffimi paefi: oiïervo in Vopifco, corne finoa tempi d'Aureliano una libra di drappo di pura fêta (i valutava una libra d'oro. In Teatro fece una volta Nerone ftender ve- x'>**'- '"•> le di porpora , figurant! un Cielo a (telle d* oro, con la fua immagine ricamata nel mezo in figura del Sole, che guidafle il cocchio. Ordinaria mente perb il tendone eradi lana. L* argomento da un pafib di Tertul* liano, ove per efprimere, che Dio vede anche fuori dell' Anfiteatro, dice ch' ei vede extra caméras y et gradtts, et apulias. Lipfio cap. v.. fcriflè qui non faper penfare, che fi potef-^^'"'";, fero eflèr quefie apulic : Bulengero deduffe non pi. tal voce dal Gieco, e difle aver Tertullia- b'^erlno cosi chiamati i portici fuperiori. Ma Tertulliano circofcrive in quel luogo 1* interno dell' Anfiteatro, e nomina le parti, ««/■/'< che il ferravano, cioè gradi, logge, e ten- -pn'xl>. de; ed a quefte non a quelle dà il nome d' Apulae (cosH dovendofi leggere, e non apu-> liae) cioè Pugliefi, ch* è quanto dir lane ;. quali convenevolmente dalla Puglia fi denominavano, mentre di Puglia erano le lodate fopra tutte l'altre, corne dice Plinio ; /• s. <•• f perb afïèrmb Marziale, che quella regione '""^•;," era nobilitata per le prime lane, corne Par- Ap0pt°r ma per le féconde, e corne Altino per quel- v'.!^j's1"" le del terzo grado. Apule fi dicean dunque A'pujia 1. le drapperie di lana dal paefé , corne Seri- /•*• '?-; che per la ragione ifteffa quelle di fêta. Tal I primato perb conferifce il Pqeta alla Pugliefe tra le lane bianchc ; dove i Velarii cornponeanfi d' ordinario di lane tinte, e variamente colorate;il che raccolgodaipaffo di Lucrezio, ove dice, çhe nel Teatro nb. 4 ■

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»iBRO SECOND O.

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.,«tr-* le tende roffe, c ferrigne, e gialle, rifran>>fi>'"are geano fopra tutto il confeffodegli fpettatori, e fopra la Scena, e faceano ondeggiar tutto co' lor colori ; cosi poeticamente dipingendo 1' apparenza prodotta dalmotode' panni per vento fluttuanti.

Ma non si facile, corne tutto cib che del Velario finor fi è detto, è l'intendere, e 1* immaginarfi, come fi poteffe in tanta altczza, e in cos) ampio giro, tenerlo diflefo, e follcvato, e maneggiarlo a piacere . Sap''ImiUtî- piam da Lampridio, che vi fi faceano affi'<■•'■ <Hia~ ftere foldati di marina, per 1' ufo, e prati'"" ca che aveano di regolar le vêle; ma nulla fappiam del modo. Nel Colifeo offervammo, ove fi moftrb l'efterior recinto, 240 menfbloni di pietra, ne' quali entravano altrettante antenne, che forando la cornice fopra vanzavano pcrtener fu il Velario: ma î;i difficoltà çonfiflc in vedere, come foffe

poffibile di ftirar là fu si forte le groffe funi, e di farle ftar tefc in tanta larghezza, quant' era il diametro di tutto 1* Anfiteatro. In quefto fono unicamente entrati gli Architettidi Roma, e hene ha rapprefentato in difegno, come tal faccenda fi di£ poneffe, il Fontana, benchè non abbia con

?arole fpiegato il modo dell* efecuzione, 'ongo qui la fua figura; ma bifogna immaginarvi qualche particolarità di più , perché non divifando altro, fi farebbe bensî potuto mettere in quel modo un tendone fia bile, ma non appare, come fi potefferitirarlo ad arbitrio, e rimetterlo; e purefap-* piamo a cagion d'efempio, che Caligola fi Svtu e. xt, prendea fpaffo talvolta ne gli fpettacoli gladiatorii, quando il Sole era più intenfb, di

far levare la tenda improvifamençe, vietajn.-

do. a chiunque foffe I* ufçire,

Non potea dunque tal Iavorio altramen- I te difporfi, che col fbrmar nel mezo un grand' anello ovale di groffa fune, pel qua- | le veniffe a lafciarfî fcoperta la maggior parte del Campo; il che era ncceflario ancora per a ver* aria, elume, edera modo ufato «on di rado dagli Antichi anche negli edifizj, corne nel Panteon d* Agrippa fi vede: la tenda era per difender dal Sole, e da improvifa pioggia gli Spettatori, non il vacuo '"f pvuia délia piazza; percib forfe chiamb aperta , tklTldit c Patente 1* Arena Calpurnio. Quefta fune !••«*. avrà avuto più anelli di métallo intorno, Ver. lllufir. Parte IV.

che avran fervito per attaccarvi le corde maeftre rendendo tanto più corto il tratto di effe, ed equivalendo a colonne, o altro fbdo ritegno che foffe ftato in quel fito. Quando occorreva preparar Giuochi, dovea quefto grand' anello, per cosi chiamarlo portarfi nel mezo, e attaccarvifi con rampini più funi, quali ricapitate poi ciafcuna dirittamente nell" alto délia circonferenza, per via di girelle, e d* argani faranno tutte a un tratto , e ugualmente ftate inalzate ,

Itirando infieme in alto la groffa fune, indi raccomandate con ficurezza. Quefto era

M come


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DE GLI ANFITE At'ïfcR I

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corne il fuolo, fopra cui facea pofar la tenda. Ma efTa divifa in moite falde, Tara ftata infilata da corde minori, e quelle è credibilepaffaffero per altrettanti anelli proporzionati, e diftribuiti opportunamente intorno alla gomonadimezo, giuocando dentro efiî a piacer di coloro , i quali ftavano fu 1' ultimo piano, e camminando fopra il cornicione, e fopra le coperce logge, aveano tal'incombenza. L'ordimento principale dovea eflèr raccomandato aile tefte délie antenne di fuori, e fors' anco nel piè dieffe, e fatto pofare orizontalmente fui giro del fecondo recinto fopra colonne di legno, che dovean percio fopravanzare nel dinanzi délie logge. Le minori corde nell* ifteffo circuito avran pofato fopra girelle; pereffer più pronte al moto; quivi folamenteprincipiando la tela.Forfe ntfl noitro Anfiteatro le funidi effa fifaceano flrifciare fopra pezzi di pietra pofti in cima del cornicione per tenerle piu follevate : delta tal fofpetto il pezzo di marmo incavato, di cui parlai poc'anzi. Fors'anco fi facean pafTar perdi fuori, e aveanricapito per le feneftre dell' ultinr ordine ; ma il voler' individuare il precifo, dove fi lavora di pura idea , ftimo fovcrchia cura.

Quanto fortemente reftaffero tefe, e con quanta fermezza le maggiori corde, pub forfe argomcntarfî da que' rapi menti in alto, che fi faceano veder talvolta. Fanciullï S* t. 4. rapït'tfino al Velario nomina Giuvenale . D' un toro rapito dal me^o delb Arena, che moto. 5.i5. ftrbdi portar' Ercolc in Cielo, parla Marziale. Di machina per tirare in alto quai fi rïf«»oç ufava fopra le Scène, e che infègna l'Etimologico antico, era chiamata Gru, fi ha veramente notizia; ma forfe nell' Arène fi facea ufo in queft' occafioni anche délie funi maeftre,deftinate a fofienere il Velario,

e del cerchio, e délia fua concatenatura. Non è da tralafciare, che par talvolta in leggendo gli fcrittori, rimaneffe la gente con tutto il Velario efpofta ail* ingiurie de' tempi: poichè fçrive Dione efîere ftati fot- /;/,. J9, to Caligola permeffi ne' Teatri cappelli ail 1 ufo di TefTaglia, per difenderfi daîl' ardor del Sole; folendo per altro andar gli Antichi a capo fcoperto. E che per neve d* improvifo caduta fi faceffe nell' Anfiteatro bianca la lacerna d'un taie,cfeeail'incontrario di tutti gli altri, veftiti fecondo \' ufodi bianco, 1* avea negra, racconta Marziale . /.4. «p.!,. Da lui pure impariamo corne le lacerne ( ch' erano quafi corti mantelli) fervivano prin- /. u n„ cipalmente per 1' Anfiteatro . Ma quefto Am^i,-,. " vuol' intenderfi, quando il vento impediva 't7'c7,ts di ftendere il Velario, il che, corne in più mend„muT paffi di Poeti fi vede, non di rado avveniva. ad "i"' •

CAPO DECIMOQUINTO,

Sotterraneo.

DA11' alto dell' aria paffiamo al profbn* do délia terra. Fu già ofïèrvato da molti, fbtterra ancora aver l'Anfiteatro mûri, e vacuità, ma niuno efTendofi mai prefo cura di far cavareampiamente, edi veder chiaro, flrane cofe fono flate dette. , Andréa Fulvio, Marliano, ed altri fcriffero dalle cloache effer foflentata in gran parte si vafta mole ; quando i condottj niente foflentano, e non paffano fbtto gli alti mûri. Lipfio, e altri molti hanno creduto, i vani fotterranei efsere flati ripoftigli, e prigioni, con cib ben moftrando di non avergli veduti, Efsendofi perb qui fcavato in ogni parte, fi è potuto formare una pianta fotterranea perfetta, quai nclla tavola XIV, defcrivefi.


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LIBRO SECOND O.

182.

Il rotondo, che appàr nel mezo , figura un pozzo, quai vi fi trova afsai profondo, e in diametro di piedi fei. Altro fimile è credibile fi fcoprifse nell'iftefso fito d' ogni Anfiteatro. Il Baluzio nell' Iftoria délia Città di Tulle profefsa vederfi quivireliquie d' Anfiteatro ; e nel mezo afferma efservi un pozzo, del quale non fia ftato poffibil mai ritrovare il fondo. Il fondo pub fperarfi lo troveranno, fe cercheran meglio, e il pozzo in quel fito potrebbe ancora efsere indizio di Teatro, o d' altro edifizio. Ma lafciando le bizarre fpecolazioni, uditefiintorno al noftro pozzo, la bocca del quale anticamente ftava coperta, e occultata, 1* ufo fuo è manifefto, perché con la fua profondità nel centra délia piazza , ch' era il fito più bafso, potea contribuir molto ad afciugarla meglio , e più prontamente ; e tanto più, che la piazza era fêmpre fcoperta, e che ad efsa concorreva nelle piogge anche l'acqua, che d' ogn' intorno cadeva ibpra la tenda, quale pernatural peudenza farà ftata alquanto inclinata verfb l'interno. Quefto era dunque nell* Arena il Compluvio degli Antichi, fpiegato da Ifidoro per .15. (. 5. quel luogodove/' acque d* intorno convengono: e mi penfb, che il principal benefizio fuo farà ftato di raccoglier lo fcolo délia fuperficie delcampo, che reflava più alta délie muraglie, e del coperto de* condotti, e che più importava d* aver ben' afciutta.

Tutto il nero moftra condotti, qualitrovanfi nel mezo de i tre corridori, e ancora per lungo, e per traverfb da un capo ail* altro, fenza incontrar mai muraglia fuorchè quella del Podio, il fbndamento délia quale refta fbrato fotterraneamente in due luoghi nel mezo. Niuno ha minor profondità di piedi fette, e Ion larghi, quel chevada una punta all'altra piedi quattro, e mezo, quel che attraverfa piedi tre , once dieci ; quello del corridor mezano once venfei, c poco più poco meno gli altri due. I fôndi fono d'un battuto duri(fimo,ma quello del condotto più grande è di gran laftre di pietra. Gli eliptici non comunicano con quello per lungo, ma ben con quel di tra verfb. Gl' incrocciati preffo al centro sfuggono il pozzo circondato da muro, e fi unifcono. I mûri di quefti condotti fono del folito lavoro con gli ufati ftrati ogni tre piedi, di quadroni a tre mani, particokrmente nella cima. Sopra i quadroni fono laftre del confueto marmoche copron tutto largamente, e formano pavimento, greffe non meno d'un piede, e larghe talvolta finoa dieci. In quefto*ancora fcorgefi lo fteflb ufo, che avvertimmo nel Capo fecondo , di far lifciol'orlo, ma non il mezo ne'lati délie Ver. lllufir. Parte IV.

piètre, che debbono congiungerfi infieme. Eflendofi fcavato innanzi l'akra maggior porta , ch'era anche allora la meno ufata, fi è trova to non efTer qui vi il condotto coperto di laftre, ma d*una groffiffima volta, e duecondottiminori da ciafcun lato venirvi a mettere. L'ufo di quefti condotti era fenz'altro per ricevere, e portar fuori le orine, e le immondizie, e non meno I' acqua piovana , che cadea fu I* Anfiteatro. A quefte cofè avean I faggiamente molta cura nelle lor fabriche , e gran magnificenza ufavano anche in quefto gli Antichi. In più luoghi rotondi fbri fon nelle laftre di fbpra, per li quali alzandola pietra, che gH tura, potea fcendere un uomo. Ho anche oflervato nel baffo del condotto trafverfàle, dove paffa fbtto la cinta interiore, una porticella con fcaletta, che riufciva al terzo grado, dove pietra farà ftata amovibile. Ne* mûri de»condotti d'intorno bocche fi veggono di tanto in tanto : per efïe metteano in quefti recipienti molti canali, chedcntro Iemuraglie, e lungo le J fcale erano difpofti, eportavano dalle parti fuperiori lxorine, e gli fcoli dell* acqua, I condotti maeftri efcono con Hfteffa larghezza dall'Anfiteatro, e profeguivano 1* uno veifo il fiume, 1* altro verfb quel piccol ramo di effo, che fi chiama dal noftro popolo TAdigetto, dove fenza dubbio doveano fcaricarfi. A dieci pafli fuor délia porta fi è perôtrovatoun minor condotto, che veniva a metter nel grande, da cui fi doveano portare allvAdige anche gli fcoli di più ftrade. II faperfi, che nell* Anfiteatro di Roma s'introducea volendo acqua in copia , talchè ba ftava a rapprefentarvi combattimenti navali, fa credere a molti, che altrettanto fi facefTe nel Veronefe, ed anche a quefto ferviflèro gli ampj condotti ; ma intorno a çib. non ardirei veramente d* affèrmar nulla ; perché 1' Adige è più baflb che il campo dell* Arena, e d'acquedotti notizia non abbiamo, ne orma veruna.

Effervdofi in quefto difegno,che di cib ha dato il comodo, prefi quattro centri, e con le linee punteggiate notati due cerchi, edue archi di cerchio, per accennar quai fia la confbrmazion dell' ovato corne k> chiamano, délia piazza, e per confeguei>za anche di tutto 1' Anfiteatro, i recinti del quale corrifpondono atal linea interna, è neceffario alcuna cofa dirne. Ben vede ognuno., corne dopo aver nell' opéra chiamata elifïi quella del noftro Campo, l'efpreffa nella Carta non pub di efTa efscr matematica rapprefentazione, ripugnando ail" incontro matematicamente , che un pezzo d*arco di circolo pofsa eflere anche d'elifïi,anzi che un arco di circolo, e un d'elifli pofsanoaver più d*

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DE GLI ANFITEATRI

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un punto comune continuato, quando non fofse un arco infinitefimale.Quel chefimoftra nel difegno, è folamente un cenno délia confbrmazion fênfibile, e mecanicamente rilevata. Tanto bafla per 1* Architetto, al quale la perfetta efattezza, e le aflratte mifiire del calcolo Geometrico non fi ricchieggono ; cosi piccolo efsendo in brève fpazio lo fvario da i volgari computi al matematico, che non fi rende per le pratiche infpezioni ofservabile. Cosi quando fi doveffe a cagion d' efempio per dirizzare, e collocare una colonna giacente, fare il calcolo del fuo pefo, per non averfi la perfetta quad ratura del cerchio, ma folamente per approffimazione, non potremmo farlo perfêttamente ; ma anche con una mecanica quadratura lo fvario montera si poco, che per poco fi aggiunga alla forza motrice, ail' operazione nulla rileva. Per dar perb délia noflra piazza contezza più precifa, aggiungerb, corne fi defcrive veramente per efsa una perfetta eliffi, la quale ci fi rende a baflanza nota dall'importar degliafîiindicato a fuo luogo; poichè ficcome dato il maggiore folamente, le eliffi pofsono efsere infinité; cosi determinato anche il minore non potrà efser che una. Che fia perfetta eliffi, ho rilevato in qucflo modo, con la fcorta d' Apollonio, che dimoflrb, due linee procedcntida i fuochi, e condotte a unirfi in qualunque punto délia circonferenza elittica , effer fêmpre uguali al maggior affe. Ho fatto flendcrc per lungo, e per largo due corde, che rapprefentaflèro i due afli; poi prefane un' altrauguale al maggiore ;1' hoaddoppiata; e fatta diventar la meta di efTo. Fermatone allora un capo in una délie eflremità dell'affè minore, ho fatto tirar 1* altro capo fino al maggiore : nel punto del toccamento ho fegnato il fuoco, ch'è riufcito piedi ventuno in circa lontano dal vertice; indi all'iftefso modo l'altro fuoco dall'altra parte. Sdoppiata poi la corda, e fermati i fuoi capi ne' fiti de* fuochi fleffi, con uno ftilo che in due linee la tenefTe tefa, ho fatto girare attorno, e ho trovato, che ottimamente féconda il giro, e vien' a radere il più bafso grado, fuorchè in qualche brève tratto, dove i rifarcimenti hanno guafta la curvatura . Vera eliffi farà flata non meno quella d'ogni Anfiteatrd, e variata folamente dalla diverfa grandezza degli affi ; poichè doveano fènza dubbio, anche gli antichi artefici ralerfi, corne i noftri, dell' accennato modo per defcriverne la oval figura: con che venivano adefcriverla perfetta, e ApolJoniana, benchè fènza faper punto, che i fuoi poli, o fuochi dividono talmente l'affe, che il rettangoio de' fegmenti fi uguaglia

uguaglia quarta parte délia figura, cioè al quadrato del minor femiafse; ne che il quadrato délia femiordinata, cioè dell' applicata, fia al rettangoio de i fegmenti dell'afse corne il parametro, olato retto ail'afse medefimo, e il rettangoio de i fegmenti dell* afse maggiore fia ail' iftefso quadrato délia fua applicata, corne il quadrato dell'afse magI giore a quel dell' afse minore ; e fenza faper parimente l'altre belle proprietà, e dimoflrazioni, fpecolate dopo Apollonio da molti eccellenti ingegni, e ultimamente illuflrate dal P. Grandi, e fenza avèreudito i mirabili efïètti che nafcono da quefia figura nell' adunamento o fia nella rifleffione del lume, e del fuono; o la dignità, che pare abbia confcguita , dall* efsere flata introdotta in Cielo, fecondo l'opinionede i più valenti Aflronomi, che trovano non efser circolari, corne penfaron gli Antichi, ma elittiche l'orbite de'Pianeti. Cade qui in acconcio di avvertire , come nell' Anfiteatro ho novamente fatto fegnare con gli fcarpelli in più luoghi il Meridiano délia Città noflra, come fi puo vedere ne' gradi più baffi a finiftra entrando, e poco lontan dall' ingreflb. In tal cofpicuo luogo hocreduto bene di fiffar l'origine délia linea, che vorrei fi prolungafïè di qua e di là per tutto il Territorio, ami da una parte fino al Po, e dall* altra fin prefTo a Trento. Non lafceremo di ricordare, ch' altri non creda baflar le cognizioni fcientifiche per intendere, e per parlare aggiuftatamente dell' Anfiteatro.Teflimonio per cagion d'efempio ne pub efïère il Volfio, ove regiftra tal voce nel fuo Leffico Matematico.

Nulla piurefla dire per la defcrizion dell* AnfiteatrOjdimoflrata a parte a parte,per quanto da me fi è faputo, la fua flruttura . Alcuna offervazione fi pub folamente aggiungere fopra i rottami, e fopra i pezzi di marmo fcoperti nello fcavare, che in varj tempi s' è fatto. Diverfa fpezie di frammenti, pur'ora mentre queflo Trattato fi va imprimendo, ci ha fatto veder la Saetta , che cogliendo nell' angolo interiore d' una délie quattro arcate piùalte n' harotti, e flaccati due gran pezzi délie piètre inferiori. Non perb ha dato poi nella volta , ch' è fotto; ne ha fatto altro danno in parte più baffa, anzi dal modo délia percoffa , e da piccola fèrita rimafa in pietra fuperioT re , apparifce, come l'impeto , e il colpo fu di bafloin alto;e l'ampiafiammadachi era nella flrada veduta un momento prima fopra l'infèrior volta ; moflra, ch' ivi appunto il fulmine fi generaffe, cioè a dir fi accendeffe, indi fpiccaffeaffottigliato verfo le parti alte il fuo volo; çonfermandofenc

perb.


-r-^-

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LIBRO SECOND O.

iZé

pero quella mia fentenza délia generazione j de i fulmini, che dileggiata da prima , or va tutto giorno prendendo piede,eflèndomi poco fa ftato moftrato un libretto Latino, ftampatodueanni fono fopra taie argomejito in Germania dal Signor Richter Filofofo SaflGne, in cui non folamente abbraccia quefia nuova opinione, ma prétende farla conofcerecon tutta l1 apparente fua ftravaganza quafi évidente .Che farebbe poi, fe più altre, e non men forti ragioni da me penfate, dopo la Lettera tradotta, e riferita dal Sig. Richter, e fe più altre oflervazioni aggiungefli, che da quel tempo in qua foiv andato facendo ? Anche il vafto incendio , cui deftb nell'Anfiteatro quel fulmine, che vi diede in tempo di Macrino pub far* arguire, ch'ivi, e non nell' alto dell* aria, e délie nuvole fi generafle ; ma di cio in altra occafione, dovendofi parlar' ora , non de' pezzi di pietra ftaccati e fparfi dalla Saetta, ma de' moltiffimi rottami di marmo oltramarinoufciti nellofcavare, quafi tutti o dal pozzo, o dal fondo de' condotti maeftri, maffïmameote nel fito délia porta più nobile, e frequentata. Da quefto potrebbefi prender'animo a fcavare in Roma, per la fiducia di ritrovare , onde abbondevolmente compenfar la fpefa. I frammenti più fingolari dell'ultimo cavamento fono iiati,alquanti pezzi di colonne d'Africano, il fondo délie quali crefce d" un pie e mezo di diametro; aveano i piedeftalli di pietra noftrana; la parte fupcriored'una colonnadi Greco, diametra quafi di tre piedi: un pezzo di grofsa femicolonna con canalatura Dorica: altri pezzi di colonne minori accanalate molto profondamente, e di • ca piteili, e di bafli rilievi : parte di gran comice con rnodiglioni, e dentelli: frantumi molti di corniciamenti, e d' altre parti, alcuni de' quali di bel Serpentine Apprefso una colonnetta tronca alta due piedi, grofsa once Otto crefeenri, d' un Egizio , che non mi foyviene aver più ofservato trn'marmi antichi : nel modo délia macchia s' accofta al Granito, ma non è punteechiato si minutajnente ; nel colore pende al roCiccio, ma cosi gentile, che non di leggeri u rinverrà il più bello, ed è feminatodi lucidi vaghifflmi, quafi pezzetti d'agata, o ftrifeiette d'argento; il che mi ha fatto fovveniredel marmo oflervato dal P. Mabillonin Ravenjja, nel quale ei fi credette foflèro ftate incaftrate délie gemme. Si è ritrovata altresï una tefta di marmo Pario di buona maniera, ch'era di ftatua d'uomo al doppio del naturalej la faccia non è délie conofciute: finalmente una meza gamba di cavallo di bronzo, e parte del mufo,grandezza al na!

na! e molto buona maniera.

Dove forte fituato Wntero di quefti pezzi non è agevol cofa d' immaginare . Forfê non appartengon tutti ail* Anfiteatro ,eflendo eflb in alcun tempo ftato ricetto de*rottami , e de* rifiuti d' altre parti ancora . Pezzi ci fono di colonnette si piccole d'Africano, e di Greco, che pub ficuramente arguirfi ferviflèro a i balauftri del Podio: in eftb ancora faranno ftate impiegate acerti fiti le alquanto più grandi, e cosi i Serpentini, e altri marmi feelti. Qualche ftatua di poca grandezza potea elièrvi ancora, corne fappiamo, che alcune ve n' erano fu quel del Circo. Semicolonne canalate è credibil foflero aile due porte interiori del Campo. Le colonne Africane faranno ftate impiegate nella maggior porta efteriore, quivi efléndoû difotterrate . I cavalli di getto infegnano le medaglie ove fortero, perché ci moftrano fopra la maggior porta del Colifeo unaquadriga, con cui quando vi fu porta, fi allufe fbrfe al trionfo di Tito: nell'ifteftb fito appunto fi fon trovati ultimamente in mezo al condotto i noftri due pezzi. Ecco pero corne queft' Anfiteatro ancora era ricco di taie ornamento ; onde si da quefto, corne dal rimanen-equi accennato, fi pub ravvifare, quanto 1' abbiano ben'intefa quegli ftranieri » ch'hanno creduto queft' edifizio cofa roza e viilana . Sembra confermarfi da quelle infigni reliquie, e fingolarmente di colonne , ci6 che nel primo libro per dichiarar le Medaglie accennai, cioè che innanzj alla principal porta fofie Veftibolo nobilitato con più colonne, e diftinto daJrimanente délia fàbrica si nella materia, si nel lavoro : Forfe era fopra di e.rtbcollocato il cavallo di bronzo - Nel fito dell' altra porta corrifpondente non fi è trovato pezzo confiderabile. Per congetturar qualche cofa délia tefta .di marmo coloflefca , prtërviû ,ne.He Medaglie d' Aleffandro, ediGordiano, figurato a canto doll* Anfiteatro un coloflo ; ibrfe pero era.qui altrettanto. Ma il Medaglion d'Aleûandro un'alta ftatua moftra in.oltre fotto il Veftibolo, in diverfa forma rifattoda quella che apparifee nelle Medaglie diTito. L' erterfi ritrovata nell* ifteflo fito. Ja tefta ] pub far credere, che altra fimile fo(fe .qui a canto dell'ingtefib. Non è da tacere, corne i rottami fterti molto infegnan tal volta a chi la confiderargli. Si h oflervato a cagion d'efexopio in ogcû fbi,d,o .di cedonna, corne il tondino che fa orlo, fi tenea dagli Antichi alquanto più alto del vivo, o fia . del corpo di efta > talchè non portarte pefo: per mancar délia qualc avvertenza molti de' noftri artefici, che fanno ail' incontro

più


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DE GLI ANF1TEATRI

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piïi incavato il centro, e il mezo, veggiam fovente rotto ir tondino frefl'o, e guaflo il finimento délia colonna. Ma non è da trafandare altresï cio, che con molto piacere ho ofservato negli avanzi del cavallo fopradetti: perché il métallo n'è belliflimo, giallo, e di ricca compofitura. Ma in oltre il pezzo délia tefta è tutto rimeflb, e pcr cosi dire intarfiato vagamente per lungo di fottili ftrifce , e ripartimenti, tra i quali ricorrono varj fogliami puntccchiati. Queûi riporti fono di rame rofiïccio, che nel diverfo colore del fondo doveano campeggiare mirabilmente , quafi ricamo. In oltre fotto ail' orrecchio è un quadro, dove in vece di rimeflb per lungo il fbgliame vien per traver/b, ed è formate da fernphce inargentatura, ma taie , che per più giorni è ftata da tutti creduta riporto di folido argento. La vivacità , e perpetuità délie dorature antiche era nota a tutti ; e il Senator Bonarroti, nella fua Opéra ibpra i Medaglioni del Mufèo Carpegna, ha già calcoJato per un pafïb di Plinio di quanto le foglie d'oro ufate da gli Antichi fbflèro più grotte délie noftre, e awertito il modo da elfi tenuto. Ora per quefto pezzo di ftatua ii rende nota anche la perfezione, e durevolezza délie loro inargentature, dal che il lavorar moderno è ancor più lontano: e s'impara altresi l'accennata operofa, e ingegnofa maniera d'adornamento nel l'opère di métallo, cioè con incaftrature, e riporti, quuleio non credo eflerfi più feoperta, notizia eiïèndofi folamente avuta dell'ufo frequentiflimo d'indorar le ftatue, il che io credo perb, fi face/Te d" ordinario, non già coprendole d'oro interamente, mafpezzatamente fregiandone alcune parti, il che avea maggior proprietà, e rendea maggior vaghezza , corne da alcune infigni itatuettc antiche di métallo, che io pofièggo, parmi di poter ricavare ficuramente.

Ricorderb finalmente corne chiunque abbia fior di fenno, e voglia prenderfi piacere di efaminarbene 1* intendimento diqueft* edifizio tutto, farà coftretto a confefsare, che niente di più perfetto, e di più ammirabile ideb la magnificenza, o pensb mai I' arte. Bafta fàrfi a confiderare, fe darebbe a noil'animo, quando non l'aveflimo innanzi a gli occhi, di architettare una coitruzione, quai fènza occupar maggior fito, deflè luogo a tante migliaia di ïpettatori, talchè dall* uno non venifse puntoimpedito

puntoimpedito e con tante diftînzioni, e feparazioni d' ingrefli; e con facilita d'entrare , e d' ufeire in brevifîîmo fpazio di tempo, fenza confufione o difhirbo; econ si aggiiiftato divifamento di fcale, e d'ufeite ne' fuperiori gradi, e con tanta opportunità di luoghi per varj ufi fenza guaflar punto la corrifpondenza, e i profpetti, ne per di dentro, ne per di fuori. E che farebbe, fe poteiïîmo vedere la più alta parte, e le vie, e le fcale, che aile logge, e fopra di efl'e fi no al cornicion fupremo guidavano ? Che dirb délie tante avvertenze, che de'ripieghi, ede'lumi ? Quanto ne fofse difficile l'invenzione, pub raccoglierfi daïl'oflèrvare , corne fien riufciti i moderni Antiquarh , e Archittetti nel voler folamente da quel molto che rimane, fupplireîn difegno la parte, ch'ègià diflrutta; e fi pub altresi raccoghere dalravvifar chiaramente,quantopoco cib, che pur fi vede, finora fia ftato intefb. Diafi dunque Iode a quer Cittadini noftrt,ehe col lor faggio provedimento, e attetizione, e con l'opportune riiiaurazioni di tempo in tempo, cihanno confervata a difpetto di tante vicende quefta fuperba reliquia del'I' antica intelligenza, e grandezza. Calda efortazione indirizziamo a'poftert nell'ifteflb tempo, per continuar fempre nell* ifteflà cura. Sopra tutto è da vegliar molto fopra i muratori, quando accada,che vi debbano mettermano, e fopra idanni, che fpeflb infèrifee chi abita dentro. Saggiamente il noitro Publico affitta que'luoghi, che per altro faret> bero inutili, ed ottimamente s' impiega, quando occorre,in benefiziodell'Arenafle^ fa il prodotto délie fue vifeere : ma converrebbe concedergli fempre a chi ne faceffe magazini di legname , di fieni, o di mercanzie ; e ancora ftalle, e fimili ufi, che non richieggano abitazion di famiglie : e quando pure alcuna conveniffè ammetterne, proibir fotto gravi pêne ilmettermano ne' mûri, il farvi fori, il fabricar dentro nuove muraglie, defbrmando ogni cofa iniquamente, e 1' efercitarvi meftieri , che guaftino, o deturpino in verun modo. Coftoro fon talvolta i veri Vandali, e i veri Goti, fbrando barbaramente, e con fom~ ma fatica rompendo quelle mura confacrate dalla durazione di tanti fecoli, e quelle parti in più modi trasfbrmando, e bruttando, che tante coie infêgnano a chi le comprende.

CAPO


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LIBRO SECOND O.

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CAPO ULTIMO.

Si dà fitte con la rela%)one del Teatro

Teatro Vola, creduto Anfiteatro

Jinora.

ALlorachè da una fommaria defcrizione, e da una brève notizia,ch' ebbi prima in animo di ftendere dell" Arena noflra, mi trovai a poco a poco jmpegnato , e dal piacere de' nuovi fcoRecinto

fcoRecinto Pola.

primenti condotto , a trattar pienamente

dell* Anfiteatro ; vennemi tofto in animo

di pafsare a Pola nell' Iftria, del famofo

Anfiteatro délia quai Città mi veniva parlato

parlato variamente. Ma efsendomifï

dalla ftagione invernale, e da più aflâri

impedito per alcuni meli il tragitto, che

da Venezia a cammin Franzefe è poco

più che di cento miglia, pafsatovi poi

dopo compito già il mio Trattato, mi è

convenuto levare, e mutar tuttocio,che

fu la fede de' libri , e délie relazioni in,

| tal propofito da me fi era fcricto.

'' ' " * ' Tau . XV.

Pola , ultima Città dell* Italia di qua \ dall' Arfa, dove I* Iftria fi fpinge più avanti nell* Adriatico, è cosi felicemcnte fituata , che non è maraviglia, fe grande già folle, e doviziofa, corne le fue antichità infallibilmente dimollrano . Siede appunto corne la Spezie in Lunigiana, in capo a un ampio feno, capace di dar ricetto, non ad una folamente, ma a più Flotte. Formafi il feno dal continente a deftra, e da una lingua di terra a finiftra, venendone a riufcire un incomparàbil porto îicurifTuTio da tutti i venti. La bocca è a Ponente, ha poco più di mezo miglio di larghezza, e potrebbe di qua e di là facilmente anche da nimici guardarfi , Da gl' infulti del vento refta difèfa per la punta d' un' Ifola , o fia d'un lungo fcoglio detto Brioni, çhe continuando anche fott* acqua, viene a coprirla tutta. Il fbndo è ottimo tenitore, e molto n' avanza per ogni gran nave da guerra. Galère, e baftimenti groffi vanno si prefso a terra, che potrebbero in più luoghi buttar ponte, e caricare, e fcaricare con tutto comodo. Dalla bocca alla Città è diftanza prefso che di tre miglia. Ha dentro tre Ifolette difpolle per largo , in una délie quali detta di S. Andréa piantando un Forte, potrebbe facilmente impedire 1' ulterior

ulterior a i legni groffi, che per internarfi hanno un. fol canale tra cfsa , e quella di S. Pietro., V'è altresi una lingua di terra, o fia penifoletta , che fâ nuovo riparo da un lato, e più addentro prefso la Città akr'Ifola, çh'è tutta foltamente infelvata , c coperta d* ulivi. Di parte e d* altra il mare s'allarga, e fu la dritta délia Città allai s'inoltra. Quivi tra efsa e l'Arena, a pochi pafli dal mare, è una lorgente di buon' acqua molto abbondante , che ha intorno un femicerchio di gradini lavoratovi molto d'antico. Il territorio ail* intorno ha collinette, fertili ove lien coltivate, e piene di femplici, e d' erbe odorifere. Vedefi in più Epiftole di Caffiodorio, corne non folamente olio , e vino, ma quantità di grano fi cavava in occafion di bifogno dall' Iftria per Ravenna. La pefca è molto ricca, ne altro manca in lommaal paefefe non popolazione, e operofîtà.

Le infigni reliquie di fontuofiflTimi edifîzj, e nella buona età lavorati, che non in altra parte dell' Iftria , ne délie prolïime parti li trovano , moftran con ficurezza, che queita fofle già la primaria Città di quel tratto, e poiîbno far credere, che tenefle per lo fplendore, e per la ricchezza quel luogo nel fecol'alto, che nel fecol baffo

baffo


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DE GLI ANFITEATRI

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VKn. !. 3.

c. 19.

r,b. 5T.

fi\pii aufo

aufo Aquileia, fituata ne' Carni, e attribuita poi alla Venezia inferiore contigua ali'Iftria. Le Medaglie , che nel diflretto di Pola fi difbtterrano fon quafi tutte de' primi Imperadori . L' opportunità del fuo porto invitb forfe prima a farvi capo le mercanzie d'Orienté, che poi lo îecero ad Aquileia. Di quanto fofle aratica fa indizio il grido, che fino a'tempi di Mêla , e di Strabone correa, d'eflere ftata fondata da' Colchi. Chêne' prim'anni dell'lmperio Città fplendida fofse, e fuperiore ail' altre de'fuoi contorni , appare dall'elTervi fta- I ta condotta Colonia o per Cefare, o per Augufto , e diftinta in oltre e onorata dall'uno d'eflî col nome di Pietas Iul'ta, come s'impara da Plinio. Potrebbe averlo fatto Cefare, efsendo gl'Iftri, e i Dalmati ftati infieme con le Gallie di fua Provincia, onde a Pola farà ftato certamente , efsendo pafsato anche nell'Illirico, per tenervi come Prefîde i Conventi giudiziali. Più probabile è tuttavia il rifèrirla ad Augufto, il quale vent'ottoColonie fparfe per tutta Italia : sï perché il nome di Giulie dato aile Città venne più fpefso da lui, che da Cefare ; e si perché nobil memoria del benefizio , e délia gratitudine de'Cittadini fi pare il Tempio, che dentro la Città ancor furfifte, confecrato alla Dea Roma, e ad Augufto. Sarebb'egli lecito di fofpettare, che il nome (Latino in apparenza ) di Pola fofse flato afTunto da quefta Città, lafciando l'antico, a motivo d* alcun benefizio importante conceduto, o impetrato da Pola forella d'A" grippa, per gl'infigni edifizj da lei fatti mentovata da Dione ? O crederem più. probabile, che tal nome fia Illirico ? mentre polia in quel linguaggio vuol dir piapura , come planifia vuoî dir montagna : Polonia fu cosi detta per efser regione aperta, ne importa che il paefe di Pola abbia colline, dicendofi andare u poliu , alla campagna in ogni parte , dove monti non fiano, che il çammino, e la veduta interrompano.

Venendo alleantichità, non fo quai' altra Città fi trovi, che fia ftata cosi felice in confervarne pezzi cosi nobili, cosï grandi , e cosî inten. Il primo Autore, ch' io trovi aver di effe favellato, è Pietro Martire d'Anghiera Milanefe , mandato da i Re di Spagna Fernando, e Ifabella Ambafciadore a' Veneziani, e al Soldano di Babilonia l'anno 1501. Scriflè quefli il fuo viaggio , in cui narra, come da Venezia paflàto a Pola, nel cui porto era attefo dalle Galeazze, vi ofservb due Teatri anticbi, e un Arco con ifcrizioni, e moite Lapide,

Lapide, a quaranta délie quali trafcriffe, e rifêri. Dopo quefio ful'efîmio Architetto Baftian Serlio, il quale nel libro terzo délia fua Opéra trattb del Teatro, dell' Anfiteatro, e dell' Arco, e ne diede piante, profpetti, e parti: copib da lui la pianta delcreduto AnfiteatroGiuftoLipfio. Il Palladio rapprefentb di Pola i due antichi Tempj. Nel pafsato fecolo Antonio de Ville Ingegnere, che fabricb la Fortezza , ch'al prefente fi vede, e fcrifse ancora di Fortificazione, talchè fi computa fra i capi di fcuola, una relazion ptiblicb, in cui l'Arco, un Tempio, e un cenno dell'Are-, na, benchè grofsamente, e molto mal delineati inferi. In oggi fuflifte l^Arco interamente, e il detto Tempio altresî, e cosi dellv altrocontiguo, e afïàttofimilc, e corrifpoiv dente la pofterior parte : ne faprei dire in quai' altro luogo vegganfi capitelli, e cornici y e fregi Corintii , di delicato intaglio cosi ripie ni, e cosi confervati. Le ftampe, chêne fono ftate fatte, fervono folamente a fargli credere afsai diverfi da quel che fono. Délie Ifcrizioni cinque foie ho tiovale in efsere, avendo molt'altre patito poco fa miferabiî difaftro per certa fabrica di nuovo fatta, quafi penuria fofse nel paefe di pietra.

Ho udito in Venezia chi yorrebbe vi trafportafîe l'Arena di Pola nel mododamc fuggerito, ove parlai di trafportare a Torino l'Arco di Sufa. Ma cosi vafta impref» io non faprei configliare per più ragioni : ben' ardirb dire , che molto plaufibil farebbe il trasferirvi l'Arco, e il più confervato de' piccoli Tempj, délie quali çofe nulla çurano i pochi ,e per lo più forafiieri abitanti : con çib una fcuola fi aprirebbe utiliffima d'Architettura,e fi farebbe a tuttico.- nofeere, come vada lavorato il Corintio,ç quanto più vaghe, e più graziofe riufcifsero 1' opère degli Antiçhi con fana maniera condotte, d'alcune di quelle de'nofirigiorni ripiene di flravaganze,o fiadipazzie.Ma poichè non manca ail' incontro chi impoffibili crede si fatti trafportamenti, aggiungerb ora, come attefa la maniera tenuta da* Romani negU edifizj più nobili, ed altrovç da mç deferitta, non fu a loro fteffi jgnoto, ed impraticato il fargli mutar di luogo : di che fa teftimonio Sparziano, ove narra che Adriano oltreamoltefabriche di nuovo fatte , trafportb la magione o fia il Tempio déliaaed>^°e' Dea Bona, e il Coloffo in piedi efofpefo. Ma- trt,„fi„iit, raviglia fu qui il trafportar diritto il Go- « Co/4'<>» lofïb; perb dallo Storico il nome fi riferifce*^w dell'Arçhitetto, çhe fu Detriano: ma niuna fufpenfu». maraviglia fu nel trafporto del Tempio, poichè i fuoi mûri faranno fiati anch' effi non di cotto, o faffi,ma di gran piètre fenza

fenza


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za calcina collegateinfieme, corne appunto fon quelle de' Tempj di Pola, dove larghe afsai, e poco più grofse d'un piede, agevolmente fi pofson levare, e ricommettere. Il Cafaubono, chenon dovea aver ofservato edifizj antichi, non feppe capire il trafporto di detto Tempio, e difse perb nelle fue note a Sparziano, doverfï intendere , che ne foffe fatto un altro di nuovo. Ma ben più difficil fu il trafportare, che per ;s.fti4. teftimonio di Plinio fi fece, ferrata intavole da Sparta a Romaun'eccellente pittura, ch'era fopra un muro, all'ufanza Greca di mattoni fatto, tagliandopero fenza romperla l'incroftatura, il che tuttavia trovafi ora in Venezia chi ha felicemente praticatopiù volte.

Sopra l'akre anticaglie di Pola fu celebrato dal Serlio un Teatro,dicui per fomma fventura appena û ravvifâ veftigio. II fopranominato de Ville disfece crudelmente da fondamenti tutte le parti, che ne rimaneano, e fi valfè délie piètre per fabricar lecortiffime fue cortine,e i quattrobaflioni délia piccola Fortezza, quale non da un lato, ma refta nel mezp délia Città fovra un colle,e fiior di quefia magnificenza di materiale non è nufeita fecondo l'arte gran cofa : parrebbe a poco altro aver lui penfato, che al piacere di mettcr'in opéra si grandi , c si nobili pezzi di marmo. Per cooneftare alquanto l'indegnità d'aver diftrutta cosl fuperba reliquia, fàvola racconta non mai quivi intefa d'una eruttazion di fuoeo , che n'aveflè anni avanti buttata in aria gran parte. Era quefto edifizio poco lungi dalle mura a piè d'un colle, ch*è fu la finifira délia Città verfo il mare, e fi chiama delZ^ro, nella quai voce fi trasfbrmo ne'mezani lccoli quella diTeatro ; poichè ilThetaGreco per ragion délia pronunzia pafia in zêta, onde da 0«x« Ci è fatto Zecca , frodate perb dal popolar linguaggio due lettere fi è fatto Zaro. In Latino fi fcr'iiie Zadrum, e Iadrum : imparo cio da una Cartadell' anno 1303 , inferta in gran volume , che tengo fra miei Mfs, contenente anipia raccolta d'infiani documenti Veneti. Si annoverano in tal Carta le giurifdizioni, che teneva il Patriarca d'Aquileia nell'Iftria; e dove fi parla di Pola, fi hanno quelle parole: et babet ibi duo antiqua Palatia, feilicet Iadrum, et Harenam, et Palatium unum in plate a Civitath , et quafdam alias domos ; et quicumque accipit aliquem lapident de diclif Palatiis Jadri et Harenoe, pro quolibet lapide quem accipit folvit domino Patriarche Bi^antios centum. Bella notizia è quefta, çhe infegna , corne ne gli ofeuri Ver, lllufir. Parte IV.

tempi afTai più tal volta fi pofe cura nella confervazion délie antichità , che ne* più illuminati non fi è fatto; efièndo importa allora la non leggera pena di cento monete a chi una fola pietra da i Tcatri diPola prendefle, per valerfene in altr* ufi, corne pur troppo fu folito da per tutto, e dalla quai coftumanza venne il fatale eccidio délie antichità, afTai più che dalle barbare irruzioni, o dal tempo. AU'avanzo del fudetto Teatro grand'applaufo fece il Serlio, affèrmando, che l'ingegnofo Architetto fi era fervito del monte, corne in più altri Teatri fu fatto , per una parte de i gradi , e fatta nel piano l'orcheflra, e la feena , e gli edifizj apparcenenti. Diflè altresi, cirera d'ordine Corintio, e di opéra, e di piètre ricchiffimo , con gran numéro di colonne , e doppie fcale, e con orna menti di porte, e di fèneftre dentro , e fuori. Molti pezzi lavorati ne avanzarono, e rimafero preffo il Caffello non pofii in opéra ; de'quali ho oflèrvato effer di marmo Greco i pochi, che ancor vi refiano , dove l'altre antichità del luogo fon tutte di pietra del paefc.

Dall'altra parte délia Città in poca diftanza, enon più di fbrfe dugento pertichc lontan dal mare, è l'Arena , corne fu ne* mezani fecoli denominata . Non vedefi , che l'eflerior recinto(nè altro potrebbevederfi , perché l'interno fu di legno) ma quelto è un miracolo di confèrvazione, mentre di tutto il circuito dal bafTo ail*alto nulla manca, fe non per quafi duebraccia nel fuperior piano, corne moftra il difegno, dove fu già da un altro balordo Ingegnere cominciato a disfare , per valerfi parimente délie piètre , il che fu tofto vietato : barbarie tanto più efecrabile, quarv to che nel paefe niente abbonda più che la pietra ; e tanto avverfa alla mente publica , che nell' ordinaria Iflruzione a* Rettori di Pola attenzion fi commette dal Principe per la confèrvazione di quelle antichità; in efiètto di che fi fon fatte, non ha molto, con ottimo provedimento allontanare alcune vigne, che dalla parte del monte erano ftate avanzate fino a*pila/tri, fenza lafeiar via intermedia. Manca altresi l'archivolto d'una délie due maggiori porte , e alquante piètre nella pilaftrara proffima del fecondo piano verfo il fondo, ove da una pietra rimala fola nel mezo , e non più larga di piedi. duc once fei, fi foflicn da gran tempo tutto il fuperior pefo, avendone altra fopra di fe , che non relia incalfata, fe non per once otto, e pendante in fuori più di tre piedi : manca altresî

N buona.


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buona parte di quella panchetta, per cosi chiamarla, che ricorre intorno nella cima. Per altro il giro tutto è intero , e fano, equivi unicamente goder fi pub l'effetto incredibile , e inefplicabile , che fa ail' occhio, e per di fuori, e per di dentro un si fatto fontuofb giro con tutte le fue aperture, ed in tutta la fua altezza , non pregiudicata nel fondo dall' oltraggio di terreno portato, che venga a coprirne una parte, corne a Roma è feguito, e a Verona. La bellezza dell' apparenza accrefce anche molto nel di fuori dalla bianchezza délia pietra ; e la conférvazione è tanto più ammirabile, quantoche tutto il recinto è ifolato, e non congiunto nel di dentro a muro alcuno, con cui fi leghi. Ora è da dimoftrare, cib che parrà prima aflài ftrano, cioè che quefl'edifizio, benchè chiufo tutto intorno, econ l'ifteflb numéro appunto d* Archi, che ha l'Anfiteatro Veronefc, non fu Anfiteatro.

Al primo fcoprirfi dal mare la maeftofa, e mirabil mole , quai moflra appunto ad eflb quella faccia , che nel premeflb difegno apparifce, viebbiappena avidamentc fiffato 1*occhio, che dilfi a chiaveacondotto meco , fofpettar'io, che fofse Teatro. Due motivi mi fvegliaron fubito quefio dubbio ; l'uno il parermi in quella diftanza , che l'edifizio fofse diverfo di figura dall'ovato de gli Anfîteatri, ricorrendomi nell'ifiefso tempo alla mente il paffo di Paufania rifèrito da me nel primo libro, che Traiano edificb .un Teatro grande, c'ircolare d'ogni parte ; l'altro il veder quelle due torrette nel di fuori , quali non hanno che far con Anfiteatro , e il fovvenirmi nell'ifteflb tempo, che inalcuni de'Teatri di Candia difegnati da Onorio Belli, alcune non diffimili appendici fi veggono, dette da lui Contraforti; benchè per non averle trovate intere, e per a ver forfe voluto adattare alla comune idea de i Teatri le fue piante, le ponga , e le confideri diverfamente. Ma ogni ambiguità cefsb, pofio ch'ebbi il piede dentro il fuperbo recinto : poichè lo vidi fabricato in cofta al terminar d* un colle , il piè del quale viene ad efser comprefo dentro, per fervire a i gradi, e col fuo déclive moftra ancora ottima mente la gradazione, e con la curvatura il femicerchio di efli , che prcndeva un poco meno délia meta per îargoi: nel bafso ritiene ancora, e moftra molto bene in poco rilevamento. la via , o vogliam dire il piano del Podio. E' noto, corne gli Antichi fi valfero, ovunque puotero, di tal vantaggio di fito nella coîlruzion de'Teatri , rifparmiando per effo

li portici, e le volte, con cui per altro era necefsario di fbftentare i gradi , e rifparmiando da quel lato in tal modo anche gran parte dell' efterior recinto. Perb in quefio, dove la faccia verfo il mare è in tre piani, anzi alquahto più per un zoccolo di tre in quattro piedi, ch'è fotto a'pilartri inferiori nel di fuori, per fupplire al terreno , che torna a degradare ; la parte verfo il monte è in due piani foli, corne fi pub ofservar nel difegno . Comincia oltre aile due porte maeftre, che fon ne'due punti di mezo per lungo, a forgere il colle, e a perderfi i pilaftri inferiori, quali al terzo mancano aftàtto . Credefi comunemente nel paefe, che cosi apparifca per interramento, e vi è ftato chi peraccertarfenc ha fàtto fcavare : ma ha trovato cib, che la continuazion del colle potea infegnarli> cioè che non rimangon fotterra coperti fe non ifondamenti. Il terreno adunque profeguifceanche neldi dentrodaquella parte femicircoIarmente,egradatamente, dove nella oppo/ta liberi reltano li tre piani, e fcoperti. lanto bafta per riconofcer con ficurezza, corne fu Teatro.

Ma non men certa pruova ne fa il terreno dal lato oppofto a i gradi ; perché alzafi quivi tre piedi in circa, quanto eraopportuno per un Profcenio , reftando nel mezo un'area piana , per l'orcheftra d' un Teatro adattatifiima , e per la piazza d'un Anfiteatro non fufficiente. Segno di muro vi fi riconofcein alcuni luoghi, ed ho perb fatto fcavare iri più fiti , per veder fe mi era polfibiledi ritrarne la confbrmazion délia Sccna ; e per certo pochi farebbero, che non la ponefier qui bella, e defcritta : ma non fapendo io ridurmi mai a goder d'immaginazioni, ea rapprefentare cib che veramentenon veggo, dirbcandidamente, che da i pochi , e incerti fbndamenti, e vertigj di fabricato, che ho fcoperti, non ho faputo raccoglierne la vera forma . Quanto perb in cib fon rimafo ambiguo , altrettanto mi fon confermato con ficurezza , corne Teatro era quivi, non Anfiteatro; perche qualche pezzo di muro ho ritrovato in linea retta dirimpetto a gli fpettatori, il che non potrebbe darfi in Anfiteatro, e piè di pilafbrata in tal fito, che non poteano fervir mai a fofiener gradi circolari,e volte in giro. I mûri per altro da me oflèrvati non doveano fervir che di fondamento, opoco almeno dovean fopravanzar da terra ; perché appar manifeftamente da molti indizj , corne l'alzato, e la coftruttura interna era di legno, ed appare, corne di qua e di là fu diverfa ; mentre dalla parte dell' uditorio

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lui degrado del muro veggonfi le piètre incava'te molto fpeflamente, per dar ricetto aile tefte délie travature, quali attraverfando fofteneano il pavimento délia loggia fuperiore : quelle incavature, o ricetti, a tempo di Vitruvio chiamavanfï colombarii MJ).».' 4, da Latini, e letti délie travi da Greci : ma non fi vede altrettanto dalla parte délia Scena, I

Aflicurato dell'efler Teatro , mi feci a penfare quai' ufo poteflero in effo aver'avuto quelle efterne appendici , quali in Anfiteatro , non poteano certa mente averne veruno. Il Serlio le chiamo Contraforti, e le fuppofe fatte, per non lafciare il muro cosï abbandonato j ma egli non le vide, corne tocchero appreffo , e perb non le moflrb fè non in pianta col fegno de'tre pilaftri , dal che niuno fi potrebbe immaginarcofa fianonell'elevazione. Che nonfoffero per fbrtezza, è manifefto dalla lor forma, e perché ftannoanch" efie fu gliarchi, e fu pilaftri ifolati, corne il rimancnte, e perché poco potrebbero operare in cosi ampio giro. L* averle vedute intere , e confervate mi ha potuto dar qualche lumeper inveftigarne 1* ufo. Oftcrvifi adunque nell' ultima Tavola alla lettera C dove fi moftra l'interno profpetto di eflè , corne la lor veduta interiorc ne gli ordini di fopra tigura di qua e di là una cafa in due piani , con due ufci, e due fèneftre per ciafcheduno. Ho perb per certo, che rapprefentaflero una parte délia Scena Comica, moftrando abitazioni, che potean ne'Drami variamente adoprarû. In fatti non fi /. ye.t. potea falire a quelle ftanze per di fuori, e tjwflnr non Vl fj na vcftiaio di fcale, ma più tofto imttatio- d'interm e adiacenti palchi , e tavolati. mcommu- prtvati edifc'i con fèneftre avcvc la ScenaCofidorum. micaavuti, înlegna Vitruvio. lraleparPo/ ; ti del Teatro anovera Polluce la cafa a due cap'.ïg.' palcbi; non fi potrebbe pero bramarne più iuw'* • bel rifcontro : dice appreflb , che da efla guardare in giù, e fpiar foleano la vecchia ; c i mezani amorofi . Potea di tali ultimi profpetti farfi ufo anche nella Scena Tragica. Ad effi forfe faceafi, quando occorreva, giunger l'occhio de gli fpettatori, per ledue porte, o apcrture, quali dice Virru1.s. t.7. vioerano<* défera, e a fmiftra, e fervivaînïflrV'

fervivaînïflrV' a 11' ufcir nel Prof"cenio dc'Perfonaggi Hoftila- ftranieri introdotti nel Drama : là dove il /;- • mezo era occupato dalle porte Reali, e

dall'apparenza di Corte. Forfe quefte due TT«P«,X,/. ftrade laterali erano li Prejfofcena, annove"a- rati da Polluce, e certamentc non benprefi

benprefi Perrault per l'ifteflb, che il Dietrofce^'s- na. Leggefi altresi in Polluce, che nella

Tragedia la cafa a due piani moftrava talVtr. Jllufir. Parte IV.

volta due cenacoli, o fia Iuoghi alti, quafi torri, da cui fi potefle veder lontano : c leggefi che la deftra Porta (con quai nome intendo Je aperture di fronte) aveffe/'*£/- tt^imt'- taziow di cbi facea le féconde parti, non del £^" 5 fecendo atto corne fi rende nel Latino, v<». Si fuol rapprefentare e nel Latino Teatro , e nel Greco la Scena per non altro che una parete , o facciata d'edifizio con tre porte, quali ancora Perrault moftraoc* cupate, e quafi chiufe dalle machine pitturate , e verfatili, che giravan fu perni : con la quai confbrmazione mal fi confarcbbe cib , che délie café figurate in lontananza nel Teatro di Pola k> fon'ito congetturando ; ma ne in quel modo , e fenza punto di profpettive , potea certamentc efler la Scena, ne è poffibile render ragion di tutto perlxappunto; potendofi averper certo , che con tutti i molti difegni che abbiam da'moderni, quanto fpetta a quel le parti del Teatro, che fervivano a rapprefentare , è ancora molto in ofcuro. Aggiungero qui, corne nel recinto diPolagraziofa molto riefce tuttora la veduta dique* cafini a chi fi pon nel fito dell* uditorio; perché a'fbri interni corrifpondono leefterne fèneftre , ferra te da pietra vagamcnte traforata a fiorami , quali per lo chiaro dell'aria che vi traluce , aggradano di parte , e d*altra ail' occhio mirabilmente.

Ecco perb fcoperto , s'io non erro, il fine, e 1* ufo di cosi fâtte appendici : ecco imparato un modo dell* antiche fèneftre, e trovato un pezzo délia Scena Greca non difegnato flnora che a fantafia : ecco la confeguenza di quei tre pilaftri, fegnati in quattro Iuoghi dal Serlio nella pianta di Pola, e dal Belli in alcune di Candia; ed ecco fopra tutto rilevata di nuovo bella notizia, che Teatri fi fecero di due manière ; una più comune col contorno femicircolar di qua, c quadrato di là ; altra non più conofciuta con recinto chiufo, e circonfèrenza intera a guifa d'Anfiteatro. Niuna ripugnanza per altro incontra un Teatro di tal figura, nulla iniportando, che il portico, o luogo coperto, che dice Vitruvio faceafi dietro la fcena per riparo nelle improvife piogge , foffe di linea retta, o curva ; anzi ebbe opinione Ifidoro, che de'Teatri tutti fofle da prima Ortg.i.it. la forma rotondn $ corne dell' Anfiteatro ; e il '"?•4îfudetto retroportico potea molto bene effer contenuto dallo fpazio cèelli tredici archi, che fono a Pola tra un cafino, e 1* altro. Ora perb ben sMntenderà il paflb di Paufania, che fenza quefto non potea intenderfi mai, dell'aver Traiano edificato

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fin Teatro grande , circolare d' ogni parte\ circolare vuol qui intenderfi popolarmente, € non matematicamente. Il prefente difegno mpftra quai foflè anche quel Teatro, p infegna corne fe ben curvo , e chiufo d' ogni parte, non fu perb Anfiteatro, onde fu pur chiamato Teatro anche da Sparziano. Il notar Pauiania tal particolarità, moflra che tal conformazione non era comune a tutti i Teatri , il dir lui, che fu Teatro grande, indica che più fontuofi de gli altri fbfTero li cosî fatti ; e 1* avère il Belli trovato in Candia più Teatri di ftruttura non diffimile, infegna, come quefta fu maniera Greca ; perb forfe fu fatto disfar da Adriano, cui non piacque fi deviaffê in cio dall' ufb Romano ; e perb cosi fu lavorato quel di Pola da paefe Greco non molto lontana : il modo , ch'anche nell' altre fue antichità fi vede per verità indica Architetti Greci.

Farà prefTo mol ti grand'oflacolo a quanto ho detto , il veder nel Serlio , dove queft'edifizio riferifce , difegnata l'intera pianta d'un Anfiteatro : ma la mi fera antichità ebbe fèmpre quefta fventura di non efler creduto inganno , e impoftura il prefentare a'Letton, come cofe reali e vere , le immaginate , o fognate . All'incontro um. Î, nell* Anticbifà Spiegata dicefi , che a Pola M33- non eran più di fei gradini, ma più larghi de gli altri ; il quai bizarro penfiere , o voglia intenderfi di Teatro , o d'Anfiteatro , non. faprei da che poteffe aver prefo motiyo. Il Serlio peraltro fu affai fedele, ma travib nelle cofe di Pola, perch* egli non vi fu in perfona , ma dovette mandarvi alcun fuo giovane, che poco bene il fervi. Gh*egli non vi fbfTe, io l'argomento in primo luogo da i fuoi difegni , e dal dir lui, che l'Arena è nel meip délia Cittày quando n'è buon tratto lontana , e che i fuoi corniciamenti fian meglio intefi, e. di migliqr maniera che quei di Roma. Perfuafo perb dal circondario intero, che coteflo fofse Anfiteatro, figurb dentro di effo una imitazione di quel di Verona, benchè di tutto cib orma non vi fia. Non cosi avrà certamente fatto il noftro Falconetto, di cui parlammo nel tomo précédente, perch'egli prima d'ogn'altro a fin di vedere, e difegnar,quelle antichità, fi trafferi a Pola, come il Vafari racconta nella fua vita. Non mancherà ancoi a chi difficilmente s'induca a credere che fia Teatro, per avère udito, ch'altro Teatro era a Pola . Ma in primo luogo ricavafi dal tefto a penna d'Onorio Belli, come non poche fur leCittà, ch'ebbero più Teatri ; e in fecondo, non lievi congetture ho raccolte,

che l'altro di Pola, benchè per taie deferitto, e difegnato al Serlio da chi lo vide, c cosi detto negli ofeuri fecoli, quando tai nomi fi davano a cafb, non fbfïè altramenteTeatro, ma un fontuofiffimo Palazzo. Comedi Palazzo n'è certamente rimafa nel paefe memoria, e taie parve più tofto al de Ville, ne fembrano indicar Teatro i fuoi vefligj da me ricercati ; era bensi fotto un colle, ma il pièdiqueflo nerimanea tagliato, e fpianato in due luoghi, non già comprefo , come per Teatri fi facea. Le quattro grandifiime colonne di marmo Greco , che fi veggono a Venezia, laterali ail* Altar grande nella Chiefa délia Salute, e che da quell'edifizio fur trafportate , non faprei. ancora in quai parte d'un Teatro avefîèro potuto avère opportuno luogo. Mi farà parimente chiefto , poflo che tal fbffe l'ufo di quelle due torrette dalla parte délia Scena, a quai fine farebbero ftate fatte l'altre due dirimpetto aile defçritte . Ma è noto da una parte, come per la grazia, délia corrifpondenza più cofe fi fannotal-^ volta nelle fabriche , che puramente fêrvona ail' apparenza^ ed è certo dall* altra , che di quei flanzini, quali venivano ad u-^ nirfi con.le logge fuperiori, varj ufi potea-* no efîer fatti a comoda de gli fpettatori. E anche nota bile, come quelle di là non hanno perb il fuo intero , mancando per la ragion fopraccennata del pian di mezo.

Per dare ormai qualche precifa notizia di cosi nobil recinto, diremo come la fua, maggior lunghezza da una porta ail' altra è di piedi Veneziani 370, e la larghezza di 300, Il circuito monta a piedi 1110. Il piè di Venezia crefee poco più di mezo quarto d'oncia del Veronefe . L'altezza dalla parte del mare è di piedi 8 6, computati li fei del zoecolo, ch'è da piede, e altri cinque in circa per la panchetta, ch'è fopra la gronda fuperiore. Learcate intorno fono 72, appunto come quelle di Verona ; ma non per queflo è ugual la grandezza, efiendo minore a Pola la larghezza de'pilaflri, e délie aperture , La difpofizion loro è taie. La porta grande nella punta dell' ovato ha nove archi per parte; indi due di qua e di là raddoppiati nel di fuori, e reggenti quelle torri, o café. Seguono tredici archi nelle due mezarie per largo, indi altri due con le torrette, altri nove per parte, e la porta corrifpondente. Il lavoro è ruflico, e a bugne , o bozze , ch'altri chiama sbozzi, fenza pulitura, o cura di uguaglianza, e corrifpondenza nella mifura de i pezzi, appunto come a Verona ; benchè la chiarezza délia pietra (di cui mi fu detto vederfi tre rniglia lontano 1 la


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la cava ) faccia a Pola molto più bella, e piu gentile apparenza , L'Ordine altri il direbbe Dorico , altri Tofcano ; aquefto inclina l'opéra ruftica di cui purora : per altro nel baflb le parti fon molto arbitrante, e nell'alto tanto diverfe, e tantofemplici, çhe traccia d'Ordine fi frnarrifce . Alcuni Architetti hanno in certa maniera introdotto ne' libri loro un Ordine da i comuni diverfo, chiamando d'Ordine Ruftico gli edifizj coperti di bozze : quefto recinto convaiida taie opinione, moftrando yeramente un modo nelle parti da gli Ordini

Ordini aflài diverfo. Nellafabricanon è ftata ufata malta ; ma legate le piètre con le folite chiavi di ferra impiombate , tolte già quivi ancora dçntro e fuori la maggior parte, onde fi veggon da per tutto gli ufati buchi, Nel decimofefto Rame A mo« lira una parte del profpetto , B 1' efterno alzata de'cafini. Ç l'interno . E) il fiancô de'medefimi, e il profilodel muro del recinto con la fua gronda. E moftra le parti architettoniche del primo piano . F del fecondo. G del terzo , e di quanto fi ha inella cima.

I pilaftri infèriori fon quadrati, ed hanno cinque piedi fcarfidi groflezza, Leaperture hanno di luce piedi 10. o per dir meglio dalli 9. 6, alli IQ. 6. perché affai variano, corne in tutti gli edifizj di ta! natura. Le due maggiori porte hanno l'arco alquanto più. alto, ed hanno 15 piè di luce : il loro archivolto ha ancora le piètre fpianate, e le tre del mezo nel di dentro fporgono in fuori mezo piede . L* altezza de' pilaftri dal pavimento al lor capitello , o vogliam dire impofta, èdi p. 10. 6. L' importa ha p. 1. 6. d'altezza , ed once 10. di proiettura. Sopra gli archi non è fegnato alcun

numéro, corne negli Anfiteatri era neceffario, e corne perb fi veggono iq quei di Verona, e di Roma. Dalla parte del mare il piedeftallo, o fottopilaftro , che con bel ritrovato ed intelligenza è ftato pofto da piede per fupplire aU'abbaffarfi che fa nel declivio il terreno, rileva in tutto piedi ' 5.6. avendo nella fua cima un largo bafamento,fopra cui è iIpilaftro;il quai bafamento per di fuori ha cornice con membri, co. me rapprefenti capitello di pilaftro che fia fotto : per di dentro taie fpazio è occupato dalla terra che vi è piu alta. \ L'arco dal pavimento alla fua chiave è,

di


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di piedi 17. once 4. l'archivolto fuo è di ! p. 2. 2. Le fafce roze , che fupplifcono architrave e fregio , fon di due piedi fcarfi ciafçuna ; la cornice crefce alquantodi due piedi, e ne hauno e mezo di /porto. Nell' aver voluto pulite le cornici, e ruftici anche gli architravi , e i fregi, fi uniforma quefto Greco Arçhitetto a quello dell' Arena Vçronçfe ; dove bifogna avvertire, che la perfètta congiunzion délie piètre non fa negli originali quell' efïètto all'occhio che fanno con le lor linee di fpartimento i difègni. In mezo al pilaftro è la colonna piana, che fende l'impofta , e va col fuo capitello alto p. 1. 5. e in fuori once fei, a fbftener l'architrave: ma è da notare, che 1* impofta ne refta tagliata tanto profbndamente per cagion delfuo molto fporto, che l'occhio ne refta con diigufto, il che non avviene a Verona.

Nel fècondo piano i pilaftri Ton grofli p. 4.4. l'altezza dell'arco è di p. 19. z.dal che attefa la corrifpondenza col piano infèriore, fi poflono arguirel'altre mifure. La cornice, cioè l'impofta tagliata quivi dalla colonna piana , vien più in fuori d'efla once 7. e più délia volta dell'arco fuperiore once 9.

Nel terzo piano girano intorno in vece d'archi altrettante feneftre larghe p. 5. 8. alte p. 7. 8. dalla cornice di fotto alla feneftra fon p. 4. dalla feneftra in fu preflb a 7. Ma quefta parte fêmbra qui di nuovo divifamento, perché è prima un ordine di jîietre, che fcrve anche di traverfo fu le feneftre; poi una piccola e bafla cornice , che pare fuor d'ogni regola ed ufo ; indi due alte e roze fafce , poi gronda , che tien luogo di cornicione. Di modo che dove per folito crefce l'ornamento falendo, qui fcema, mentre la cornice del piano inferiore, ha nove membri tra quali quafi nel mezo un liftello con gocciolatoio, che par la divida in due parti , eflendo alto più di tre once. La cornice del pian fècondo ha quattro membri fbli, effendone occupata da un gufcio poco meno délia meta. Ma nella cima non vi ha veramente cornice, ma gronda , lo fporto délia quale rçfta ancora alquanto oçcultato per lo degrado, çhe ha il muro nel terzo piano. Quefta gronda incavata a canale neldi fopra, ha fotto un liftello poco fenfibile, poi la çonyeffità d'un piede e mezo, indi una lifta di mezo piede, che in regolatediftanze ha fori quadrati per portar fuori l'acqua, e in effi fàranno ftatitubi perportarla lontano. Anche nel di dentro viene un piede più in fuori del muro per grazia, C per contrapefo. La pofitura, e il modo

di quefta fuprema parte fa vedere quanto propriamente fofie chiamata da gli Antichi coronay fembrando appunto, che l'edifizio fè neincoroni, e fâ meglio intender Vitru- i.z.c.%. vio, ove tocca , che nelle fommità de i mûri, fotto le tegole fi poneano per tener fuori l'acqua le proietture dette corone. Ma quai acqua era quefta ? quella certamente che cadeva fui tetto délia loggia, pofta nella cima dell* uditorio, e fui tetto del portico fuperiore dall'altra parte . Corne tal* acqua fi fgombrafle negli Anfiteacii, e quai via le fi faceflè prendere , niuno ha confiderato, e mal fe ne pub render conto, per non efle-rfi ne pure a Roma con fervata aftatto l'ultima fommità: ècredibile, che per tubi incafiati nelle pareti, quali metteflero ne'fotterranei condotti : di fali tubi di métallo fi trovarono già pezzi a Verona.

Non più oflervato in altri edifizj è pari* mente il finimento, che fi vede a Pola nella fommità ; perché fu l'incavo délia gronda, in linea perpendicolare co* pilaftri inferiori fi alzano due piedi in circa cerû piccoli feanni , o piedeftalletti , fopra i quali corre d» intorno una panchetta, corne nel difegno ûaccenna, o fia una ftrifciapiù; ftretta del muro. Le piètre di quefta veggonfi in due luoghi incavate in quadro „ quafi fbflero condotti d*acqua , e per alquante braccia vedefi da una parte, che fopra efla ne correva un'altra, quai copriva quella di fotto. Tornommia mente nell' oflervarci6,quell* acqua Teatrah mentova- Hb.^.%, tada Simmaco, di cui niuno ha maifaputo penfare il fignificato. Forfe fbntane, oaltre bizarrie fi fingean talvolta, per le quali era neceffario d* aver* acqua , che calafle d'alto. Gl'incavi, che fi veggono tra una feneftra e l'altra, fervivano per travi in piedi, quali fi fâcean pofare dentro altrettanti dadi di pietra , larghi in quadro un piè e quattr'once. Qiiefti pofano fu la cornice di fotto, appunto corne i già deferitti di Verona, e rimangono ott' once più dentro di eifa, ma il lor buco quadrato è più grande, edèpreftbil muro, corrifponden' te all'incavatura di effo, e non già nel me; zo, eifolato, corne i noftri del terzo pia, no , che ad altr'ufb fervivano. Le travi | adunque tagliavano la cornicetta fopra le feneftre, indi fbravano la fuperiore, o fia ; la gronda, e fervivano al Velario.

Per di dentro tutto il muro interne è lifeio, e fenza corniciamenti, ficcome quello che reftava da i tavolati coperto; a riferva délie importe dcgli archi nel pian terreno , quali camminano anche nell'interno. Quelle del fecondo non fi veggon

lavo-


205

LIBRO S E G O N D O.

206

lavorate che fu gli angoli, lafciato rozoil nmanente. H ritirarfi che fa vifibilmente I il muro afcendendo, è nel di dentro, e verfo il di fuori ; talchè fi cammina fui degrado, e fu quella pietra , che forma efteriormente architrave; e più largamente nel degrado del pian fecondo , riducendofi il terzo in poca groflezza. Nella cima i fbri, che abbiain detto aver la corona nell'efterno, gli ha anche per di dentro , ma fenza fporto, e parrebbe a fine d'inferir legni. L'interno certamente era di Iegno, non avendofi ne i degradi del muro veftigio alcunodivolte, che vi impoftaffero, ne in alcro luogo di muraglie , che fi congiungeffero: bensi ne' corni de'gradi, e in qualch* altro fito, pezzi di muro ifolati, o pilaftri verano , ne'quali afficurar fi doveano, e fondarfi le travature. Di Iegno era parimente l'interno d'altro Teatro feoperto preflo ■ Anzio pur vicino al mare , e riconofciuto, e riferito dal Bianchini all'ultima pagina délie fue Infcr'iTjoni Sepolcrali délia famiglia d'Augufto.

Non refta che le appendici, dell' interna apparenza délie quali fi è ragionatoa baftanza. L'efterna è quai fi moAra alla lettera B. ed il lor fianco è quai fi vede alla lectera D. La lor prominenza è dipiedi dieci : tra gli uni, e gli altri de i pilaftri raddoppiati è vacuo di cinque piedi , che forma ufcj, e nel fianco de'piani fuperiori fon due feneftre : nel pian di mezo i vani fon ferrati con parete fino ail* importe , a ragguaglio délie quali è una piccola cornice ; le due meze lune fon chiufe da cancellidi bianche piètre, quafi travicclli triangolari, che lafciano aria, elume. Nel piano fuperiore fon quattro feneftre con ramate, o griglie pur di pietra , fora te a difegno , e

con opéra différente in quelle di mezo dall* altre due.

Ho fatto feavare aflfai profondamente innanzi la porta grande, ch'è dalla parte délia Città, ma non mi èriufcito di trovare indizio di veftibolo, o d'altro ornamento che vi fofte, ne rottame alcuno di colonna, o pezzo di marmo . Cosî non fi è ritrovato il pozzo , che fi ha nel mezo a Verona, ne ve n'era bifogno, dove per la pendenza verfo la marina il perfetto feolo è tanto più facile, e pronto. Ben fi è ritrovato in faccia ail' uditorio un fotterraneo çondotto in linea retta, lungo oltra due piedi, e dentro il quale cammina un uomo diritto. E'coperto ora con volta, oracon grofta laftra, ma i mun laterali non hanno gli ftrati di quadroni , ne il bell'ordine, o fontuofità di quei di Verona , ne la malta vi è cosi indurita, ne mifchiata di faffetti, ma frag'le corne la moderna. Qiiefio çondotto ne trova poi due altri alquanto minori, che vanno dirittamente verfo il mare, dove le immondizie portavano , e l'acque piovane nel Teatro raccolte.

Avrei parlato volontieri anche délie reliquie di due Anfiteatri , che vien detto trovarfi in Sicilia , fe la precifa informazione, ch'altri con molta cortefia me ne ha procurato, mi fofle capitata. Leggoper altro nelle Memorie Ijiorkbç del Sig. Abate Carufo , che mi furono da lui gentilmente mandate, allorchè le diede in luce, corne di quello che fi prétende a Siracufa pocb'ifftme reliquie rejlano, ch'è quanto dire ofeure, ed incerte ; e più lettere di cofpicui e dotti foggetti di quel Regno mi atteflano in oltre, che di Teatri bensi , ma d* Anfiteatri orma non fi vede.

IL FINE.

ADDENDA.

pag. 33. ne fofTer molti. O è fiato chi ha creduto vedere avanzi d* Anfiteatro fino in ». CeiUr. un villaggio fui lago d'Ifeo.

QeogrJ.z.

pag. 35. in Grecia, Si rende chiaro altresï, che a circolar Teatro, o ad altro iïmile edifizio, nome diede d'Anfiteatro nel parlar di Corinto l'autore di quella Defcrizion del mondo publicata dal Gottofrecio,

pag. 44. menzione d'Anfiteatro. Diocleziano fecondo il libro délie Morti de'Perfecutori fu rapito da infinita cupidigia difabricaret e perô ove Baftlichc, ove Cmbi, ove

Z,?cche, ove altri edifizj andb inalzando qua e là , ma Anfiteatri non fece.

pag. 103. non fbno già rilevate , nèframmezate da' canali, ma fi fuol dar tal nome al lavoro non compianato, che viene a far" effetto d'un ornamento ruftico,

pag. 110. non parlb punto. Anche il Perrault fente col Barbaro, che Vitruvio del Corintio quivi parli non del Tofcano. Chi penfafie non avefl'ero gli Etrufci altra idea d' Architettura , e di magnificenza , che con femplici architravi, e di Iegno, vegga

le


'■■ 36. f.i6.

207

le parole di Varrone , riferite da Plinio, intorno al monumento del Re Porfena in Çhiufi , çhe fi uguagliava a* Maufolei d' Egitto.

pag. 116. il più bell' edifizio del mondo . Cosi non diminuifcono i due ordini delTeatro di Marcello ne tanti altri. Cosi veggiamo nell' Arena, che nel giro fuperiore non ci fon più colonne piane, nafcendo 1* apparenza di elfe nel difegno, dal ritirarfi alquanto in dentro le pilaftrate degli archi fotto i lor çapitelli. A Pola parimente non fi hanno colonne nell' ordine più alto . 11 perderû çhe fanno le noflre corrifponde ail" çiïer quadre, e baffe nel Colifeo, dove le inferiori Ton rotonde, e con molto fporto , L'Ottica ne troverebbe le ragioni. Ma reftringendofl in tal piano i noftri vani &c.

pag. 117. fien foftenuti. Quando fotto gli architravi fono archi robufti , Serlio , Michel'Angelo, Vignola, e altri tali Architetti in famofe opère non hanno avuta difficoltà a fpezzar gli architravi, e vi fi fon compiacciuti délie bozze fingolarmente : il che tanto più Iode vole fu nell'Arena, dove le bozze non fbn già talmente di vife, che venga» no a moftrare fpezzatura. Anche le degraio8

degraio8

dazioni de'piani, e le mifure deb'oon prender regola dalla prudenza . Altro è parlar degli Ordini in aftratto, ed altro è parlar d'edifizj dove fia fbrza adattar le parti eftcrne aile interne. Cosi il precetto del far, che il Sopraornato fia il quinto fecondo Vitruvio, overo il quarto fecondo Scamozio, e Vignola, dell'altezza délie colonne, bifogna confrontarlo con quanto fegue in Vitruvio in quel luogo ftefïb: perch'egli parla quivi de* Teatri, e aggiunge, che non bifogna pero far cosi, non folamente in ogni edifizio, rna ne pur ne'Teatri tutti; e che dee /' Architetto ouvert ire con quali pro- /. 5. t. 7. portions abbia da Jîabilire la fimmetria , ed ^£f in quali manière fi debba /' opéra adat tare Hum „«;, alla natura, 0 alla grande^a del luogo. Ec- """iv"' co 1" univerfal fondamento dell'arte, dal quale faggiamente prefe motivo il Barbaro di riprender coloro, che trovando negli edifizj antichi diverfità dal fiftema di Vitruvio, paflano tofto a condannare o gli Architetti loro, o Vitruvia fleffo . Avverte per fine il Cavalier Iuvara &c.

pag. 191. fôndata da'Colchi; anzi Colchico n' era anche il nome fe vogliam credere a Callimaco, riferito dal Geografo.

ERRATA CORRIGE 58. Abbate Abate

particolar particolari

pag. 3. in si in cosi 64. A ver L'a ver

4. Coperto Coperto, 66. edifizio l'edifizio

5. .leggieri leggeri 66. Plotina) Plotina?

5. intercolonii intercolonnii 71. Fidennati Fidcnati

6. iufmrav iufwrar e fotto Nerva o fotto Nerva

7. e più e da più 75. em. le poflillc

9. dalMarcolini del 84. laPodefUdel poteftà

9. ""' &c. T/&c. A'jup &c. t''?»? àmu Comune

**w»ç iKHV m?o<rtitio«' 84. Quam Qum

10. «>""î &c. • •» **>' Aiî'p xoi-wjtr/xdi. xi- 85. a] qUaj aj quale

'"'"'' ail'alto intor- ail'alto intorno intorno

13. Il titolo del capo IV. va cosi: Anfitea- no

tro di Tito. Perché chiamato Cohfséo. 86. ed e ad avvilir

15. Corfiotti: alludendo aU'antica guerra 108. la figura va alla pag. 109.

feritta da Tucidide 114. queft'è quefto è

15. Colifseum. Colifeum, 131. Amphiteatr. Amphith.

16. di Nerone,fu diNerone. Fil 134. innalzaflero inalzaflero

18. Afiç Afiae 134. palli pâli

19. Non oftante Non oftanti 137. fotterato fotterrato

19. lib. 41. lib. 43. 138. efler eflère

20. con l'Anf. coir 163. noneranopar. che non erano parte fo22.

fo22. «toi titol d* te. lida dell'edifizio.

23. nell' ifleflb ail* ifteflb _.^--=~ *■<-, I^^- trattava trattavafi

35. fpeflb fpefla : pot non f\ffrpQ'< * 174. noninterrotto non interrotti

55. più alte più alti /^'^ I '-*75- andaflè avanti e andafle

55- Tanno2oa 292. ; , .-* |.■.., ÏS4. refladire refla a dire

IN.


Giume per la prima Parte, cioèper ïIJloria.

c. 139.

cioè la terri. Andréa Scotto nell' Itinerario prende la lunghezza del Veronefe da Torbole al Polefine : dunque Veronefe era tenuta allora, çomunemente l acqua tutta.

c. 278.

preGede Elia, e da lui fi conferma Grado in Metropoli, ne di Legato del Papa vi fi fa menzione.

c. 306.

non fanna venir di lontano. Di Germanica | origine hanno per efempio voluto quella degli Scaligeri, un de' quali in. antico rotolo , oltre al profèffar la legge Romana , vien detto de génère Romanorum. Cosi

ç. 318,

folamente; * crede. Veggafi nel Documento nono riferito da noi a piè dell* Opéra: per dire unum Cajole, et illum campum, fi fcrive uno Cajole et lo çampo.

ç. 32.8.

e corfivo fu in ufo. Una rifleffione fi puèt rinovare ancora, per ben conofcere quanto vanamente tal modo di fcrivere creduto foffe de' Longobardi . Non è egli noto a tutti coloro, che d' antichi rotoli, e codici hanno perizia, come i medefimi caratteri fi praticarono per l'Italia tutta? Italici furono adunque , e non Longobardi, poichè coftoro non tennero, che la meta dell' Italia , e non fi troverebbe perb tal modo di fcrittura ugualmente ufato in quelle Città, e regioni, dove i Longobardi non furon mai.

Per la féconda Parte che tratta degli Scrittori.

a c. 23.

del nojlro tempo. Aggiungafi , corne per ultimo de'nobili, che aveffero efcrcitata la pittura, nomina appreflb Aterio Labeone morto poco prima in decrepita età; ma dice, che quand' egli 1' efercitava, era già tal profemone in difcredito. Molto innanzi era dunqve fiorito Turpilio, e non mai a tempi di PliniQ.

aç. 29.

di Dottore. Andréa Dandolo nella fua Cronica cosi parla : Briçb'mo venevabil Vefcovo délia Città di Verona nella Vznezia, e Dot tore egregio, fcrifse p'iii infigni opérette.... corn* co 1* iftefib Dandolo infegna, dicendo

ac. 45Stefano Cantore

Quefto Sacerdote, ch' ebbe nella noftra Ca* nonica 1' ufizio di Cantore, con utile, e ben condotta fatica compilb un Ordine Veronefe, nelquale fi contien 1' indice dell'Orazioni, Antifone, e Salmi, che fi cantavano per tutto l'anno.Dice nel Pioemio,che si fatto libro, fecondo la dvnominavone degli antecefsori, fi chiama Carpfum : manca pero Ver. lll P. IV.

nell' utiliffimo. GlofTario del Cangio ail' indice de* libri Ecclefiaftici la notizia de* Carpfi, e la voce ancora , quale ufavano per carptmn, cioè deccrptttm. Negli Analetti del P. Mabillon, dove fi ha liber Scara- p**. 65. pfus, andava letto Carpfus. L' opéra fi contiene in un codice Capitolare di carattere ftampatello aflai antico : del Calendario, che vi fi premette, abbiam fatto ufb nell' Iftoria: ma eçco il Proemio.

lncipit liber qui Carpfum vocatur.

In divin'ts voluminibus fcriptum habetur, quod t.m fqi.ifque religiofa fanEïae Cbriftianitatis fide injlruclm , quique in agro Dominico boni operif famen fiuduerit ftminore, is iuxta fui laboris exercitium centuphciter aeternam fit accepturus mercedem, atque inejfabilem rçmunerathnem. Quapropter ego Stepbanus, licet indignus, tamen in Canonica fanfiae matris Domini Mariae, Veronae fitae, imhutus, et educatus, Sacerdotis quoque, et Cantoris fungens ojficii dignitate, huius libelliopttfculum , quod ex nofirorum antecefsorum nuncupatione Carpfum vocatur, divina renovavi wfpiratione. Incïpiens ab adventu Domini e a quaefunt infanfta Ècclefiaordinatim cantanda, quae pertinere cernuntur fecundum temporis qualitatem, tam in dïurnis, quam in noHurnis of/iciii. In hoc ergo memorato opère i quae congruenter addenda erant, addidiy et

* quae


quae [uperflua, follcrtçr reftcarç Jîudui; confij/is ïnde eertifftme non meis meritu, fed De/ miferkordia aeternum me confecttturum bravïnm> yuod fine fine coufat manfurum,

a e. 87,

diÇarda\ che non appartiene a Verona, c di çui veggafi il Manelmi,

ac. 131. ,

Brixiae i486, c alcune Apologie, e qualch' altra operetta ; veggafi il Vaddingo,

a c. 133.

nel miniftero. Per autorità del Vaddingo fcrifle ancora la Vita del medefimo,e moite epiftole a" Principi, ;

a c. 135.

Nell' edizion Latina d' Euclidefatta inVenezia

inVenezia anno 1508 da Luca Paciolo Frate Minorica,a'la

Minorica,a'la del Iibro quarto, molti Perfbnaggi,

Perfbnaggi, per condizione, o per doterina

illuftri egli nomina , che intervenivano aile

fue JLezioni,e tra queiti alquanti dciiafua

Religione, un de' quali Frater Jocrtndus

Veronenfis Antiquarius. Con queito par che

fi renda indifputabile il fuo religiofo inftituto,

inftituto, che ci troviamo perb inobligodi ritrattare

ritrattare anche parlando di Giulio

Scaligero per aflerirlo ûomenicano abbiam

detto, benchè Domenicano pur lo dica il

Vafari non meno. Quell* antica edizion di

Euclide è preflb di noi, e da gran tempo

avevamo notato quel luogo, che c* era poi

dalla memoria fvanito.

a c. 159. nel fine che Riva era allora, egiàda gran tempo di

ragion Veneta, ç ne rimafe fenza contralto alcuno

a c. 193.

civet efse voluit. Cosï ove tratta dell' Imperh RomanOy e parla dell" ordinazion délie provincie fatta da Coftantino: cum enim tmiverjo ovbi Romano Civitas diu ante ab Antonino Caracatta data fuifset. Ecco perb, corn' egli chiaramente vide,cib che dopo lui non videro ne pur Salmaliq, ne Sirmondo, i quali ferivendo 1' uno fopra Vopifco, 1' altro fi> pra Ennodio, fuppofero quella legge di Pio,

a c. 203,

introducendo. Il Collegio de* Medici, che fioriva in quefta Città ebbe gran nome. Ogniben Ferrari Brefciano , dedicando al detto Collegio il fuo libro de Arte Me die a infantium, cioè del medicare ibambini, ftampato a Brefcia nel 1577, cosi parlb di eflb: eut nullum aliudin tôt a Europa velnobilitate, vel eruditione, vel privilegiis, atque kcirco etiam auiloritate. ejl anteponendum.

a c. 219.

del Sannazaro: è diverfo dal Bergamafco, e ne parla il Nogarola nelJa prefazione ad Ocello Lucano,

a c. 221.

dell' opère fue. Anche in lapida Greca di Smirna, riferita nel tomo fdto dell* Accademia délie Ifcrizioni di Francia , tutte 1* opère fi annoverano d' un Medico, per çui quel monumento fervi.

a c. 243. Menini, diverfo dall' Udinefe,

a c. 243. Belli, diverfo dal Vicentino.

ERRORI

CORREZIONI

Nella prima Parte

271 del Re

296 penultimodocumemo

penultimodocumemo in Forogiulio 310 oltre alla ftruttura

ftruttura

dal Re ultimo

in Aqiùleia

que fie parole fi cancellino.

quivi

Nella Parte féconda

a c. 15. ii abolifeano gli ultimi féi verfi , e fi vegga di coftui quanto fe n' è detto nelle Addende aU'Iftoria.

140 fette figliuoli zo8 S. Vito 210 Stefano Z19 nel 1557 2,21 a cui fece

234 del Chiocco

fei S. Vigilio Marco

1577

con poftille dirette al

Canobio del Pola

JSfella Parte cjtsarta

c. 4 Pugilli Pugili

Nelle Jfcrizsioni

a c. 368 MET M. ET


io9 no

INDICE DELLE COSE.

ALberti Léon Battifta c. 105. 158

Aleffandria non ebbe Anfiteatro 40

Aditi mal'intefi in Vitruvio da Filandro, eda Lipfio 136

Agrippa Re 49

Anfiteatri quando cominciaflèro 9. prima idea ne diede Curione 8. primo di pietra 10. Roma n' ebbe un folo 26. fu il più raro edifizio di tutti 32. di legno 9. 49

Antichità fi foglion figurare ad arbitrio 198

Antiochia 38

Apulie che foffero 176

Aquileia 46

Arcovali 81

Arco di Sufa . 104

Area, o Campo quanto foffe baflb 127

Arena perché cosi detta 51

Arena AJbana 45

Arena di Verona 68. non fatta da Augufto,nè da Marïïmiano 101. ma dalla Republica Veronefe 69. Stampe fattene 90

Arles 44

Architetto dell' Arena 70. Quanto infîgne , e ammirabile 117

Afia non ebbe Anfiteatri 37

Atene parimente 35

Atti di Martiri 52. 79

jiumatium che foflë 47

Autun in Borgogna. frampa del fuo Anfitcatro finta da una di Verona . 54

BArbaro Daniele 111

B<irozzi ni

Belli Onorio, fua defcrizion di Candia, e dife- '

gni délie antichità 36

Bere. non fi bevea nell'Anfiteatro 25

Beftiarii 31

Buchi nelle antiche fabriche, da che fiano 104

CAccia neir Anfiteatro Veronefe ordinata per teflamento 76

Cacciatorii, luoghi chiufi per far combatter beftie 40

Calpurnio e fuoi verfi 134

Candia fuoi Teatri, e Anfiteatri aflertivi 35 Capitelli ultimi del Colifeo Corintii 99

Caftri Pretorii mal creduti in moite Medaglie 57. disfatti da Coftantino 60. Medaglia in cui unicafhente fi veggono 61

Caftrenfe Anfitcatro 27

Cavalli di bronzo erano ail' ingreflb dell' Arena 186 Cavee, o gabbie 129. di ferro e di legno 130 Cavea prima, mezana, e fupreina 167 Capua fuo Anfiteatro 17. 67. 91. 119 Chambray Architetto 100 Chiavi di ferro ne' mûri Antichi 104 Ciriaco Anconitano 82 Circo chiamata 1' Arena 81 Città che hanno refii d' Anfiteatro 66 Città corne fi figurino nelle Medagl. 57 Claudio Imp. non fabrico Anf. -12 Colifeo nome non venuto da coloffo di Nerone 16. ma dalla fua altezza. 101. Suo primo piano efTerDorico 98

Colonna Traiana 100. mal creduta aver figure

d' Anfiteatri 55

Colonne fopraporte prefïb l'Anfiteat. 24

congetture fopra di elle 24

Colonne d' Africano ail' Arena Veronefe 101

Coloffo di Tito 17. di Tiberio 18

Coloflb, che prefe il nome da un Teatro 16

Corinto 35

Coftantinopoli non ebbe Anf. 39

i Corridoriinterni 153. 156

; Contribuzionealla Città di chi facea duello nell'

I Arena 83

| Controverfie intorno a gli Ordini d' Architettura

Architettura

Coftanzo Gallo 39

Covoli voce Veronefe 81

Cunei corne figurati > e ripartiti 140

Cufcini fopra le tavole fu i gradi 172

Curione fuoi Teatri mobili 8. non credibilepofalfero

credibilepofalfero due perni. 9

DAnni inferiti nell' Arena da chi abita dentro 188

Dadi di pietra fu le cornici 120

Daviller 113

Defcodetz Architetto Franzefe 94. &c.

De Ville Ingegnero disfece a Pola un'infigne antichità 193 Degrado de' mûri 105 ; Dedicavanfi a «li Dii non gli Anfiteatri ma eli ; (pettacoh 77 Dione emendato, c fpiegato 30 Donne nell' Anf. ove fedeflero 167 Duelli giudiziali nell' Arena Vcron. 82

Fliffi dcgli Anfiteatri 144. Alcune proprietà deU'Eliifi Matematica. 182

Efefo 37

Elefante fu le funi 162

Emendazioni.in Artemidoro5- in Atti di Martiri 132. in Dione 30. in Dionigi Alicarnsflèo 10 in Plinio*40. 125. in Plinio giuniorc 76. in Svetonio 17. in Tertulliano 51. 75. 176

Equivoci nclla grandezza délie Città 50. 6j. ne' nomi 50. nelle reliquie délie fabriche 53. nelle figure de' monumenti 54

Erode Re 49

Errori più mafficcj ne' difegni de gli Anfiteatri 123.125. 128. 148.158 Effedi 74 Etrufci 4

FAcezia d'Augufto 25. 82

Falliti nell'Anf. cran feparati. 170

Falfarii fono uomini idioti 59. dovrebbero punirfi corne gli altri malfattori 62

Fiere corne veniflèro nel Campo 128. 139

Filandro mal fuppofe fette Anfiteatri 26

Fidena fuo Anfiteatro u

Fontana Carlo fuo libro dell' Anf. 1. 100

Frejus in Provenza 67

Fratelli Arvali quai e quanto luogo avefle10 170. 171

Fulmine nel Colifeo 20. 29. nell' Arena 184 < O Ga,-


ii i INDICE.

GAbella fu le Fierc dcftinate a fpettacoli 31

Giuftiniano nimico de gli fpettacoli 40

Gioftre in Verona 86. donde originate le Gioftre

Gioftre

Giuochi GJadiatorii quando cominciati 5. di Fiere

Fiere

Gladiatori originati in ItaJia e non in Grecia 3.

Qiiando avefser fine 4

Gladiatori Equeftri 126

Gladiatori Veliti non più ofservati 4

Gradi 145

Gradi fuperiori di Iegno 161

Grecia non ebbe Anfiteatri 34

Guilandino 40

HArduino 40. mal' intende i luoghi di Plinio 169

Importe antiche corne fofsero 151

Inargentatura de gli Antichi 187

Indoratura deJle ftatue era per lo più fpezzata 187

Incendio nell' Anf. 20. non s' abbruggiava 1* Anf. ma i legnami, eh' eran nell' alto di eflb 163

Ingrefli nell' Anf. defcritti 123

Ifcrizioni fpettanti air Arcna Ver. 72

Ifcrizioni degli Anfiteatri perdute 64. ridicola del Veronefe 70

Iftoria de i diplomi 80

Iuvara infigne Architetto 116

LAberinto. cosi chiamata 1' Arena 80

Lampridio fuo pafso non bcn citato 19

Lacer ne 179

Lapide Ancirane 12

Lapide con menzion d'Anf. 48

Leggi e decreti del Configlio di Verona in propofito

propofito Arena 84

Lione 43

Lipfio 9. 50. 51. 93. 106. 127. 176

Ligorio 118

Lodoli P. Carlo 35

Logge fuperiori cran di Iegno 162

Ludo gladiatorio in Verona , e forfe più d'

uno 78

Lumi 153

Luforio 50

MAzochio Aleïïio lodato per libro fopra 1' Anfiteatro di Capua 17

Martirio nell'Arena Veronefe 79

Medaglia di Vefpafiano con F Anf falfa 15. figure fedenti moftrano più volte Colofll 17. Con J' Anf. 11. Non più veduta di Tito 21. Non più vedute con Città, e porte di Città 56. di Verona 58

Medaglione del Card. Albani 23

Medaglie moftrano la parte fuperiore interna dell' Anfiteatro 141

Medaglifti ingannati nel creder Caftri Pretoriani il tipo di moite Med. 56

Meniani 171

Mefsalina. fua Medaglia 26

Meta fudante non è quelia che fi vede prefso 1' Anfiteatro 24

Milano 47

Mifure 107

Modi e variera ne gli antichi fpett. 74

Montfaucon 27. 33. 37. 54. 120. 158

Muraglie antiche e lor modo 155

Mura d'Atcne fatte fenza malta 104

Mufeo di Medaglie del Gran Duca più ficuro d' ogn'altro 22

NApoli non ebbe Anfiteatro 48 Narbona 44 Nerone fuo Anf. di legno' 12 Nicomedia 38 Ni mes 64. 66. 68 Nomi de gli edifizj confufi 50. 81 Non doverfi fondar notizia nuova in Medaglia che fia fola 62 Numeri fu gli archi 106 Numéro di perfône che capiva nell' Anfiteatro 160 Nuovo modo d' ornamento fcoperto nelle ftatue di métallo 187

f\ Rdini d'architcttura 99

V_y Orchcilra maiamente creduta negli Anfi-«

teatri 169

PAdova 46

Panvinio uni le Medaglie con 1' Anfiteatro 21 Paftrcngo Guglielmo 11 Pavia 52. Paufania dichiarato col Teat. di Pola 198 Pena importa già a chi levaffe pietra dalle antichità di Pola 193 Pefo dclle fabriche non le fa fprofondare 106 Pian fecondo deif* Arena 148 Piacenza fuo Anfiteatro 14 Piante dell' Anfiteatro 121 Piazza dell' Anfiteatro 12.7 Pietro Marthepariù délie antichità di Pola 191 Pilartri primi dell' Arena 107 Podio 128. 133 Pola 64. 189. fuo Anfiteatro fu veramente Teatro 195. ufo délie fue appendici o torrette 197. defcrizione e mifure 200 Poleni lodato i°* Porte délie Città dette fante da gli Antichi 59. fi faceano a due archi, ma non tu tte 61 Porte d'Andrinopoli, e di Nicopoli 61 Porta Sanavinaria mal creduta I32, Porte ne' corridori 154 Porte del Podio finora non intefe 157 I Porto di Pola incomparabile , e fua defcrizione 189 Portico efteriore 143. era attraverfato 152 Portice che foflero ^l 1 Pratici délie Medaglie incerti 62 Precinzioni 13® Prigioni nell'Anfiteatro 154 Prefidenti alla confervazion dell' Arena 85 Proibizioni degli fpettac. Anfiteatrali 30 Propileo, cioè Antiporta 15 Proporzioni, e mifure preflo gli Antichi 10Q Profpetto del Colifeo 97 Proverbio Greco in Lapida dichiarato 79

RAvenna 5«

Recinto primo dell' Arena * aRecinto

aRecinto H%

Re-


iij I K D I C E. HA

Reziarii, e forma délie lor'armi. 73

Frequenti in ogni parte p.ù di tut te 1' altrc claffi 76

Ri pari dalle Fiere 134.

Richter ha ferittode i fulmini in favor délia fentenza MafTeiana 185

Riftaurazioni dell' Anf. 19. Ordinate dal Pubhco ail* Arena Veronefe fin acl 1200. 83. Continuate fempre ■ 85

Ritmi di Verona , e Milano 47. 80

Rottami trovati nell' Arena 185

O Alienti che foffero 77

Satira. pezzo di Satira Greca non più offervato 41. Stile délie Satire Greche 42

Sbocchi fuperiori corne vi s' andafle 150

Scaligero Giofeffb 40

Scamozzi ûioi difegni dell' Anf. 93

Scale ne i gradi non piii intefe 140

Scale interne non più intefe. 145- l5l

non s'incrociano 158

Scena de' Teatri 197

Sedere con che ordine fi facefle 166

Sedie fopra i gradi I7i

Serlio 93-&cSilli

93-&cSilli Timone 4Z

Sopraornato Tofcano non più offervato 109 Quanto applaudito US

Sotterraneo meffo in pianta 181. a che ferviffero i gran condotti i»2Spogliario

i»2Spogliario

Spongia fignificô un' arme 7° I

Sparfïoni odorofe 77 '

Stadio ufàto per Anfiteatro 3$- 51

Statilio Tauro, fuo Anf. fu poca cofa H. 27 Stampe d' Anfiteatri 91

Stanze, o cave per le Fiere non furon nell'Anfiteatro 129 Statue d'Imperadori fpeffo coloflefche 18 Statuto di Verona anteriore al 1228. 83 Steccato per ufo di Gladiatori, e Fiere 38 Strade di mezo per largo non mettean nella piazza 123. e fi moftra con un paiïb d' Erp* I - diano ' *£*$ '

/•- r ~

Strade di mezo per Iungo corne foffero 126

Superficie corne vada intefa in una Lapida 79 Supplément! ail'Anfiteatro mefll in difegno fon tutti errori 160

Supplizj negli Anfiteatri 3 a

TArracona 43

Tavole fopra i gradi 171

Tito.fuo Anfiteatro incomparabile 14

Torneamenti.fi fcuopre la loro Origine 111 Tertulliano fpiegato 139

Tofcano Sopraornato non più feoperto 110. fuo modo 113

Traduzioni dal Greco emendate. in S. G. Grifoftomo 10. in Dione 30. 53. 172. in Atti di Martiri, inEufebio,in Filoftrato 52. in FiIone 79. in Polluce 198. in Sifilino 164

Traiano. malamente eflèrfiintefo per Anfiteatro il fuo Teatro 27

Trafportamenti d' edifizj Romani 191

Trave maravigliofa 12

Travi, o ftipiti per il Velario 99

Trebula Mutuefca 54.

Treveri 44

VAllo Romano 56

Velario 173. corne fi tirafle 177

Verona in Medaglia 58

Vefpafiano cominciô folamentc 1' Anf. 14

Vilicus Amphitbceilri 2.1

Viltemio, e Dittici da lui pubîicati 31. 54

Vitruvio non trattô del Sopraornato Tofcano 110 Voci Greche poco ufare da Greci s' eran nate in I-Ji. 53 Vocabolo d' Anfiteatro ufar-> da Strabone 9. in dubb'u) fe da Dionifio A lie. ivi. d.i Dione 8. da Eufebio 43. da Gicf.flb ivi. dr. Agazia. 43 Vomitorii più baffi mettean fui Podio 122 Vomitorii, o aperture ne i gradi 136

/ J Aro voce fatta da Thea(rnm3 e corne 193 Zendrini Bernardino 115

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